Geologia della Valcamonica,Indagini Geologiche e geomeccaniche


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Geologia della Valcamonica Indagine geologica Pegmatiti

legge regionale di protezione ambientale flora protetta: raccolta regolamentata flora protetta: raccolta vietata

da L’Aviolo 1986 – pag. 110 – 115

ROCCE E MINERALI DELLA VALCAMONICA di Mario Peloso

Descrivere tutte le rocce e i minerali della Valcamonica comporterebbe ben altro che poche pagine e qualche foto; mi atterrò quin­di alla descrizione dei fatti geologici più im­portanti e dei minerali più comuni, o che han­no dato luogo a sfruttamenti industriali.

La Valcamonica è stata un polo di attrazio­ne per generazioni di studiosi di geologia, sia italiani che stranieri.
Tempo fa, accampati in località Pianaccio, ho incontrato tre geologi dell’Università di Basilea che stavano sistemando decine di sacchetti di campioni di roccia da inviare ai loro laboratori. Nel suo stentato italiano uno dei tre mi ha spiegato il motivo della loro campagna di ricerca in tale luogo:
secondo recenti studi quelle rocce apparte­nenti al complesso Austroalpino sarebbero molto più antiche di quanto finora si è credu­to.
Mi ha pure illustrato e consigliato un’escursione alla vicina zona dei laghi Seroti, a suo parere interessantissima sia dal lato geologico che paesaggistico. Troppo so­vente e per troppe cose gli stranieri conosco­no più di noi ciò che ci circonda.
Questo interessamento per la Valcamonica da parte degli studiosi è dato dalla sua com­plessità tettonica e dai numerosi giacimenti minerari sfruttati fin dalla preistoria.
Negli ultimi anni per la realizzazione di grandiosi impianti idroelettici sono stati ef­fettuati profondi studi sia geologici che della meccanica delle rocce.
Per comprendere quanto sia interessante la struttura tettonica basta dire che il foglio N0 19 “Tirano” della carta geologica d’Italia che comprende l’Alta e parte della Media Valcamonica é interessato da tre delle quat­tro zone in cui é suddivisa l’intera struttura delle Alpi: Alpi Meridionali, Austridi e Pen­nidi.
I fenomeni geologici dell’era Terziaria che più hanno contribuito alla tettonica della Val­le sono:
l’anticlinale di Cedegolo, grande piega for­matesi durante il corrugamento che ha por­tato alla formazione delle Alpi;
la linea Insubrica o del Tonale che separa le Alpi Meridionali dalle altre formazioni; si tratta di una faglia di scorrimento larga cen­tinaia di metri, composta da roccia strizzata e finemente fratturata (zona franosa visibile scendendo dal Passo Aprica verso la Valtelli­na) che partendo dall’interno della Iugoslavia interessa l’Austria lungo la valle del Gail, percorre la Pusteria, entra nelle valli di Non e di Sole dal passo delle Palade, raggiunge il Tonale, la Valtellina e prosegue oltre il Lago Maggiore fino in Piemonte.

Questa faglia era il punto di contatto fra il continente Africano e l’Eurasia quando que­sti continenti, alla deriva come immensi zat­teroni, si sono incontrati sollevando la catena alpina.
Le località della Valcamonica interessate dalla linea Insubrica sono: Tonale, sinistra orografica dell’Oglio che attraversa a Incudi­ne, Monno, Mola, Monte della Piana, Guspes­sa, Monte Padrio e Trivigno.

Altre faglie minori sono:
la linea del Mortirolo considerata una del­le più importanti delle Austridi
la linea delle Orobiche o della Gallinera
la linea di Sellero e marginalmente la li­nea della Valtrompia.

