Schemi e canoni:
Nello scrivere dobbiamo proprio seguire decaloghi e regole?
di Maurizio J. BRUNO - Responsabile del Rifugio
Nella prefazione a questa raccolta di articoli, mi ero riservato il solo compito di
anfitrione di questa iniziativa. Ma la tentazione è stata troppo forte. So bene di non
essere un professionista del mondo del libro, e non avrei quindi alcun titolo per dare
consigli ai miei colleghi dilettanti. Tuttavia quello che troverete in questo articolo,
state tranquilli, non è farina del mio sacco. Sono invece consigli, regole e controregole,
espresse da veri professionisti come Ken Follett e Roberto Cotroneo, e raccolte in rete per voi.
Che a spulciare internet si possano infatti scoprire informazioni davvero preziose non è
certo una novità. Ma se le informazioni in questione hanno anche una fonte più che autorevole,
allora è davvero il caso di farne tesoro.
È il caso ad esempio dei consigli che Ken Follett, senza dubbio uno degli scrittori più
popolari e più venduti al mondo, ha voluto mettere a disposizione dei visitatori delle pagine
del suo sito ufficiale, ovviamente in lingua inglese.
Un vero e proprio corso di scrittura creativa, a partire dalle stesse pagine di alcuni tra
i suoi più famosi romanzi. La notizia era così ghiotta che è stata anche ripresa da Sabina
Minardi di Repubblica, che ha riassunto in un decalogo le regole d'oro suggerite dal maestro
del "best-seller".
Si tratta, come vedrete, di regole semplici, stringate che, come è ovvio, non hanno trovato
la completa approvazione da parte di tutti i colleghi di Follett. Tuttavia i consigli di
un autore come Follett, che è riuscito a vendere milioni di volumi in centinaia di paesi, non
possono certamente essere ignorati.
Ed è proprio per questo che ho ritenuto opportuno riproporre ai visitatori del Rifugio
il prezioso decalogo in questione.
Il decalogo di Ken Follett
1) Prosa elementare, innanzitutto.
Mai scrivere difficile, mai costringere chi legge ad aprire il vocabolario. Perché il
principale obiettivo dello scrittore dev'essere quello di far svagare il lettore, di inventare
trame avventurose che lo trasportino in un'altra realtà. Il linguaggio non deve rappresentare un
ostacolo, e perciò dovrà essere semplice. "La prima regola per uno scrittore è scrivere in
modo semplice. Riterrei di aver fallito, se i miei lettori fossero costretti a leggere due volte
la stessa frase o la stessa pagina per capirla".
2) Definire un progetto.
Mai partire scrivendo "Capitolo I" in testa al foglio. Procedere senza sapere dove si vuol e
arrivare è il metodo migliore per perdere tempo e seminare il libro di errori e incongruenze.
All'inizio, invece, sarà bene tracciare una scaletta di eventi che guideranno l'autore nel corso
di tutta la trama.
3) Farsi consigliare da amici e parenti.
Una volta buttata giù una scaletta, bisognerà sottoporre questo indice a diversi tipi di
lettori: amici, ma anche lettori professionisti. "Dovreste chiedere sempre, a chi vi sta
intorno, che cosa gli piacerebbe leggere". L'idea di base del vostro libro dovrà essere
addirittura riassumibile in una sola frase.
4) Connotare i personaggi.
Una volta definita l'idea centrale della storia, bisognerà individuare i personaggi, con le
loro caratteristiche fisiche ed emotive.
5) Il "labor limae".
In un thriller, il lavoro di lima durerà parecchi giorni, perché se un personaggio, nel corso
della vicenda, si comporta in un certo modo, tutte le descrizioni precedenti dovranno preparare
a quella reazione. Anzi, l'effetto di suspense nel lettore va accresciuto proprio tornando
continuamente indietro, man mano che si va avanti nella scrittura, a correggere le scene
precedenti per prepararsi a quella attuale.
6) Rigore nella documentazione.
La ricostruzione storica dovrà essere fatta con molta attenzione. Per questo, l'attività di
ricerca sarà un momento decisivo nella preparazione del libro. Anche perché proprio il vaglio
di testi e di fonti è una preziosa occasione di ispirazioni. Follett ammette di servirsi di
ricercatori professionisti che gli forniscono non solo dati storici e schede accurate sulle
vicende che intende trattare, ma anche testimonianze, indagini personali, interviste e
curiosità varie.
7) Preparare una sinossi.
Dovrà essere una specie di indice di almeno 25 pagine, e contenere un riassunto dei vari
capitoli. A questo punto cominceranno le "consultazioni". Dagli agenti letterari agli
amici, dai parenti ai colleghi. L'importante sarà raccogliere più commenti possibili. Alla fine
di questa operazione collettiva l'indice andrà probabilmente riscritto, prendendo in
considerazione i suggerimenti ricevuti.
8) Il primo capitolo.
Per Follett è la parte fondamentale di un libro. Dal momento che da esso dipenderà la
scelta del lettore di andare avanti o lasciar perdere il romanzo, ed è lì che concentra quanti
più elementi possibili. Uno sforzo nel quale impiega circa sei mesi, più di quanto occorra per
scrivere tutto il resto del libro. Da subito va messo in atto un principio basilare di tecnica
di scrittura: un radicale colpo di scena ogni quattro, al massimo sei pagine. E l'effetto di
legare il lettore è assicurato. Una regola obbligatoria per lo scrittore americano, che confessa
di averla appresa da "Orgoglio e pregiudizio" di Jane Austin, e di aver poi ritrovato
nei racconti di Dickens.
