Nato a Firenze il 3 Aprile 1920, Corrado Brogi, trascorse la fanciullezza e compì i primi studi a Vinci e considerò sempre "patria del cuore" S.Lucia, piccola frazione del luogo, a pochi metri dalla casa natale di Leonardo, dove risiedeva la famiglia materna. A queste esperienze di vita a contatto con la natura, e alla frequentazione del mondo contadino povero di allora, sono forse dovute sia la semplicità di costumi e la sobrietà dei modi che lo contrassegnarono sempre sia la genuina schiettezza e intransigenza morale che lo distolsero da ogni compromesso con il potere economico o politico.
Conseguito il diploma di geometra presso l'istituto tecnico Galilei di Firenze (oggi Salvemini) e vinti brillantemente due concorsi, appena ventenne fu assunto in ruolo presso l'Ufficio Tecnico Erariale. Ma non abbandonò gli studi superando prima l'esame di maturità liceale, allora necessario per l'accesso a tutte le facoltà, e laureandosi poi presso l'Università di Ingegneria di Bologna con una
tesi sulla soluzione di sistemi fisici lineari con il metodo delle interdizioni che fu segnalata per l'originalità.
Ad affrontare le difficoltà del suo itinerario di studente lavoratore, lo incoraggiò il prof. Giovanni Sansone, matematico di fama internazionale, fondatore dell'Istituto Ulisse Dini di Firenze, che fu per lui guida, maestro, amico.
Proseguiva intanto le sue ricerche in campo fisico-matematico, dedicando ad esse tutto il suo tempo libero e gran parte delle ore notturne.
Antiaccademico per indole e scelta, benché avesse egli stesso rivestito incarichi di insegnamento universitario, fu ricercatore d'assalto, poiché aggrediva ex-novo ogni problema riscoprendo e reinventadosi metodi e strumenti di lavoro in un percorso sperimentale autonomo e originale.
Da segnalare è la sua invenzione di nuovi operatori funzionali fra i quali il ra
che consente di esplicitare e risolvere incognite in equazioni risolvibili solo per tentativi.
Negli anni '70, quando si riaccesero discussioni sulla struttura della cupola
del Brunelleschi, partecipò al dibattito in corso, pubblicando importanti studi
su alcuni aspetti delle curve funicolari, in particolare delle catenarie.
Da appassionato ammiratore del patrimonio architettonico fiorentino, intese coinvolgere anche un pubblico più vasto nei problemi di conservazione dei beni artistici della città e in una conferenza-dibattito tenuta presso il Centro Culturale Masaccio sul tema della Cupola del Duomo, non esitò a denunziare l'intervento dissennato di chi aveva murato con il cemento le buche pontaie del celebre monumento.
Non si chiuse mai infatti in un isolamento elitario ma, poiché considerava la matematica un linguaggio universale, si impegnò a suscitare anche negli altri, e soprattutto nei giovani, interesse ed amore per le problematiche scientifiche.
Da questa "officina" di idee ed esperimenti è nata, giorno dopo giorno, quest'opera che si propone non tanto di indicare risultati, quanto di fornire strumenti di lavoro, sempre genuini, spesso originali e creativi, a chi intende costruirsi un percorso di ricerca non convenzionale, operando con la propria testa.
Conforta il pensiero che il compendio di una attività di ricerca e di magistero durata un'intera esistenza non vada perduto, ma
divenga occasione di ulteriori studi.
E quasi consegna del testimone a futuri ricercatori, ci appare il fatto che, al momento del sereno, inavvertito trapasso, avvenuto alla vigilia del nuovo millennio, il 30 dicembre 1999, egli abbia lasciato sul tavolino un foglietto con l'appunto di un problema che intendeva risolvere l'indomani.