Il
territorio di Bolotana è situato nell'area geografica del Marghine
ed occupa il settore centro occidentale della Sardegna. Ha un'estensione
di 10.852 ettari, e si sviluppa in direzione nord-ovest e sud-est,
fra la catena del Màrghine e la sponda destra del fiume Tirso,
e ha una popolazione di circa 3.400 abitanti.
Il
paese è raggiungibile dalla S.S. 131 "Carlo Felice",
principale arteria dell'isola, e dalla S.S. 129 "Trasversale
Sarda" da Macomer a Nuoro.
Il punto più elevato del suo territorio è il Monte Palài
(1.200 mt. s.l.m.), quello più basso lo si trova lungo le sponde
del fiume Tirso (150 mt. s.l.m.). Il paese sorge sulle pendici di
una collina a 472 mt. di altitudine. L'ambiente naturale presenta
una varietà climatica, faunistica, botanica e paesaggistica
molto interessante e diversificata a seconda della zona che si attraversa. |
La
pianura |
La
pianura, pur essendo da secoli utilizzata dall'uomo per le attività
agricole, è ricca ancora di endemismi tipici che troviamo lungo
i corsi d'acqua che l'attraversano da nord a sud e in modo particolare
sulle sponde del Tirso, il fiume più grande della Sardegna.
Frequente è la presenza di cannito, giunchi maschi,
uda e altri fra le specie botaniche, mentre quelle faunistiche
fanno registrare un consistente numero di lepri selvatiche, testuggini
d'acqua dolce, anatre selvatiche (anàde), galline prataiole
(puddu campìnu), arenàrza, ecc.. Per chi
ama la pesca qui abbondano le tinche e le carpe. Spesso troviamo gruppi
di aironi che, partendo dagli stagni di Cabras nell'Oristanese, risalgono
il Tirso e si fermano qui per l'abbondante cibo a disposizione.
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La
collina |
Il
panorama cambia completamente man mano che si avanza in direzione
nord-ovest, verso la catena del Màrghine che si preannuncia
con un sistema collinare molto vasto e caratteristico dal punto di
vista ambientale e paesaggistico. Qui l'elemento naturale è
stato integrato in modo mirabile dal lavoro dell'uomo che ha saputo
plasmare, con mano sapiente e lungimirante, un terreno aspro e selvaggio
in un ambiente rurale produttivo riuscendo a conservare l'aspetto
e la funzione che ha avuto per millenni. |
La
montagna |
La
montagna si presenta come un altipiano ricco di acque, di boschi,
di animali selvatici e di panorami che proiettano lo sguardo sui grandi
spazi che abbracciano un territorio vastissimo che, nei limpidi mattini
d'estate, consentono di vedere il mare, a occidente, e le montagne
della Corsica a nord.
Dei 10852 Ha (108 kmq) che costituiscono il territorio del Comune
di Bolotana circa 5000 Ha sono soltanto di territorio montano (pari
al 50% circa del totale) e di questi, 1942 Ha sono occupati da boschi:
un patrimonio prezioso per il nostro paese!
Il versante esposto a Sud presenta un declivio ripido e un clima mite
perché è protetto dai crinali più alti della
montagna che lo difendono dai venti dominanti. La forte pendenza del
terreno ha impedito all'uomo di esercitarvi una qualsiasi forma di
agricoltura o di sfruttamento del bosco, favorendo una scarsa trasformazione
dell'ambiente naturale. La zona è tuttora intensamente boschiva
e caratterizzata dalla presenza dominante del Leccio ("Elighe").
Le aree del versante esposto a Nord, pur presentando la stessa altitudine
di quelle esposte a Sud, sono caratterizzate da un clima molto freddo
prodotto dalla totale esposizione ai venti dominanti (Maestrale, Tramontana,
Grecale), ciò a causa dell'andamento quasi pianeggiante e quindi
senza ripari del versante considerato.
Il terreno di questo versante, in alcuni tratti caratterizzato da
estese aree pianeggianti, ha un andamento poco tormentato e, con pendenze
lievi, va dai 750-800 m s.l.m. delle aree che delimitano a nord nord-ovest
il territorio di Bolotana ai 1000 m circa della zona di Ortachis,
fino ad arrivare ai 1200 m. della Punta Palai
che delimita il crinale (da questo punto al montagna scende verso
Sud-Sud Est con pendenze molto accentuate) e che costituisce un punto
panoramico dal quale è possibile ammirare, ripetiamo, nelle
giornate più chiare, una splendida veduta.
