"Perfetto, allora trovatemi una sede da quelle parti", dicono abbia
sparato Paolo Dal Pino, amministratore delegato di Kataweb.
Detto fatto. Nei prossimi mesi il gruppo Kataweb traslocherà dallo
stretto e bianco palazzo di Via Goito in una megasede alla Bufalotta
con tanto di bandiere, parcheggi e porta girevole. Alle centinaia
di "surfer" che attualmente dimorano nel palazzo di fronte alla storica
sede di Repubblica si aprono due possibilità: comprare casa fra
il Tufello e Casal dei Pazzi oppure imbarcarsi su autobus
dai numeri a 3 cifre e dagli orari improbabili almeno quanto i capolinea.
Di scegliere sedi piu’ centrali non se ne parla nemmeno. L’affitto di un
palazzo tutto cablato e pronto per ospitare la Internet Company dell’ Espresso
avrebbe costi considerati proibitivi nei quartieri centrali. Quindi, tutti
alla Bufalotta.
Bds
14 Luglio 2000 - Quanti Baiocchi vale "La Padania"?
Giuseppe Baiocchi continua a dirigere "La Padania".
Anche da direttore sfiduciato. Ma al quotidiano della Lega non cessano
le proteste. Ogni giorno si registra, infatti, il malumore della
redazione nei confronti di Baiocchi. Un esempio? L'atteggiamento
assai discutibile tenuto da "la Padania" sulla vicenda gay pride non è
piaciuto affatto ad un redattore 'padano' che dirige un periodico
di cultura omossessuale.
Le sue vibranti proteste verbali non hanno però sortito
alcun effetto. Un altro esempio? Baiocchi per la rivista "Studi
Cattolici" (da sempre considerata vicino all'Opus Dei) scrive un saggetto.
La redazione 'padana' protesta per la scelta politica del Direttore. Inutilmente.
Risultato: sono sempre di più i colleghi 'padani' che scelgono di
mettersi in ferie oppure di godere dei recupero corte piuttosto che lavorare
al fianco del Direttore sfiduciato. E il giornale, in edicola, veleggierebbe
sotto le ventimila copie. Ma anche il settimanale leghista "il Sole delle
Alpi" (caporedattore Vittorio Locatelli) non gode di buona salute. Per
la Tv leghista si pensa, invece, di aumentare le ore di trasmissione.
Shampoo
14 Luglio 2000 - "Libero", fuori
dal coro, purche' non sia anche stonato
"Libero. Un giornale fuori dal coro". E' questo lo slogan
della campagna pubblicitaria per il lancio del nuovo quotidiano diretto
da Vittorio Feltri. "Libero" sara’, infatti, in edicola da martedì
18 luglio. Ieri sera, al Circolo della Stampa di Milano, la
presentazione ufficiale. Una vetrina per l'ex Direttore del "Giornale"
che punta a vendere almeno 40mila copie "intercettando i lettori
delusi dal panorama della stampa nazionale". Così, mentre
in una traversa di viale Monza, i suoi redattori mettevano a punto il
primo numero zero di "Libero", Feltri, si godeva gli ospiti della serata.
Ma grossi nomi dell'editoria non se ne sono visti. E chi s'attendeva
'guest star' Giulio Andreotti - ultimo acquisto come editorialista
di "Libero" - è andato deluso. C’erano, piu’ modestamente,
l'ex fascista Ignazio La Russa accompagnato dalla pr Daniela
Santaché, alcuni dirigenti di Publikompass e qualche
'grande' inserzionista.
E molti addetti ai lavori che hanno notato un Feltri abbastanza
teso: forse, secondo indiscrezioni, per aver raccolto finora 'appena'
12 miliardi di capitale sottoscritti da cinque soci, dei quali tre
erano già gli editori del settimanale 'il Borghese'. Ma la
serata feltriana ha comunque riservato una sorpresa: Niki Grauso,
l'ex editore dell'"Unione Sarda". Grauso da qualche giorno
s'aggira tra la redazione e gli uffici amministrativi di "Libero".
E c'è chi ipotizza un suo ingresso nella compagine azionaria.
Ingresso che farebbe assai bene a Feltri che non ha mai nascosto
- come sempre all'inizio delle sue direzioni - di non voler sprecare
risorse finanziarie qualora le vendite non premiassero i suoi sforzi.
Shampoo
13 Luglio 2000 - Un serio dilemma:
che fare se il sindaco e'molto malato?
Caro Barbiere, c’è un peso collettivo, che, immagino, grava
sulla coscienza della maggior parte dei giornalisti della grande citta’
dove vivo e lavoro che frequentano le istituzioni.
In breve. Il nostro sindaco è molto malato. Ce lo dicono ogni giorno le nostre fonti: consiglieri comunali di minoranza e della sua maggioranza), e ormai è un tam-tam che dura da quasi tre mesi, da quando, mesi fa, il sindaco fu ricoverato d’urgenza in ospedale. Per un malore, dissero i medici- e noi scrivemmo- poi per uno stato infettivo acuto, precisarono in seguito i sanitari - e noi scrivemmo- e infine per uno stato infettivo acuto le cui cause non sono mai state chiarite.
Fin qui quello che si è scritto sui giornali e che, in teoria, sanno i cittadini ed elettori. Ma nell’ambiente politico si dà per certo che il sindaco abbia in realtà una leucemia e sia imminente un nuovo ricovero per procedere ad un trapianto di midollo osseo.
Fin qui, in estrema sintesi, la storia. Il problema, al di là del naturale riserbo, delle norme sulla privacy e anche del buon gusto, è che, in tre mesi di voci, esse si sono naturalmente propagate; forse, come succede in questi casi, anche gonfiate. Il risultato è che, tra personale politico e amici, giornalisti e amici, amici e parenti degli amici, l’indiscrezione di una grave malattia del sindaco è ormai a conoscenza di un gran numero di persone.
A questo punto mi chiedo (e ti sottopongo il problema, come si fa nelle barberie): è giusto che in una citta’ si vociferi ogni giorno del sindaco malato e nessuna scriva una riga, per confermare o per smentire? E’ giusto che tutti i cittadini, elettori ed amministrati, non vengano messi a conoscenza di ciò che sanno (o pensano di sapere) politici, giornalisti e amici vari, e cioè che il primo cittadino potrebbe non essere in grado di fare con il massimo impegno il suo lavoro, perché occupato (giustamente) a curarsi? E’ giusto dar conto del fatto che, tra gli stessi politici, la maggior parte sono terrorizzati dalla prospettiva delle dimissioni del sindaco?
E qui veniamo a quella che è, secondo me, la causa del black-out informativo: nessuno ci tiene a dare la notizia perché tutti hanno paura delle conseguenze. L’attuale maggioranza, pure attivissima nel propalare le voci, perché teme che senza questo sindaco le prossime elezioni possano finir male; l’opposizione perché teme che l’effetto di un annuncio di dimissioni per grave malattia, toccando i sentimenti degli elettori, scatenerebbe un effetto-Berlinguer alla rovescia, portando in carrozza l’attuale maggioranza a confermarsi alla guida del Comune. Con due preoccupazioni in più per l’opposizione: una è la consapevolezza di non essersi assolutamente ripresa dalla botta del 17 aprile, l’altra è quella di vedersi servita, oltre all’amara beffa di una nuova e più cocente sconfitta, il danno (per la città) di un sindaco meno autorevole e meno capace, di un personaggio insomma più grigio dell’attuale sindaco al quale quasi tutti riconoscono qualità positive.
Ma i media? Pur se spesso riflettono i pensieri e le preoccupazioni
questa o quella parte politica, possono continuare a tacere? O non dovrebbero
fare a gara, pur nel massimo rispetto della persona e della sofferenza,
a dare una notizia (importante)? Questo è il mio cruccio, caro Barbiere,
di giovane giornalista; che si fa?
Un Amleto di una grande citta’.
Caro Amleto, tu poni un bel quesito e il Barbiere non si sottrarra’ alla domanda. Come vedi, e come e’ bene che i clienti del Barbiere sappiano, dalla tua lettera sono stati eliminati i riferimenti precisi che avrebbero, in qualche modo, risolto il problema, diffondendo immediatamente con precisione la notizia della malattia del tuo sindaco. La legge sulla tutela della privacy impone l’embargo sulle notizie relative alle condizioni personali di salute dei cittadini.
Ma a giudizio del Barbiere, questo caso imporrebbe la pubblicazione della notizia. La malattia di un personaggio pubblico, investito tra l’altro di una importante carica amministrativa, si ripercuote, come tu stesso fai notare, sull’efficacia del suo suo lavoro e quindi sulla buona amministrazione della citta’.
Noi pensiamo che (e’ bene ripeterlo), nel caso di un personaggio pubblico che occupa una carica elettiva, ai cittadini vadano offerti con completezza tutti gli elementi, buoni e cattivi, che possono aiutarli a farsi un’opinione e a decidere a chi dare il proprio voto. In questi elementi e’ certamente compresa ogni notizia relativa alla dirittura morale del personaggio in questione e anche ogni notizia relativa al suo stato di salute. Un sindaco deve essere una persona per bene, ma deve essere anche in grado di svolgere il suo lavoro. E quindi i giornali dovrebbero informare i loro lettori anche sullo stato di salute dei leader politici.
Tutto questo non toglie che si tratta di una decisione delicata.
Il rischio di colpire quei valori di umanita’, che ogni giornalista dovrebbe
portare sempre con se’, e’ alto. Ma crediamo che tra i compiti di un organo
di informazione ci sia anche questo. Crediamo anche, pero’, che tra le
responsabilita’ di un uomo pubblico, un "civil servant", ci sia
anche quella di dichiarare apertamente la sua impossibilita’ di assolvere
a un impegno gravoso. Secondo noi il tuo sindaco dovrebbe convocare una
bella conferenza stampa e dire a tutti: "Sono malato, non ce la faccio
piu’ e debbo curarmi. Pertanto annuncio le mie dimissioni".
Quanto al resto (le preoccupazioni della maggioranza di perdere
le prossime elezioni, e quelle dell’opposizione di regalare agli avversari
un "effetto Berlinguer"), e’ un vergognoso e stupido cinismo che lasciamo
volentieri ai politici.
