Le celebrazioni, i riti, le liturgie della
settimana Santa ed in particolar modo la Domenica delle Palme sono
fulcro del notevole patrimonio tradizionale della profonda religiosità
cristiana di Gangi.
Nella suggestiva processione vengono espressi
con molta plasticità segni religiosi ed antropologici.
Il segno religioso è intimamente legato alla celebrazione
liturgica che si ispira all'entrata trionfale di Gesù a Gerusalemme:
"Il giorno dopo, la grande folla giunta per la festa, sentito
che Gesù veniva a Gerusalemme, prese rami di palma e gli
andò incontro gridando: Osanna! Benedetto colui che viene
nel nome del Signore, re di Israele!"(GV. 12,12).
Il segno antropologico è strettamente connesso
all'attività agricola. In un ambiente come quello gangitano
in cui il quotidiano lavoro degli uomini è scandito dagli
innumerevoli cicli della terra, la palma, simbolo di fecondità,
ha un suo linguaggio appropriato. Pertanto la processione viene
vissuta in pieno dalla comunità.
Un ruolo centrale nell'organizzazione pratica della
processione viene giocato dalle confraternite che a Gangi
sono ben undici e hanno origini antichissime. La tradizione vuole
che una confraternita per volta, secondo un già stabilito
ordine ciclico, provvede a sostenere le spese per la scelta e la
raccolta delle palme e dei rami di dattero.
Già alle prime luci dell'alba i confrati
si riuniscono nella chiesa di appartenenza della confraternita organizzatrice,
addobbano le palme e si recano alla Chiesa Madre, da dove parte
ufficialmente la processione alle ore dieci circa. Le Palme, sono
autentici capolavori. Sono costituite da innumerevoli rami fissati
intorno ad un asse centrale ("cunocchia") che ne agevola
la presa; in chiave antropologica ogni ramo simboleggia
la singola persona, l'unione delle persone la comunità
e di riflesso viene quindi esaltata la solidarietà. I rami
sono accuratamente adornati con fiori e datteri e con pregevoli
manufatti a forma di croci o di canestrini, ottenuti dall'intreccio
delle foglie più tenere della palma e di colore più
chiaro.
Vi sono tante palme quante sono le confraternite.
Ogni singola palma, portata a turno, è accompagnata
dai rispettivi confrati che recano le preziose insegne della confraternita
e il relativo stendardo ricamato in oro indossando gli antichi e
originali costumi del '600. Inoltre ogni confraternita è
preceduta da due confrati vestiti dell'originale e tipica rubrica
(tradizionale paramento sacro) che suonano il tamburo. Questo suono
forte e gioiosamente ritmato aiuta meravigliosamente a far visualizzare
e a rendere partecipi i fedeli all'entrata trionfale di Gesù
a Gerusalemme.
Lungo il percorso, caratterizzato dai suggestivi
scorci offerti dalle viuzze mediovaleggianti del centro storico,
la processione fa "stazione" presso la Chiesa del SS.
Salvatore, dove entra dal portale est, attraversa la navata ed esce
dal portale sud. Il presbitero che presiede la processione,
giunta questa all'altare, proclama il passo del Vangelo di Giovanni
di fronte all'assemblea, come previsto dalla liturgia.
Questa tradizione trova le sue motivazioni
in un fatto storico. Nei primi del '700 il marchese Don Gandolfo
Bongiorno, dopo un viaggio a Roma, fece costruire l'interno della
Chiesa del SS. Salvatore imitando lo stile di una delle navate della
basilica di S. Giovanni in Laterano, ed ottenendo molti privilegi
propri di questa chiesa romana come appunto la processione
delle palme che parte dalla Chiesa Madre e si reca alla Chiesa del
SS. Salvatore, per imitare quella che si svolge a Roma in rapporto
con la Chiesa di S. Giovanni in Laterano.
Poi riparte nuovamente per ritornare alla Chiesa
Madre che anticamente veniva fatta trovare chiusa e veniva aperta
solo dopo aver bussato tre volte con l'asta della croce al portone
centrale. Anche questo gesto, oggi abolito dal nuovo rito, era carico
di profondo significato teologico: l'ingresso alla Gerusalemme celeste
è stato possibile dalla passione e morte di Cristo. La processione
ha termine con la celebrazione eucaristica. Le Palme saranno
divise ed offerte in dono ai fedeli come segno di pace e di riconciliazione.
A
cura dell'Associazione Turistica Pro-Gangi
(Marco Sauro, Enzo Scavuzzo)
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