I mesi autunnali sono il periodo ideale per vivere il delta del Po.
I colori si accendono negli alberi e negli arbusti di quanto resta del primitivo bosco Eliceo.
La salicornia brucia la valle con rosse fiammate e si mescola al verde della canna di palude.
Anche i sette Lidi, lasciati i suoi villeggianti e la loro mondanita', ovattati nelle prime foschie della fine dell'estate, si concedono agli
amanti del Delta.
La valle si prepara al suo massimo splendore, quando nelle piu' buie notti di novembre i "lavorieri" apriranno i loro scrigni ricolmi di pregiate anguille.
Nelle 'tabarre' di canna riposano le vecchie 'marotte' che, ancora pochi anni fa, legate l'una all'altra come curiosi trenini, navigavano da Comacchio fino ad oltre Napoli per rallegrare con i capitoni comacchiesi le feste natalizie degli italiani.
In autunno i Lidi sembrano arretrare nel tempo, a quando la spiaggia non era ancora stata spianata dai bulldozer ed era formata da basse dune, da barene e da arbusti che proteggevano le case dal vento salso del mare.
Il tempo sembra retrocedere a quando ancora i sette lidi non esistevano, quando da Ferrara si prendeva il trenino che, percorrendo gli argini delle valli ancora non bonificate, portava all'unico lido allora esistente, quello di Magnavacca, oggi Porto Garibaldi.
In un ambiente vallivo in cui la terra ferma e' ad una quota inferiore a quella media del mare, la gestione delle acque deve essere particolarmente curata. Tutto il paesaggio del Delta e' quindi cosparso da opere idrauliche che, da secoli, hanno regimato il ricambio delle acque semplicemente sfruttando il flusso delle maree, come le vecchie chiaviche di Torre dell'Abate prima e di Torre Palu' poi.
Oppure, in tempi piu' recenti, sollevandole meccanicamente mediante potenti idrovore, come nelle innumerevoli chiuse che interrompono i canali navigabili o che scolano i terreni bonificati e le residue valli da pesca ancora attive.