Sempre nell’era terziaria la Valcamonica é interessata da un altro grandioso evento geologico:
la formazione dell’Adamello, la più grande massa dioritica delle Alpi. Oltre tren­ta milioni di anni fa una enorme quantità di roccia fusa, quasi duemila miliardi di metri cubi, sale da una profondità di decine di chilo­metri, solleva sposta, sconquassa e fonde le rocce preesistenti senza tuttavia riuscire a sfondarle e rimanendo imprigionata sotto pressioni inimmaginabili é obbligata ad un lento raffreddamento assumendo così una struttura granitica da cui deriva il nome im­proprio di “granito dell’Adamello”.

La formazione dell’Adamello é portata co­me esempio su ogni trattato di geologia ri­guardante le rocce intrusive; diciamo che ha avuto una formazione da manuale.
La roccia dell’Adamello è la Diorite che é composta da diversi minerali. Le percentuali dei suoi componenti variano da zona a zona; per distingure questa particolarità la roccia è distinta con nomi diversi: Diorite, tonalite, granodiorite, leucotonalite, gabbrodiorite ecc.

L’aspetto attuale dell’Adamello è dovuto all’erosione meteorica e glaciale subita per milioni di anni, opera distruttiva che ha pri­ma demolito e asportato il pacco di rocce preesistenti che lo ricopriva e successiva­mente ha distrutto parte del plutone stesso dandogli la forma attuale.

Altri affioramenti magmatici meno impor­tanti si trovano lungo tutta la Valle: la Diori­te dei Serottini, vari filoni Aplitici e Pegma­titici; le Diabasi di Edolo considerate il grup­po più importante esistente in Italia; i filoni porfirici e granitici affioranti in più località.

Le rocce che formano la crosta terrestre si dividono in tre classi:
magmatiche
sedimen­tarie
metamorfiche.

Nella valle le formazioni più importanti di queste classi occupano ognuna una zona ben delimitata.

— ROCCE MAGMATICHE: area dell’Ada­mello e dei Serottini
— ROCCE SEDIMENTARIE: di origine con­tinentale quali arenarie e conglomerati, di origine marina quali calcari e dolomie spesso fossiliferi, occupano la valle da Capodiponte al Lago d’Iseo; ad esse appartengono sia i possenti banchi di Anidrite di Costa Volpino sia gli strati mineralizzati del Servino.
— ROCCE METAMORFICHE: in gran parte micascisti, rocce profondamente metamorfo­sate, a volte é difficile distinguere se all’ori­gine erano sedimentarie o eruttive, sono le più antiche e fanno da basamento a tutte le altre, occupano la valle a nord di Capodipon­te (i contatti con le arenarie sono visibili all’altezza del passaggio a livello tra Capodi­ponte e Sellero) un’area minore si trova a nord-est di Pisogne.

Minerali

I giacimenti camuni di siderite (carbonato di ferro, peso specifico 37-38, resa in metallo circa 480/o), industrialmente i più importanti, hanno più origini. Per la maggior parte degli studiosi sarebbero di origine sedimentaria quelli stratificati entro la formazione del Ser­vino, formazione che interessa le Prealpi Lombarde dal Lago di Como al Lago di Gar­da. Questi banchi si sarebbero formati due­cento milioni di anni fa su un fondo marino poco profondo (successivamente si sono solle­vati durante la formazione delle Alpi il che spiega la presenza di fossili marini nelle roc­ce della Concarena e della Presolana), il ferro spatico si sarebbe depositato per sedimenta­zione chimica e organica; secondo altri po­trebbero essere di origine metasomatica, os­sia il minerale si sarebbe formato successiva­mente alla sedimentazione delle rocce incas­santi per circolazione di acque ricche di ferro che venute a contatto con rocce carbonatiche si sarebbe combinato con le stesse.

Riguardo i filoni compresi entro il basa­mento scistoso cristallino alcuni sono di ori­gine indeterminabile perché erano presenti prima della metamorfosazione di dette rocce, altri si sono formati per deposito diretto del minerale salito dal profondo attraverso le fessure della crosta terrestre.

