"Davanti alla scuola pensavo viva la libertà..."
Storie di ragazzi e di ideali
TORNA A "PUBBLICA!"

Introduzione: Il tema trattato in questa pagina è la violenza nella lotta politica e lo sfondo storico di riferimento sono i grandi “movimenti di massa” degli ultimi anni, il 68, il ’77, l'inizio millennio. La scelta dei nomi qui citati, riconducibili prevalentemente all'ambiente romano, è legata alla necessità di esemplificare la problematica e non ovviamente a un criterio di importanza ; Ho deciso di parlare di determinati personaggi  anche per ragioni personali che rendono a me più vicina la loro storia come nel caso di Walter Rossi , assassinato  il 30 settembre 1977 a Roma,  tre giorni prima che io nascessi, a pochi metri dalla casa che ho abitato fino ai nove anni; Spero che questo paese non debba mai più assistere a omicidi politici, spero sia preservata la facoltà di manifestare liberamente e pacificamente le proprie idee, di qualunque colore politico esse siano. Ecco il senso di questa pagina web, contribuire al rafforzamento della memoria storica a favore di chi, come me, non ha vissuto quegli anni. Questo spazio si propone a tutti i lettori come un “work in progress” pronto ad accogliere sempre nuovi contributi.  Scrivimi : sfn12@inwind.it
“Davanti alla scuola pensavo viva la libertà…" ("Giulio Cesare", A.Venditti, 1986)

Stefano “Solegemello”

Questa pagina è redatta per fini non commerciali, è vietato qualsiasi sfruttamento economico
 dello scritto e delle immagini, che appartengono ai rispettivi autori.
 per informazioni scrivimi! (Solegemello)


Questa pagina tratta sinteticamente le varie storie lasciando ai links indicati i dovuti approfondimenti

clicca sui nomi...Clicca qui per alcune canzoni sul '68 e Valle Giulia

Paolo Rossi      Walter Rossi    Giorgiana Masi   Carlo Giuliani
Speciale Valle Giulia   Peppino Impastato e  Placido Rizzotto

Francesco Cecchin, Paolo Di Nella, Mikis Mantakas  

La strage di Acca Larenzia
   Sergio Ramelli



1966 : Paolo Rossi

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tratto da: http://www.strano.net/stragi/tstragi/pfontana/cap3.htm
Questo scritto può essere copiato e citato integralmente
(nota presente nel sito da cui è stato estratto)

(...) Il 27 aprile 1966
, durante gli scontri violentissimi provocati dai picchiatori di Delle Chiaie davanti alla facoltà di Lettere, muore lo studente socialista Paolo Rossi.
Un incidente, dirà la polizia: il ragazzo si è sentito male ed è precipitato dalla scalinata. Invece ci sono molti testimoni a dichiarare che Paolo Rossi è stato picchiato e per questo è caduto sul piazzale (nota 1).
Anche le foto parlano chiaro, dimostrando le violenze dei fascisti che si accaniscono su studenti isolati, mentre i poliziotti stanno a guardare. Riconoscibilissimi sono Serafino Di Luia, Flavio Campo, Saverio Ghiacci, Adriano Mulas-Palomba, Alberto Questa, Loris Facchinetti e Mario Merlino.
La morte di Paolo Rossi risveglia le coscienze, mobilita i giovani della nuova sinistra. Alcune facoltà vengono occupate. La notte tra il 28 e il 29 gli squadristi di Delle Chiaie aggrediscono nuovamente alcuni studenti isolati, bloccano l'auto su cui viaggia la figlia del deputato comunista Pietro Ingrao assieme a due amici assistenti universitari, a uno dei quali un colpo di coltello asporta la falange di un dito. Tra i denunciati per il vile episodio c'è Serafino Di Luia ed un certo Angrillo, un militare dell'Aeronautica. Il 2 maggio tutta l'universitàˆ romana è occupata. Tremila studenti riuniti in assemblea e 51 docenti titolari di cattedra denunciano in una lettera inviata al presidente della Repubblica "la situazione di violenza e illegalità che regna nella città universitaria dove un'infima minoranza di teppisti che hanno fatto propri i simboli del nazismo, del fascismo, delle SS e dei campi di sterminio possono impunemente aggredire studenti e professori che non condividono metodi e idee appartenenti al più vergognoso passato e condannati dalle leggi di tutti i paesi civili". E concludono: "Di fronte a questo stato di cose, anche noi ci sentiamo responsabili della morte di Paolo Rossi perché abbiamo tollerato tutto ciò sino ad oggi". Il giorno precedente un corteo di centinaia di operai si era recato alla Città Universitaria per portare la propria solidarietà agli studenti occupanti. Il ministro della pubblica Istruzione, a scanso di guai ulteriori, costringe alle dimissioni chi, più degli studenti e dei professori democratici, è stato responsabile per anni della situazione che ha portato alla morte di Paolo Rossi: il rettore Ugo Papi. In una intervista rilasciata al giornale Rome Daily American l'ex fascista Papi dichiara: "L'unico mio torto è stato quello quello di aver sempre cercato di ostacolare i professori di sinistra". Eppure i fascisti attaccano ancora. Il 2 maggio 300 squadristi guidati da Caradonna e Delfino danno l'assalto alla facoltà di Legge: ma ormai gli studenti sono in grado di reagire e di battersi e anche la polizia interviene (nota 2).
In realtà, la presenza dei fascisti si era rivelata utilissima per la creazione nell'Università di quel clima di terrorismo e di rissa latente su cui il vecchio corpo accademico, incolto e clientelare, fonda le sue tradizionali fortune. Impossibilitati a sviluppare la dialettica delle idee, gli studenti di sinistra stentavano a mettere a fuoco gli obiettivi di lotta avanzati e restavano prigionieri della logica anacronistica - anche se legittimata da esigenze di conservazione fisica - della battaglia antifascista. Dall'esperienza di quegli anni il corpo accademico e, più in generale, le forze interne all'apparato statale. trarranno utili indicazioni per il futuro: in quel momento, l'applicazione di alcuni elementari principi costituzionali nell'ambito universitario nasce più dalla paura della reazione studentesca che da una, sia pur tardiva, resipiscenza democratica delle autorità.

