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I SUPPORTI FISICI: LE MICROFORME

 

Nel mezzo del boom della rivoluzione digitale, tuttavia, la conservazione tramite microforme mantiene tranquillamente il suo status di alta affidabilità e utilizzo. Perché?
Sotto il termine generico di microforme si individua un certo numero di formati: i più famosi di questi sono i nastri di microfilm da 35mm o da 16mm e le più recenti microfiche, che assomigliano ad una scheda plasticata. I microfilm, a loro volta, possono essere tagliati in strisce corte ed essere alloggiati in contenitori separati in modo tale da creare delle microfiche. Negli ultimi anni, l'interesse si è sviluppato verso le microforme a colori ma, benché la domanda sia molto alta, l'uso di questa variante non viene considerato una strategia di conservazione perché le speranze di vita cadono molto lontano rispetto ai livelli raggiunti.

La duratura popolarità del microfilm è dovuta senza dubbio alla sua facile maneggevolezza: diversamente della relativa controparte digitale, il microfilm è il prodotto di una tecnologia statica e definita da standard nazionali. Una volta creato e memorizzato secondo questi standard, il microfilm vanta una speranza di vita superiore ai 500 anni; inoltre, mentre i dati digitali richiedono l'uso di un sistema informatico specializzato, le microforme possono essere lette ad occhio nudo usando soltanto luce e lente d'ingrandimento. A ciò si aggiunge che, al momento, il potenziale accesso alle microforme è evidentemente superiore se paragonato a quello della tecnologia digitale. Di contro, tuttavia, il dato elettronico non si deteriora nel tempo (il microfilm, invece, deve essere conservato correttamente mantenendo temperatura e umidità a determinati livelli), consentendo contemporaneamente sia una larghissima fruibilità (possibile anche con il microfilm, ma le continue sollecitazioni ne provocano un veloce deterioramento a causa di lacerazioni, rigature, …) e diffusione sia una costante possibilità di rielaborazione. A ciò si aggiunge il fatto che la tecnologia digitale è caratterizzata da un'estrema elasticità, in quanto può essere applicata a qualsiasi oggetto a prescindere da quali siano le sue proprietà fisiche, consentendo inoltre una fortissima concentrazione di contenuti in supporti e spazi limitati e garantendo ai contenuti stessi un'elevata trasportabilità.
È possibile, quindi, sostituire i mezzi di conservazione tradizionale con quelli offerti dalle nuove tecnologie? Per il momento, l'orientamento più diffuso è quello di soluzioni miste, in cui il microfilm e la digitalizzazione non si escludono a vicenda ma si integrano tra loro.

 

 

 
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