INTERVISTA A FABIANA REDIVO
Quarta parte
A cura di Fabio Truppi
9) Chi sono le persone “reali” che hanno influenzato l’ideazione e lo sviluppo dei tuoi personaggi?
- Quanto spazio mi dai per l’intervista? Be’, spero di non diventare noiosa. Ho coinvolto in questa storia sette amici, oltre a mio marito.
Tilla e Davor, ad esempio, che nella vita reale si chiamano Manuela e Silvio. Ci conosciamo da vent’anni e abbiamo condiviso gioie e dolori. In particolare Manuela è la sorella che non ho mai avuto.
Poi c’è Harjdia, o meglio Andreina, amica appassionata di fantasy. E’ stata la prima a cui ho raccontato il sogno (che poi è l’incubo di Sakumer raccontato all’inizio del primo libro, che si concretizza alla fine del terzo).
Marcus, ovvero Giulio, di professione avvocato. La prima volta che lo vidi lo associai a un capitano di ventura. Le sue qualità umane e la sua particolare abilità in giochi quali scacchi o Risiko hanno contribuito alla formazione del personaggio di Marcus.
Poi c’è Mihai. Per quanto riguarda Michele, direi che è “personaggio” anche fuori dal romanzo (ma non ladro, naturalmente). La figura, i modi di dire, la sensibilità e il pessimismo ad ogni costo sono così caratteristici che a volte mi trascinano, lungo la trama, fino a fargli compiere le imprese più incredibili. Ti sembrerà impossibile, ma certe qualità magiche di Mihai hanno sorpreso anche me. Non erano previste.
Luna e Tay. Giorgio e Cristiana si sono affacciati nella mia vita portandosi dietro la musica, in particolare Cristiana (Luna) che insegna a suonare l’organo in un Conservatorio Internazionale delle Isole Azzorre. Cristiana ha diretto per un paio d’anni il coro di cui mio marito ed io facciamo parte. Dirigeva, ma pareva danzare… ti trascinava. Giorgio invece è proprio come Tay. Silenzioso, affidabile, generoso, con un senso dell’orientamento fuori dal comune. Combattivo, ma amante della tranquillità.
Quanto a Derbeer, cioè mio marito, posso solo aggiungere che quest’anno a Fiuggi, durante l’Italcon, coloro che avevano letto i miei libri lo hanno riconosciuto “a vista”.
Ecco, adesso conosci i nomi dei miei personaggi nella vita reale. Come siano veramente, lo leggi nei miei libri. Non c’è nulla di più fantastico della realtà.
10) Scrivere
fantasy significa rifarsi all’essenza del processo creativo, quasi un imitare
il sublime atto divino di creare un universo a se stante, differente sì dal
nostro eppure vicinissimo, parallelo, sostanziale, magico.. Creare dal nulla un
mondo in cui non ci sia il comodo stampo del luogo comune a sostituire
l’immaginazione, e quindi
dare corpo a quello che Tolkien chiama “un
universo secondario”, è un’impresa complessa, faticosa, impegnativa. Quale
potrebbe essere, secondo te, la soddisfazione più grande che si ha al termine
di tale lavoro di creazione letteraria?
- Il lettore che si immedesima in uno dei personaggi, oppure quello che fa le quattro del mattino per finire il libro; o ancora quello che si immerge completamente nel tuo mondo, tanto da farti fretta per la prossima uscita; quello che ti scrive facendo delle supposizioni circa lo sviluppo della storia e nello stesso tempo si tappa le orecchie per non sapere in anticipo come va a finire. Di esempi potrei fartene ancora tanti, ma in sintesi potrei rispondere: la soddisfazione più grande è quella d’aver donato qualcosa di te che sia in grado di comunicare al lettore un’emozione positiva.
11)
Hai nello scrivere delle regole a cui ti attieni
scrupolosamente e che riassumono la tua esperienza sulla scrittura fantasy?
- Sono delle regole “fai da te” dettate dal buonsenso. In primo luogo non perdo mai di vista l’andamento della storia (a volte l’estro rischia di trascinare fuori dal seminato e il racconto tende a sbilanciarsi perdendo in efficacia). In secondo luogo cerco di mantenere (se possibile) costante la lunghezza dei capitoli. Terzo, ascolto sempre i pareri degli amici e accetto d’essere messa in discussione anche per dettagli che a prima vista potrebbero sembrare banali.
12)
Quali sono i tuoi consigli verso quell’aspirante
scrittore che si appresta a scrivere un’opera fantasy con il sogno di essere
un giorno pubblicato?
- Scrivi perché ti piace. Scrivi perché hai una storia da raccontare. Scrivi perché te lo senti dentro. Scrivi per passione, per rabbia, per amore, ma sempre col cuore. Se poi, a cose fatte, la mente ti dirà che puoi osare, spedisci il manoscritto a un editore senza temere le critiche e i rifiuti, poiché ogni esperienza aiuta a crescere. Chissà, magari hai un capolavoro nel cassetto e neanche lo sai… io non vorrei perdermelo per tutto l’oro del mondo!
Ringraziamo
di cuore Fabiana Redivo!
Maggio 2002