nota 1 : II quotidiano "Il Tempo", tradizionale sostenitore - in alcuni casi - "ispiratore" dell'Avanguardia Nazionale, scrisse che Paolo Rossi "era precipitato per un attacco di vertigini, causato da una crisi epilettica". I genitori del ragazzo - provetto rocciatore - querelarono il giornale. La Magistratura, in base alle risultanze dell'autopsia, aprì un'inchiesta che si concluse, un anno più tardi, con una archiviazione motivata dalla formula "omicidio ad opera di ignoti".
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nota 2 :  Emersa drammaticamente la sua connivenza con i fascisti, il commissario l)'Alessandro - responsabile dell'ordine pubblico nella città universitaria - fu rimosso dall'incarico e trasferito torna su

tratto da : http://www.strano.net/stragi/  clicca sul link per approfondire sulle Stragi di Stato


INGHILTERRA’66 torna su
ANTONELLO VENDITTI NOTTE PRIMA DEI MONDIALI.

Articolo tratto da “La gazzetta del mezzogiorno” del 15-06-1998.
di Antonello Venditti

(...) Togliamoci il pensiero : ”Era l’anno dei mondiali ,quelli del ’66, la regina  d’Inghilterra era  Pelè…”. Io questa canzone, ”Giulio Cesare”, l’ho scritta  vent’anni dopo, nel 1986, un altro  anno di Mondiali, quelli della “mano di  Dio” di Maradona in Messico. “Paolo Rossi era un  ragazzo come noi”, che  a tutti sembrò il Pablito del Mundial di Spagna, era invece un  omonimo, il  primo morto negli scontri tra studenti e polizia a Roma, sulla scalinata della  facoltà di Legge (di Lettere, ndr), che  appunto nel ’66 era un ragazzo come me. Un nome banalissimo, buono  per  un eroe immortale come Pablito e per uno studente morto quando e come non doveva morire. (...)

"Giulio Cesare" (Antonello Venditti, 1986)

Eravamo 34 quelli della terza E
tutti belli ed eleganti tranne me.
Era l’anno dei mondiali quelli del '66
la regina d'Inghilterra era Pelè.
Sta crescendo, come il vento questa vita mia
sta crescendo, questa smania che mi porta via
sta crescendo oh… come me.
Eravamo 34 quelli della terza E
sconosciuto il mio futuro dentro me,
e mio padre una montagna troppo alta da scalare
nel paese una coscienza popolare.
Sta crescendo, come il vento questa vita mia
sta crescendo, questa rabbia che mi porta via
sta crescendo come me, si come me.
La Giovane Italia* cantava…iaaa
Davanti alla scuola pensavo viva la libertà,
tu dove sei, coraggio di quei giorni miei
coscienza, voglia e malattia di un canzone ancora mia,
yeah…ancora mia, ancora mia yeah.
Nasce qui da te, qui davanti a te, Giulio Cesare.
Eravamo 34 adesso non ci siamo più
e seduto in questo banco ci sei tu,
era l'anno dei mondiali quelli dell'86
Paolo Rossi era un ragazzo come noi.
Sta crescendo, come il vento questa vita tua
sta crescendo, questa rabbia che ti porta via
sta crescendo come me, si come me.
L’estate è nell’aria brindiamo alla maturità
L’Europa è lontana partiamo, viva la libertà
Tu come stai ragazzo dell'86
coraggio di quei giorni miei
coscienza, voglia e malattia di un canzone ancora mia,
ancora mia, ancora mia.
Nasce qui da te, qui davanti a te, Giulio Cesare.