Le
condizioni climatiche con precipitazioni elevate rispetto alle medie
regionali e nebbie persistenti nel periodo invernale e primaverile,
hanno favorito lo sviluppo della vegetazione forestale che è
ancora presente nelle zone di Mularza Noa,
di Ortachis, di Badde
'e Salighes, di Oseddo e di Su
Padru. Tassi millenari e agrifogli che costituiscono formazioni
forestali relitte di origine terziaria, boschi misti di roverella,
acero e leccio tra i più floridi e ben conservati della Sardegna,
una fauna e una flora endemica rara, e talora esclusiva, caratterizzano
queste zone che sono tra le più interessanti e importanti della
Sardegna.
La località di Ortakis si trova
interamente nel parco di Badde Salighes ed è attraversata dalla
strada provinciale Bolotana-Campeda oppure dalla strada statale Carlo
Felice. Ortakis è una zona molto ricca per quanto riguarda
la flora e per la peculiarità degli aspetti della vegetazione,
oltre che per le sue numerose sorgenti.
Nella località Badde Salighes
è stato realizzato un parco dall'inglese Benjamin Piercy, costruttore
della Ferrovia tra il Nord e il Sud dell'isola e ricompensato per
questa sua opera con terreni in varie zone. Nel parco sono state inserite
tra la vegetazione locale numerose essenze arboree rare importate
da varie parti del mondo. |
Badde
e'Salighes |
Una
particolare menzione spetta alla località Badde
e'Salighes, nella quale è stato realizzato un parco
dall'inglese Benjamin Piercy, costruttore della Ferrovia tra il Nord
e il Sud dell'isola e ricompensato per questa sua opera con terreni
in varie zone.
Bisogna andare indietro nel tempo... L'inglese Benjamin Piercy si
laureò a vent'anni in ingegneria civile, costruì la
ferrovia del sud del Galles, ponti e molte opere che ancor oggi si
possono ammirare in Inghilterra, costruì la ferrovia delle
Indie e gli furono affidati tutti gli studi per la realizzazione dell'importante
rete ferroviaria della Sardegna.
Nel 1880 ci fu l'inaugurazione ufficiale della Cagliari-Terranova
e della Chilivani-Portotorres, e ottenne lo studio e la costruzione
delle ferrovie secondarie (oggi chiamate complementari). Lo Stato
gli donò una parte di terre e il resto lo acquistò,
costruì così la borgata di Baddesàlighes e la
destinò all'agricoltura. Vi edificò la villa padronale
chiamata "villa Piercy", una
sorta di rustico castello quadrilobato, con affreschi alle volte,
immerso in un magnifico parco all'inglese con piscina, servita da
acque canalizzate, affiancato da un suggestivo viale alberato chiamato
"viale degli innamorati", accanto circa quaranta case, novantasette
coloni e duecentodieci abitanti. Esisteva, inoltre, un servizio di
carabinieri e di guardie, una scuola e una chiesa. A settembre si
effettuavano fiere di equini e bovini, corse di cavalli e sfilate,
c'era anche lo spaccioviveri per gli abitanti, la proprietà
copriva tremila ettari. L'azienda Piercy agli inizi del '900 costituì
una fra le poche unità produttive attrezzate modernamente.
Benjamin Piercy, oltre ad essere un grande imprenditore, aveva passione
per la zootecnica, la sivilcultura e la trasformazione agraria dei
terreni. Fece costruire strade e stradine interpoderali per comunicare
con i poderi, e silos per la conservazione dei mangimi, scuderie,
stalle, porcili ed un un locale ad uso caseificio per la trasformazione
del burro e del formaggio;
un officina meccanica e un deposito per macchine agricole, una grande
cantina per la conservazione dei prodotti, estesi vivai di piante
allo scopo di un rimboschimento. Tanto che a un certo punto si arrivò
alla creazione di una borgata autonoma.
Si dedicò alla valorizzazione delle razze equine, e al miglioramento
delle razze bovine e suine. Fece importare dalla Svizzera tori di
razze bruno-alpina per migliorare la razza bruno-sarda, e i verri
di razza Yorkshire per migliorare la razza suina. Si interessa anche
di esperimenti genetici particolari fra questi, l'incrocio tra muflone
e alce, e fra muflone e cerva.
Molti paesini del circondario (Macomer, Bolotana ed altri) diedero
a Piercy la cittadinanza onoraria per i meriti conseguiti nelle loro
comunità.
Il parco merita di essere visitato tutt'oggi,
poichè convivono piante autoctone come l'agrifoglio, tasso,
roverella, querceti di leccio con piante esotiche importate dall'Africa
e dall'India, come le gigantesche tuje e gli ippocastani; cedro, sequoie,
boschetti di castagno, larici, faggi e platani.