La siderite, più o meno ricca di mangane­se, é a volte associata ad altri minerali in mo­do particolare a dei solfuri quali: Pirite (fer­ro), Calcopirite (rame), Galena (piombo e ar­gento), Blenda (zinco), Pirrotina (ferro e ni­chel), Bismutinite (bismuto), Arsenopirite (ferro e arsenico) ecc...

In alcuni giacimenti dove questi solfuri erano sfruttabili hanno avuto luogo produ­zioni di rame, zinco, piombo e argento.

Un interessante filone di galena argentife­ra é stato attraversato in comune di Berzo­Demo nel 1947-48 dagli scavi della galleria di derivazione dell’impianto idroelettrico Sonico-Cedegolo.

Il giacimento di pirottina esistente nelle vici­nanze di Cortenedolo, noto con il nome “Buca dell’oro” come formazione è legato ai banchi di quarzite del gruppo di Dosso Paso, banchi mineralizzati che interessano, da ambedue i lati, la valle di Corteno da Edolo all’Aprica.

Per la produzione di talco durante l’ultima guerra é stato sfruttato un giacimento di Steatite esistente in val Brandet.

Notevole sfruttamento ha l’Anidrite di Co­sta Volpino chiamata Volpinite o Bardiglio di Bergamo data la somiglianza con il noto mar­mo della Alpi Apuane.

Altri minerali e rocce sfruttati in Valcamo­nica sono: Quarzo, Barite, Feldspati, Gesso, Calcare per la produzione di calce e carburo di calcio, marmi e pietre da taglio in genere. Legate a giacimenti minerari sono pure le note acque minerali di Boario e Angolo.

L’oro nativo é stato individuato nella mi­niera di Duadello in val Palot (Pisogne) e nel­la miniera di Carona (Sellero) dove è accom­pagnato dall’Eletro, oro in lega con l’argento. L’oro in pagliuzze con granuli di magnetite titanifera e zircone era cercato, fino al secolo scorso, nella sabbia dell’Oglio a Bonpensiero e Acqualunga nella bassa bresciana.

All’inizio del 1800 l’ing. G.B. Brocchi, muni­to di microscopio, credette di individuare nelle sabbie dell’Oglio Topazi, Rubini e Zaffi­ri, ma con ogni probabilità si trattava di gra­nuli di minerali dei quali si parla più avanti. Interessante e di attualità ecologica un fatto accaduto oltre 400 anni fa.

Nel 1574 l’arciprete di Edolo, Panfilo Ro­vati, chiede alla Serenissima Repubblica Ve­neta di poter trarre allume di rocca e salnitro dai monti di Incudine, Mù e Sonico ma i co­muni inviavano una petizione a Venezia per­chè sono contrari in quanto tali lavori sareb­bero risultati dannosi alla zona.

Presso i collezionisti di minerali la Valca­monica più che per le sue miniere è nota per i cristalli formatisi durante la cristallizzazione delle rocce fuse dal contatto del magma dell’Adamello, rocce che, a quote variabili, interessano il versante sinistro orografico dell’Oglio dall’Alta Valle al Passo di Crocedo­mini.

Le rocce calcareo-dolomitiche pure si sono trasformate in marmi bianchi, quelle impure in calcefiri e quelle marnoso-argillose in cor­nubianiti. I minerali più notevoli individuati nell’aureola di contatto dell’Adamello sono:

Diopside, Wollastonite, Fassaite, Brucite, Xantofilite, Zoisite, Tremolite, Epidoto, Oli­vina, Tormalina, Andalusite, Cordierite, Sil­limanite, Calcite, Aragonite, Vesuvianite, Calcopirite, Malachite, Thulite, Spinello, Clorite, Ortoclasio, Microclino, Titanite, Thaumasite, Quarzo, Flogopite, Scapolite (Dipiro) e vari tipi di granati quali: Grossula­ria, Melanite e Andradite.