Bds
Il succo del discorso era: "Prima di scrivere che qualcuno è il mostro, bisognerebbe attendere la fine dell’inchiesta e poi il processo. Quindi scrivete il presunto mostro". Iniziativa lodata dal Barbiere che si era detto disponibile ad aprire un dibattito sull’argomento.
Ma adesso il nostro Zucconi che fa? Torna dall’America in vacanza
a Roma e continua a firmarsi inviato dagli Stati Uniti. Ultimo in ordine
di tempo il pezzo da Washington di mercoledì 12 luglio, sapientemente
firmato dal nostro inviato Vittorio Zucconi. Ma Zucc è a
Roma da quasi una settimana, è stato visto a piazza Indipendenza
dove ha salutato i colleghi di Repubblica, Repubblica.it,
Radio
Capital e poi è stato visto anche a via Po (sede dell’Espresso).
Ah Vittorio, Vittorio... non si poteva proprio fare a meno di mettere
in testa al pezzo "dal nostro inviato"? Questa non ce la dovevi fare.
Bds
13 Luglio 2000 - Napoli non
piace a Silvio Berlusconi.
Al leader di Forza Italia Napoli ricorda troppo quell'avviso
di garanzia (22-11-1994) che gli fu consegnato durante un vertice del G7.
E "Kiss Kiss radio" - con direzione e redazione nel capoluogo partenopeo
- non ha un segnale diffuso bene su tutto il territorio. Poi, spostare
sede e aumentare il numero dei ripetitori sparsi in giro per l'Italia sarebbe
troppo laborioso.
Così, l'attenzione degli uomini del Cavaliere -guidati da
Paolo
Romani - che da settimane stanno battendo la Penisola per tentare di
dar vita a "Radio Azzurra", l'emittente di Forza Italia,
si sarebbe concentrata su "Radio 101 -ONE O ONE NETWORK". "Radio
101", con una bella sede all'ultimo piano di un palazzo della centrale
via Locatelli a Milano, un buon segnale (da potenziare al massimo nelle
isole) sarebbe dunque la candidata ideale a diventare la radio del Cavaliere.
Pronta 'chiavi in mano'. La radio si aggiungerebbe cosi' alla nutrita batteria
di cannoni dell'informazione di cui puo' gia' disporre Silvio Berlusconi.
"Radio 101" è stata poi una delle prime radio libere
in Italia. Negli anni '70 iniziò le trasmissioni clandestinamente
sfidando il monopolio della RAI, (spesso i dj dell'emittente dovevano
cambiare sede trasportando di nascosto microfoni e trasmettitori per il
capoluogo lombardo rincorsi dai carabinieri. Per il Cavaliere comprare
la prima radio libera italiana dopo aver fondato la prima tv "libera" avrebbe
quindi, ne deduciamo, anche un notevole valore simbolico.
Shampoo
13 Luglio 2000 - Il Tirreno
e il rosa della discordia
Sandra Bonsanti pare ami il rosa e le buone notizie, un
po’ meno la sua redazione al Tirreno, il quotidiano livornese che
la brava collega dirige: oggetto della discordia, ha raccontato al Barbiere
un collega che si firma il Cronista di Campagna, l’iniziativa di
una rubrica - pubblicata ogni domenica in terza pagina con evidente richiamo
in prima - nella quale sono raccontati amori celebri che hanno avuto o
hanno come teatro la Toscana.
Ebbene, il compito di individuare e raccontare episodi e storie,
riferisce il cronista di campagna, e’ stato affidato a Mario Lancisi,
redattore in forze alla sede fiorentina del giornale. Ma nell’iniziativa
si vogliono coinvolgere anche i lettori, che una locandina, pubblicata
anch’essa ogni domenica, invita a partecipare inviando storie d’amore toscano
o segnalazioni di luoghi che hanno fatto da sfondo a vicende sentimentali
di personaggi famosi. Due di queste storie – la prima aveva come protagonisti
Sarah
Ferguson e il conte Gaddo della Gherardesca, la seconda
Nilde
Iotti e Palmiro Togliatti – sono gia’ state pubblicate. Altre, anticipa
il cronista di campagna, accompagneranno i lettori del Tirreno fino alle
prime piogge di autunno.
La Bonsanti, riferisce, ci spera molto, anche per rilanciare
le sorti del suo giornale. E tanto da spronare i suoi lettori a partecipare
promettendo loro che ’insieme, alla fine, avremo compiuto un viaggio indimenticabile
nell’incanto della nostra terra per parlare d’amore, di amicizia e di sentimenti.
Lui, invece, il cronista di campagna, sembra scettico: ‘’la redazione –
denuncia – sta buttando giu’ a fatica il boccone delle love story".
Bds
Beh, non so cosa ne pensate voi. Qui a bottega abbiamo aspettato
un’altra domenica per leggere la seconda storia d’amore toscano, quella
che ha come protagonisti Il Migliore e la compianta ex presidente della
Camera dei Deputati Nilde Iotti nell’inedita veste di bella e timida ragazzona
al seguito. E alla fine, che vi dobbiamo dire, saremo leggeri anche noi,
sentiremo l’estate anche noi, ma l’idea di Sandra Bonsanti c’e’ parsa tutto
sommato carina e la storia di domenica 9 luglio, pure. Per questo rilanciamo
al cronista di campagna e a tutti voi una piccola provocazione: ma e’ poi
proprio vero che una buona notizia sta al giornalista doc come l’aglio
a una strega?
Rosina
11 Luglio 2000 - Sesso, la prima
volta del Censis
E così anche il Censis ha deciso di intingere il
biscottino nel sesso. Il blasonato istituto di ricerca ha ceduto a questa
tentazione adesso che va per i 34 anni di vita, a differenza degli italiani
che, come informa la sua ricerca attorno ai comportamenti sessuali, vivono
la loro prima esperienza sotto le lenzuola a 17 anni.
Fa un certo effetto, a noi del Barbiere, sorprendere in questa caduta di tono l'istituto che dalla fine degli anni '60 ha imposto, col Rapporto annuale sulla situazione sociale del Paese, la sua Bibbia veggente e immaginifica, scoprendo la vitalita’ della nostra società e l'importanza dei processi spontanei, il "piccolo è bello" (slogan forse non proprio adattabile all'indagine in questione), il sommerso e l'interstiziale, su cui la barca dell'Italia continua nonostante tutto a galleggiare, il localismo e tutto il resto.
Non vogliamo, sia chiaro, un Censis represso e bacchettone. Ma vederlo in azione come uno di quegli istituti di "sondaggiari" che vivono attorno ai giornali e alle tv, e che si esibiscono sui temi carnali proprio all'inizio delle vacanze, per evidenti esigenze di cassetta, beh, è uno spettacolo al quale non avremmo voluto assistere. Non se ne può più.
E visto che siamo in tema, una tiratina d'orecchie a Giulio Anselmi, direttore dell'Espresso, che sull'ultimo numero del settimanale ci fa chiedere con quali persone del nostro stesso sesso andremmo a letto. Ma direttore, cosa vuoi che ce ne freghi? Tornando al Censis, siamo rimasti di sasso vedendo che il suo guru in persona, Giuseppe De Rita, è venuto a spiegarci da tutti i microfoni e da tutte le telecamere, che tre uomini su cinque hanno incertezze e paure sessuali, che gli italiani sono poco attratti dallo scambio di coppie (al quale è affezionato l'1,4 per cento del totale) un po' di più dall'amore di gruppo (1,7 per cento) che metà delle donne single non fanno mai l'amore e che il 73 per cento dei cittadini tra i 60 e i 70 anni continuano a farlo.
Un giorno, in un'affollata conferenza stampa, al superprolifico fondatore del Censis (ha 8 figli, se il Barbiere ricorda bene) una collega rivolse una domanda che suonava più o meno così: "Lei, che in tutti questi anni ha scandagliato ogni anfratto della società italiana, come mai non si è mai occupato di evasione fiscale?"
Prontissima, la risposta del grande stregone del Censis: "Perché
è un po' troppo affollato il campo di quelli che affrontano questo
tema, e a noi piace occuparci di cose più originali". De Ritaaaa!
De Ritaaaa!, viene voglia di urlare alla Ezio Greggio, che risposta ti
inventi, stavolta?
Il Conte d'Almaviva
10 luglio 2000 - E' caduta una Cipolla
nel piatto di Del Turco.
Il ministro delle Finanze Ottaviano Del Turco ha finalmente
trovato il suo addetto stampa. E' una collega, è milanese, si chiama
Serena
Cipolla. Due mesi è durata la ricerca, che appassionò
anche la bottega del Barbiere, come i clienti di vecchia data ricorderanno.
Fornimmo il diretto dell'ufficio stampa del partito di Del Turco, i Socialisti
italiani, nella speranza che qualche amico disoccupato riuscisse almeno
a ottenere un appuntamento. Pensammo, a un certo punto, che Del Turco volesse
rappresentarsi da sè: "Il Ministro ha detto...Il Ministro è
stanco...Il Ministro ha deciso di abolire gli scontrini fiscali" così,
in una ambigua sospensione fra sdoppiamento delle funzioni e culto ieratico
della personalità.
O forse Ottaviano cercava un professionista di provenienza
Bocconi o Normale di Pisa, con un paio di master ad Harvard in Scienza
delle Finanze o simili. Una persona, insomma, in grado di coprirgli con
competenza le spalle, di mettergli in bella copia una dichiarazione, di
correggere con tempestività qualche smarronata.
E invece e' totalmente digiuna di fisco Serena, assunta il 28 giugno scorso e fino a oggi collaboratrice del "Giornale" in materia immobiliare. Ora dovra’ imparare in men che non si dica la differenza tra imposte e tasse, tra "Iva e ova", cos'è l'Irap e cos'è la Dit, e cosa sono gli studi di settore. E imparare tutto questo nel bel mezzo di una gigantesca confusione, con il grande ministero da 80 mila dipendenti che si sta separando, così vuole la riforma di Visco, in una struttura centrale snella supportata da quattro agenzia privatistiche.
