Ernesto Guevara

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 La giovinezza (1928/1954)  >  La famiglia ed i primi anni.
                                                  L'impegno politico della famiglia e gli anni del liceo.
                                                   I viaggi.
                                                  Il Che in Guatemala.
                                                  L'incontro con Fidel.
 La rivoluzione cubana. (1955/1959)
 Il ministro, l'uomo di Stato. (1960/1964)
 Il ritorno all'azione, la morte. (1965/1967)
Il primo gennaio del 1950 il "Che" parte per il suo primo viaggio all'interno dell'Argentina. Lo fa a bordo di una bicicletta dotata di un piccolo motore. La rotta è verso Córdoba, ma il suo obiettivo è dirigersi a San Francisco del Chañar, dove l'amico Alberto Granado lavora presso un lebbrosario e gestisce una farmacia. I due decidono di proseguire insieme quel viaggio. Alberto ha una moto che si sarebbe incaricata di trascinare la bicicletta di Ernesto. Quest'ultimo inizia a scrivere un diario sulle sue avventure. Ben presto Granado torna al suo lavoro nel lebbrosario. Guevara, invece, visita dodici province per un totale di quattromila chilometri percorsi. Il viaggio desta la voglia di conoscenza di Ernesto, che inizia a programmare nuove escursioni. Ma la tensione dei preparativi viene interrotta dal primo serio innamoramento. La passione scatta per María del Carmen Ferreyra, soprannominata Chichina, figlia di una delle famiglie più nobili di Córdoba. La incontra nella città, dove si reca con tutta la famiglia per partecipare al matrimonio di Carmen, una delle figlie di González Aguilar. Chichina ha solo sedici anni. L'età non è un ostacolo per Ernesto, che se ne innamora perdutamente e vuole sposarla. L'opposizione della famiglia di lei è subito netta, nonostante il "Che" inizi a recarsi a Córdoba con puntualità cronometrica. La frequentazione tra i due dura per l'intero 1950. Alla fine dell'anno Guevara non approfitta però delle vacanze per andare a Córdoba. Preferisce imbarcarsi come infermiere sulle navi di una compagnia petrolifera. Parte per il Brasile il 9 febbraio 1951 e trascorre in mare sei settimane. Di Chichina chiede notizie ogni volta che telefona a casa, ansioso di sapere se ci sono delle lettere per lui giunte da Córdoba. A giugno torna agli studi universitari. Ha ventitré anni e gliene mancano due per raggiungere la laurea. Afflitto dall'impossibilità di sposare Chichina, il "Che" accetta la proposta di Alberto Granado di progettare insieme un viaggio per il Sudamerica a bordo di una moto chiamata "La Poderosa II" (una vecchia motocicletta Northon di 500 cavalli di cilindrata). Il 29 dicembre lasciano Córdoba e si dirigono a sud. Il 30 dicembre sono a Rosario, il 31 a Buenos Aires dove Guevara si commiata dalla famiglia. Partono il 4 gennaio 1952. Ernesto chiede all'amico di fare tappa sulla costa atlantica, a Miramar, dove Chichina sta trascorrendo le sue vacanze. Vuole salutarla e forse dirle addio. Le regala un cagnolino di nome Come Back. Quella sosta dura otto giorni. La separazione - racconterà Granado - è struggente. Lo testimonia anche il diario di Ernesto: "Con il sapore agrodolce dell'addio mi sentii portare definitivamente da venti di avventure verso mondi che supponevo più strani di quanto si sarebbero rivelati. Più il tempo passava più mi piaceva, o amavo, la mia innamorata". Lei gli affida quindici dollari e l'impegno a tornare indietro con una sciarpa. Granado e Guevara trascorrono in viaggio quattro settimane prima di abbandonare l'Argentina. Poi raggiungono il Distretto dei laghi, nei pressi della Cordigliera che fa da confine con il Cile. I soldi sono pochissimi e i due devono vivere di espedienti. Dal Cile procedono verso l'Isola di Pasqua: vogliono recarsi nel locale lebbrosario. Ma la moto fa le bizze, non resiste al peso dei due e dev'essere abbandonata lungo il percorso. Giungono a Valparaiso, dove apprendono che per molti giorni non ci sono traghetti che fanno rotta per l'Isola di Pasqua. Decidono di imbarcarsi clandestinamente sulla San Antonio, una nave merci diretta ad Antofagosta. Quando si presentano al capitano, hanno la fortuna di essere accolti a bordo: a Guevara viene affidata la pulizia dei bagni, a Granado vengono assegnati i lavori di cucina. Giunti ad Antofagosta, impossibilitati a proseguire via mare, dirottano verso la miniera di rame di Chuquicamata gestita da una multinazionale statunitense. Lì scoprono la dura condizione di lavoro dei minatori. Il "Che" annota nel suo diario che il Cile è un paese potenzialmente ricco di risorse, ma che il suo futuro dipende dalla capacità di scrollarsi di dosso la dipendenza dall'economia degli Stati Uniti. Un giornale cileno, dopo la loro partenza da Temuco, scrive nella cronaca locale: "Due argentini specialisti in lebbra percorrono il Sudamerica in motocicletta". La tappa successiva è il Perù. Nel lebbrosario di Huambo hanno notizie del medico Hugo Pesce, che ne è il fondatore: vive a Lima e milita nel Partito comunista. Giungono nella capitale peruviana il primo maggio. Il loro viaggio è già durato quattro mesi. Decidono di andare a trovare il dottor Pesce che li accoglie con simpatia e offre loro un alloggio presso un ospedale per lebbrosi. Quel medico si è laureato in Italia, dove ha incontrato il filosofo marxista José Carlos Mariategui. Guevara viene