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un paese ricco di storia e arte un itinerario per scoprire Gangi e le sue bellezze artistiche
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[--] Fu in un giorno d'agosto-/
durante uno di quei temporali estivi che sembrano lavarti l'animo da tutti i peccati che arrivai a Gangi…
La nebbia-/
che sembrava panna montata
era fitta e copriva interamente il paese conferendogli un'aura d'antico segreto//
così candida la nebbia-/
sembrava una veste che copre le pudende d'una giovane donna…
penetrarla fu come sollevare quell'abito per scoprire quali misteri nascondesse…

(---) ricordo d'infanzia

mi viene in mente quella volta in sacrestia che sollevai la gonna di Annalisa… le mie mani incerte frugavano in mezzo alle sue cosce… era la prima volta che mi si spalancava davanti la nudità femminile e tutto il suo abisso di piacere… inesperto guidato solamente dall'esperienza appresa da qualche giornaletto cercai d'amarla…fu tutto inutile…
i giornaletti non spiegano nulla mostrano nella maniera più becera la magia del rito dell'indivisibilità…
il corpo maschile e quello femminile da sempre separati e ignari l'uno dell'altro finalmente fusi e armonizzati nella più grande perdita energetica (---)


[--] appena attraversata la barriera di nebbia si svelò il mistero
un intera montagna coperta da case-/
lo spettacolo dell'operosità dell'uomo che ruba spazio alla natura…
Ammassate fra di loro facevano sfoggio dei loro sfavillanti colori-/ infatti benché le costruzioni in pietra dominassero il paesaggio-/ qua e la le colorazioni sgargianti e sgarbate dei prospetti attiravano lo sguardo-/
come luci artificiali nella notte attirano ignare schiere di insetti-/ che in quei paradisi luccicanti troveranno la morte…
Quelle raggianti tinte erano il residuo degli anni settanta -/ della politica di abbandono dei centri storici-/ di quel gusto un po' kitch che era stato moda d'un'intera generazione///…
Osservando il paese mi accorsi di una linea immaginaria che saliva dal basso verso l'alto-/ un ideale congiungimento tra la testa e i piedi di quel corpo di pietra e cemento adagiato sornione sotto i caldi raggi del sole di Sicilia…
Quella linea sembrava porre l'osservatore fuori da ogni temporalità aprendo possibili percorsi dell'intimità e della memoria…
Mi venne voglia di seguirla-/
avrei voluto trasformare il mio corpo-- renderlo etereo invisibile come quella linea-/
ma poiché questo non era possibile decisi di proseguire a piedi-/ abbandonai dunque la mia auto-/ fedele compagna di mille avventure-/ sulla Nazionale e andai…
Mi accorsi subito che quell'andare su-/
oltre a spostare il mio corpo per le intricate viuzze del paese -/
costituiva un viaggio dell'anima che avrebbe subito diverse alterazioni in simbiosi con tutto l'apparato percettivo…
Fu sicuramente un viaggio del corpo e dell'animo-/
fonte di rivelazioni per gli occhi e per il cuore…
La prima cosa che mi colpì potentemente inondando i miei sensi-/fu l'odore delle cucine che si riversava per strada…

(---) Ricordi d'infanzia

Che gioia le domeniche-/
era l'odore travolgente dei sughi di mia madre a
svegliarmi-/ ho provato per anni a riprodurre le sue ricette ma non ci sono mai riuscito…
Forse sarà stato quel suo particolare modo di mescolare lento e paziente a rendere quegli intrugli così gustosi… oppure tutte quelle erbe che chiamava nei modi più disparati--l'erba dei santi/ l'erba del demonio/ l'erba del cielo o ancora l'erba primavera…. Che gioia il pranzo della domenica atteso un'intera settimana
Ricordo il sorriso di mia madre quando mi leggeva la felicità negli occhi…
Allora ci voleva così poco per essere felici-/ e già ci voleva proprio poco…(---)

[--] Quel miscuglio d'aromi e profumi eccitarono i miei sensi e il mio stomaco affamato… quegli odori si espandevano per le strade come incenso nelle chiese…
Le chiese-/ questa fu l'altra cosa che colpì profondamente la mia immaginazione…
Per le strade che a serpentina si inerpicavano fino alla sommità del monte né vidi tante… mi venne naturale pensare che a Gangi oltre ad avere una profonda religiosità la gente avesse molti peccati da farsi perdonare…
Questo dubbio mi venne chiarito più tardi-/ infatti un vecchio con cui mi fermai a parlare-/ proprio per rispondere alla mia domanda mi riferì due antichi proverbi il primo diceva--" A Gangi o monaci o briganti"… il secondo--"dunni ci sunu campani ci sunu buttane"
Ecco spiegate tutte quelle chiese…
La salita era molto faticosa ma in quel momento non né avvertii la stanchezza…
mi ero imposto un viaggio interiore da compiere
e la mia attenzione benché rapita dallo scenario medioevale che il paese offriva
era rivolta ai sussulti del cuore-/
A ogni metro corrispondeva un'elevazione del mio animo-/ che attraverso la fatica della memoria avrebbe potuto raggiungere la tranquillità che appartiene solo ai fanciulli…
Questo mi ero imposto…

