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Il Sentiero n°10 - Nov 2001
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Route Estiva 2001: El camino de Santiago

Palermo: Giorno 29 Luglio 2001 il clan Sant’Agostino parte per la Route estiva, ma non è la solita Route che fa girare in lungo e in largo la Sicilia, perché non ci porta sulle vette dei Nebrodi, non ci porta sulle Madonie, ci porta ancora più in alto, su un aereo diretto addirittura in “Spagna”.
Che cosa c’è lì direte voi, a parte il fatto che “la Spagna è la Spagna”, “le spagnole sono le spagnole” e il Real Madrid gioca a Madrid, lì si trova un percorso molto importante e antico: “El Camino de Santiago”. Questo è il percorso del pellegrinaggio che viene fatto per raggiungere la tomba di San Giacomo; parte da molto lontano (dalla Francia) e raggiunge Santiago attraversando tutta la Spagna. Percorso per molti secoli da una costante presenza di pellegrini, oggi è considerato dal Consiglio d’Europa il primo Itinerario Culturale Europeo.
Dopo aver spiegato cos’è questo cammino posso incominciare a raccontare le meravigliose avventure che si sono susseguite dall’arrivo a Madrid: per prima cosa siamo andati a trovare il clan del Monreale 1° che era arrivato il giorno prima e con il quale avremmo condiviso il cammino.
Dopo una giornata poco impegnativa da turisti, nella tarda serata abbiamo preso il treno che ci avrebbe condotto fino a Sarria, paese dal quale abbiamo iniziato il cammino. L’indomani mattina, appena arrivati, ci sono stati distribuiti i libretti del campo e “la Credenziale”, libretto che serviva a identificare il pellegrino per usufruire delle strutture che offrono ospitalità e per ricevere, alla fine, “la Compostela” il certificato che attesta l’avvenuto pellegrinaggio. Nella credenziale vi erano degli appositi spazi dove andavano impressi i timbri dei luoghi in cui si sostava che così ne attestavano il passaggio.
Alla partenza si respirava già un’aria diversa, non più di viaggio turistico, ma di pellegrinaggio vero e proprio. Dopo aver partecipato alla S. Messa, il clan, secondo le pattuglie stabilite ha fatto la spesa in paese e, finalmente pronto a partire, ha iniziato il suo pellegrinaggio (i due clan non camminavano insieme). Il percorso era largo e ben segnato con frecce gialle che evitavano ogni dubbio sulla strada da prendere; ad ogni km una pietra miliare indicava quanti km mancassero a Santiago, la nostra prima pietra indicava 112 km.
Lungo il percorso ci fermavamo per delle chiacchierate che hanno avuto quale tema, per tutto il cammino, la lettura e la riflessione della lettera di S. Giacomo. La nostra prima tappa era Portomarìn. Verso le 18 il cielo si era oscurato e in pochissimo tempo, tra lampi e tuoni, si è messo a piovere, così ci siamo rifugiati presso una simpatica signora e, tra la recita dei vespri e la chiacchierata, come per magia non pioveva già più. Arrivati a destinazione abbiamo passato la notte nella palestra del paese (l’ostello del pellegrino era pieno).
L’indomani il percorso ci portava ad Eirexe. A ora di pranzo abbiamo fatto conoscenza con un simpatico signore di nome Chico (Francesco) che, fermatosi accanto a noi, intenti alla cucina, iniziò a chiacchierare animatamente, scherzando e raccontando simpatici aneddoti. E’ stato con noi fino ad Eirexe, così, lungo il cammino, tra il nostro capo Clan impazzito per “gallinacce” e “cagnacci con la coda”, che andava inseguendo ad ogni dove, abbiamo imparato molte cose e parole spagnole, apprendendo soprattutto che “certe barzellette” sono internazionali. Lì abbiamo potuto dormire nel rifugio del pellegrino e abbiamo conosciuto un gruppetto di ragazze spagnole, che avremmo in seguito incontrato varie volte, con le quali abbiamo cantato allegramente. Il terzo giorno di cammino, tra Eirexe e Laboreiro ci aspettavamo tutto tranne un’esperienza, come dire, “elettrizzante”. Erano le 14:30 circa ed avevamo appena finito di mangiare quando, come ormai di consueto, il tempo era cambiato e si preparava a piovere con lampi e tuoni; così, non intenzionati a muoverci prima di aver digerito un po’, ci siamo messi sotto i poncho, e aspettavamo la pioggia; Davide Francaviglia si era appena chiuso a riccio contro la pioggia nel suo poncho e, con aria di sfida, volendo fare una battuta gridava: “Ora puoi piovere!”; proprio in quell’istante, un botto, una luce abbagliante, e uno strano bruciore, ci facevano capire di aver preso la scossa per colpa di un fulmine che ci era caduto accanto; tra lo scompiglio generale e la “paura”, siamo andati subito via. Lungo il cammino, per errore abbiamo superato Laboreiro, così siamo giunti a Melide un paese qualche km più avanti. Il giorno seguente dopo aver partecipato alla S. Messa, ci siamo diretti verso Arzua. Venerdì siamo a Pedrouzo, ultima tappa prima di Santiago dove abbiamo alloggiato, tanto per cambiare, in una palestra! In questa palestra il diavolo tentatore ci ha fatto trovare un pallone e un campo da calcio attrezzato per un epico scontro Palermo-Torino… il resto è storia!
La mattina seguente, con sveglia alle 5, siamo partiti subito perché volevamo raggiungere Santiago in tempo per la Messa delle 12 entrando trionfalmente (!) al suono delle campane nella piazza davanti la cattedrale. A monte Gozo, dopo una mattinata di nebbia, si poteva vedere in lontananza la meta tanto attesa (distante solo 4 km) e chi arrivava per primo alla vetta, per una tradizione secolare, veniva proclamato “re del pellegrinaggio”; Rodolfo Candido, dopo una corsa con Carmelo Mucera, è riuscito nell’intento. Alle 12, come previsto, stanchi ma contenti, siamo arrivati finalmente alla cattedrale dove abbiamo partecipato alla S. Messa prima di andarci a riposare e rinfrescare al Seminario minore. Nei giorni seguenti, prima di tornare nella nostra amata terra abbiamo passato due giorni a Santiago, uno a Fisterra a vedere l’Oceano, uno alla meravigliosa Avila e tre giorni a Madrid a fare i turisti (!?).
L’esperienza fatta ha arricchito me e tutto il Clan, creando uno spirito unico e difficilmente ripetibile. Il Cammino di Santiago oltre che una prova fisica è soprattutto una prova spirituale diversa per ognuno, che si comprende solo al termine di una lunga strada irta di difficoltà che dai piedi raggiunge il cuore per non andarsene mai più.
Così come i pellegrini di un tempo, anche noi abbiamo raggiunto quella meta che da secoli testimonia al mondo intero le difficoltà che vengono superate dalla fede in Cristo.

Lince che corre
(Luca Badalamenti)


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