*Una delle organizzazioni reazionarie parafasciste fondata nel 1947




27 aprile 1966 torna su
tratto da: http://www.nonsoloparole.com/Public/accadde/dettagli.asp?ID=279
Muore Paolo Rossi durante violenti scontri all'Università di Roma

Paolo Rossi, studente di architettura e aderente alla Federazione giovanile socialista, muore all'università di Roma nel corso di scontri provocati da giovani di estrema destra, che chiedono l'invalidazione delle elezioni per gli organismi universitari. Il giorno dopo in un'assemblea studentesca alla quale interverrà il senatore a vita Ferruccio Parri richiedendo le dimissioni del rettore Giuseppe Ugo Papi, ritenuto responsabile dell'impunità goduta dai neofascisti che da anni agiscono all'interno dell'università con metodi violenti. Il 29 in un dibattito alla Camera si uniranno alla richiesta delle dimissioni di Papi i gruppi PCI, PSI, PSIUP, PSDI e PRI, che chiederanno anche l'intervento del governo per reprimere le violenze fasciste. Il 30 ai funerali di Paolo Rossi presenzierà una grande folla e parteciperanno anche il vicepresidente del consiglio, Pietro Nenni, i segretari di PCI e PRI Luigi Longo e Ugo La Malfa, i vicesegretari della DC Flaminio Piccoli e Arnaldo Forlani.La presenza di Ferruccio Parri, garantì la legittimità dell’incompentenza del Rettore Papi, alla gestione dell’Università di Roma.

ANNO 1966- 1970: la situazione politica italiana
clicca su questo link : http://www.cronologia.it/storia/a1966f.htm



1968 : Valle Giulia torna su

Cronaca degli scontri di Valle Giulia
Fonte: Il Corriere della sera, 2 marzo 1968


