COGNOME e NOME: | CATEGORIA di RELAZIONE : |
PEZZANA GIACINTA | collega e maestra |
Giacinta Pezzana è stata una professionista di primo livello, tanto grande e sicura che si concede il lusso di aiutare una giovane promettente come Eleonora Duse sia materialmente, facendola scritturare da Cesare Rossi (1878), che «...psicologicamente, confermandole una stima allora non frequente, di cui la giovane attrice sul punto di fiorire era particolarmente bisognosa...» (Mirella Schino, Il teatro di Eleonora Duse, Bologna, Il Mulino, 1992) |
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Giacinta Pezzana nel 1900 circa |
Roberto Bracco, in un articolo sul “Corriere di Napoli” del 19 febbraio 1899, riporta un episodio raccontatogli personalmente dalla Duse: «Eleonora Duse, ricordando le sue primissime armi fatte accanto a Giacinta Pezzana - l'unica attrice da cui traesse qualche alimento la meravigliosa genialità dusiana - mi raccontava come in una scena dolorosa d'un dramma dei quale le sfuggiva il titolo, Giacinta Pezzana una sera, all'improvviso, prendesse a ripetere una parola camminando concitatamente e mettendo in ogni ripetizione un suono strano, intenso, irresistibile. Eleonora Duse, giovinetta, ne ebbe un'impressione nuova. Ne fu scossa, ne fu meravigliata. E più tardi - cosi ella mi raccontava provò ancora quella impressione ascoltando certe prodigiose e sublimi insistenze wagneriane». |
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Nelle biografie dusiane, il legame Pezzana – Duse giunge al suo culmine nell’episodio “Teresa Raquin”, dramma di Zola rappresentato al teatro dei Fiorentini di Napoli nel 1879, e all’inaspettato successo ottenuto grazie alla maestria delle due attrici. «L'importanza per la Duse di questo episodio fu decretata a posteriori (…). Apparve nella bibliografia dusiana come riscoperta dei primi passi dell'attrice, come episodio simbolico di un unico incontro felice tra due differenti generazioni di artisti drammatici. |
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Nel '79, però, non fu sufficiente a cambiare lo status di amorosa alle prime armi della Duse, come testimonia anche l'altro avvenimento importante di poco successivo, il primo contratto con Cesare Rossi. Sembrò che l'attrice avesse trovato la miglior utilizzazione della sua presenza fisica statuaria: l'immobilità piena di vita e di energie compresse nel corpo di una vecchia paralitica. Riprenderà questa parte innumerevoli volte. L'abbiamo già detto: più che una interpretazione favorita diventerà per lei un personaggio divorante, che la invecchierà anzi tempo e la inchioderà innaturalmente ad una sola immagine». (Mirella Schino, Il teatro di Eleonora Duse, Bologna, Il Mulino, 1992) |
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Ecco
descrizione “sopra le righe” dei rapporti tra le due attrici,
riportata serissimamente da Arturo Lancellotti, tipico esempio della
“vulgata” dusiana. «E’ a
questo punto [nel
1878] che essa associa il nome suo a
quello d'una giovane esordiente destinata a divenire la prima delle nostre
attrici: Eleonora Duse. La Duse aveva allora vent'anni e la Pezzana
diciotto di più. Le tendenze della loro arte sono cosi diverse, che la
Pezzana nulla può insegnarle: ma
essa ne intuisce subito il valore e le dà consigli preziosi,
richiamandola spesso dal mondo dei sogni a quello della realtà. Eleonora
Duse ammira grandemente l'artista già celebre, e, timida e modesta, non
ha la più lontana idea del suo valore. Ascolta colei che considera come,
una maestra ripassarsi a bassa voce le parti per non, esaurirsi nelle
prove, ed è lieta di avere già adottato il medesimo sistema. La prima
sera che recitano assieme il successo della Duse non è, certo, inferiore
a quello della Pezzana. E dire che quest'ultima, trovandosi a contatto
d'un artista già tanto notevole, recitò più magistralmente del solito.
La Duse innanzi all’entusiasmo del pubblico che non si stancava di
chiamarla al proscenio, era come trasognata … Non mancarono, allora le
polemiche sui giornali e tra il pubblico. Alcuni giudicarono affettazione
lo slancio sincero della giovane attrice, contrapponendole l’arte più
sobria ed equilibrata della Pezzana. Ma la Pezzana assunse le difese della
nuova recluta, presagendo che sarebbe diventata una grandissima attrice» (Arturo
Lancellotti, I sovrani della scena, Roma, Faro, [1945?]) |
Giacinta e il sor Ernesto(Rossi)
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