Dopo i primi dieci giorni di attività, fra i cronisti di
cose fiscali è girata questa facile battuta: "La Cipolla ci fa
venire le lacrime agli occhi". E le domande sul fisco preferiscono
farle al vecchio ministro, Visco, magari al Costanzo show. Quanto a Serena,
il Barbiere ne è sicuro: in questo mestiere è possibile
conquistare competenze anche in tre o quattro mesi, in qualsiasi settore,
studiando e mettendocela tutta. Forza ragazza, siamo qui a fare il tifo
per te.
Bds
10 Luglio 2000 - Anche Carlo
De Benedetti cede alla tentazione della Tv?
Ricordate quando un paio di anni fa si parlava con insistenza dell'ingresso
di Carlo De Benedetti nel settore televisivo? Ebbene, le voci non
erano poi così campate in aria. Qualcosa si sta concretizzando ora
ma con un mezzo diverso dal piccolo schermo: la nuova televisione del gruppo
Espresso
dovrebbe passare attraverso Internet. Lo dimostra il varo, pochi
mesi fa della società EleTv (società controllata da
Elemedia,
proprietaria a sua volta di Radio Dj, Capital e Italia Radio).
Ma c'è di più. In queste ultime settimane si intensifica lo sforzo del gruppo di proporre una tv in Internet. Ha iniziato Kataweb, dove, nei vari siti è possibile scaricare video di interviste e commenti preparati ad hoc dai giornalisti del gruppo. Ha proseguito a spron battente Radio Capital che propone una volta al giorno (ma presto saranno due) il video giornale, scaricabile dal sito della radio.
Ora, ed è questa la novità, anche Repubblica.it
entra in video. I giornalisti del sito stanno ultimando un corso di dizione
che li introdurrà nel mondo del giornalismo internet-televisivo.
La cosa che non si capisce è perchè il gruppo Espresso
abbia deciso di fare più video giornali che rischiano di assomigliarsi.
La risposta forse è nel passo successivo. Presto i giornalisti di
Repubblica
potrebbero esser chiamati a fornire non solo la loro firma ma anche immagini
degli eventi che seguiranno. Così un inviato ai mondiali di calcio
o su un luogo di una sciagura potrebbe trasmettere in rete, in pochi secondi,
immagini di quello che vede. In pochissimo tempo e con costi limitatissimi.
Problema: ai giornalisti del gruppo piacerebbe essere pagati per le prestazioni
video ma finora qualunque richiesta in merito è stata respinta al
mittente dall'amministratore delegato
Marco Benedetto. Il braccio
di ferro appare solo all'inizio.
Bds
8 Luglio 2000 - Guarda che ti
spedisco al motore di ricerca!
"Ti mando al motore di ricerca!". Una volta durante il servizio
militare il peggio che potesse capitare era di essere spediti in Sardegna,
come punizione per qualche errore fatto davanti ad un superiore. Ancora
oggi "ti mando a dirigere il traffico!" è un epiteto usatissimo
nei Carabinieri e nella Polizia.
A Kataweb la minaccia è stata aggiornata alla new economy:
"ti metto al motore di ricerca!" urla Vittorio Zambardino, tra i
massimi responsabili della web company del gruppo Espresso, quando è
aria di resa dei conti.
Il "motore di ricerca" è Katalogo, che raccoglie e
sistematizza le informazioni racolte in rete, realizzato in maniera faticosa
e ripetitiva grazie al copia e incolla fatto su schermo. Un lavoraccio
peggio che le miniere di sale, una punizione temutissima da manageretti,
fighetti e creativetti di Kataweb.
Bds
8 Luglio 2000 - Ma chi si e'
fregato le giacche a vento di Kataweb?
I gadget proliferano a Kataweb: si sono visti gli zainetti griffati
Kataweb (belli), cappelletti neri Kataweb, fragole magnetiche da frigo
Kataweb e perfino bellissime giacche a vento col marchio aziendale. Ma
di queste se ne è persa traccia, solo i potentissimi le indossano
e nessuno vuol dire dove trovarle. Ai più sfigati sono rimasti gli
Yo-Yo Kataweb e la fettuccia (portachiavi? Porta-passi? A che serve?) Kataweb,
mentre d'estate furoreggia la "bandana Kataweb", in verità
uno strofinaccio blu tappezzato di fragole con marchio aziendale. Tutta
roba graziosa, ma a chi è destinata? Misteri del marketing, mentre
purtroppo non è passata la proposta di un alto dirigente per la
realizzazione di preservativi Kataweb, naturalmente profumati alla fragola.
Bds
8 Luglio 2000 - Sapessi com’e’
strano, fare il giornalista a Milano
Fare il giornalista a Palazzo Marino, sede e simbolo dell'amministrazione
civica milanese, è impresa difficile. Anzi, impossibile se il tuo
giornale non fa salamelecchi o sviolinate agli inquilini. Accade ai redattori
di "Due punti", mensile diffuso gratuitamente nelle librerie del capoluogo
lombardo. "Due punti" non pubblica comunicati ufficiali, non partecipa
alle conferenze stampa ma curiosa tra i conti e i bilanci: tutto quello
che riguarda insomma la vita e i personaggi che ruotano intorno a Palazzo
Marino. La caporedattrice è Elisabetta Pavanello. Free-lance
per passione e dovere civico, la Pavanello ha sempre ottenuto le documentazioni
che cercava presso gli uffici comunali. Sempre, tranne l'ultima volta.
Quando la collega ha cercato, infatti, di esplorare l'avvocatura comunale
- come funziona, quanto costa, chi ci lavora, quanto lavora e con quali
risultati - si è trovata di fronte ad un muro di gomma. Non un documento,
non una dichiarazione, nulla di nulla è riuscita a sapere. Di più:
Elisabetta Pavanello è stata anche trattata con grande freddezza.
Risultato? Sulle colonne di "Due Punti" (giornale senza fini politici)
un articolo velenosissimo sui silenzi e i misteri di questo ufficio del
sindaco Gabriele Albertini. Alla faccia della istituzioni "case
di vetro". Anche i quotidiani milanesi hanno ignorato il caso.
Shampoo
8 Luglio 2000 - "Il Giornale" si rinnova.
L'edizione piemontese del quotidiano diretto da Maurizio
Belpietro cambia desk. Stefano Rizzi (ex "Indipendente" e "Secolo
XIX") e Gabriele Barberis Vignola (ex "Eco di Biella") sono i due
nuovi capiservizio che affiancheranno il caporedattore Enzo
Giudice. La promozione di Rizzi e Barberis Vignola - che gestiranno
rispettivamente il settore cronaca e quello politico - riempie il
vuoto lasciato da Salvatore Tramontano che, dopo polemiche, è
stato (ri)chiamato alla redazione milanese del "Giornale", dove seguirà
la chiusura delle pagine del foglio berlusconiano. Ma altre novità
si attendono dal giornale piemontese che, secondo i dati di vendita,
si sarebbe ormai stabilizzato intorno alle diecimila copie.
Shampoo
7 luglio 2000 - La reginetta di cuori
di Marco Follini e Vincenzo Visco
Sono amori fortunati, quelli in cui si imbattono i leader del Centro
cristiano democratico. Tutto o quasi si sa della sincera, appassionata
love story fra Pierferdinando Casini e Azzurra, figlia ventisettenne
del proprietario di Vianini, Cementir, Messaggero,
Mattino,
Caltanet,
Piemme
eccetera, Francesco Gaetano Caltagirone. Qui il Barbiere
può riferire solo il commento di un cliente occasionale della nostra
bottega, che conosce bene il presidente del Ccd: il bel "Pierferdi"
non accetterà mai la candidatura del Polo a nuovo sindaco di Roma,
perché la considera una "diminutio".
Oltretutto, negli anni post-giubilari, il Campidoglio avrà solo spiccioli da spendere. Il giovanotto, fors'anche ringalluzzito dall' essere entrato nel cuore di un impero che già oggi vale qualche migliaio di miliardi, punta molto più in alto. Addirittura a sostituire Berlusconi se, fra un paio d'anni, per il logoramento della coalizione che sembra destinata a governare l'Italia, e per affaticamento fisico personale, dovesse mettersi da parte.
Ma non è di lui nè di Azzurra, che si parla oggi nella bottega del Barbiere. Al centro della nostra attenzione è invece l'architetto Elisabetta Spitz, 47 anni, romana, moglie del numero due del Ccd Marco Follini, presidente del gruppo della Camera del partito. E' la storia di un accumulo di incarichi e di poltrone da lasciare stupefatti. Ed è anche una storia di "trasversalità politica", perché il vero pigmalione della Spitz è l'ex ministro delle Finanze, oggi del Tesoro, Vincenzo Visco. E' lui che le ha assegnato, nello scorso mese d'aprile, la carica di direttore dell'Agenzia del Demanio, stipendio lordo 640 milioni l'anno.
Ma andiamo con ordine. Elisabetta è un architetto libero professionista, socio di una società di consulenza e progettazione che si chiama Abt e ha sede a Roma. Nel 1999 Visco la inserisce nel "comitato guida" di sette esperti che devono studiare la riforma del ministero delle Finanze. La riforma prevede un ministero snello (un dipartimento unico con un migliaio di persone in tutto) supportato da quattro agenzie, una delle Entrate, una del Territorio, una del Demanio e una delle Dogane. Forza Italia e il Polo appoggiano il progetto-Visco, che passa a pieni voti.
E chi viene messo al vertice dell'agenzia del Demanio? La Spitz, appunto: ha disegnato la riforma e ha ottenuto una delle poltrone più importanti. Ma ha un'esperienza da vantare, in campo demaniale? "Sono un'esperta di lunga data dei problemi di valorizzazione del patrimonio immobiliare, e quindi ho tutte le carte in regola - risponde lei, raggiunta dal Barbiere nella sede dell'Abt in viale Angelico - Inoltre sia ben chiaro: pur essendo stata nominata direttore del Demanio, l'insediamento avverrà solo nel gennaio del 2001. Di soldi non ne ho ancora visti, fino ad oggi".