Nuovi gravi disordini a Roma con duecento tra feriti e contusi

di Giacomo Ascheri

Oltre tremila studenti si sono scontrati oggi con le fonze dell’ordine davanti a Valle Giulia. La gravità eccezionale dell’accaduto è ben documentata dalle cifre, ancora ufficiose, di cui si dispone stasera. I contusi nelle file delle forze dell'ordine sono 144, tra agenti e sottufficiali, oltre a nove funzionari e a due vice questori. Quattordici agenti sono stati ricoverati nelle corsie dell’infermeria presidiaria, mentre il brigadiere Lorenzo Spallino è stato ricoverato in condizioni gravi al Policlinico.
Fra gli studenti i feriti o contusi sono 47, di cui undici ricoverati in ospedale. Sono stati fermati 228 studenti (appartenenti a organizzazioni universitarie comuniste, cattoliche e di estrema destra), dei quali una decina saranno denunciati in stato di arresto. Otto automezzi della polizia e dei carabinieri, fra cui una “campagnola”, due pullman e una “seicento” sono stati incendiati o danneggiati dai dimostranti. Molte auto di privati in sosta nella zona degli scontri sono state gravemente danneggiate.
Il traffico nelle vie del centro, stamane, è rimasto completamente paralizzato. La città ha vissuto ore drammatiche tra lo andirivieni delle autoambulanze e degli automezzi della polizia.
La manifestazione degli studenti è cominciata alle dieci in piazza di Spagna, ai piedi della scalinata di Trinità dei Monti. I giovani studenti, convenuti nella piazza a piccoli gruppi, hanno poi formato un corteo che si è mosso alle 10,30. Percorrendo via del Babuino, il corteo ha raggiunto piazza del Popolo e ha imboccato quindi la via Flaminia diretto alla facoltà di architettura. Senza incidenti, i dimostranti marciavano compatti, sorvegliati dalle forze di polizia, e solo ogni tanto si levavano grida di protesta.
In mezz'ora circa, il corteo ha raggiunto Valle Giulia ed è salito verso la facoltà di architettura situata su una collinetta prospiciente il piazzale delle Belle Arti. Davanti alla facoltà, che la polizia aveva fatto sgomberare, attendevano il corteo vari altri gruppi di studenti. L'edificio era a quell'ora presidiato da un centinaio di agenti. Ad un certo momento la parte iniziale del corteo ha cominciato a lanciare contro la polizia uova, sassi, monete e altri oggetti. Gli agenti sono scesi nel piazzale cercando di disperdere i dimostranti. Ne è nato un primo violento tafferuglio, nel quale sono rimasti leggermente feriti quattro studenti e un agente di polizia. La Sproporzione fra le forze era tale che in questo primo momento un gruppo di dimostranti è riuscito ad entrare nella facoltà, mentre una “campagnola” veniva data alle fiamme e un agente era circondato da diversi universitari e disarmato.
Dal viale Buozzi giungevano intanto i rinforzi di polizia: camion carichi di agenti, camionette e idranti. Appena gli uomini della polizia hanno messo piede a terra sono stati sono stati circondati da dimostranti che, armati di bastoni e di paletti divelti dalle aiuole, hanno cominciato a picchiare violentemente. E’ stato questo il momento più drammatico degli scontri. I dimostranti, riuscendo a circondare e a dividere in parte le forze di polizia, si sono impadroniti di due pullman, di una “seicento” e di un veicolo dei vigili del fuoco e li hanno incendiati.
Sul piazzale, trasformato in un vero e proprio campo di battaglia, sono cominciate intanto a giungere le autoambulanze per trasportare ai più vicini ospedali i feriti che ormai numerosi giacevano sul terreno. Continuavano a giungere anche squadre di agenti e carabinieri: in poco tempo il numero degli uomini delle forze dell'ordine diventava pari a quello degli studenti. La mischia, a questo punto, è dilagata spostandosi dal piazzale della facoltà di architettura in piazza Belle Arti e nei giardini circostanti. Furiosi corpo a corpo hanno caratterizzato questa seconda fase della battaglia, mentre una autopompa dei vigili del fuoco lanciava violenti getti di schiuma.
I feriti erano intanto saliti a venti. Le autoambulanze continuavano a fare la spola tra Valle Giulia e gli ospedali, dove venivano medicati anche tre funzionari di pubblica sicurezza. Dodici studenti ricevevano le prime cure al “San Giacomo”, sei al Policlinico e due al “Santo Spirito”. Uno solo di essi, Lidia Pardi, di ventidue anni, veniva ricoverata con prognosi di otto giorni. La situazione nel piazzale delle Belle Arti, una ora e mezzo dopo l'inizio degli incidenti, era sotto controllo della polizia che aveva inviato sul posto anche le carnionette della Celere. Un centinaio tra sottufficiali e agenti della squadra mobile sono stati inviati dal questore a Valle Giulia per collaborare con i loro colleghi e con i carabinieri al ristabilimento dell'ordine.
L'intervento degli uomini della Mobile, guidati da due commissari che cingevano la fascia tricolore, si era reso necessario perché un agente era stato disarmato dagli studenti i quali si trovavano in possesso della sua pistola d'ordinanza. In tutto, al termine dei tafferugli, sono risultate mancanti cinque o sei pistole, forse smarrite.
La situazione andava intanto normalizzandosi e i dimostranti, dispersi nei viali di Villa Borghese, venivano raggiunti da agenti e carabinieri, caricati sui pullman e condotti alle varie sedi della polizia e dei carabinieri per essere interrogati.
 
Fonte: Il Corriere della sera, 2 marzo 1968




Valle Giulia torna su
Autore: P. Pietrangeli Anno 1968

Inserita da: Mauro Marchi
Tratta da : http://www.eremita.it/

Piazza di Spagna splendida giornata/ traffico lento la città ingorgata/ e quanta gente quanta che ce n'era/cartelli in alto tutti si gridava/ "No alla scuola dei padroni/via il governo dimissioni" eeh

E mi guardavi tu con occhi stanchi/mentr'eravamo ancora lì davanti/ ma se i sorrisi tuoi sembrava spenti/ c'erano cose certo più importanti/ "No alla scuola dei padroni/ via il governo dimissioni" eeh

Undici e un quarto avanti a Architettura/ non c'era ancor ragion di aver paura/ ed eravamo veramente in tanti/ e i poliziotti in faccia agli studenti/ "No alla scuola dei padroni/ via il governo dimissioni" eeh

Hanno impugnato i manganelli/ ed han picchiato come fanno sempre loro/ e all'improvviso è poi successo/ un fatto nuovo un fatto nuovo un fatto nuovo/ non siam scappati più/ non siam scappati più

