Le mutazioni
non creano niente, non fanno che modificare un dato. Le modificazioni
sono d'altra parte quasi sempre pregiudizievoli al mutante... In nessun
caso la mutazione può creare un organo nuovo, ancor meno una specie
nuova. |
Le mutazioni ipotizzate da Darwin Dai tempi di Darwin, innumerevoli scoperte sono state fatte nel campo della biologia. Nessuna di esse favorisce la tesi evoluzionista. Da Mendel è risaputo che l'ereditarietà obbedisce a leggi statistiche rigorose che permettono a una specie di variare all'infinito per quanto riguarda i caratteri secondari, pur conservando sempre il tipo medio. Da Weismann si è appreso che i caratteri acquisiti non sono ereditari. Da Watson e Crick sappiamo che i caratteri genetici sono portati dai cromosomi lungo catene di acido desossiribonucleico (DNA) e che si trovano così 'codificati' in anticipo in modo precisissimo, in quanto questi geni possiedono una stabilità notevole che non permette nessuna variazione rilevante nell'ambito della specie, se non per mutazione (vedi punto 5.: Il DNA: la programmazione della vita). Mutazione! La parola è lanciata... Ma, nel 1919, il biologo Th. Morgan dimostrava, mediante le sue celebri esperienze su un gran numero di generazioni di mosche dell'aceto (Drosophila melanogaster), che le mutazioni presentavano i caratteri seguenti:1. Sono rare; la frequenza delle mutazioni è così debole che esse riguardano solo un individuo su 1.000, raramente uno su 100 nei casi estremi. 2. Sono 'disparate'; cioè le modificazioni introdotte non vanno tutte nello stesso senso. Non sono orientate, ma fortuite, e di conseguenza poco evolutive. 3. Sono privative; modificano il patrimonio ereditario genetico mediante soppressione, atrofia o raddoppiamento degli organi. In questo modo si possono ottenere mosche senza ali, con due paia di ali o con ali deformate. Nessuna di queste modifiche fa progredire la specie (neanche un raddoppiamento di ali, perché la mosca non può volare, neutralizzandosi le sue ali a vicenda). 4. Sono per la maggior parte minime; e non riguardano generalmente che i caratteri secondari delle specie; colore della pelle, peli, forma e colore degli occhi, ecc. 5. Nel caso contrario sono quasi sempre letali; cioè una variazione troppo grande (soppressione di organo, per esempio) provoca la morte del soggetto mutante. 6. Nessuna può creare un organo nuovo; si è potuto in seguito saperne le ragioni. Sono di origine biochimica: le mutazioni sono il risultato di alterazioni di cromosomi, consecutive a modificazione riguardante la catena di DNA che codifica il patrimonio genetico dell'individuo. Per farla breve, le mutazioni non creano niente, non fanno che modificare un dato. Le modificazioni sono d'altra parte quasi sempre pregiudizievoli al mutante. Quando permettono la sua sopravvivenza, esse non lo favoriscono. In nessun caso la mutazione può creare un organo nuovo, ancor meno una specie nuova. Si tratta più di un freno che di un motore.
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