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di Tommaso Moro dell'ENEL Venezia - CPCIE
INDAGINI GEOLOGICHE E GEOMECCANICHE PER IL POSIZIONAMENTO
E LO STUDIO DELLA STABILITA’ DEGLI SCAVI DELLA CENTRALE IDROELETTRICA DI EDOLO
1 – Premessa
Per la realizzazione dell’impianto idroelettrico di
generazione e pompaggio di Edolo è prevista la costruzione, presso l’abitato di
Edolo (BS), di una centrale in sotterraneo costituita da tre caverne
affiancate, con assi longitudinali paralleli fra di loro, destinate ad
alloggiare rispettivamente gli organi di intercettazione (caverna rotative), il
macchinario rotante idraulico ed elettrico (caverna sala macchine), e gli
organi di trasformazione della tensione (caverna trasformatori).
Le dimensioni principali delle tre cavità – larghezza,
lunghezza ed altezza – sono rispettivamente: per la caverna rotative 9,50 x 134
x 15 m, per la caverna sala macchine 16 x 175 x 47 m e per la caverna
trasformatori 14 x 164 x 20 m. (fig. 1)
Le tre cavità sono ubicate nel fianco sinistro della valle
Camonica e sono accessibili, dall’esterno, mediante una galleria della
lunghezza di circa 700 m; la copertura rocciosa in verticale, in corrispondenza
della caverna sala macchine , è pari a circa 370 m.
L’entità delle dimensioni degli scavi da realizzare, specie
per la caverna sala macchine, ha reso necessaria un’analisi approfondita
dell’ammasso roccioso interessato dalle opere così da ricavarne un modello
geologico e geomeccanico che ha permesso di affrontare sia il problema della
stabilità di massa delle cavità, con modelli matematici, sia delle pareti per
la possibilità geometrica di delimitazione di volumi di roccia.
2 – Caratteristiche della formazione rocciosa
2.1 Inquadramento geologico regionale
La centrale di Edolo è compresa nel foglio geologico 1:100.000 n° 19 “Tirano” edito a cura del
Servizio Geologico d’Italia nel 1962. Il foglio “Tirano” comprende tre delle
quattro zone tettoniche in cui risulta scomposto l’intero edificio strutturale
delle Alpi e cioè:
Alpi Meridionali
Austridi
Pennini
Le fasi di sviluppo di tale schema tettonico possono essere
così riassunte:
impostazione delle grandi anticlinali (anticlinale di Cedegolo con direzione N 20E ed immersione WNW.
formazione di grandi faglie e fratture parallele agli assi delle anticlinali suddette.
faglie trasversali verticali normali a quelle di cui sopra.
faglia del Tonale o Insubrica, che si sviluppa dal lago
Maggiore fino alle Giudicarie raggiungendo una lunghezza complessiva di 150 Km.
2.2 Caratteristiche litologiche e strutturali
La roccia interessata dallo scavo della centrale è
riferibile alla formazione indicata nella letteratura geologica col nome di
“Scisti di Edolo” facente parte del basamento cristallino delle Alpi
Meridionali.
L’affioramento di tale formazione è delimitato circa 3 km a
Nord di Edolo dall’importante linea tettonica del Tonale che ha direzione
all’incirca N 70° E e circa 3 km a Sud di Edolo da un’altra linea di
dislocazione (sovrascorrimento della Gallinera ) che ha prevalente direzione
NE-SW.
All’interno della formazione sono presenti numerose fasce di
cataclasiti e miloniti che hanno giacitura concordante con la direttrice
tettonica generale (ENE-WSW), ma che tendono a ruotare verso NW nei pressi di
Edolo e che rappresentano in taluni casi la convergenza di linee tettoniche
che, più ad occidente della zona in esame, sono separate ed indipendenti.
Immediatamente a Nord di Edolo, è segnalata la presenza di una fascia di
600-700 m di spessore di cataclasiti e miloniti nerastre con direzione ENE
-WNW; le miloniti risultano talora estremamente laminate ed untuose al tatto.
Le dislocazioni principali, hanno andamento principale E-W e
sono riferibili principalmente all’orogenesi ercinica riprese successivamente
dall’orogenesi alpina.