Respinge anche, Elisabetta, un'altra antipatica voce. Che alla Abt di cui è socia, Vincenzo Visco abbia affidato la ristrutturazione del palazzo dei Monopoli di Stato in piazza Mastai, nel cuore di Trastevere, a Roma, che si appresta a far da sede del nuovo ministero delle Finanze "leggero" e riformato (ma come, i ministeri non dovevano trasferirsi dal centro in periferia?). Visco ha secretato il provvedimento di assegnazione dei lavori, con la ragione che nei locali trovano spazio anche le stanze del ministro. Cosi' e' stato possibile evitare la gara pubblica e scegliere in via diretta l'assegnatario dei lavori. Una decisione, questa, che, si dice al ministero, nonostante i consueti tempi lunghi della burocrazia, l'ex ministro ha preso e resa esecutiva nel breve volgere di qualche ora.
Ma non vi abbiamo ancora raccontato tutto. Visco ha infilato la regina Elisabetta anche nella commissione per la ricognizione e la valutazione del patrimonio dell'Ente Eur e per la sua trasformazione in Spa. Così, sullo slancio, Elisabetta Spitz diventa consigliere di amministrazione, nel maggio scorso, della nuova Eur spa. Altro incarico, dunque.
L’Eur spa è proprietaria delle tre palazzine che attualmente ospitano il ministero delle Finanze (e che Del Turco, almeno lui e il suo staff, vuole abbandonare entro questo mese di luglio, per trasferirsi appunto a Piazza Mastai). Al posto degli uffici e delle scartoffie, sorgerà uno splendido albergo con annesso meraviglioso parcheggio. A questo punto non si puo’ davvero escludere che, quando sara’ il momento, una fetta della torta dei lavori finirà alla società Abt di Elisabetta Spitz. La reazione della regina delle Finanze è sdegnata: "Dal prossimo mese di gennaio, quando passerò a dirigere l'agenzia del Demanio, cesseranno le mie attività private". Questa e’ una buona notizia.
Ora, essendo il Barbiere esperto solo di forbici, rasoi e dopobarba, non e’ certo in grado di valutare le capacita’ professionali dell’architetto Spitz. Se il ministro ha deciso di affidarle tanti incarichi, un motivo ci sara’ pure. Certo, in giorni in cui lo sbarco della fidanzata del presidente dell’Enel Franco Tato’, Sonia Raule, a Telemontecarlo, solleva tante discussioni, sarebbe meglio se le consorti di uomini pubblici, qual e’ Marco Follini, rivolgessero le loro attenzioni professionali lontano dalla pubblica amministrazione. Non vi pare, colleghi?
Il Conte d'Almaviva
5 Luglio 2000 - Enrico e Licia,
botte da orbi
Il calcio fa davvero strani effetti. I poliziotti olandesi che
picchiano i giornalisti, i giornalisti che davanti ai poliziotti olandesi
si mettono a cantare "Frank de Boer, trallalla’" (e quelli si incazzano),
i giornalisti che si picchiano tra di loro.
Il Barbiere e’ qui a darvi conto, con un certo ritardo dovuto al lavoro di ricostruzione dell’episodio, del breve ma intenso match di pugilato che ha opposto due inviati della Repubblica ai campionati europei di calcio: Enrico Curro’ e Licia Granello. La ricostruzione dell’evento e’ basata su testimonianze dirette di numerosi colleghi che hanno assistito allo scontro.
Il 17 giugno scorso, presso il centro sportivo di Geel, alle 14, Licia Granello e Enrico Curro’ di "Repubblica", si incontrano all'esterno della sala stampa. Licia non e’ di buon umore e rimprovera a Curro’ di non averla ancora informata delle novita’ emerse durante la conferenza stampa dei giocatori, appena terminata.
Le voci salgono di qualche decibel. Licia: "Tutti i colleghi stanno
parlando con i rispettivi giornali. Possibile che solo noi non sappiamo
cosa dobbiamo fare?".
Curro’ rilancia: "Ora basta, mi hai rotto, guarda che io mi
faccio un culo cosi’!!!".
Granello, paonazza: "Non permetterti di rivolgermi la parola in
questo modo!".
Curro’ replica esponendo piu’ volte la medesima tesi e cioe’ che ne ha le palle piene, anzi che sono cinque anni che ne ha le palle piene. Licia insiste con il classico "come ti permetti" fin quando Curro’ butta li’ l’insulto finale, l’insulto "fine di mondo" come direbbe Stranamore, che non ripetiamo per rispetto dei clienti del Barbiere e della stessa Licia Granello. Segue lancio di quaderni vari.
D’un tratto i due si rendono conto che la lite sta avendo luogo di fronte a ben tre colleghi. Imbarazzo. Qualcuno fischietta guardando il soffitto, altri mangiucchiano le unghie. Curro’ torna della sala stampa (dove, peggio mi sento, i colleghi presenti sono una trentina o forse più), e telefona in redazione a Roma, continuando nel frattempo a sibilare apprezzamenti nei confronti di Licia Granello.
La quale irrompe come una valchiria e mentre Curro’ e’ ancora al
telefono, urla con quanto fiato ha in gola: "Prova a ripetere quello che
hai detto!!".
Lo sventurato rispose. Licia piazza un rapido e incisivo jab al
mento, Curro’ piega le ginocchia ma si riprende e continua a vomitare insulti
terribili, Licia prende slancio e bissa con un gancio destro. Poi qualcuno
li separa.
Cose che capitano anche tra i migliori colleghi quando si sta fuori
a lungo su un servizio. Beh, ora e’ finita. Enrico e Licia, datevi
un bacetto e fate la pace. Chi ha avuto ha avuto....
Bds
5 Luglio 2000 - I giardini
di marzo, di Emilio Fede
Mese di marzo 2000, il giorno non ha importanza - Nell'ufficio
di Emilio Fede a Palazzo Cigni di MilanoDue arriva il Cavaliere.
C'è già stato, lo conosce bene. Ma è la prima volta
che le tende delle ampie vetrate sono aperte. Berlusconi inorridisce pubblicamente.
Al di là dei vetri c'è un incolto praticello pieno di piante
infestanti. Come può il fido Fede sopportare quello spettacolo così
triste?
Detto fatto, in un paio di giorni arriva il giardiniere di Arcore, Tiraboschi, nomen omen. Con un manipolo di operai, scava, vanga, semina, pianta. Alla fine del lavoro, lo spazio verde è rimesso a nuovo: fiori, siepine lussuose, erba da green berlusconiano. Fede gongola. E a vedere il suo giardino, il giardino voluto dal Cavaliere, vengono in processione tutti i dirigenti Mediaset. Ammirati e invidiosi. Sin qui la storia più o meno nota a tutti. Raccontata dallo stesso Fede, diffusa dal tamtam delle redazioni.
Meno noto, anzi sconosciuto, il seguito. Maggio, Berlusconi torna in visita. I fiori piantati non lo convincono. Le piccole siepi le considera modeste. Tutto il verde soffre molto per il caldo. Detto fatto. L'indomani ricompare Tiraboschi col suo manipolo di uomini. Il giardino viene raso al suolo. La terra completamente rimossa. Vengono posati tubi per l'irrigazione artificiale automatica, la terra volgare di MilanoDue sostituita con humus prezioso.
Sul bordo esterno, piante di medio fusto e siepi alte. All'interno
dello spazio, nuovi fiori e un melograno. L'eden del direttore. Peccato
che ad un mese di distanza la metà delle piante stia morendo daccapo.
Qualcuno comincia a notare che il giardino è sovrastato dall'arco
di una scala, una rampa di accesso al primo piano. Fa ombra. Ufficio e
giardino sono esattamente sotto la scala, da sempre. Ed ecco tra l'altro
perchè il vicedirettore Francesco Tartara, che è superstiziosissimo,
si tocca ogni volta che entra nell'ufficio di Fede.
F.A. (Fonte attendibile)
La storia e’ questa. La potente Cooperativa Costruttori di Argenta, in provincia di Ferrara (la piu’ importante cooperativa italiana e una delle prime 5 aziende di costruzione italiane) tempo fa si rivolse ai Ds per ottenere un po’ di aiuto. La Cooperativa infatti e’ stata a lungo oggetto di ispezioni della Guardia di Finanza e di indagini giudiziarie. Non e’ un segreto che le Coop sono sempre state politicamente vicine ai Ds e che non hanno mai negato al partito il loro sostegno.
Cosi’, quando sono cominciati i guai giudiziari, e’ stato naturale per il presidente della Cooperativa Costruttori, Donegaglia, rivolgersi al Bottegone. La segreteria dei Ds pero’, temendo di ficcarsi nei guai con prese di posizione troppo sbilanciate a favore della Coop Costruttori, ha nicchiato a lungo rifiutandosi di dar voce in Parlamento alle preoccupazioni di Donegaglia. Il quale, vista la titubanza di Veltroni, ha pensato bene di cambiare cavallo.
Cosi’ qualcuno, nelle scorse settimane ha rifischiato a Veltroni
che Donegaglia e’ andato a bussare nientemeno che alla porta di Armando
Cossutta e del suo partito il Partito dei Comunisti Italiani. Pochi
giorni dopo la segretaria della Commissione Finanze della Camera, Gabriella
Pistone (deputata cossuttiana) ha presentato un’interrogazione parlamentare
sollevando il caso della Coop Costruttori.
Non solo, ma, sentendosi traditi dai Ds, i cooperatori rossi emiliani
hanno presentato a Cossutta un documento di sostegno corredato di 1500
firme di soci della Cooperativa che chiedevano, in sostanza, di entrare
nel PdCI.
Apriti cielo!!. Veltroni ha dato di matto e pero’ sono rimasti parecchio
turbati anche i militanti cossuttiani di Ferrara che si vedranno presto
inghiottire il partito dalla potente cooperativa di Argenta. Il caso e’
ora nelle mani della diplomazia dei Ds che sperano di recuperare il ghiotto
boccone perduto: "Se ci mollano anche le cooperative", ha spiegato al Barbiere
della Sera un deputato emiliano dei Ds in preda allo sconforto, "siamo
davvero fritti".
Bds
1 Luglio 2000 - Daniele Vimercati
mette in croce Stefano Croce
Cercasi vice direttore a Telelombardia. L'emittente lombarda
rischia infatti di perdere il suo numero 2, Milo Infante, che i
bene informati danno ormai in partenza per le reti Mediaset. Un
brutto colpo per Daniele Vimercati, da un anno direttore della televisione.
