L'architettura
nel nostro paese ci fornisce un excursus nelle varie epoche storiche
a partire dal Neolitico con gli insediamenti pre-nuragici fino ad
arrivare ai primi anni del Novecento con l'esempio architettonico
di villa Piercy.
Il conte Alberto della Marmora nel 1860, durante il suo itinerario
nella Sardegna, visita il paese di Bolotana e documenta che è
fondato su un suolo granitico con molti nuraghi e molte sepolture
di giganti. Racconta, inoltre, della presenza di un convento di capuccini,
fondato nel 1609 e di molte chiese, tra le quali cita la chiesa parrocchiale,
riedificata più volte, l'ultima nel 1804 dall'architetto sassarese
Bartolomeo Pedoja, e la chiesa di San Bachisio, di notevole bellezza.
Il comune di Bolotana, quindi, risulta ricco ed interessante per coloro
che volessero avere una visione più completa della perfetta
riuscita della mescolanza tra la cultura sarda e gli influssi dei
vari "conquistatori" che con il tempo si susseguirono nel
territorio. |
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La
chiesa di San Bachisio |
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La
chiesa di San Bachisio è collocata nella parte bassa dell'agglomerato
di Bolotana in direzione nord-ovest, ed è una chiesa di stile
romanico risalente al 13° sec..
Il suo aspetto attuale è dovuto ai lavori di rifacimento iniziati
verso la fine del Cinquecento, dato che originariamente presentava
una struttura romanico-pisana che è stata quasi completamente
cancellata da tali lavori di ripristino realizzati, per volere della
nobildonna Anna Fara, dal capomastro Miguel Puig, nativo di Cagliari,
ma residente in quegli anni a Bolotana. L'impostazione data all'edificio
è quella manieristica, diffusa, all'epoca, nell'isola dai Gesuiti,
con elementi di derivazione tardo gotica reinterpretati in chiave
rinascimentale. Da questo ripristino si salvarono tuttavia alcuni
elementi: il portale laterale ad arco inflesso, decorato in stile
trecentesco, e alcune cappelle laterali. Un'iscrizione lapidea, posta
sul muro interno della facciata, evidenzia la data del 1598, anno
in cui la chiesa fu consacrata dal vescovo di Alghero Andrea Bacallar.
La chiesa, a pianta longitudinale, presenta un'unica navata, affiancata
da dieci cappelle. Una di queste è stata sacrificata in quanto
viene utilizzata come uscita secondaria e contiene l'acquasantiera.
La larga navata è coperta da un'ampia volta a botte ogivata
con arconi, decorati alle estremità da motivi geometrici con
al centro figure in rilievo. Questi archi, che sostengono la volta,
scaricano il loro peso su slanciate paraste.
Le paraste, smussate e scavate, sono prive di capitello e presentano
un alto piedistallo, sormontato da una cimasa composta da sagome classiche.
La copertura a volta a botte a sesto acuto della navata non appartiene
alla tradizione gotica e tantomeno a quella rinascimentale, infatti
la prima presenta le crociere costolonate e la seconda i lacunari
e la voltatura a tutto sesto. Questo tipo di volta, adottata nel San
Bachisio,
si diffuse in Sardegna fino al Seicento per la sua facilità
di esecuzione.
Sopra le cappelle laterali si sviluppa una galleria che comunica attraverso
finestre con la navata centrale.
Il presbiterio è sopraelevato rispetto al piano della navata
e si separa da quest'ultima con un arco simile a quello delle cappelle.
Inserito nel muro superiore all'arco sta un rosone traforato. Tale
arco è sorretto da due semicolonne che presentano i capitelli
ornati con lo stemma della famiglia di Centelles (famiglia feudale
valenzana: probabilmente donna Anna Fara era imparentata con un discendente
di questa famiglia e pertanto ne poteva usare lo stemma).
All'interno, vi sono le statue di san Bachisio in abiti militari,
e in abiti femminili per ignominia quando fù oltraggiato dal
tiranno. Le quattro capelle sono abbellite da quattro tele che rappresentano
la Trinità,S.Giuseppe di Lionessa, San Carlo e S.Maria Maddalena.
La copertura attuale è una volta a padiglione, che imposta
i suoi archi su quattro peducci non elaborati. Questo tipo di copertura,
però, scarica uniformemente il suo peso su tutto il perimetro
murario e necessità pertanto di un appoggio continuo.
Nelle vele della volta si aprono quattro lunette con finestra, delle
quali tre illuminano la zona presbiteriale e la quarta, oscurata,
ha solo funzione di simmetria nella divisione dei pieni e dei vuoti.
La sagrestia è sta aggiunta in seguito e presenta una volta
a botte illuminata da un'unica apertura.
All'esterno, la chiesa presenta una finestra ovale in mezzo alla facciata
e, ai lati, due nicchie che probabilmente nel passato contenevano
statue di san Bachisio.
Gli stipiti del portone sono di trachite rossa, presi dalla cava vicina
a Pabude. Le colonnette del portone sono ornate di bassorilievi con
teste di animali fantastici, e con guerrieri armati alla sarda. Non
potendo contenere tutti i fedeli si costruì un altare di pietra
all'esterno della chiesa.
Bibliografia:
Della Marmora A., "Itinerario dell'isola di Sardegna", vol
II, Edizione Anastatica, 1868,Cagliari, p. 440-441
Vargiu F.A., "San Bachisio di Bolotana", Amministrazione
comunale di Bolotana, 1994 |
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