Scritto nel 1949 e pubblicato nel 1952 il romanzo, ambientato nell'Italia degli
anni Quaranta e di decisa ispirazione autobiografica, è suddiviso in due parti,
ciascuna delle quali consta di cinque capitoli: «L'incontro», « Amore»,
«Rottura», «Anna trova la sua strada», «Ritorno a San Ginesio» (parte prima);
«Un altro amore», «Un'altra rottura», «L'esperienza della guerra», «Anna
ritrovata», «Anna perduta» (parte seconda). Nella prima parte - e fino ai primi
due capitoli della seconda - i due protagonisti, Fausto e Anna, sono
compresenti: a Volterra, d'estate, Anna conosce Fausto, figlio dell'avvocato
Errera, di cui si innamora ricambiata. Il rapporto tra i due giovani è fin
dall'inizio molto tormentato a causa delle idee anticonformiste di Fausto, della
sua incapacità di abbandonarsi al sentimento, e soprattutto della sua
adolescenziale contraddizione: egli è lacerato tra spinte velleitarie e
intellettualistiche e il desiderio di una vita semplice, quale gli traspare dal
comportamento e dalle parole di Anna. Durante l'inverno Fausto torna a Roma per
studiare e i due ragazzi si scambiano lettere; ma, mentre Anna riesce a
esprimere il suo amore, Fausto lo tiene accuratamente celato, all'opposto di
quanto fa, invece, con la sua gelosia, manifestata ad Anna in lettere rabbiose e
offensive. I loro rapporti peggiorano rapidamente fino alla rottura.
Da questo momento il racconto si concentra sulle vicende di Anna. Trasferitasi
con la famiglia a Grosseto, la giovane comincia a frequentare Miro e, dopo
diciotto mesi di fidanzamento, i due giovani si sposano. Ma nel 1943 la guerra
sconvolge anche Grosseto e la famiglia di Anna sfolla a San Ginesio: Anna ha
ormai una bambina di quindici mesi, mentre Miro, richiamato alle armi da un anno
e mezzo, è al distretto di Bologna, da dove ogni tanto va in licenza a far
visita alla famiglia. Dal terzo capitolo della seconda parte, la narrazione si
sposta sulle vicende avventurose e tormentate di Fausto, il quale, dopo aver
conosciuto alcuni partigiani, si sente attratto dalla causa per cui combattono e
decide di unirsi a loro. Raggiunto un accampamento in montagna, egli partecipa a
varie imprese ed entra nel Partito d'azione. Durante una sparatoria contro tre
auto di tedeschi, viene ferito un compagno. Per salvarlo, si reca con altri
partigiani a San Ginesio, dove incontra di nuovo Anna. Durante un colloquio nel
quale si aggiornano sulle proprie vite, i due scoprono di amarsi ancora. Tornato
all'accampamento, Fausto vive un episodio che mette a nudo i dubbi di ordine
etico che intanto aveva cominciato a nutrire sull'esperienza partigiana. E'
incaricato, infatti, di fungere da traduttore a un soldato inglese che protesta
animatamente con i partigiani per la sommaria uccisione di alcuni prigionieri e
minaccia di denunciarli agli Alleati. Nell'occasione, una frase soprattutto, «I
am a soldier, an honourable soldier», si stampa indelebile nella sua mente, come
una proclamazione di quel comportamento onorevole che i soldati, a differenza
dei partigiani, possono vantare. Dopo aver ripetutamente criticato i metodi
sbrigativi e cruenti dei partigiani, Fausto si convince, dolorosamente, che la
condotta dei suoi compagni non è ispirata a principi morali ma unicamente alla
violenza vendicatrice. La vicenda si conclude con una definitiva separazione:
inviato a San Ginesio per entrare in contatto con gli Alleati, Fausto va in
cerca di Anna ma non la trova; incontra invece la cugina di lei, Nora, la quale
lo esorta a non rivedere più Anna per non turbare la tranquillità della sua vita
familiare. Tornata a casa, Anna festeggia la liberazione con la figlia e con
Miro.
Al suo apparire - in un clima fortemente politicizzato - il romanzo ricevette
giudizi negativi per le sue accuse alla Resistenza. Successivamente è stato
apprezzato come il racconto di una duplice disfatta, privata e politica.
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