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Musei

 


Torre Stellata
Antica fortezza situata a guardia della città di Rossano


Abbazia del Patire
Del X!-XII sec. posta nella fitta vegetazione delle montagne rossanesi


Panorama di Rossano
Vista di Rossano scalo dalle sovrastanti montagne


Codex purpureus
Codice bizantino del V-VI secolo realizzato in oro e argento

 

Il Museo Diocesano di Arte Sacra insieme al Duomo ed al dipinto dell'Achiropita  sono il cuore del tesoro artistico e religioso che è richiamo per i turisti e non solo nella città di Rossano. Adiacente alla Cattedrale, il Museo Diocesano - primo in Calabria - è stato istituito nel 1952 dall'arcivescovo Giovanni Rizzo come segno e memoria di un glorioso passato che vide Rossano emergere soprattutto in età Bizantina. Le sale del museo vennero ottenute utilizzando alcuni antichi locali della Sagrestia della Cattedrale in cui vennero raccolte testimonianze artistiche, suppellettile sacra e liturgica ed altro materiale documentario di varia epoca a ornamento e coronamento del prezioso Codex Purpureus. Nel corso di 45 anni di vita il Museo ha avuto ritocchi strutturali tra i quali il più significativo ad opera dell'arcivescovo Antonio Cantisani che nel 1976/77 provvide al riordino delle sale. Nel 1985-86 in virtù dell'accresciuto interesse verso Rossano anche provocato dalla pubblicazione in fac-simile del Codex, l'arcivescovo Serafino Sprovieri diede inizio alla ristrutturazione di un'ala del Palazzo Arcivescovile da destinare come nuova sede del Museo.

Oltre al Codex Purpureus, nel Museo sono conservati oggetti di notevole importanza ed artistica come: uno Specchio greco del V sec.a.C. in bronzo ritrovato a Rossano nei primi del Novecento; le tavole a fondo in oro della Nuova Odigitria con Crocifissione del XV sec. proveniente dal monastero del  Patire e quello della Pietà del XV sec. di scuola veneta; la Sfera greca ostensorio cesellato in perfetto gotico della fine del sec. XV; numerosa e variegata suppellettile liturgica in argento (turiboli, calici, pissidi, bacoli arcivescovili ecc.); l'anello sigillo erroneamente detto di S. Nilo del sec. XIII; Reliquiari in argento; statuetta in argento dell'Achiropita del sec. XVII; i Capitoli manoscritti dei privilegi della Regina Bona Sforza alla città di Rossano sec. XVI; varie Pergamene, tra cui la lettera di Carlo II d'Angiò all'arcivescovo di Rossano (1298); Antifonari e lezionari vari a partire dal sec. XVI, di cui alcuni miniati; un mastodontico Armadio ligneo da sagrestia del sec. XVII; un Altero ligneo del sec. XVII con colonne intarsiate; tele varie datate dal sec. XVI a salire (S. Gerolamo, Ascensione, ritratto di Urbano VII, S. Brunone); anforette ed altri reperti archeologici; stemmi arcivescovili in marmo del sec. XIX; il simulacro argenteo dell'Achiropita del 1768; statue di legno dei secoli XVII-XIX (Assunta, S. Nilo, S. Francesco di Paola); un Ciborio in ebano. Restano ancora custodite e da esporre molti Parati liturgici di varie epoche, colore ed uso; tele e tavole pittoriche; suppellettile sacra in genere, ma in questo ampio panorama di testimonianze artistiche il vero gioiello e miracolo di arte miniaturistica è il Codex Purpureus, Evangelario greco del sec. VI , conosciuto come il Rossanensis

Il codex di origine mediorientale composto in Siria o Palestina, pervenne a Rossano tra i secoli IX e X per mezzo di qualche  aristocratico di stanza a Rossano da Costantinopoli, o secondo l'ipotesi più comune  venne portato da qualche monaco transfugo dall'Oriente. Rimase nascosto per secoli tra i tesori della Cattedrale finché tornò alla luce ai primi dell'Ottocento per iniziativa del Can. Scipione Camporota, che ne evidenziò alcune particolari caratteristiche alfabetiche. Nel corso dell'Ottocento, prima il giornalista Malpica e poi gli studiosi tedeschi Von Gebardt ed Harnack lo portarono alla conoscenza del Mondo intero. Anzi furono proprio quest'ultimi a pubblicare il testo greco integrale e ad indicare il manoscritto miniato col nome di Codex Purpureus Rossanensis. Esso è realizzato in pergamena color porpora, da cui deriva il nome purpureo, il Codex è composto di 188 ff. contenenti il testo greco dei Vangeli di Matteo e Marco. La preziosità e la notevole importanza dell'opera deriva oltre che dall'antichità e dal materiale scrittorio (oro e argento) anche e soprattutto dalle 14 tavole miniate con scene e personaggi del Vangelo, che danno al testo un fascino straordinario da renderlo unico al Mondo tale da richiamare turisti e studiosi. 

Le miniature riproducono: la Resurrezione di Lazzaro tav.I; l'Ingresso di Gesù a Gerusalemme tav.II; Gesù scaccia i venditori dal tempio tav.III; la Parabola delle 10 Vergini tav.IV; l'ultima Cena con Lavanda dei piedi tav.V; la Comunione degli Apostoli col Pane tav.VI; la Comunione col calice tav.VII; Gesù nel Getsemani tav.VIII; il Canone dei Vangeli tav.IX; la Guarigione del cieco nato tav.XI; la Parabola del Buon Samaritano tav.XII; Gesù davanti al Pilato e pentimento di Giuda tav.XIII; la scelta di Gesù e Barabba davanti al tribunale di Pilato tav.XIV; l'Evangelista Marco tav.XV. 

Con questo ricco patrimonio artistico il Museo Diocesano di Arte Sacra di Rossano è un bene culturale di inestimabi

 
 
 
 
 
 
 
     
 
 
 
 
   
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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