9) Cercare un editore.
Per Follett non è affatto il momento più difficile. "Un buon libro si riconosce",
sostiene lo scrittore. "E anche se difficilmente potrà capitarvi ciò che è successo a Nicolas
Evans, [ l'autore de "L'uomo che sussurrava ai cavalli" N.d.R.] immediatamente
ricontattato da un editore letteralmente impazzito dopo la lettura dei primi due capitoli del
suo manoscritto, non dovrebbe essere troppo difficile farvi fissare un appuntamento da un
agente". Buttatevi dunque a capofitto nella nostra Pagina degli
Editori, e... buona fortuna!
10) L'anima del successo: la pubblicità.
Non ha nulla a che fare con le tecniche di scrittura, ma Follett la include tra i segreti
del successo. La pubblicità, nel suo caso, comincia già dopo aver completato la scrittura del
primo capitolo. Da quel momento, agenti, editori, collaboratori, iniziano la promozione del
libro. E lui stesso trascorre circa due mesi tra Stati Uniti ed Europa per parlare della sua
prossima pubblicazione e stringere accordi di distribuzione. È un po' quello che suggerisce
anche il nostro Luca Masali nel suo articolo
Autori e Editori. L'avete letto? No? Non fatevelo sfuggire: è
davvero illuminante.
Beh, il decalogo di Follett termina qui. Se qualcuna di queste regole vi ha un po'
sconcertato, e non vi trova pienamente d'accordo non preoccupatevi, non siete soli:
è successo anche a Roberto Cotroneo, autore
italiano di successo, presente anche nella nostra pagina degli
Amici Famosi che ha polemizzato a distanza con Follett sulle
stesse pagine di Repubblica.
"Macché consigli di Follett: i libri si scrivono da soli... " ha commentato lo
scrittore e critico italiano "Niente insegnamenti, la scrittura è talento. Più che insegnare
a scrivere si può solo insegnare a non commettere degli errori. Si può spiegare, per esempio,
cosa non fare quando si scrivono i dialoghi, come evitare certe incongruenze, come documentarsi
sul periodo nel quale si ambienta un testo, come differenziare le voci in modo che il lettore
capisca che a parlare sono personaggi diversi, e come non eccedere nel differenziarle. Ma
dall'insegnare ad evitare gli errori, ad insegnare come creare un testo
di qualità letteraria il passo è enorme, perché questo dipende dai talenti individuali".
E' lo stesso concetto che ha espresso la nostra
Lori Marchesin Boer nel suo
articolo Arte o mestiere: un corso di scrittura può solo aiutare a
far venir fuori quello che un autore ha dentro. Se ce l'ha!
Cotroneo, decisamente scettico sulla possibilità che si possa insegnare a scrivere un
best-seller, commenta ancora, sempre sulle pagine di Repubblica: "Quello di Follett è un modo
molto "americano" di affrontare la scrittura. Non credo che si possa insegnare come non far
calare la tensione in un thriller".
E lo scrittore italiano non è neppure d'accordo [come il sottoscritto d'altra parte, la cui
opinione vi invito però a non prendere in considerazione] sulla necessità di avere in mente
l'intero disegno del libro al momento di cominciare a scrivere... "Non ho quasi niente in
mente all'inizio di un libro. I libri si scrivono da soli, e si formano da soli mentre li
scrivi. Questo è assolutamente fondamentale".
Tuttavia Cotroneo non considera completamente inutile, per un aspirante scrittore, la
possibilità di frequentare un corso di scrittura creativa: "A livello di curiosità
intellettuale può essere interessante. Purché con un certo senso critico. Le scuole offrono la
possibilità di confrontarsi con qualcuno con più esperienza. Ma con la libertà di decidere, alla
fine del corso, di buttare via tutto quello che si è ascoltato e continuare per la propria
strada. Io però non ho mai frequentato corsi del genere, anche perché nel periodo in cui ho
cominciato a scrivere non ne esistevano".
E così abbiamo sentito le due campane. Che fare, allora?
Seguire i consigli di Follett, ed in generale le regole fornite dai corsi di scrittura
creativa, o tirare avanti per la propria strada, senza bisogno di regole?
Il fatto è, secondo me, che i consigli lasciano sempre un segno, anche quando si decide di
non seguirli. E questo è spesso un bene. Quindi la mia opinione, prendetela per quello che vale,
è quella che sia proprio giusto ascoltare, leggere e memorizzare i consigli, le regole e le
norme che di tanto in tanto i "professionisti del settore" tirano fuori per noi dilettanti. Ma
occorre poi crearsi un proprio stile, una propria tecnica di scrittura, e perché no, un proprio
decalogo, che conterrà regole che ci siamo inventati da noi e regole che abbiamo acquisito da
altri, come Follett dalla Austin, e che sembrano adattarsi bene al nostro modo di scrivere. Un
decalogo dal quale saranno però escluse tutte quelle norme che fanno decisamente a botte con la
nostra creatività.
In ultima analisi, secondo me, l'importante è operare sempre con grande professionalità,
e quindi secondo una regola, una metodologia. Che sia una metodologia personale o acquisita
dall'esterno non ha importanza, purché ci impedisca di girare in tondo e di sprecare il nostro
tempo e il nostro talento. Il tutto senza tralasciare mai di aver sempre chiari in mente i
propri obiettivi letterari.
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