Il primo marzo sì me lo rammento/ saremo stati mille e cinquecento/ e caricava giù la polizia/ ma gli studenti la caccia van via/ "No alla scuola dei padroni/ via il governo dimissioni" eeh

E mi guardavi tu con occhi stanchi/ ma c'eran cose certo più importanti/ -Ma qui che fai ma vattene un po'/ via non vedi arriva giù la polizia-/ "No alla scuola dei padroni/ via il governo dimissioni" eeh

Le camionette i celerini/ ci hanno dispersi presi in molti e poi picchiati/ ma sia ben chiaro che si sapeva/ che non è vero che non è finita là/ non siam scappati più/ non siam scappati più

Il primo marzo sì me lo rammento/ saremo stati mille e cinquecento/ e caricava giù la polizia/ ma gli studenti la cacciavan via/ "No alla scuola dei padroni/ via il governo dimissioni" eeh

"No alla classe dei padroni/ non mettiamo condizioni" NO!


CONTESSA
Paolo Pietrangeli

Che roba Contessa all'industria di Aldo
Han fatto uno sciopero quei quattro ignoranti
Volevano avere i salari aumentati
Gridavano pensi di essere sfruttati

E quando è arrivata la polizia
Quei quattro straccioni han gridato più forte
Di sangue han sporcato il cortile e le porte
Chissà quanto tempo ci vorrà per pulire...

Compagni dai campi e dalle officine
Prendete la falce e portate il martello
Scendete giu' in piazza picchiate con quello
Scendete giu' in piazza affossate il Sistema

Voi gente per bene che pace cercate
La pace per far quello che voi volete
Ma se questo è il prezzo vogliamo la guerra
Vogliamo vedervi finir sottoterra
Ma se questo è il prezzo l'abbiamo pagato
Nessuno piu' al mondo dev'essere sfruttato

Sapesse Contessa che cosa m'han detto
Un caro parente dell'occupazione
Che quella gentaglia rinchiusa lì dentro
Di libero amore facea professione

E del resto mia cara di che si stupisce?
Anche l'operaio quale figlio o dottore
E pensi "Che ambiente può venir fuori!!!"
Non c'è più morale....... Contessa

Se il vento fischiava ora fischia più forte
le idee di rivolta non sono mai morte
Se c'è chi lo afferma non state a sentire
E' uno che vuole soltanto tradire
Se c'è chi lo afferma buttategli adosso
la Bandiera Rossa.... gettatelo in un fosso

Voi gente per bene che pace cercate
La pace per far quello che voi volete
Ma se questo è il prezzo vogliamo la guerra
Vogliamo vedervi finir sottoterra
Ma se questo è il prezzo l'abbiamo pagato
Nessuno piu' al mondo dev'essere sfruttato

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LINKS "Valle Giulia"

http://www.misteriditalia.com/il68/inizio/valle-giulia/
Speciale  su "Valle Giulia"

http://www.misteriditalia.com/



"Canzone del maggio"

Fabrizio De Andrè

 da “Storia di un impegato”,1973

Liberamente tratta da un canto del maggio francese 1968


Anche se il nostro maggio
ha fatto a meno del vostro coraggio
se la paura di guardare
vi ha fatto chinare il mento
se il fuoco ha risparmiato
le vostre millecento
anche se voi vi credete assolti
siete lo stesso coinvolti.

E se vi siete detti
non sta succedendo niente,
le fabbriche riapriranno,
arresteranno qualche studente
convinti che fosse un gioco
a cui avremmo giocato poco
provate pure a credervi assolti
siete lo stesso coinvolti.

Anche se avete chiuso
le vostre porte sul nostro muso
la notte che le « pantere »
ci mordevano il sedere
lasciandoci in buona fede
massacrare sui marciapiedi
anche se ora ve ne fregate,
voi quella notte voi c'eravate.

E se nei vostri quartieri
tutto è rimasto come ieri,
senza le barricate
senza feriti, senza granate,
se avete preso per buone
le « verità » della televisione
anche se allora vi siete assolti
siete lo stesso coinvolti.

E se credete ora
che tutto sia come prima
perché avete votato ancora
la sicurezza, la disciplina,
convinti di allontanare
la paura di cambiare
verremo ancora alle vostre porte
e grideremo ancora più forte
per quanto voi vi crediate assolti
siete per sempre coinvolti,
per quanto voi vi crediate assolti
siete per sempre coinvolti.