All’insieme di queste dislocazioni si sono sovrapposti
movimenti di tettonica tardiva con direzione circa n –S che hanno interessato
le preesistenti linee a direzione W – W.
2.3 Composizione mineralogica
All’osservazione microscopica i costituenti mineralogici
fondamentali del materiale roccioso risultano essere: quarzo, mica bianca, clorite e biotite. Come accessori
compaiono: feldspato, granato, tormalina, idrossidi di ferro e carbonati.
Il quarzo si presenta ad elementi generalmente piccoli con
contatti per lo più irregolari.
La mica bianca e la clorite, sono i principali costituenti
dei letti lepidoblastici e determinano la scistosità principale della roccia.
La biotite compare anch’essa principalmente nei letti lepidoblastici, in taluni
casi segue la scistosità, ma in gran parte è distribuita in modo irregolare o
trasversale alla scistosità principale mostrando la sua origine da contatto.
E’ frequente la presenza di lenti e vene di quarzo per lo
più parallele alle scistosità mentre in corrispondenza di alcuni sistemi di
frattura compaiono riempimenti di minerali secondari.
All’interno della formazione come già detto sono state
rinvenute fasce di rocce notevolmente fratturate e laminate: alcune di queste
presentano colore nerastro in superficie e sono untuose al tatto per la
concentrazione di materiale probabilmente granitico sulle superfici di
laminazione.
Questo tipo litologico mostra una grana più fine rispetto a
quelle circostanti, una maggiore percentuale di clorite, per lo più concentrata
ed allungata lungo le direzioni delle fratture, fasce di microgranulazione e,
molto spesso, una “struttura a nastri” del quarzo. I caratteri strutturali
testimoniano che tali rocce hanno subito una forte deformazione e cataclasi
seguita da una ricristallizzazione postcinematica.
3. Studio geologico per il progetto di massima
La prima fase di indagine stata impostata sulla
fotointerpretazione, puntando in particolare l’attenzione sulla individuazione
delle linee strutturali maggiori.
Da tale studio, eseguito su foto aeree riprese da alta quota
e da quota più bassa, è risultato che l’ammasso roccioso, dalla centrale fino a
Monte Colmo è interessato da nove faglie tutte ben individuate da incisioni
vallive molto nette, mentre la zona strettamente relativa alla centrale è
interessata da una sola faglia.
A seguito della costruzione della strada di accesso al pozzo
piezometrico di Monte Colmo, la roccia è stata messa a nudo per lunghi tratti:
ciò ha permesso di rilevarne, almeno a zone, le caratteristiche meccaniche dal
punto di vista qualitativo.
Dall’esame sul posto è inoltre stato confermato che la zona
strettamente relativa agli scavi della centrale era interessata direttamente da
una sola faglia con immersione a Nord, accompagnata da una fascia di materiale
laminato dello spessore di m 20. La previsione della posizione di tale faglia a
quota centrale è schematizzata nelle fig. 2 e 3. La posizione della centrale
sulla base di questo studio di tettonica generale è stata pertanto modificata,
rispetto al progetto iniziale, fino a conciliare le esigenze geologiche con
quelle di ottimazione dell’impianto.
4. Studio della fratturazione e delle
caratteristiche dei giunti
Lo studio geologico sia regionale che di dettaglio, sulla
base della foto-interpretazione e sul posto, ha permesso, come già detto, di
individuare quali fossero le linee tettoniche maggiori che potevano interessare
la centrale e di ubicare quindi l’opera nella posizione più adatta per quanto
riguarda la tettonica in grande.
A tale sistema di faglie si sovrappone normalmente una rete
di discontinuità minori che tuttavia rivestono grande importanza per lo studio
della stabilità delle pareti di uno scavo.