colpito dal modo con cui Pesce esercita la sua professione: si rende conto che un medico può avere un'utilità sociale. In quei giorni il "Che" viene assalito dai suoi tradizionali attacchi d'asma. La corsa del viaggio riprende con l'attraversamento delle Ande. Da Iquitos decidono di recarsi nel lebbrosario di San Pablo, sulle rive del Rio delle Amazzoni, al confine tra Colombia e Brasile. Vi rimangono due settimane. Poi, a bordo di una zattera che viene regalata loro e che si chiama "Mambo-Tango" - hanno ballato quei ritmi a non finire nella festa di addio - si dirigono a Leticia dove Guevara firma un contratto per allenare la locale squadra di football per due settimane. Da lì, a bordo di un aereo, volano a Bogotà. La capitale colombiana appare subito ai due inospitale e poco interessante. Quel paese vive l'onda lunga della protesta contro "el Bogotazo": la rivolta che segue l'assassinio di Jorge Eliécer Gaitán, leader del Partito liberale, avvenuto nell'aprile del 1948. Da La Paz partono verso il confine con il Venezuela. Il 17 luglio arrivano a Caracas. Granado, grazie a una raccomandazione del dottor Pesce, va a lavorare in un lebbrosario nei pressi della capitale. Guevara decide di far ritorno in Argentina. "Aveva una sete furibonda di sapere: si guardava intorno, domandava, poi scaricava le conclusioni sugli altri", annota Granado. Il "Che" vuole tornare agli studi e laurearsi in fretta per rendersi utile, dopo quello che ha visto gironzolando per il continente. "Dopo tanti mesi passati insieme, la separazione è dura. Entrambi stiamo nascondendo la tristezza che vela i nostri sguardi", scrive il suo amico. Ernesto prende un aereo che lo trasporta a Miami. Da lì sarebbe ripartito alla volta di Buenos Aires. Una volta giunto in Florida, l'aereo ha un'avaria. La riparazione dura quasi un mese, durante il quale il "Che" ha la possibilità di rendersi conto di quanto sia diversa la situazione economica degli Stati Uniti rispetto a quella dei paesi dell'America Latina. C'è il tempo per usare i quindici dollari affidatigli da Chichina e comprare una sciarpa che non le consegnerà mai. Quando Guevara torna in Argentina, il 31 agosto, Evita Perón è morta da pochi giorni di cancro, all'età di trentatré anni. I suoi funerali sono stati una commovente manifestazione di dolore popolare. Per terminare gli studi in medicina a Ernesto restano quattordici esami. Alle spalle ha un viaggio che è stato una sorta di educazione sentimentale alla vita. Quel giovane non è più uguale a prima. Ha fretta di trovare il suo posto nella società e di rendersi utile come medico. Nel novembre 1952, alla vigilia di un'importante sessione di esami, il "Che" si ammala. Contrae una malattia infettiva nella Clinica Pisani, dove è tornato a prestare la sua attività di assistente-ricercatore volontario. Nonostante l'infermità, supera tre esami. Studia e si prepara con foga. A dicembre ne supera dieci. L'ultima prova la svolge l'11 aprile 1953. Tutta la famiglia è felice, anche se Ernesto annuncia che sta progettando un nuovo viaggio. Questa volta parte con Carlos Ferrer, un amico d'infanzia ribattezzato Calica. Il viaggio, con direzione Bolivia, inizia il 7 luglio a bordo di un treno. Dopo alcuni giorni giungono a La Paz. Al potere c'è il Movimiento nacionalista revolucionario che ha dissolto l'esercito e nazionalizzato le miniere, inaugurando una politica democratica. I due fanno amicizia con Ricardo Rojo, un avvocato argentino che è dovuto emigrare per la sua militanza nell'Unión civica radicale, un'organizzazione antiperonista. Tutti insieme si rendono conto come la politica progressista del governo boliviano non piaccia a Washington. La curiosità spinge Guevara e Calica a visitare le miniere di Balsa Negra, nei pressi di La Paz. "Il silenzio della miniera assale quelli come noi che non ne conoscono il linguaggio", annota il Che. Anche qui è la dura vita dei minatori che vivono ai margini della società, pur producendo la ricchezza economica della Bolivia, a colpire Ernesto. I due si fermano a La Paz per oltre un mese. Poi partono verso il confine con il Perù. Dopo una deviazione per vedere Macchu Picchu, si dirigono verso Lima, dove vengono accolti nel locale lebbrosario di Guia e dal dottor Pesce. Il 28 settembre arrivano in Ecuador. Guevara spera di trovare un lavoro, dopo che sua madre lo ha rassicurato di essere riuscita ad avere una raccomandazione presso il Presidente di quel paese, Velasco Ibarra. Riescono a incrociare il capo di Stato a Guayaquil, dove questi è in visita. Ma il colloquio è deludente. Non riescono a incontrare il Presidente e parlano solo con il suo segretario. Dopo alcune settimane di dolce far niente, il "Che" decide di intraprendere la marcia verso il Guatemala. A convincerlo a partire ci pensa un nuovo amico, Gualo García. Con la nave "Guayos" si dirigono a Panama. Qui Guevara scrive un articolo sull'Amazzonia che gli viene pagato venticinque dollari dal giornale "Panama-America". Poi, si parte alla volta del Costa Rica che grazie alla sua politica progressista ospita molti dirigenti della sinistra latinoamericana. Guevara ha la possibilità di incontrare Juan Bosch, leader del Partido democratico revolucionario della Repubblica dominicana, e Manuel Mora Valverde, dirigente del Partito comunista del Costa Rica. Si riparte attraverso Nicaragua, Honduras, El Salvador.
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