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Qui
(Antonello Venditti, 1984 "Cuore")


Valle Giulia ancora brilla la luna
e Paola prende la mia mano
caduta per sbaglio sui nostri vent'anni
tesi come coltelli, come fratelli
perduti forse qui architettura
albe cinesi di seta indiana
sarà il profumo di questa città
sarà la musica che viene da lontano
sarà l'estate che brucia nelle vene
sarà il passato che ancora mi appartiene
adesso tu sei qui abbandonata
come se non mi avessi mai lasciato
né mai tradito
sarà la musica che viene e va
sarà il profumo di questa città
sarà l'estate che spalanca le sue braccia
sui nostri corpi come fosse una minaccia
adesso adesso...
Sarà il profumo di questa città
sarà la musica che viene da lontano
sarà l'estate che spalanca le sue braccia
sui nostri corpi come fosse una minaccia
adesso siamo qui abbandonati
sui nostri ricordi dentro le mani
per sempre qui.

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Da "Antonello, successo e dolori"
Tratto da TIMEOUT ROMA , Marzo 1999

(...) Lo studente Venditti decise di partecipare in prima persona al cambiamento in atto. Anni caldi quelli a cavallo dei Sessanta e dei Settanta:

“Ero pieno di complessi –racconta Venditti-parlavo poco, mi nascondevo sotto una folta capigliatura ed un bel barbone. Ero grassoccio e non disponibile alla chiacchiera per la chiacchiera. Non come adesso che per farmi stare zitto mi devi tappare la bocca.
Vivevamo di politica, di ideologie ed anche se ci picchiavamo in nome dei due schieramenti, alla fine ci conoscevamo un po’ tutti, destra e sinistra accomunate dal sacro fuoco di cambiare il corso delle cose. Io, figlio di un questore e di una professoressa di liceo, ero calato nel ruolo di contestatore a tutto campo. Mi ricordo di una “mattina calda” a Valle Giulia. Noi studenti barricati nella Facoltà di Architettura e la polizia fuori ad aspettarci. Da un megafono ho sentito la voce di mio padre che diceva “Antonello, non fare il cretino vai a casa”. Sarei voluto sparire dalla vergogna. Solo oggi capisco la preoccupazione di papà che doveva fari i conti con il doppio ruolo di genitore e tutore dell’ordine pubblico.

Musicalmente era in atto una trasformazione importante. I primi appuntamenti e aggregazioni giovanili “spontanee” facevano emergere piano piano una canzone diversa, distante anni luce da quella tradizionale, o commerciale, ma anche “altra” rispetto a quella “militante”. E’ la canzone che sarà battezzata “canzone impegnata”, una definizione tutta interna al mondo della canzonetta, perché, nella realtà, essa non era altro che una canzone più adulta, capace di confrontarsi con i contenuti nuovi e di esprimerli più compiutamente: una canzone più colta, insomma, al passo con i tempi. La confusione era tanta e non è stato subito facile capire cosa distingueva il modo di cantare di Venditti da quello di Cocciante; che differenza c’era tra la rabbia di una canzone come “Bella senz’anima”, abbastanza estranea alla poetica del tempo, e l’amarezza anche politica con cui Venditti cantava “Le cose della vita”.

“Eravamo un gruppo di ragazzi che non dormiva mai - ricorda Antonello- stavamo sempre in movimento e tutto ci incuriosiva. Il Folkstudio era la nostra offcina. In tempo reale riuscivamo a capire se le nostre canzoni avevano una ragione di esistere. Le scrivevamo e appena finite le riproponevamo ad un piccolo ristretto, competente e assai critico. Anche se accomunati dalla stessa voglia e dalle identiche passioni  eravamo molto diversi tra di noi. Ernesto Bassignano, Francesco De Gregori, Giorgio Lo Cascio ed io traducevamo, componevamo e cantavamo, inconsapevoli di vivere un periodo importante della nostra canzone.”

Antonello e gli altri erano gli esponenti della canzone impegnata ed in comune avevano soltanto la caparbietà con cui si battevano per elevare la qualità della canzone e la volontà di essere diversi, di non fare una canzone “inutile”. Non poco se si pensa “all’insostenibile leggerezza” delle canzoni in voga negli anni appena precedenti.
L’intento di Antonello e dei suoi colleghi, pur nelle sfumature, nelle frammentazioni, nelle poetiche e negli esiti diversi,  era quello di elevare il tono di un prodotto dell’ingegno, ingiustamente discriminato,, e farne uno strumento maturo di comunicazione di idee. (...)