In fase di scavo della galleria di accesso, pertanto, si è
proceduto al rilevamento di tutte le fratture che interessavano lo scavo stesso
definendone in particolare:
Immersione ed inclinazione
Estensione monodimensionale
Apertura
Presenza o meno del materiale di riempimento
Presenza di acqua
Si è così concluso che l’ammasso roccioso, in cui verrà
scavata la centrale, è interessato da almeno cinque famiglie di fratture, i cui
valori di immersione e pendenza in corrispondenza dei massimi di frequenza nel
reticolo di Schmidt (fig. 4) possono essere così sintetizzati:
|
Immersione
|
Pendenza
|
Famiglia Verde*
|
180°
|
75°
|
Famiglia Blu
|
180°
|
40°
|
Famiglia Rossa
|
90°
|
50°
|
Famiglia Gialla
|
270°
|
70°
|
Famiglia Marrone
|
350°
|
50°
|
(*) Nella famiglia
verde sono state comprese anche le fratture che immergono verso Nord.
Queste ultime sono circa il 35% del totale delle fratture
verdi.
Dallo studio è inoltre emerso che le fratture appartenenti
alle famiglie marrone, blu e rosse sono sempre chiuse e non portano acqua.
Per contro le fratture gialle sono spesso aperte, portano
acqua ed hanno frequentemente materiale di riempimento.
Tali fratture inoltre sono talvolta accompagnate da fasce di
roccia fortemente laminata e fratturata.
E’ stato inoltre attraversato uno strato di potenza intorno
ai 20 metri di materiale fortemente laminato a grana fine untuosa al tatto, di
colore nerastro per la probabile concentrazione di materiale granitico di
origine tettonica.
4.1 Distanza delle fratture di ogni singola famiglia e
loro importanza
Sulla base dei dati raccolti in fase di scavo della galleria
di accesso, relativi alle discontinuità, è risultato che la famiglia di
fratture rossa, marrone e blu hanno scarsa importanza: infatti la distanza
media fra le singole fratture lungo l’asse della galleria di accesso varia tra
20 e 40 metri mentre le fratture della famiglia verde e della famiglia gialla
sono per contro caratterizzate da una distanza di interasse intorno ai 10
metri: la scistosità peraltro è estremamente variabile ed è spesso in
concordanza con le superfici di laminazione gialle anche se abbastanza
frequentemente coincide, sia come immersione che come direzione, con la famiglia
rossa. I giunti lungo la scistosità stessa si presentano tuttavia ben serrati
ed ondulati.
Dallo studio preliminare sulle caratteristiche dell’ammasso
roccioso più direttamente interessato dagli scavi ed in particolare sul suo
stato di fatturazione, sono emerse le seguenti considerazioni:
L’ammasso roccioso è interessato da cinque famiglie di
fratture la cui immersione, pendenza e distanza in interasse sono schematizzate
nella fig. 5 e riassunte nella tabella seguente.
Famiglia
|
Immersione
|
Pendenza
|
Distanza ( m ) in interasse
|
Verde
|
180°
|
75°
|
10
|
Blu
|
180°
|
40°
|
30
|
Rossa
|
90°
|
50°
|
50
|
Gialla
|
270°
|
70°
|
10
|
Marrone
|
350°
|
50°
|
20
|
Le fratture appartenenti alla famiglia rossa, marrone e blu
risultano essere pocofrequenti, poco estese in lunghezza e non continue
nell’ammasso roccioso.
Alle fratture appartenenti alla famiglia verde è stata
cautelativamente attribuita una distanza in interasse di 10 metri anche se tali
fratture si presentano a fasce con tratti, talora anche di 560 metri, in cui
sono assenti. La loro continuità nell’ammasso roccioso è dubbia.
Le fratture appartenenti alla famiglia gialla sono frequenti,
accompagnate talvolta da fasce di materiale fortemente laminato, a grana fine,
untuoso al tatto ed a volte si presentano accompagnate da materiale laminato e
fratturato.Sulla base di questi elementi le fratture gialle sono state
considerate continue nell’ammasso.
La distanza in interasse e l’orientamento delle singole
famiglie di fratture ha permesso, in questa prima analisi, di dare
un’indicazione sulla forma e sul volume degli elementi in cui può risultare
suddiviso l’ammasso roccioso interessato dalla centrale.
5 Rilievo sismico a rifrazione
Lungo la galleria d’accesso è stato eseguito, su ambedue i
paramenti, un rilievo sismico a rifrazione sviluppato in due fasi.
