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Il Santuario
di S. Antonio Abate

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Le Confessioni[1]

A cura di Giuseppe Daraio

 

Le Confessiones constano di tredici libri e furono scritte da Agostino nei primi anni del suo episcopato. Sono state un’opera fondamentale nella storia della spiritualità e della letteratura dei secoli successivi, fino all’età moderna, oltre ad essere state un bestseller della letteratura mondiale.

La tradizione racconta che l’autore mise mano all’opera su richiesta di san Paolino di Nola il quale desiderava notizie biografiche su Alipio, compagno di Agostino, e sullo stesso vescovo di Ippona.

Innanzitutto cerchiamo di definire quest’opera nei contenuti. Le Confessiones vogliono essere la sua autobiografia spirituale dagli anni dell’infanzia fino alla conversione. E’ chiaro che ciò comportava un’opera che non fosse semplicemente un documento storico; il ripercorrere la propria vicenda spirituale doveva necessariamente intrecciarsi alla preghiera, all’azione di grazie, alla meditazione ovverosia al bisogno di riconoscere l’azione di Dio che guida la nostra vita. Perciò le Confessiones sono la storia di un’anima.

Prendendo in esame i fatti, Agostino cerca sempre di metterne in luce il significato con un’analisi psicologica del tutto moderna; fa emergere il peccato (confessio peccati) per abbandonarsi subito dopo, attraverso le parole dei salmi, alla lode di Dio misericordioso e giusto, mettendo l’accento sulla grazia che lo ha liberato e salvato (confessio laudis). Questa meditazione sfocia inevitabilmente nel riconoscere l’azione di Dio nella propria vita e in un abbandonare completamente la propria persona nelle sue mani (confessio fidei). E’ il triplice significato dei primi dieci libri occupati dalla storia personale.

Gli ultimi tre libri sono interamente dedicati al commento del primo capitolo e di una parte del secondo capitolo della Genesi.   Probabilmente l’autore voleva così sottolineare che la salvezza di ogni uomo si inserisce e si comprende alla luce del mistero della creazione. La creazione è la manifestazione visibile dell’onnipotenza di Dio in un iniziale progetto che fu spezzato dalla disobbedienza umana e dal peccato originale. Dio è intervenuto nuovamente, nella sua misericordia, a ristabilire l’originaria comunione e l’originaria dignità umana di creatura fatta a immagine e somiglianza sua che il peccato aveva deturpato. Ci ha donato la salvezza che è offerta ad ogni uomo nella Persona di Gesù Cristo e nel mistero della Chiesa. La salvezza ha prodotto una nuova creazione e la lode di Dio, quindi, è innanzitutto meditazione del suo atto creatore.  Questo era l’insegnamento del Libro dei Salmi che Agostino meditò sin dalla conversione e i salmi plasmano l’intera biografia spirituale che ci ha voluto lasciare di sé, ne sono il modello. Perciò, definendo la sua opera in una lettera all’amico Dario, Agostino scrive: “Vedi (in questi libri) ciò ch’io sono stato da me e per me, e se trovi in me qualcosa che ti piace, lodane Colui al quale voglio che se ne attribuisca la gloria, ma non a me! Perché da lui siamo stati fatti, e noi non abbiamo fatto noi stessi (Sal. 91, 3). Noi non abbiamo fatto altro che perderci, ma Colui dal quale siamo stati fatti ci ha rifatto” (Epistula 231, 6). Certo, comunque è difficile stabilire il senso di questi tre libri nella più generale economia dell’opera; da ciò ne è derivata una questione critica complessa che sorvoliamo.

Quale incidenza spirituale e culturale hanno avuto le Confessiones? E’ una bella domanda alla quale si può rispondere solo riconoscendo la loro originalità, il loro carattere veramente rivoluzionario. Il Padre della Chiesa inaugurò un genere letterario completamente nuovo, sconosciuto alla tradizione greco-latina, che viene ad aggiungersi a molti altri di cui la letteratura cristiana può meritatamente fregiarsi: l’omelia, l’inno etc... La nostra opera segna un passaggio di mentalità importantissimo fra antichità pagana e cristiana. I Greci consideravano l’uomo nel momento culminante della sua vita, il suo acme, il momento del suo pieno sviluppo fisico e psichico; a loro interessava poco la sua evoluzione intellettuale e spirituale. Il greco, poi, tendeva all’astrazione e, quindi, preferiva cogliere l’immagine generale, l’ideale piuttosto che i singoli tratti finendo per dare dell’uomo un’immagine definitiva e in sé e per sé statica, un’immagine che oscura la personalità. Perciò gli scrittori greci parlano di sé stessi sempre in terza persona. Non mancano certamente eccezioni (è generalmente la poesia lirica e in particolar modo quella monodica a far eccezione) ma raramente in questi testi si affaccia l’analisi psicologica. I Romani ponevano una maggiore attenzione all’elemento individuale ed evolutivo come dimostra la ritrattistica ma, fatta eccezione la lirica nella quale la psicologia dell’autore tende marcatamente ad emergere, lo stile rimane sostanzialmente impersonale. L’unica vera eccezione può essere offerta dall’opera dell’imperatore filosofo Marco Aurelio che nel II sec. d. C. scrive in greco I miei ricordi nei quali racconta la sua vicenda autobiografica riletta alla luce degli insegnamenti della filosofia stoica.