All’origine della probabile partenza di Infante, c’e’ naturalmente il desiderio di nuove esperienze professionali e la prospettiva di qualche nuova trasmissione in Mediaset. Ma anche, sostengono alcuni, recenti divergenze di vedute con Daniele Vimercati a proposito dell’ "affaire Poletti".
Cos’e’ l’ "affaire Poletti?". Roberto Poletti e’ anch’egli un collaboratore di TeleLombardia, nonche’ amico di Vimercati. Ma e’ anche un tipo dal carattere, diciamo cosi’, un po’ ruvido, che si lascia andare a reazioni talvolta brusche con gli altri collaboratori, provocando anche le lagnanze di operatori e tecnici che hanno segnalato il problema a Vimercati.
L’ultimo scontro si e’ verificato con un altro collaboratore, Stefano
Croce, al quale Poletti ha dato una bella strapazzata, da molti giudicata
eccessiva. Testimone della lite e’ stata la curatrice della trasmissione
Iceberg, Giulia Bessio, alla quale Vimercati ha chiesto d raccontare
come sono andate le cose.
Il risultato e’ stato che Stefano Croce e’ stato messo in
ferie fino a settembre per far si’ che non entrasse piu’ in contatto con
Poletti e per evitare di far degenerare una situazione gia’ tesa. Il provvedimento
tuttavia non e’ stato gradito dalla redazione che l’ha letto come un ingiusto
allontanamento, se pur provvisorio.
Bds
30 Giugno 2000 - Emilio Fede
assume la Madonna (nonostate il flop del segreto di Fatima)
Al Tg4 c'è un nuovo volto. Si tratta di Francesca Senette,
ex redattrice di "Antenna3 Lombardia", che per Emilio Fede
è "come la Madonna". Voce squillante, fisico da pin up, la
collega Senette è arrivata nella redazione del tg berlusconiano
proprio su indicazione del leader di Forza Italia. L'ha detto lo
stesso Fede in una riunione di redazione a chi gli chiedeva notizie
sulla neo-redattrice: "Lei è stata assunta perché segnalatami
da Berlusconi quindi per me è la Madonna". Un sincero
in bocca al lupo alla Senette dal Barbiere della Sera.
Shampoo
30 Giugno 2000 - Mediaset:
non avanza il redattore "multimediale" che piace agli editori
Si blocca prima ancora di nascere l'avvio del sistema editoriale
digitale per le news di Mediaset. Le trattative tra azienda e giornalisti
si sono interrotte. Il sistema prevede il trasferimento ai giornalisti
delle operazioni di ricerca delle immagini e di montaggio audiovideo dei
servizi, almeno per le esigenze meno complesse.
E' l'anticamera del giornalista televisivo multimediale "fai da te" immaginato dagli editori per i new media, motivo di forti difficoltà anche nella trattativa per il rinnovo del contratto nazionale dei giornalisti. Per dare l'assenso al "parere di conformità" al piano di innovazione tecnologica da parte della FNSI, i giornalisti delle redazioni Mediaset, guidati dal portavoce dei CdR Guido Besana, avevano chiesto il riconoscimento esplicito dei maggiori carichi di lavoro come mansioni o funzioni accessorie.
E anche la definizione, nero su bianco, delle principali nuove figure professionali. La delegazione dell'azienda, seguendo la strategia impostata dal vicedirettore generale Ferrauto, ha risposto di no. Nella discussione, sviluppatasi attraverso settimane di incontri e assemblee, i CdR Mediaset hanno anche provato a lanciarsi in avanti, contestando all'editore un eccessivo immobilismo sul tema dei nuovi media e proponendo un accordo globale che includesse l'impiego delle redazioni nella futura web-tv e nella multimedialità.
Mediaset, però, ha detto "no" anche a questa ipotesi. L'impressione è che pesino non poco gli interessi dell'azionista di riferimento, cioè Fininvest, che avrebbe altri progetti in tema di tv e multimedialità. I nuovi investimenti Fininvest potrebbero infatti essere tutti riservati a MediaDigit, la nuova società del gruppo creata proprio per i new media e che si sta preparando a formare una redazione di giovanissimi partendo da zero, sotto la guida di Emilio Carelli e la supervisione di Enrico Mentana.
I 300 giornalisti Mediaset temono adesso di rimanere prigionieri
di un cosiddetto "business maturo": la tv generalista via etere, che -per
ammissione della stessa dirigenza Mediaset durante gli incontri- potrebbe
perdere nel giro di cinque anni la metà degli ascolti, proprio a
favore degli astri nascenti dei new media. Una prospettiva che spaventa
molti, tant'è vero che -per la prima volta nei vent'anni di storia
Fininvest/Mediaset- sono iniziate le fughe di giornalisti verso altre aziende
editoriali
F.A. (Cioe' Fonte attendibile)
Ma di quale sfida parla l'ex direttore del 'Giornale'? Qualche
mese addietro davanti ai redattori attoniti e sorpresi del "Borghese",
Feltri, gridava che quella testata - il "Borghese" - non gli piaceva
perché sapeva "di olio di ricino" e soprattutto non aveva
sex appeal ovvero non attirava pubblicità e, quindi, invece dei
video dedicati alla Buonanima era meglio allegare quelli soft-porno
di Moana Pozzi o di Tinto Brass.
Shampoo
29 Giugno 2000 - La Punto perde
il cambio, e Quattroruote il direttore.
"Siete al volante di una Fiat "Punto" nuova fiammante. A un tratto,
l'auto resta in folle anche se la marcia è innestata e non avete
il piede sulla frizione. Può accadere su 13.700 "Punto" e su altre
17 mila 637 Fiat prodotte negli ultimi mesi, per un totale di 31.337 esemplari.
Preoccupante, vero?".
Il numero di "Quattroruote" in cui appare questa coraggiosa denuncia è quello di luglio, da pochi giorni in edicola. L'ultimo ad essere firmato dal direttore Mauro Coppini. Licenziato in tronco da Giovanna Mazzocchi, proprietaria dell'Editoriale Domus. Sostituito, sembra cosa fatta, dal direttore di "Italia Oggi" Mauro Tedeschini. Se uno più uno fa due, si può dedurre che sarebbe stata la Fiat a pretendere la testa di Coppini. Fuochino.
Le cose non stanno proprio così, ma quasi. Partiamo prima dalla denuncia, degna di un "Consumers Report", il giornale dei consumatori americani. Una piacevole sorpresa, per chi ha a cuore gli interessi di chi acquista, e vede i giornali specializzati insistere ossessivamente solo su quelli di chi vende. Sotto il titolo "Deboli richiami", il mensile che da 45 anni ha conquistato il cuore degli automobilisti, non denuncia solo il cambio fragile per queste 31 mila Fiat, ma rivela anche il contenuto di una lettera "top secret" che il 5 giugno scorso la casa ha spedito ai concessionari.
Vi si spiega che il difetto "è grave" e si annuncia che le vetture in circolazione verranno richiamate "urgentemente" per sostituire il cambio. Ma, paradossalmente, la Casa autorizza a consegnare ai clienti gli esemplari difettosi stoccati nei piazzali. Come se San Cristoforo proteggesse i malcapitati da qualsiasi incidente provocato dallo slittamento o dal bloccaggio del cambio.
Di ben diverso tenore la lettera che verrà spedita ai clienti: la bozza di raccomandata appare nella stessa busta di quella mandata ai concessionari. Non si parla più di "gravi anomalie" ma semplicemente di "anomalie", non di "richiamare urgentemente", ma di "portarle al più presto" in officina. Toni più concilianti e, soprattutto, non si spiega quali conseguenze può comportare il difetto, che interessa la corona del differenziale.
A quanto pare, però, Mauro Coppini, da quattro anni e mezzo al volante di "Quattroruote", non è stato licenziato esplicitamente per questo "incidente", che avrebbe semplicemente accelerato la destituzione. Sembra che la decisione sia maturata invece circa un mese fa. La proprietaria Giovanna Mazzocchi (figlia del fondatore Giovanni) lo ha chiamato, gli ha detto che c'erano contatti per una nuova direzione, gli ha spiegato che c'era bisogno di un giornale più leggero, meno aggressivo, e gli ha offerto l'incarico di presiedere all’introduzione delle nuove tecnologie.
Mauro Coppini ha rifiutato una poltrona che gli sembrava uno strapuntino:
vuole essere ricordato come un condottiero, dai suoi 40 giornalisti. Se
questa versione dei fatti è corretta, il direttore, nell'ultimo
numero che ha firmato, ha voluto prendersi le sue soddisfazioni. Resta
una domanda: ma lo zampino della Fiat, in tutto questo, non c'è?
Risposta: l'Editrice Domus è saldamente in mano alla famiglia Mazzocchi,
che ha stretto qualche settimana fa un importante accordo con Ciaoweb,
il portale Internet del gruppo Fiat. "Quattroruote", guarda un po', gestirà
gli spazi del portale dedicati a motori, automobili e automobilisti.
Il Conte d'Almaviva
29 giugno 2000 - Il governo
ci crede, i giornalisti un po’ meno
Il governo ci crede: contratto giornalisti entro luglio. Le nuvolette
rosa che il Barbiere aveva preannunciato, si stanno materializzando. Dopo
lunghi mesi di interruzione, scioperi, dichiarazioni che documentavano
una distanza abissale fra le parti, sono riprese finalmente ieri al ministero
del Lavoro le trattative tra Fnsi e Fieg per il rinnovo del contratto di
lavoro dei giornalisti, affidate alla solida mediazione della sottosegretaria
Ornella Piloni.
La quale, in un raptus di ottimismo, si è detta fiduciosa
"che entro la fine di luglio si arrivi ad una verifica positiva e conclusiva
della vertenza". Il segnale più rilevante del mutato clima tra le
parti sta nella decisione di chiudere la sessione di ieri con un comunicato
congiunto. Vi si dice che "entrambe le parti hanno giudicato positivamente
l'incontro in quanto ha per messo di riavviare il difficile negoziato".
Niente di straordinario, come affermazione di gioia, ma poi si dice ancora
che "il ministero ha fornito un importante contributo sul metodo della
trattativa, con l'obiettivo di riavvicinare le parti". Piloni, sei un pilastro.