Notevoli campioni di aragonite coralloide, che nulla hanno da invidiare ai classici cam­pioni provenienti dalla Stiria, ho rinvenuto nelle vecchie miniere di siderite camune.

IMMAGINI


lago d'Arno


lago d'Arno


lago d'Arno


lago d'Arno


lago d'Arno


Adamé: zona passo del Forcel Rosso


Adamé: zona passo del Forcel Rosso


Adamé: zona passo del Forcel Rosso


Adamé


Pozza d'Arno


Adamé


Adamé


Arno

Estratto dal sito del Parco dell'Adamello:
Serata a tema su:
GEOLOGIA E MINERALOGIA DEL PARCO DELL'ADAMELLO



Martedì 21 agosto 2001, presso la Sede del Parco dell'Adamello di Vezza d'Oglio si terrà la conferenza dal titolo "Geologia e mineralogia del Parco dell'Adamello"
Relatori saranno Dr. Federico Pezzotta e Dr. Alessandro Guastoni, del Museo Civico di Storia Naturale di Milano.

Tale conferenza è la prima di una serie di iniziative divulgative previste da una Convenzione tra la Comunità Montana di Valle Camonica, Parco dell'Adamello, ed il Museo Civico di Storia Naturale di Milano, avente per oggetto una ricerca a scopi scientifici e museologici di un giacimento pegmatitico di recente scoperta in Valle Adamè.

Il Parco dell'Adamello occupa una vasta area che comprende la porzione occidentale del massiccio tonalitico dell'Adamello, affioramenti di rocce metamorfiche antiche (rocce del basamento ercinico) e vasti affioramenti di rocce sedimentarie facenti parte della successione sedimentaria mesozoica.

Al contatto con il massiccio tonalitico, le rocce del basamento ercinico e quelle della successione sedimentaria presentano una ampia fascia caratterizzata da metamorfismo di contatto.

Al di la dei termini tecnici, questa breve descrizione geologica lascia facilmente intuire come l'area in oggetto sia caratterizzata da una notevole serie di rocce diverse, la cui formazione è legata a processi geologici complessi.

Proprio a causa della presenza di queste diverse rocce e questi complessi fenomeni geologici vi è stata la possibilità della formazione di un gran numero di giacimenti mineralogici che rendono di eccezionale interesse scientifico tutta la Valle Camonica.

Sicuramente i minerali più noti della zona sono quelli formatisi per metamorfismo di contatto, entro particolari rocce che prendono il nome di calcefiri, cornubianiti e skarns.

Tali rocce si sono originate per il fortissimo riscaldamento effettuato sulle rocce sedimentarie a causa delle intrusioni delle grandi masse magmatiche che hanno originato il massiccio dell'Adamello.
Tra questi minerali i più comuni sono la grossularia, la vesuvianite, il diopside, l'epidoto, lo spinello, la wollastonite, etc. Non mancano tuttavia anche le rarità; è recente infatti la scoperta della offretite, rarissima specie appartenente al gruppo delle zeoliti. Le località più classiche si trovano nei comuni di Breno, Braone e Saviore dell'Adamello.

Non mancano nella Val Camonica i giacimenti metalliferi. Si tratta di mineralizzazioni che soprattutto in passato hanno rivestito un interesse economico non indifferente. Questi giacimenti presentano numerose specie rare, oggetto anche in anni recenti di studi scientifici. Tra le località più note va sicuramente menzionata la miniera di rame e bismuto del Duadello.

Di recentissima scoperta è poi la presenza di importanti manifestazioni pegmatitiche. Poco o nulla si sapeva fino a poco tempo fa dell'esistenza di questi particolari giacimenti nell'area, ma grazie alla segnalazione di alcuni appassionati ricercatori di minerali locali, sono stati recentemente scoperti minerali unici per l'arco alpino, come l'elbaite (particolare specie di interesse scientifico e gemmologico del gruppo delle tormaline), la lepidolite (minerale del gruppo delle miche contenente litio), la morganite (varietà di berillo contenente cesio), e molte altre ancora oggetto attualmente di ricerca ed approfondimento scientifico.