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La
flora della montagna di Bolotana |
Particolarmente
importante dal punto di vista botanico appare la vasta area che da
«Baddesalighes» conduce, attraverso «Oseddo»
e «Ortachis», a «Sa
Serra» da una parte e a «S'Istrampu de
Mularza noa» fino ad «Urpinos»
dall'altra.
È
stato molto bello e interessante scoprire che il nostro territorio,
oltre a essere abitato dai notissimi tassi e agrifogli, accoglie
altri tipi di vegetali non ancora tanto noti, ma comunque interessanti
perché nell'isola sono molto rari e perché si sviluppano, trovando
l'habitat ideale, con rigoglio difficilmente riscontrabile altrove.
Sono il melo selvatico (Melabrina) dalle caratteristiche profumate
meline, il maestoso Ciavaterllo o Sorbo selvatico (Murighessa), il
Bagolaro (Surzaga), il ciliegio selvatico (Cariasa areste) del quale
si può ammirare l'imponenza nel canale omonimo de «Sas Cariasasove»
sono stati individuati esemplari alti oltre 15 metri. Il Biancospino
(Calarighe) ben noto come arbusto più o meno cespuglioso e raramente
riscontrabile come albero, ma localizzato a «Urpinos» in esemplari
alti oltre 5 metri. Nella zona di «Ortachis» e «Urpinos» ci sono alcune
piccole piante di «Evonimo» o «Berretta da prete» (oladiga) che, finora,
era stato localizzato soltanto nel Mandrolisai, a Laconi, a Nuoro
e nell'Ogliastra e si riteneva che non avesse altre zone di diffusione.
Che dire, poi, dei bellissimi colori autunnali dell'Acero minore (Aerea)
del Frassino (Frassu) cui fanno degna cornice il bel fiore della Peonia
(Rosa e monte), le macchie giallognole del Citiso (Marticusa), il
profumato Timo (Armidda). La Vitalba (Bilighinzu) che con l'Edera
(Edra) e la vite spontanea (Isporulu) a volte avviluppano per intero
le piante della boscaglia e le cui liane danno per un attimo l'impressione
della giungla.
Parlando del bosco non si può fare a meno di ricordare le belle distese
di Leccio (Elighe) e di Roverella (Chercu) che si incontrano
in tutta la montagna.
Un cenno particolare merita la zona di Baddesalighes,
arricchita dalle più svariate essenze arboree dal noto Piercy che,
oltre ad essere un valente ingegnere, doveva anche avere una innata
passione per la natura. Il Giardino da lui realizzato si presenta
come un vasto campionario di piante che, aggiunto a quelle locali,
costituisce un patrimonio forestale assai apprezzato dai naturalisti,
dagli studiosi dai semplici visitatori; vi possono ammirare oltre
ai bei boschetti di castagno e nocciolo, anche Tuje, alcune specie
di Abete e Cedro, Larici, Platani, Faggi, Ippocastani, Sequoie, ecc.
Alcuni esempi:
AERA Acero minore; Acer monspessulan.
Diffuso in tutta la montagna con superfici tanto vaste da costituire
esempio unico per la Sardegna. Apprezzato per la bontà del
legno e per i bei colori autunnali,é endemico dell'Europa meridionale.
CARIASA ARESTE Ciliegio selvatico; Prunus Avium.
Trovasi spontaneo in montagna con esemplari altissimi molto rigogliosi,
in particolare nel canalone di Urpinos.
CASTANZA Castagno; Castanea Sativa.
Bellissima pianta dal portamento vigoroso, la cui coltivazione potrebbe
essere incrementata nei tratti della nostra montagna priva di vegetazione.
CHERCU Roverella; Quercus Pubescens.
Quercia a foglia caduca, assai apprezzata per le ghiande.
CHESSA Lentisco; Pistacia Lentiscus (Anacardiacea).
Il frutto è detto «lintiscu». Un arbusto caratteristico
della macchia mediterranea.
ELIGHE Leccio, Quercus Ilex (Fagacea).
Bellissima quercia a foglia perenne, si sviluppa considerevolmente
ed è molto apprezzata per i frutti e per il legno.
FRUSCU Pungitopo; Ruscus Aculeatus.
Pianta cespugliosa, dalle bellissime bacche rosse.
MELABRINA Melo selvatico; Malus communis.
E' stata localizzata in diverse zone della montagna e sitrova in alberi
ben sviluppati che annualmente producono piccole mele
dal gradevole profumo.
MURIGHESSA Gelso; Morus Alba.
