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Matteo Pugliatti
L'EUROPA SI MUOVE

L'Europa si muove, seppur tra i mille tentennamenti che a più riprese l'hanno vista imboccare la strada di una risoluzione morbida e moderata, quella che sin dall'inizio avevano tracciato gli Usa e che, da fedele scudiero, la giovane UE aveva accettato. L'escalation di violenza israeliana sembra aver toccato le corde dell'indignazione di tutto il mondo, a cominciare dal Papa che nei giorni scorsi, con un appello a Bush, ha lanciato un primo segnale di forte preoccupazione. A Madrid intanto si incontrano i rappresentanti di Onu, Russia, Usa e Unione Europea, la linea è chiara: ritiro immediato di Israele dai Territori. E sebbene la linea comunque sia tracciata, il dibattito resta più che mai aperto all'interno dell'Unione stessa: se infatti gli eurosocialisti hanno presentato a Strasburgo una proposta che sospenda l'accordo di Associazione tra UE e Israele, sembra che i popolari (che con 2 rappresentanti su 626 sono il primo gruppo) siano contrari a risoluzioni troppo intransigenti. Il piano in discussione è quello presentato dal Ministro degli Esteri e Vicecancelliere tedesco Fisher, un piano in sette punti che prevede il ritiro di Israele dai Territori, la fondazione di uno Stato provvisorio palestinese con istituzioni democratiche, la creazione di un gruppo di contatto Usa, UE, Russia e Onu, il riconoscimento reciproco del diritto all'esistenza tra Israele e Palestinesi, l'impegno della Comunità internazionale a fornire una "efficace componente di sicurezza", l'isolamento politico ed economico dei paesi che appoggiano il terrorismo o ne nascondono gli organizzatori, ed infine un termine di due anni entro i quali tenere negoziati per una soluzione finale della questione e la piena normalizzazione dei rapporti tra Israele e Stati Arabi. La Spagna, presidente di turno della UE convocherà il consiglio dell'Associazione Israele-UE; Solana sembra il più intransigente: "Dobbiamo andare al di là della questione del cessate il fuoco, perché troppe linee rosse sono state superate. Non dobbiamo volere un ritorno allo status quo, che non ha risolto nulla, ma una soluzione per un conflitto durato troppo a lungo". Un conflitto che viene dall'intolleranza, dal fanatismo religioso, dall'incapacità di leggere nella storia e di fare tesoro degli insegnamenti che neanche la morte di sei milioni di innocenti sembra essere riuscita a trasmettere ad un popolo, da sempre in lotta per la propria conservazione, il rispetto per le differenze. Potrebbe sembrare un caso, uno scherzo del destino, eppure ieri Israele ha celebrato, come ogni anno, la giornata di commemorazione dell'Olocausto. Sharon ha ribadito la propria posizione facendo riferimento al diritto di Israele a difendersi, molti sono d'accordo con lui. Ma c'è anche qualche voce fuori dal coro che viene dagli storici israeliani, questi uomini sostengono che la lezione dell'Olocausto, per Israele e per il resto del mondo deve essere quello di proteggere ovunque i diritti umani, il dialogo fra razze e religioni diverse, il rispetto delle minoranze. Ieri l'intero paese si è fermato e la gente è rimasta immobile per due minuti, in strada,, nei negozi, nei supermercati, tutti a capo chino, a ricordare, a riflettere. E' quello che tutto il mondo dovrebbe fare.