La prima fase ha riguardato il rilievo sismico a rifrazione
sui due paramenti fino alla progressiva 770 m circa.
Nella seconda fase sono state eseguite misure di velocità
nel cunicolo prove, posto alla progressiva 550 circa.
L’indagine lungo i piedritti della galleria d’accesso è
stata eseguita, da progressiva 40 a 550, con stendimenti di ricevitori
distanziati di 10 m ed impiegando quale fonte di energia detonatori elettrici.
Per il tratto tra progressiva 550 e fine scavo le misure di velocità sono state
eseguite mediante rilievi a microrifrazione con stendimenti di 8 ricevitori
distanziati di 1,5 m ed usando come sorgente di energia una mazza manovrata a
mano.
Per il tratto da progressiva 40 a progressiva 550, la
velocità riscontrata è sempre vicina a 5000 m/sec, con tratti intermedi in cui
la velocità supera i 5000m/sec.
Anche per il tratto da 550 m a fondo scavo, la velocità
sismica si mantiene su tali valori con un solo tratto di circa 20 metri, in cui
la velocità scende sotto i 4000 m/sec: tale tratto è in corrispondenza degli
scisti laminatidi cui si è fatto cenno al paragrafo 3.
La velocità media si può comunque ritenere elevata ed è
tipica di una roccia poco fratturata.
6. Scavo Centrale ed opere annesse
In fase di scavo della calotta sala macchine, sala
trasformatori e rotative, il rilevamento è proseguito sistematicamente per i
giunti, con l’aggiunta della determinazione di alcuni parametri, caratteristici
delle discontinuità, la cui introduzione si è resa necessaria per alcune
considerazioni di seguito esposte. I fattori che regolano la resistenza al
taglio di una discontinuità, con le pareti a contatto tra loro, sono:
Le caratteristiche geometriche, la scabrezza e la persistenza di tali
elementi.
-
Le caratteristiche geometriche delle superfici di discontinuità (lisce, ondulate, scabre) concorrono a
determinare la direzione iniziale di scivolamento: angolosità o ondulazioni di
grande scala non vengono tranciate da sforzi di taglio ma tendono a venire
scavalcate.
La scabrezza influenza più
direttamente la resistenza al taglio. Tale misura è stata fatta a piccola e
grande scala col pettine di Barton ed i valori di tali parametri (J.R.C.) sono
stati ottenuti per confronto con profili proposti da Barton stesso.
- La resistenza a compressione delle pareti di una discontinuità è un fattore
che incide sia sulla resistenza al taglio che sulla deformabilità: quando
in un ammasso roccioso si grnrrano sforzi di taglio tali da causare anche
deformazioni modeste, può accadere che il contatto tra le pareti della
discontinuità, si verifichi in un’area molto ristretta attraverso le
asperità; in tal caso se le tensioni hanno localmente un valore prossimo o
superiore alla resistenza alla compressione delle pareti, le asperità
possono essere tranciate , con l’effetto di una globale diminuzione della
resistenza al taglio.
Lo spessore di roccia che entra
in gioco nella resistenza a compressione delle pareti di una discontinuità è
generalmente molto sottile, pertanto va attribuita particolare importanza ai
fenomeni di alterazione anche se di scarsa entità e poiché la roccia si
presenta in genere più alterata lungo le superfici di discontinuità che non
all’interno dei singoli blocchi in cui è suddiviso l’ammasso è importante
determinare tale valore J.C.S.).
Per stabilire tale parametro ci
si è serviti del martello di Schmidt.
I giunti quindi sono stati
caratterizzati oltre che con i parametri riportati al par. 4, da quelli
seguenti:
- Evidenza di strie di frizione.
- Determinazione del parametro J.R.C. (joint roughness
coefficient).
- Determinazione del parametro J.C.S. (joint compression
strenght).
Nelle premesse era stata evidenziata la presenza locale negli “scisti di Edolo” di giunti
particolarmente ricchi di spalmature nere, granitiche molto untuose legate a
fenomeni tettonici.