Le parti torneranno a incontrarsi al ministero del Lavoro il 15
luglio, ma non è che nel frattempo Paolo Serventi Longhi (Fnsi)
e Mario Ciancio Sanfilippo (Fieg) si prendano due settimane per andare
al mare: le parti si incontreranno fra di loro, in sede sindacale, "per
approfondire alcune delle più importanti tematiche emerse nel corso
del confronto". E cioè, sicuramente, lavoro "on line", diritti sindacali
e problema dei free-lance (a proposito, cosa risponde la Fieg a D'Antoni,
che ha chiesto di entrare nel confronto contrattuale, per tutelare queste
figure?)
Bds
28 Giugno 2000 - Fausto Bertinotti
vuole due collegi per due giornalisti del Manifesto
Ieri l'altro il Barbiere della Sera ha riferito
dei piani del segretario di Rifondazione Comunista per arrivare
a un'alleanza con il Manifesto e alla creazione di una nuova forza politica
che coinvolga il vecchio gruppo dirigente del giornale di via Tomacelli.
E ieri abbiamo letto sulla Repubblica qualche debole smentita del
direttore del Manifesto. Il gioco dell'informazione, si sa, e' un po' come
nascondino, quando uno fa tana il tanato ci deve stare. A conferma della
nostra notizia aggiungiamo oggi un altro elemento. Nelle discussioni che
hanno preceduto il battesimo del Nuovo Ulivo, annunciato ieri in
gran pompa dalle forze del centro sinistra, Fausto Bertinotti ha
chiesto che, nella distribuzione dei collegi elettorali uninominali, ne
vengano riservati due a due giornalisti del Manifesto, Loris Campetti
e Gabriele Polo. Interpellato dal Barbiere della Sera, Loris
Campetti ha dichiarato: "Non ne so niente. Mi piace fare il giornalista
e mi piace farlo al Manifesto. Nessuno mi ha chiesto nulla e, per
dirla alla romana 'non c'e' trippa per gatti". La smentita di Campetti
e' dunque netta. Eppure il Barbiere della Sera conferma la sua notizia.
Non resta che vedere come va a finire.
Bds
28 Giugno 2000 - L'Unita'. Giornale
fondato da Antonio Gramsci e affondato da Pietro Folena
Molto probabilmente sabato prossimo 1° luglio L'Unità
non sarà in edicola. Lo ha deciso oggi l'assemblea di giornalisti
e poligrafici alla quale hanno partecipato anche il segretario nazionale
Fnsi, Paolo Serventi Longhi e Roberto Seghetti di Stampa Romana.
E' questo il primo del pacchetto di sei giorni di sciopero che
il Cdr ha a disposizione. Insieme allo sciopero saranno organizzate
diverse iniziative per rompere la barriera del silenzio che circonda questa
difficile vertenza. Da un'assemblea nazionale dei giornalisti italiani
programmata per il prossimo 6 luglio a inserzioni a pagamento, costi permettendo,
sui maggiori giornali italiani.
L'obiettivo è far conoscere la situazione del quotidiano che, fondato da Antonio Gramsci, vede sempre più incerto il suo futuro. Sarà posto in liquidazione? Una cordata di imprenditori venuti dal nord lo salverà, lasciandosi per strada oltre della metà del personale? Non si può sapere. Tutto è incerto. Anche gli stipendi dei colleghi che lavorano da due mesi senza retribuzione.
Che salti la quattordicesima è dato per scontato. Almeno per ora. L'azienda si dice disposta a pagare lo stipendio di maggio il 17 luglio. Ma questo all'assemblea dei lavoratori e delle lavoratrici de L'Unità è parsa una beffa. Il 7 luglio in prima convocazione e il 13 in seconda è convocata l'assemblea dei soci che avrà all'ordine del giorno la "ricapitalizzazione o la messa in liquidazione" del giornale.
Il pagamento dello stipendio diventerebbe così una variabile delle vicende aziendali. Una decisione inaccettabile e respinta dalla redazione che anche per questo ha deciso di scioperare. Ma la motivazione di fondo è il persistere dell' "inquietante silenzio" dei soci di riferimento, i Ds, sul futuro della testata. La crisi dura da tempo. La perdita di copie è costante. Effetto anche della crisi di una sinistra che va al governo e non crede più in se stessa, ma molto più degli errori di gestione recenti, passati e remoti. La "gestione Velardi-Marchini" ha lasciato il segno: da allora le copie si sono perse a rotta di collo.
Sono mesi che si parla di una trattativa con una cordata di imprenditori del nord. I nomi, tra smentite più o meno convinte, circolano da tempo. Avrebbero come capicordata Boglioni di "Robe di Kappa" e Dalai della Baldini-Castoldi (che, però, parteciperebbe senza coinvolgere la casa editrice). Da Botteghe Oscure la cosa era data per fatta. Vi era solo qualche dettaglio da definire, affidato ai commercialisti di fiducia. Questione di giorni. E i giorni contano, visto che l'assemblea dei soci del 8 giugno ha constatato l'esaurimento del capitale sociale.
Lunedì scorso, 26 giugno, il Cdr appena rinnovato (con i riconfermati Umberto De Giovannangeli e Angelo Faccinetto - fiduciario della redazione milanese- ed i nuovi entrati Nuccio Ciconte e Antonella Marroni) ha incontrato il numero due dei Ds, Pietro Folena per avere chiarimenti sulla situazione. Un disastro.
Rapidità nella chiusura della trattativa per il passaggio di proprietà, trasparenza nella sua conduzione, chiarezza sui contenuti la linea editoriale e sugli assetti azionari della "nuova Unità", oltre al rispetto degli accordi già sottoscritti dall'azienda: questo era quanto il Cdr avrebbe voluto chiedere all' "attuale azionista di maggioranza". Ma da Folena è subito arrivata una doccia fredda. "Al momento non vi è alcuna trattativa in atto per l'ingresso di nuovi soci" ha dichiarato all'incredulo Cdr, l'esponente della Quercia, bloccando così sul nascere ogni possibilità di fissare "paletti" a tutela della già tanto disastrata redazione.
Detto questo, il numero due di Botteghe Oscure ha anche confermato il suo ottimismo sulle sorti de L'Unità. Perché anche se non si può parlare di trattativa vera e propria, i contatti e gli incontri vi sono e vi sono stati, e Folena si dice fiducioso sul loro buon esito. Ma questo non basta. Una cosa è certa, il Bottegone, che pure si è impegnato a garantire l'uscita del giornale fino all'ingresso dei nuovi soci, non ha una lira. Un bel problema!
Pare che la testata fondata da Antonio Gramsci continuerà
a vivere.
Ma come e per chi e per che cosa? (che sono le domande che interessano
lettori, giornalisti e quel che resta della cultura democratica di questo
paese) Ancora non si sa.
Ne discutono in tanti dalle colonne del giornale. Nessun necrologio,
per carità. Ma intanto i sacrifici sono stati fatti, la redazione
è già stata dimezzata e di rilancio, di investimenti per
L' "Unità-online", non si vede neanche l'ombra. Così è
difficile sopravvivere. Il mercato editoriale non fa sconti. Ed emergenza
è anche il rilancio, se no di emergenza si può anche morire.
Si ha l'impressione che la "vicenda Unità" sia poco
sentita dalle altre redazioni. Non scatta una solidarietà attiva
dei colleghi. Pare sia vista come un frutto amaro, ma ineluttabile, della
fine del comunismo. E' un errore. Quello che è in discussione, come
all'Espresso, a La Repubblica, al Corriere della Sera
è il destino di questa professione. E quanto avviene a L'Unità
riguarda un po' tutti noi.
Un "solidale"
27 Giugno 2000 - Cuccia ucciso da
un Calcagno
Benche’ avesse proclamato due giorni di sciopero contro il licenziamento
annunciato dalla Rcs di Paolo Calcagno, del servizio spettacoli
del Corriere della Sera, il quotidiano di via Solferino e’ regolarmente
uscito in edicola sabato 24 giugno. Il motivo? Il direttore Ferruccio
de Bortoli ha fatto appello al comitato di redazione affinche’ lo sciopero
venisse revocato per informare i lettori del Corriere della morte del banchiere
Enrico
Cuccia. Anche se sembra un po' bizzarro che l'azione sindacale debba
fermarsi per la scomparsa di un pur illustre banchiere, il cdr ha accolto
immediatamente l’invito anche perche’ in redazione non si era sentita in
giro una solidarieta’ sfrenata nei confronti di Paolo Calcagno. Ha avuto
buon gioco qualcuno ha lanciare li’ una battuta:
Enrico Cuccia e’ stato
ucciso da un Calcagno. Si sospetta, come autore del commento, che ha
fatto il giro dei corridoi di via Solferino, il capo del servizio politico
milanese Demetrio de Stefano.
Bds
27 Giugno 2000 - Tempo di nomine
al Sole 24 Ore
Martino Cavalli, Roberto Iotti, Fabio Carducci e Alessandra
Scott. Sono i nuovi capiservizio al "Sole 24 Ore". Ma sono anche
le uniche nomine non top secret. Infatti, gli spostamenti che contano
non sono stati ancora resi pubblici. La Direzione del quotidiano
di via Lomazzo avrebbe chiesto al Cdr di non anticipare né
nomi né incarichi. L'altra certezza, oltre al cambio della
sede, è il sicuro spostamento di Roberto Napoletano - attuale
capo dell'economia italiana - da Milano a Roma come capo della redazione
e con qualifica di vicedirettore. Il neo presidente della Confindustria
ne sara’ felice visto che con Napoletano, Antonio D’Amato ha scritto
un libro.
Shampoo
27 Giugno 2000 - Un po’ di Gnutti
per Bresciaoggi
Maurizio Cattaneo, neo-direttore di Bresciaoggi, è
al settimo cielo per il debutto da giornalista di Arianna Gnutti,
figlia di Emilio "Chicco" Gnutti portata in redazione dall'emergente
Marco
Bencivenga, candidato a futuro capo- redattore del quotidiano.