Pianta nota perché serve da supporto per il baco da seta che
produce il tipico bozzolo giallo da cui si fila la seta.
MURTA Mirto; myrtus communis.
Forse l'arbusto più interessante a del gruppo della macchia
mediterranea; lo si trova nella fascia della mediae bassa collina.
NIBERU Tasso o albero della morte; taxus baccata.
Viene chiamato impropriamente «niberu» perché ha
una certa somiglianza con il Ginepro, che nel territoriodi Bolotana
e in tutto il Marghine non esiste. Pianta importantissima perché
è l'unica forma di vegetale dell'Europa risalente all'era terziaria
e che si è sempre riprodotta spontaneamente.
OLOSTRU Agrifoglio; Ilex Aquifolium.
Pianta assai bella ,ornamentale, dalle caratteristiche bacche rosse,
diffusa in tutta la montagna.
RUO ERBEGHINU Rosellina selvatica; Rosa canina.
Il fiore è detto «rosa padedda», il frutto «Pibirillò»
SUERZU Quercia da sughero; Quercus suber.
Albero noto per l'utilizzazione pratica della corteccia. Da noi è
poco diffuso e costituisce una fonte di reddito assai limitata.
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Le
attività lavorative legate al territorio |
La
laboriosità dei suoi abitanti, conosciuta in tutti i paesi
del circondario, consentì lo sfruttamento razionale del suo
territorio: la piana venne utilizzata per la coltivazione
del grano, orzo, avena, fave e ortaggi; nella collina furono impiantati
vigneti, oliveti, frutteti, mentre la montagna fu utilizzata per la
legna, le ghiande e tutti gli altri prodotti che poteva offrire il
bosco. Inoltre la maggior parte di questi terreni furono sfruttati
anche come pascoli per ovini, bovini,
caprini e suini in una ingegnosa alternanza con cadenza biennale definita
"bidattòne" e "paberile".
Questa organizzazione dell'attività produttiva con il supporto
della "soccida", una sorta di società costituita
da più soggetti, in genere in numero di quattro che si alternavano
a due a due nella conduzione del bestiame, consentì la presenza
di una figura che si dedicava, a settimane alterne, sia alla pastorizia
sia all'agricoltura.
Il risultato di questa filosofia permetteva la raccolta di una varietà
di prodotti agricoli che dava modo alle famiglie bolotanesi di avere
provviste abbondanti e diversificate senza dover ricorrere al baratto
con gli abitanti di altri paesi.
Fino alla metà degli anni '60, quando l'arrivo dell'emigrazione
tolse al paese le forze migliori, Bolotana era definita il "granaio
della provincia di Nuoro" e riuscì a versare agli ammassi
una quantità di grano che andava da 120 a 150 mila quintali,
oltre, naturalmente, al prodotto che veniva tenuto nei granai per
la provvista familiare e per la semina.
L'arrivo dell'industria, appena qualche
anno dopo, diede il colpo di grazia a questa mirabile organizzazione
economica e sociale, distruggendo, forse irrimediabilmente e senza
fornire delle alternative altrettanto valide, i valori di una cultura
secolare basata sulla solidarietà e che traeva dalla campagna
le sue risorse per vivere.
Dopo l'esperienza industriale degli ultimi 30 anni, che ha disatteso
le aspettative di quanti hanno investito le proprie speranze di sviluppo,
il paese di Bolotana guarda nuovamente al proprio territorio per riscoprire
risorse e opportunità che siano in grado di ricreare un tessuto
economico, sociale e culturale secondo la tradizione ma alla luce
dei bisogni attuali. L'artigianato, l'archeologia
e l'ambiente, con la creazione del Giardino
Botanico Montano di Badde 'e Salighes e il Parco Marghine-Goceano,
finalizzati ad uno sfruttamento turistico, sono gli obiettivi da raggiungere
nel prossimo futuro.
Gli anni 2000 saranno in grado di dirci se questa è la carta
giusta da giocare per dare nuova linfa al tessuto sociale ed economico
e riprendere quel filo interrotto della propria identità culturale
di una comunità che ha bisogno di riappropriarsi del suo passato. |
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Bibliografia:
Falchi F., "La flora del territorio di Bolotana", Quaderni
Bolotanesi n. 6, 1980
Falchi F., "La flora del territorio di Bolotana" (II), Quaderni
Bolotanesi n. 7, 1981
Della Marmora A., "Itinerario dell'isola di Sardegna", vol
II, Edizione Anastatica, 1868,Cagliari, p. 440-441
Carta L., "Benjamin Piercy (1827-1888)", Quaderni Bolotanesi
n. 13, 1987 |
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