1975 : Sergio Ramelli torna su

Un delitto efferato e brutale. Il 13 marzo 1975, Sergio Ramelli, 18 anni, miltante di estrema destra, viene aggredito sotto casa da un gruppo di avversari politici, militanti di Avanguardia Operaia. Gli fracassano la testa a colpi di chiave inglese. Ramelli muore dopo 47 terrificanti giorni di agonia. Occorsero dieci anni prima i responsabili dell’aggressione venissero identificati, processati e condannati. Oggi Sergio Ramelli è rimasto un simbolo per i giovani di destra (…..) tratto da: http://www.misteriditalia.com/librodelmese/novita.htm

Alcuni links





1977 : Walter Rossi 
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http://digilander.libero.it/asswalterrossi
Visita il sito dell' "Associazione Walter Rossi" : la ricostruzione dell'eccidio, le foto, la storia di un processo, i ricordi dei compagni Walter. Non spegnere la memoria... "Perché la vita non lo trovasse morto e la morte lo trovasse vivo..."

tratto da: http://digilander.libero.it/infoprc/walter.htm

Nel corso di scontri di piazza, il 30 settembre 1977, viene ucciso a Roma Walter Rossi, simpatizzante di Lotta Continua. Pochi mesi dopo, tra il gennaio e il febbraio 1978, si sussegono gli scontri di Acca Larentia e le morti di Recchioni, Ciavatta e Bigonzetti, studenti di destra per vendicare i cui omicidi Valerio Fioravanti uccide, il 28 febbraio 1978, Roberto Scialabba, studente di sinistra; il 6 marzo dello stesso anno, nel corso di una rapina, a cadere sarà invece Franco Anselmi, ricorderà Fioravanti al primo processo di appello a Bologna. L'assalto a Radio Città Futura, il 7 gennaio 1979, chiude per i Nar la fase dell'opposizione armata alla sinistra.
Il ricordo di Walter : Il 30 settembre 1977, a Roma, in viale delle Medaglie d'Oro, un giovane militante comunista, Walter Rossi, veniva ucciso da un gruppo di fascisti, alla presenza di un blindato della polizia, mentre effettuava un volantinaggio di protesta per le aggressioni subite nei giorni precedenti da alcuni militanti e simpatizzanti della sinistra, e per il ferimento, avvenuto poche ore prima, di una compagna, Elena Pacinelli, in piazza Igea (oggi Piazza Walter Rossi, ndr). Un processo mai svolto. Nessuno ha mai pagato per quell'assassinio. L'inchiesta venne infatti archiviata dopo le dichiarazioni del pentito Cristiano Fioravanti, il quale affermò che i colpi erano partiti dalla pistola di un noto fascista romano, Alessandro Alibrandi, morto alcuni mesi dopo quella confessione. Lo stesso Fioravanti, pur avendo rivelato di essere stato presente, armato, al momento dell'omicidio, non fu mai condannato per quei fatti. Anche le ultime vicissitudini giudiziarie hanno confermato che la giustizia per Walter non passa per le aule dei tribunali. L'8 giugno del 2001, dopo la riapertura dell'inchiesta giudiziaria, Cristiano Fioravanti è stato assolto per non aver commesso il fatto, mentre tre compagni che la sera dell'uccisione erano accanto a Walter sono stati incriminati per falsa testimonianza (...).


Un altro link su Walter Rossi: http://www.ecn.org/tmcrew/news/97_04_10/walter.htm

LINKS 1977: Clicca sui links !

http://www.tmcrew.org/movime/mov77/home77.htm

http://www.romacivica.net/anpiroma/larepubblica/repubblica77.htm
Il movimento del '77

http://www.zzz.it/~ago/
I movimenti del '68 e del '77

http://web.tiscali.it/no-redirect-tiscali/settanta7/sulletracce.htm

http://thegangit.altervista.org/leggere/approfondimenti/movimento77/movimento77.htm
Tesi di laurea sul 77



1978: Francesco Cecchin, Paolo Di Nella, Mikis Mantakas
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Per conoscere la storia di questi giovanissimi militanti di destra uccisi da militanti di estrema sinistra clicca sui links...per non dimenticare...

http://www.carpe-diem.it/caduti/htm/cecchin.htm
Francesco Cecchin, Paolo Di Nella, Acca Larenzia, Mikis Mantakas,

http://www.carpe-diem.it/caduti/caduti.htm

http://www.azionegiovani-sardegna.it/morti_dimenticati.htm


http://www.destranazionale.org/caduti.html



1978 : La strage di Acca Larenzia
Roma, 7 GENNAIO 1978  torna su

tratto da http://web.tiscali.it/no-redirect-tiscali/cadutiperlapatria/nuova_pagina_6.htm
e da
http://www.carpe-diem.it/caduti/htm/cecchin.htm