Tale materiale non individuato
all’esterno dell’ammasso roccioso interessato dalla centrale, è comparso, in
corrispondenza di una faglia appartenente alle fratture gialle sia nella sala
macchine che in quella trasformatori: tale faglia coincide con quella segnalata
in fase di previsioni per il progetto di massima.
Particolare cura è stata
naturalmente posta nel rilevamento delle caratteristiche di tali materiali in
modo da poterle poi trasferire al modello geomeccanico in studio.
La giacitura e lo spessore degli scisti laminati non sono molto chiari: sono stati tuttavia considerati come
facenti parte di uno strato continuo e collegabile fra la sala macchine e la
sala trasformatori. Il rilevamento di tutti i giunti ha portato a raccogliere un
numero elevatissimo di dati da cui è nata l’esigenza di distinguere quei giunti
che potevano creare problemi di stabilità delle pareti da quelli invece poco
determinanti per la stabilità delle pareti stesse (fig.6).
Pertanto è stato necessario
suddividere i vari giunti a seconda se potevano essere considerati continui o
meno nell’ammasso roccioso, definendo continui nell’ammasso roccioso e quindi
possibili isolatori di blocchi i giunti che presentavano le seguenti
caratteristiche:
- Portatori di acqua.
- Presenza di strie di frizione.
- Presenza di materiale di riempimento lungo il giunto stesso.
- Presenza di breccia di frizione o milonite lungo il giunto.
- Tracce evidenti di movimento.
- Estensione dei giunti sui piedritti ed in calotta.
- Presenza di roccia laminata.
Tali giunti sono stati proiettati
sulle pareti dello scavo e pertanto sono oggetto di particolare attenzione in
fase di scavo dei ribassi.
Da quanto emerso dai rilevamenti
eseguiti in fase di scvo dalle calotte dei tre scavi della centrale la
situazione può essere così sintetizzata:
Nella prima metà della sala macchine lati monte e valle parte
Sud sono presenti fratture appartenenti alla famiglia verde con la stessa
distanza in interasse prevista dopo la fase di studio della galleria di
accesso.
Nell’altra metà della centrale (parte Nord) è apparsa una sola
frattura classificata in questa prima fase come verde se al limite come dati di
immersione ed inclinazione con le fratture di tale famiglia.
Le fratture appartenenti alla famiglia gialla sono sempre
molto frequenti e valgono le stesse considerazioni fatte in fase di previsione.
Analogo discorso vale per le fratture appartenenti alle
famiglie rosse, marrone e blu. L’immersione e l’inclinazione delle fratture è
rimasta quasi invariata salvo una rotazione dei massimi di frequenza di alcune
famiglie di fratture (reticolo di Schmidt fig. 7)
Sono stati individuati e
posizionati spazialmente due litotipi, uno definito “Scisti di Edolo” (tipo 1)
e l’altro “Scisti laminati” (tipo 2) a caratteristiche meccaniche diverse (vedere
fig. 8)
La situazione cunei delle pareti
della sala macchine è quindi schematizzata nella fig. 9.
Per questo schema si sono
presupposte continue in tutto lo scavo le fratture considerate pericolose, in
quanto il loro incontro può isolare cunei (vedi fig. 10)
Scopo pertanto del rilevamento in
fase di ribasso è quello di controllare oltre la presenza di tali fratture la
loro continuità (vedi fig. 11). Di tutti i giunti evidenziati in fase di scavo
è stato rilevato il valore di J.R.C. e in parte il valore di J.C.S.
I valori di tali parametri,
attribuiti ai giunti di ogni famiglia di fratture per i due tipi di materiali
evidenziati nello scavo (scisti di Edolo e scisti laminati) sono riportati
nelle tabelle seguenti.
.....se trovo qualcuno interessato a questo studio......completo la pagina..
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IMMAGINI
Edolo
sala macchine centrale di Edolo
ghiacciaio Salarno: 1984
ghiacciaio Salarno: 2001
monte Colmo
Edolo
diga Baitone
diga Baitone
diga Baitone
lago Baitone
val d'Avio
diga Baitone
centrale di Baitone
centrale di Baitone
val Miller
val Miller
val d'Avio
val d'Avio
lago d'Arno
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