(*--*) Violenza nell'animo

Solitario la nebbia m'accarezza-/ sfiora le increspature del cuore… malinconie di tempi andati-/ giorni felici che mai più ritorneranno… lacrime corrosivi liquidi solcano le mani che coprono il volto… paura di smarrirsi in queste fitte trame… quanti rimorsi-/ quante vicende da cambiare… vittima o carnefice che importanza fa… violenze-/ brutalità… ho calpestato corpi/ pensieri/ desideri/… ha ucciso carne che mai potrà perdonarmi…

[--] Giunto finalmente al culmine della salita raggiunsi una piazza…. Le facce dei vecchi erano incuriosite da queste parti un forestiero fa sempre un effetto strano…
mi incamminai lungo il corso in cui facevano bella mostra palazzi ottocenteschi… raggiunsi la piazza centrale… lì l'imponente mole di una torre arabo-normanna mi scosse tuffando la mia fantasia nella notte della storia… per un attimo mi sembrò di vedere drappelli di soldati che controllavano orizzonti lontani mentre uomini vestiti con costumi d'epoca consumavano riti di purificazione… una strega e un eretico appesi a un palo stavano per essere bruciati… la violenza sembra perseguitare la mia fantasia… fui distolto dalle mie fantasie… un vecchio con le mani tremanti mi chiedeva un accendino glielo porsi… cominciai a parlare con quest'uomo che sembrava snocciolare dalla sua bocca perle di antica saggezza… le sue parole m'incantarono così come il movimento e non il suono del flauto incanta i serpenti…

(?**?) Flussi ipnotici nell'animo
[--]Entrai nella chiesa… i muri erano di gesso candido da poco restaurato ed erano decorati da fregi in oro… la chiesa sembrava emanare candore purezza e quel giallo luccicante diffuso insinuava nella mente una falsa idea di paradiso…
Girai gli altari-/ provando a riconoscere i santi raffigurati nelle statue di ottima fattura-/ nuovamente la mia mente fu rapita…

(---) ricordo d'infanzia…

Frequentavo spesso le chiese… mi avvicinavo ai vecchi che pregavano… sussurravano appena litanie di rosari quella voce surreale mi rilassava fino ad aprirmi le porte del sonno… ero amico di molti preti ma quando scoprii la loro intolleranza smisi di frequentarli…continuai tuttavia a entrare in chiesa… quell'aria irreale-/ l'odore d'incenso e di cera acquietavano il corpo e l'animo… d'estate poi nelle giornate particolarmente calde mi rifugiavo tra la frescura delle mura della chiesa..
Oggi dopo quasi vent'anni entro in una chiesa e riscopro le stesse sensazioni… mi chiedo se sono questi luoghi cari a Dio a concederci tranquillità o se sono io che non voglio proprio crescere… (---)

[--] Mi imbattei in una tela enorme raffigurante il giudizio universale… il quadro seguiva la solita impostazione teologica cattolica… in alto la schiera dei santi facevano da corona alla trinità-/ in basso invece si spalancavano le porte dell'eterna dannazione… fu quella parte che mi scosse… in essa erano rappresentati i peccati mortali-/ gli uomini dipinti erano colpiti dal fuoco divino nella parte del corpo con cui avevano commesso la colpa…cominciai a bruciare… un senso di pesantezza mi oppresse… l'aria diventò irrespirabile… avvertii lo sguardo pesante dei personaggi del quadro e delle statue concentrarsi su di me… era una sguardo severo di rimprovero… poi d'improvviso uno strano magnetismo sembrava risucchiarmi nella tela tra i dannati-/ una forza irresistibile mi attirava ammaliandomi…

(°/°) Orrende visioni

Giù nell'inferno tra uomini sgorbi… aborti mostri e orrori… ho davanti un universo deturpato… corpi deformati mi si fanno attorno-/provo a toccarli ma le mie mani li attraversano…ciò che vedo non è carne è l'anima nefanda di tutti quei peccatori… assassini-/ ladri-/ puttane… ma in quell'universo di bruttura il mio animo si rasserena
In mezzo a quella sofferenza il mio dolore trova consolazione… e la prima volta che non viene rifiutato e la prima volta che posso parlare senza dissimulare…

[--] Uno sconosciuto mi scosse e mi chiese se stavo bene… ero sudato frastornato aveva visto un abisso di dolore ma stranamente mi sentivo tranquillo… tra quei reietti tra gli emarginati dall'etica cattolica stavo bene… uscii in fretta dalla chiesa mi incamminai verso l'automobile… la nebbia ricopriva nuovamente il paese ma questa volta il mio animo era sgombro di paura libero dalle angosce e dalle ossessioni… avevo capito quale era il mio posto.. non avrei più cercato false felicità-/ non mi sarei più imposto regole che non sentivo mie… avrei lasciato vivere ogni mio desiderio avrei liberato ogni pulsazione ogni emozione… la morale che da fanciullo mi era stata imposta era il fardello pesante che per anni mi aveva impedito di vivere la mia vita e essere felice…

La nebbia scende e io mi inoltro dentro lei … è un meccanico movimento di rifugio… sento protetta la mia serenità nella sua densità… la notte non sarà più tanto fredda.

racconto di santi cicardo