la nostalgia o la malinconia, che è dentro la nostalgia, ha un doppio, una doppia tensione.
Da una parte la tensione verso il ritorno a casa, che è quello di Ulisse. Ulisse piange sulla spiaggia di Calipso, (...) perché vuole tornare a casa [e, pur di tornare a casa, rinuncia all'immortalità che le offre la bellissima Calipso ] . Cosa vuol fare? Vuole tornare alla moglie, all'olivo nel quale ha scavato il letto nuziale (...). Quindi questo è un impulso della nostalgia, quello di tornare a casa, all'ulivo (...)
- nostalgia significa male del ritorno nosotos-algos, in greco -,
l'altro impulso è quello di andare via, cioè nostalgia verso l'ignoto. (...)
...La nostalgia è sempre mescolata alla brama di fuggire da casa, di vedere luoghi nuovi, di acquistare conoscenza. Questo è presente già nell'Ulisse di Omero. Nell'Ulisse di Dante, l'ardore di andare oltre ogni limite è prevalente(...)
Ecco questi due sono gli impulsi della nostalgia. E uno è il testo omerico, diciamo, un altro è il testo dantesco. Tutte e due riguardano Ulisse. Sembrano due poli opposti, in realtà sono due poli assieme.
...Le Sirene attraggono Ulisse, Ulisse le vuole sentire, le vuole vedere, cosa che nessun altro mortale è mai stato in grado di fare e poi sopravvivere, le Sirene sono tutto ciò che attrae lontano da casa. La poesia, la sapienza, la fama, la gloria, il ricordo del passato - perché le Sirene sanno tutto, dice Omero - (...) La scena (...) è straordinaria. Ulisse si fa legare all'albero, mentre mette la cera nelle orecchie dei compagni, perché vuole sentire, ma nello stesso tempo vuole anche sfuggire, vuole tornare a casa.(...)
(...)nella scena dell'Ade, (...), quando Ulisse tenta di abbracciare la madre, quando la madre gli parla della morte, eccetera, Tiresia gli profetizza il futuro e gli profetizza questo futuro dicendogli: "Tu tornerai a casa, ucciderai i pretendenti, ti ricongiungerai con tua moglie - e via di seguito, però non è finita lì. "Poi devi partire per una pena infinita, un ultimo viaggio", dice. E cosa deve fare Ulisse in questo ultimo viaggio, Ulisse, Deve prendere un remo, se lo deve mettere sulle spalle, e deve viaggiare all'infinito, finché non arriva in un paese, dove non conoscono i remi, che sono "ali alle navi" - Poi Dante riprenderà questa definizione quando dice: "dei remi facemmo ali al folle volo" -; che non conosce i remi, che non conosce il sale, che non conosce il cibo condito col sale, che non conosce il mare. Quindi prendere il remo e andare in un luogo che non conosce il mare. Andare all'infinito, perché per Omero, per il mondo, la cultura di Omero, un mondo che non conosce il mare non esiste. (..)
Piero Boitani Viaggio e nostalgia