Si sottolinea che, soprattutto grazie alle nuove ricerche in collaborazione con il Museo Civico di Storia Naturale di Milano, il Parco dell'Adamello si sta arricchendo di una collezione mineralogica e petrografia che non solo sarà l'oggetto prossimamente di una esposizione al pubblico, ma anche garantirà in loco la conservazione di esemplari di eccezionale interesse scientifico rappresentativi della straordinaria varietà mineralogica di quest'area.

da Tracce 2000 del CAI

Giorgio G. Bardelli – Interessanti ritrovamenti mineralogici in alta Valsaviore.


Vorrei raccontare di un nuovo recente ritrovamento, che permette di compiere un passo avanti nella conoscenza del territorio del Parco dell’Adamello.
Si tratta della scoperta, nella zona del Lago d’Arno, di alcuni mi­nerali interessanti dal punto di vista scientifico: cabasite e offretite in particolare.
Niente di spettacolare, non si tratta di grandi cristalli né tan­tomeno di minerali vistosi e colorati: il vero interesse deri­va dalla loro relativa rarità. Ma andiamo per gradi.

Il bacino artificiale dell’Arno si estende per circa tre chilo­metri di lunghezza a cavallo di una zona geologicamente interessante, definita “di contatto”. In parole semplici, qui vengono a incontrarsi rocce di natura differente: la tonalite, conosciuta impropriamente anche come “granito dell’Ada­mello”, e rocce più antiche di svariati tipi, esistenti già da centinaia di milioni di anni quando un magma fluido e cal­dissimo salito dalle parti più profonde della crosta terrestre si è raffreddato e solidificato tra esse.

La massa di magma raffreddato e cristallizzato è costituita appunto dalla tonalite, roccia di cui sono fatte le cime più elevate del gruppo dell’Adamello. I1 magma ancora caldo, a temperature di svariate centinaia di gradi, ha surriscaldato le rocce circostanti, provocando all’interno di esse fenome­ni di ricristallizzazione definiti nel loro complesso “metamorfismo di contatto”, con formazione di nuovi minerali, prima assenti, tramite processi di vario tipo.

Tutto questo è noto da tempo, così come da molti anni gli esperti sanno che nelle vicinanze della massa tonalitica è possibile trovare minerali scientificamente interessanti, anche se, generalmente privi di interesse dal punto di vista delle applicazioni pratiche, definibili come “minerali di contatto”.

La cabasite non è uno dei minerali più comuni nelle nostre zone, pur essendo stata segnalata già all’inizio del secolo nei pressi del passo di Forcel Rosso in Valle Adamé e, più recentemente, nella nella valle di Braone, presso il dosso degli Areti. In una ristretta zona nei pressi del Lago d’Arno essa è invece presente in grande quantità, presentadosi in cristalli bianchi oppure incolori e trasparenti, di forma apparentemente ­cubica e con dimensioni che al massimo raggiungono i quattro millimetri circa. I cristalli di cabasite sono spesso appoggiati su un sottile strato di minerali di colore grigio lucente, i quali costitui­scono delle sferulette dal diametro inferiore al millimetro. Queste, osservate a forte ingrandimento, sì rilevano costituite da aggregati di due minerali diversi: lamine di cabasite e cristalli ­aciculari di offretite. Quest’ultima è una specie minerale complessivamente rara in Italia, essendo stata ritrovata per ­la prima volta nel nostro Paese nelle vicinanze Forcel Rosso e, successivamente, solo in poche località venete.

La zona compresa tra Passo Forcel Rosso e il Lago d’Arno di notevole interesse e senz’altro meriterà ulteriori sopralluoghi in futuro.

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