E’ proprio dei cristiani, invece, rileggere attentamente la propria vita perché essi sono chiamati a un cammino di conversione. Questa parola-chiave dell’esperienza spirituale, nella combinazione del significato del greco metànoia e del latino convertere, indica un cambiamento radicale di mentalità e di cammino di vita da conformarsi alla vita e all’insegnamento di Gesù Cristo e della Chiesa. Al cristiano è richiesta l’imitatio Christi, l’imitazione di Cristo. Questo comporta il bisogno di avere davanti ai propri occhi il punto di partenza e il punto di arrivo, l’esigenza costante di tenere sotto osservazione la propria vita nei suoi aspetti psicologici e comportamentali (esame di coscienza), premessa indispensabile per accogliere la grazia di Dio che trasforma e santifica. Tutto ciò si inserisce in una dinamica cosciente che coinvolge tutta la persona (cuore, mente, anima, corpo). Ogni cristiano è chiamato a scrivere dentro la memoria la sua autobiografia spirituale perché il dono della salvezza possa essere costantemente attualizzato dalla partecipazione ai Sacramenti e attraverso un’esperienza di preghiera e di comunione fraterna.

La vita cristiana è cammino di santità. Per questo i cristiani avranno sempre come punto di riferimento la vita di quanti si sono lasciati plasmare dalla grazia di Dio e sono diventati “icona” (dal greco eikòn, immagine) di Gesù Cristo, i santi, appunto. Il primo germe autobiografico si trova negli Atti degli Apostoli, nei discorsi in cui Paolo racconta in prima persona la sua conversione sulla via di Damasco (Atti 22, 3-21; 26, 9-20). E così attraverso altre testimonianze minori giungiamo a Tertulliano (II sec. d. C.) che è il primo che introduce un forte elemento individuale violando la sostanziale oggettività della letteratura antica. Tertulliano, però, accenna solo raramente ai fatti della sua vita a differenza di san Cipriano che nell’Ad Donatum ci descrive il suo stato d’animo successivo alla conversione e al battesimo; arriviamo a san Gregorio di Nazianzio che nel IV sec. d. C. scrive in versi e in lingua greca la sua autobiografia che precede di pochi anni l’opera di Agostino. Gregorio, però, si è attenuto alla tradizione letteraria greca scegliendo come modello l’elegia, sulle orme del poeta Solone;  ha realizzato solo un lungo lamento sulle disgrazie della sua vita e infine, nella sua meditazione rimane ancorato a se stesso a differenza di Agostino che dirige la propria verso Dio.

Così la letteratura mondiale ha acquisito il genere letterario dell’autobiografia spirituale.

Il testo di Agostino, la vicenda della sua conversione è diventata una pietra miliare con la quale generazioni di cristiani hanno voluto confrontarsi; il Medioevo, infatti, utilizzò le Confessioni come libro di meditazione anche per l’importanza che Agostino ebbe in qualità di maestro spirituale. Certo non venne meno la loro influenza letteraria, basti pensare alla Vita Nuova di Dante e al Secretum del Petrarca nel quale è protagonista lo stesso Agostino, solo per fare degli esempi. Gli umanisti le utilizzarono, invece come libro storico, autobiografia di un grande pensatore dell’antichità fino ad arrivare ai tempi nostri nei quali la chiave di lettura privilegiata è quella psicologica. 


[1] Esauriente introduzione allo studio delle Confessiones restano gli studi di Christine Mohrmann pubblicati in Convivium 1957, pp. 257-267; 1959, pp. 1-12 e successivamente in C. Mohrmann, Etudes sur le latin des Chrétiens, tomo II, Edizioni di Storia e Letteratura, Roma 1961, pp. 277-292; 292-308. Essi sono stati utilizzati come introduzione all’edizione BUR Milano 1998. Mi sono avvalso in buona parte di essi.

 

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L'incontro di S. Agostino
con la figura di Antonio abate

 

Vita di sant’Agostino

 

Brani tratti da "Le Confessioni"
di S. Agostino

 

 

Siti su S. Agostino

 

http://www.augustinus.it/

 

http://www.enrosadira.net/santi/a/
agostino.htm

 

http://www.augustea.it/dgabriele/
italiano/san_agostino.htm

 

http://liturgia.silvestrini.org/
Santi/AGOSTINO.HTM

 

http://www.lalode.com/28agosto.htm

 

 

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