Nella sezione del MSI di via Acca Larentia, nel popoloso quartiere Appio si svolge una riunione giovanile. La sezione è un polveroso stanzone, chiuso da una saracinesca metallica, al termine di una strada non accessibile dalle macchine. Sono le 18 si preparano i volantini per un concerto di musica alternativa, devono cantare "Gli Amici del Vento" un gruppo milanese che ha iniziato a fare "Musica Alternativa". Alle 18.20 i ragazzi escono dalla sezione, devono andare a raggiungere gli altri camerati che stanno volantinando in piazza Risorgimento. In tre escono dalla sezione. All’uscita i ragazzi vengono accolti da un fuoco incrociato di armi automatiche, sparano ripetutamente, nel mucchio finché non rimangono sul selciato colpiti a morte FRANCO BIGONZETTI (20 anni) e FRANCESCO CIAVATTA (18 anni), VINCENZO SEGNERI riesce a rientrare in sezione e, seppur ferito ad un braccio, a chiudere la porta blindata.
I soccorsi tardano, Francesco rantola in un lago di sangue, morirà durante il tragitto in ospedale. La notizia si sparge, dilaga fra i camerati che convergono da tutta Roma verso la sezione di Acca Larentia. La tensione è alle stelle, l'indifferenza e l'arroganza di giornalisti superano ogni limite. Un giornalista della RAI butta con disprezzo (o con distrazione ) la cicca di una sigaretta nella pozza di sangue di Francesco. La reazione dei camerati presenti è immediata. Le "forze dell'ordine" caricano e lanciano lacrimogeni. STEFANO RECCHIONI militante del F.d.G. sezione di Colle Oppio viene colpito da un proiettile sparato da un capitano dei Carabinieri. Morirà il 9 gennaio all'Ospedale S. Giovanni. In poche ore la furia omicida ha colpito per ben tre volte e solo il caso ha "limitato" a tre il numero delle vittime. Se tutti e sei i ragazzi della sezione fossero usciti contemporaneamente ben più grave sarebbe stato il bilancio, le sventagliate di mitraglietta esplose dai comunisti avrebbero fatto ben altri danni.
La rivendicazione della strage fu puntuale: i Nuclei Armati di Contropotere territoriale rivendicarono l'azione definendola un'azione di "antifascismo militante" teso a "colpire i nemici del popolo". Tanto per gradire tutti i presunti colpevoli vennero assolti per insufficienza di prove come la supposta componente femminile del commando, rimasta per altro latitante.
Da allora tutti gli anni i Camerati romani commemorano la strage, e anche oggi ( anno 2001 ) in occasione della commemorazione le forze progressiste si scatenano invocando l'intervento delle forze dell'ordine per impedire le "provocazioni fasciste" ed i rigurgiti "razzisti". Strano oggi come allora si invoca l'intervento delle forze dell'ordine. Fortunatamente per adesso le stesse non sparano più ad altezza d'uomo...

tratto da http://web.tiscali.it/no-redirect-tiscali/cadutiperlapatria/nuova_pagina_6.htm
e da
http://www.carpe-diem.it/caduti/htm/cecchin.htm



1977 : Giorgiana Masi torna su

Giorgiana Masi, uccisa quando aveva diciannove anni a Roma, durante una manifestazione di piazza. Era il 12 maggio ’77, i radicali festeggiavano con un corteo non autorizzato il terzo anniversario della  vittoria al referendum sul divorzio (12 maggio 1974), ma quella festa diventò una guerra cittadina, che andò avanti per tutto il pomeriggio.

Ore 19.55 tratto da http://www.tmcrew.org/movime/mov77/12mag.htm

Parte, improvvisa e preceduta da un fitto lancio di lacrimogeni, una carica da parte dei carabinieri e poliziotti attestati su via Arenula. Giorgiana Masi ed Elena Ascione vengono colpite quasi contemporaneamente: la Masi (le era accanto il suo ragazzo, Gianfranco Papini) mentre fuggiva in viale Trastevere, al centro dell'incrocio di ponte Garibaldi, la Ascione in piazza Belli. Le testimonianze sono concordi: i colpi sono stati sparati da ponte Garibaldi, dove in quel momento, al centro, si trovavano carabinieri e poliziotti appoggiati da due o tre autoblindo. Le vittime vengono accompagnate all'ospedale: Giorgiana arriva già morta.

LINKS

http://www.radioradicale.it/live/copertina_20010825.html
Giorgiana Masi su Radio Radicale

http://www.tmcrew.org/movime/mov77/12mag.htm


http://www.tmcrew.org/movime/mov77/home77.htm
Il 1977 e Giorgiana Masi

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Peppino Impastato e  Placido Rizzotto




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