Chicca, com'è subito stata ribattezzata la figlia di tanto
padre, è titolare della rubrica "Il filo di Arianna". Tema:
nuove tecnologie e new economy, naturalmente. Emilio Gnutti è il
partner bresciano del patron di Telecom Italia Roberto Colaninno,
ovvero il nuovo "padrone" di Brescia slegato dalle grandi famiglie e dalle
banche cattoliche che hanno sempre dominato la città, anche attraverso
la corazzata de "Il giornale di Brescia" (il rivale di Bresciaoggi). La
figlia è una studentessa universitaria prossima alla laurea con
una tesi su "Versione cartacea e la versione on line dell'Irish Times".
Tipo sveglio e particolarmente preparata, la giovane Arianna ha deciso
che da grande farà la giornalista.
Payuta
27 Giugno 2000- Venticinque miliardi di Liberta’
Venticinque miliardi di lire. Sarebbe questa la somma sborsata
dal gruppo "l'Espresso" per l'acquisto del 35 per cento del
quotidiano "la Libertà" di Piacenza. Il restante 65
per cento resta ancora nelle mani della signora DonatellaRonconi
vedova Prati. Ma nel contratto d'acquisto "l'Espresso" ha naturalmente
diritto di prelazione sulla testata che la vedova Prati aveva recentemente
conquistato dopo una lunga battaglia giudiziaria e dopo aver versato
76 miliardi di lire (per il 50% del quotidiano, l'altro era già
nelle sue mani) ai suoi ex nipotini. Adesso, dopo l'ingresso di Caracciolo
, nel giornale piacentino si respira qualche tensione. Il caporedattore
centrale Luciano Daquati che firma come direttore responsabile
il giornale teme, infatti, l'arrivo entro dieci, quindici giorni
di un nuovo direttore.
Preoccupazione si respira anche in casa Aga e Agrquotidiana,
le due agenzie di stampa che forniscono servizi chiusi al giornale:
è certa la disdetta del contratto e la sostituzione con Agl,
l'agenzia stampa dei giornali Finegil.
Shampoo
27 Giugno 2000 - Un po' di Mieli per
il Giornale
"Da domani scrive per noi Mieli". Maurizio Belpietro butta
questo sassolino nella riunione di redazione. Tutti sorridono a denti
stretti. I capiredattori si guardano, si interrogano con gli occhi
e sudano freddo. Lui, il Direttore, è più che soddisfatto.
Solo Antonio Belotti, caporedattore centrale, resta impassibile perché
conosce la verità. Al "Giornale" arriva sì un Mieli
ma non è Paolo: si tratta della sorella Alessandra Mieli
(ex "Informazione" e "Padania") che, dopo un periodo di disoccupazione,
farà una sostituzione al quotidiano di via Negri.
Shampoo
27 Giugno 2000 - Sergio d'Antoni
vuole entrare nella trattativa per il contratto giornalisti
In un'intervista rilasciata un mese fa al "Barbiere della Sera",
il segretario generale della Cisl Sergio D'Antoni aveva assicurato che
la sua iniziativa di un nuovo sindacato dei giornalisti si sarebbe materializzata
soltanto dopo la firma del contratto nazionale di categoria: per non creare,
questa almeno era stata la nostra impressione, alcuna azione di disturbo
nei confronti della Fnsi, impegnata in una trattativa assai delicata.
Ieri, invece, il leader della Cisl ha improvvisamente cambiato
idea, e in un telegramma spedito al presidente degli editori Mario Ciancio
Sanfilippo, ha chiesto che la Cisl partecipi al negoziato, in rappresentanza
dei free-lance. "La Cisl si è posta il problema di una tutela contrattuale
e di rappresentanza - telegrafa D'Antoni a Ciancio - di queste figure di
lavoro
atipico anche nel mondo dell'informazione, proponendo l'ipotesi
di una doppia affiliazione sindacale dei giornalisti, senza alcuna pregiudiziale
nei confronti della Federazione nazionale della stampa. In questa prospettiva
- continua il telegramma - considerata la specificità delle figure
contrattuali che il sindacato confederale rappresenta, la Cisl
richiama l'esigenza di una partecipazione al tavolo della trattativa
ai fini di concorrere a portare a soluzione i problemi della figura professionale
dei free-lance".
Il sindacato dei free-lance, del resto, esiste già, si chiama
Penne
Alai, e per la coordinatrice nazionale Lilli Giusti "solo una
miope sete di egemonia e l'incapacità a interpretare i bisogni della
professione possono fare temere la partecipazione allargata al tavolo sindacale".
La richiesta di poter scendere in campo per difendere i free-lance
rappresenta, per D'Antoni, la prova d'orchestra di un sindacato cattolico
che difenda poi anche redattori, capiservizio, caporedattori e inviati.
Che ne dice la Fnsi? "Iniziativa legittima ma sconcertante" ha commentato
il segretario della Federstampa Paolo Serventi Longhi. Viene indebolita,
in
questo momento assai difficile, la capacità contrattuale
dei giornalisti. "Alla faccia del fair play fra sindacati - ha proseguito
il segretario - i quali, peraltro, hanno stipulato fra loro un patto di
solidarietà".
Bds
26 Giugno 2000 - Fausto
Bertinotti progetta la fusione Rifondazione Comunista - Manifesto
Zitto zitto piano piano, senza far tanto baccano, il segretario
di Rifondazione Comunista Fausto Bertinotti sta discutendo
la nascita di un nuovo partito, o come si dice oggi, "un nuovo soggetto
politico", con i vertici del quotidiano Il Manifesto. L’operazione
dovrebbe trasformare Rifondazione, che e’ un partito vero e proprio, in
una sorta di movimento genericamente "antagonista", aperto ai fermenti
giovanili (leggi centri sociali) e in generale a quella sinistra
piu’ arrabbiata che Bertinotti non ha mai nascosto di amare.
Per far cio’ Bertinotti ha intavolato trattative con il gruppo storico del Manifesto: Luigi Pintor, Rossana Rossanda e Valentino Parlato. Secondo le previsioni, di questo nuovo movimento Fausto Bertinotti diverrebbe il segretario e Lucio Magri il presidente. "Go between" dell’operazione e’ Rina Gagliardi che coordina la discussione sul progetto.
Naturalmente, tutto questo avra’ pesanti conseguenze sul giornale di Rifondazione Comunista, Liberazione. Manifesto e Liberazione sono infatti concorrenti, dato che parlano piu’ o meno allo stesso target, e con la nascita di un movimento politico nuovo, non avrebbe senso avere due giornali. Tra i due, sarebbe Liberazione a soccombere.
Non e’ detto pero’ che l’operazione politica vada in porto. Bertinotti
se la deve vedere infatti con le quattro componenti interne di Rifondazione.
All’interno del Prc, infatti, convivono piu’ anime. Ci sono i bertinottiani,
gli ex cossuttiani filosovietici come Claudio Grassi e Fausto Sorini,
gli ex di Democrazia Proletaria (Paolo Ferrero) e la sinistra trotzkista
irriducibile di Marco Ferrando. La progettata fusione con il Manifesto
puo’ andar bene ai bertinottiani e agli ex demoproletari, ma fa rabbrividire
i cossuttiani e non va bene nemmeno a Marco Ferrando.
In tutto questo, naturalmente, c’e’ da chiedersi, in caso di chiusura
di Liberazione, cosa sara’ dei colleghi che lavorano nel giornale
del partito di Bertinotti.
Bds
26 Giugno 2000- Guido Ruotolo dal manifesto alla Stampa
Guido Ruotolo (inviato de Il Manifesto e non il suo
gemello che sta alla Rai), è stato assunto a La Stampa. Prenderà
il posto di Giovanni Bianconi che ha lasciato il quotidiano torinese
per approdare alla redazione romana del Corriere della Sera. Nel
giornale diretto da Marcello Sorgi il bravo Giovanni ha lasciato
pero'il suo cuore; infatti nella redazione romana lavora la moglie, Fulvia
Caprarica. Si dice che in questo turbinio di acquisti abbia messo lo
zampino, attirando a sè Ruotolo, il "vecchio" Francesco La
Licata.
Cip e Ciop
24 Giugno 2000 -Oliviero Diliberto
e l’operazione "Sao ke kelle terre..."
Anche i barbieri vanno a cena fuori, e cosi’ capita di ammirare
una splendida danza del ventre al ristorante arabo Zenobia di Roma, e di
orecchiare tra un humus e un falafel, una conversazione gustosa al tavolo
vicino.
Lui, Oliviero Diliberto, segretario del partito dei Comunisti Italiani e ex ministro della Giustizia del governo D’Alema e lei, Gabriella Serrenti, moglie di Diliberto, capelli corvini e occhi di carbone.
Il Barbiere riassumera’ qui in brevi battute una conversazione lunga e complessa, catturata solo in parte, allungando le orecchie oltre ogni limite.
Diliberto, tenerone, ma un po’ soprappensiero, accarezza la mano della moglie.
Lei: "Olli, che c’e’?".
Lui: "Mah, sono un po’ preoccupato per questa storia dell’amnistia".
Lei: "Cioe’?".
Lui: "Ormai nelle carceri i detenuti si aspettano l’amnistia. Ne
parlano tutti, giornali, tv. E quando scopriranno che non ci sara’ nessuna
amnistia cosa succedera’ nelle carceri?".
Lei: "E perche’ non dovrebbe esserci?"
Lui: "Per esempio per un problema puramente tecnico. L’amnistia
e’ una legge. Ha bisogno di due letture, alla Camera e al Senato, e dei
due terzi dei voti in Parlamento. E su un’amnistia, una maggioranza cosi’
ampia, almeno in questa legislatura io non riesco a vederla".
Lei: "Scusa, ma se non si parla d’altro un motivo ci sara’ pure".
Lui: "Il motivo e’ che i giornali spesso sbagliano. Magari sbaglia
il primo e poi tutti dietro".
Lei: "Questa e’ colpa vostra".
Lui: "Sarebbe a dire?".
Lei, prendendo in mano bruscamente il filo della conversazione:
"Colpa vostra, dei politici. Perche’ non siete capaci di spiegare le cose
con chiarezza. Se l’amnistia non si puo’ fare, basta dirlo a voce alta.
Anzi, tu che sei stato fino a ieri il ministro della Giustizia, proprio
tu dovresti dirlo apertamente.
"E poi, dovreste imparare a parlare con piu’ semplicita’ alla gente, rendere il linguaggio della politica piu’ comprensibile per i cittadini. Ti ricordi il primo documento in volgare della storia della letteratura italiana: Sao ke kelle terre...? ".
Lui: "Come no!. Sao ke kelle terre, per kelli fini ke ki contene, trent’anni le possette parte Sancti Benedicti. Un atto legale di usucapione. Primo documento scritto in volgare, diciamo intorno al 1135, mi pare, ma adesso non ne sono sicurissimo".
Lei, con un tono sempre piu’ deciso nella voce: "Ecco cosa dovreste fare, rifondare il linguaggio della comunicazione, lanciare il nuovo volgare della politica. Lanciare l’operazione ‘Sao ke kelle terre!!!’".
Lui: "Mica male questa. L’operazione "Sao ke kelle terre...", il nuovo stile di comunicazione politica della sinistra". Mi piace. Hai ragione. Domani me ne occupo".
Nutrito di studi classici, il Barbiere si e’ commosso nel riascoltare
la filastrocca del primo documento in lingua volgare. Era dai tempi del
liceo... E non ha potuto fare a meno di notare, nascosto dietro una montagna
di falafel, la grinta della graziosa signora Diliberto. Vediamo un po’
se ora il marito fa davvero come dice lei.
Bds
24 Giugno 2000 - Repubblica 1
- Cercasi caposervizio per sfondare al Nord
Problema per Repubblica. Come sfondare davvero nel Nord? Ezio
Mauro sta cercando un modo per far si’ che il suo giornale perda un
po’ della sua connotazione di palazzo romano e conquisti piu’ lettori nel
nord del Paese. E’ un compito, questo, affidato a Alfredo del Lucchese,
di recente nominato responsabile della sede di Milano. Ma in giro non ci
sono molte idee originali. Si e’ pensato, per esempio, di confezionare
a Milano almeno quattro pagine di economia, fatte da redattori che siano
capaci di tendere l’orecchio tra i rumors milanesi. Il che ha irritato
non poco i responsabili del servizio economico centrale. Per il momento
pero’, non se ne fara’ nulla, anche perche’ non si trova uno straccio di
caposervizio che si prenda la briga di mettere insieme queste benedette
quattro pagine.
Affiorano invece lievi rumors sulla sostituzione, alla guida del
supplemento economico Affari e Finanza, di Carlo Clericetti. Affari
e Finanza e’ ora infatti affidato alle cure di Giuseppe Turani e Marco
Panara.
Come qualcuno ricordera’, era stato proprio Clericetti, con bell’intuito
giornalistico, ad aprire il dibattito su quanto e se fosse opportuno, da
parte del governo, lanciare un’asta all’inglese sulle licenze per telefonini
Umts
di prossima generazione. Clericetti, alla lunga ha avuto ragione, tanto
che Giuliano Amato ha deciso per l’asta.
Ma quando il dibattito e’ stato avviato sulle pagine di Affari e
Finanza, non tutti erano felici. Non lo erano certo gli imprenditori che,
con l’asta al rilancio, avrebbero dovuto sborsare un bel po’ di quattrini
in piu’ per conquistare le licenze. Non lo era ovviamente l’ingegner Carlo
De Benedetti, in corsa anche lui per gli Umts. Pare che Clericetti,
all’epoca, abbai ricevuto piu’ di una telefonata da parte di Beppe Pescetto,
stretto collaboratore di De Benedetti, che gli chiedeva: "Ma siamo proprio
sicuri che l’asta sia la strada giusta?".
Bds
24 Giugno 2000 - Repubblica 2 - Il
gioco del settimo nano
Modi di fare un po’ bruschi. Tendenza all’accentramento e a fare
il giornale con poche persone di assoluta fiducia. Aspri cazziatoni in
riunione di redazione. Insomma, non e’ un clima dolce e armonioso quello
che si respira nella Repubblica di Ezio Mauro.
Al direttore, chiamato comunemente "il nanetto", si rimproverano alcune cosette. Per esempio di volere un giornale eccessivamente proiettato sul Palazzo, con forti innesti da rotocalco. Molti non si riconoscono nel prodotto che viene realizzato tutti i giorni. Ma Mauro, circondato dal suo staff di fedelissimi, (Mauro Bene, Paolo Garimberti, Gregorio Botta e qualcun altro) va avanti per la sua strada.
Ma qualche volta inciampa. E quando inciampa fa le sue scenate.
Qualche giorno fa, per esempio, la Repubblica e’ stato l’unico,
tra i grandi quotidiani, a non mettere in prima pagina lo storico accordo
fiscale europeo che prefigura la fine del segreto bancario. Quando ha visto
il Corriere della Sera, Mauro si e’ incazzato a morte e ha strapazzato
ben bene il capo del servizio esteri Alberto Flores.
Flores gli ha ricordato, che, veramente, era stato lui stesso a
segnalare l’arrivo dello storico evento con una settimana di anticipo e
che aveva trovato, alla notizia, un’accoglienza piu’ simile al "chissenefrega
della fiscalita’ europea", che non all’entusiasmo. L’indomani, Mauro ha
rimediato al buco con un commento di Guido Rossi che sottolineava
l’importanza storica dell’accordo.
Stessa storia per Jane Fonda. "Come mai non abbiamo Jane Fonda che ammette di aver sbagliato sul Vietnam?. Il Corriere ce l’ha!", ha chiesto con qualche foga Ezio Mauro in riunione. E Flores: "Guarda direttore che e’ una notizia vecchia e riciclata, l’hai detto anche tu ieri e hai deciso di non metterla".
Ma il Corriere ce l’ha, questo e’ il punto.
Sembra a molti che Mauro abbia scarsa sensibilita’ per gli argomenti
che non soddisfano la sua sete di Palazzo. Qualcuno ricorda che ando’ cosi’
anche in occasione della clamorosa protesta antiglobalizzazione di Seattle.
Quando in riunione ci fu chi segnalo’ l’importanza della riunione della
World
Trade Organization, fioccarono i commenti del tipo "chissenefrega del
Wto". Fu spedito a coprire l’evento il solo Salvatore Tropea, raggiunto
in extremis da Antonio Cianciullo, che da anni si occupa solo di
ecologia. Vittorio Zucconi aveva chiesto di andare anche lui. Gli
fu risposto di rimanere a casa. E a Seattle scoppio’ un casino memorabile.
Qualcuno arriva a teorizzare che la sua formazione di notista politico
parlamentare, fa si’ che la sua attenzione scivoli con noncuranza sulle
vere novita’ del mondo: Internet, la New economy, i nuovi fermenti culturali,
i veri cambiamenti del pianeta.
Eppure la sua posizione appare piu’ salda che mai e a testimoniarlo
c’e’ l’operazione D’Avanzo. Chi dava Mauro in partenza e Giulio
Anselmi in arrivo dall’Espresso si e’ dovuto ricredere. Mauro ha chiamato
dal Corriere della Sera Giuseppe D’Avanzo alla vicedirezione e l’azienda
non ha detto ba. Anche Anselmi si e’ scelto il suo uomo di fiducia nella
persona di Antonio Ramenghi. E quindi tutto lascia supporre che
ognuno se ne stia andando felicemente per la propria rotta.
Comunque, i malumori dei giornalisti di Repubblica sono in questo
periodo temperati da un giochetto assai di moda: la caccia al settimo nano.
Ce ne sono sei gia’ individuati. Eziolo (Ezio Mauro), Paololo
(Paolo Garimberti), Curziolo (Curzio Maltese), Marcolo (l’amministratore
delegato del gruppo Marco Benedetto), Maurolo (Mauro Bene) e Rampinolo
(Federico Rampini). E il settimo dov’e’? Non e’ che bisognera’ assumerlo
per completare la squadra?
Bds
La nuova testata, "Voglia di mare", verrà presentata ufficialmente sabato 24 giugno a Portofino con padrini d'eccezione Carlo Conti e Natasha Stefanenko. Tutto il progetto editoriale ricalca per filo e per segno il businnes plan redatto da Claudio Deplano (giornalista professionista disoccupato), Alessadro Fulloni (corrispondente da Ostia del Corriere della Sera) e Tommaso Molinari (collaboratore di Ultime Notizie e direttore del mensile "Vento da Ponente") e presentato per la prima volta nel dicembre del 1999 al presidente del Lazio del Fiba e dell'Assobalneari Lido di Roma, Renato Papagni.
Entusiasta del progetto, Papagni non nascose che un'altra proposta era giunta da poco sul suo tavolo spedita dalla casa editrice Edimedia di Milano ("vogliono fare una specie di house organ per gli associati - disse - non più di 10mila copie, mentre la vostra idea mi sembra molto più interessante. Vi farò incontrare con questa società milanese per farvi contribuire al progetto").
Dopo sette mesi di gestazione "Voglia di mare" sarà distribuito
sulle spiagge a partire dal 10 di luglio; tra i collaboratori oltre al
direttore anche altri giornalisti sono di Ostia: Federica Angeli (Repubblica),
Davide Desario (Messaggero) e Alessandra Zavatta (Tempo). I soli a
restare fuori da tutta l'iniziativa saranno Deplano, Fulloni e Molinari:
gli ideatori della "rivista da spiaggia". Anche l'Unione industriali di
Roma nei prossimi giorni dovrà decidere se intervenire a tutela
degli interessi dei tre giovani cronisti.
D.B.
23 Giugno 2000 - Anche
l’Espresso va al fronte contro l’editore
Quattro giorni di sciopero. E’ stata questa la forma di lotta votata
all’unanimità dalla redazione dell’"Espresso" durante l’assemblea
di mercoledì 21. Perché sciopero? Far saltare un numero del
giornale è sembrata alla redazione l’unica risposta possibile al
tentativo dell’azienda di introdurre con la forza il nuovo sistema editoriale
(che l’azienda definisce "aggiornamento" del vecchio) pur avendo interrotto
ogni trattativa sindacale.
L’assemblea aveva in precedenza scelto la strada della denuncia alla Fnsi e dello stato di agitazione; ma la situazione è precipitata quando mercoledì è stato recapitato a sei grafici e sette capiservizio un ordine di servizio firmato dal direttore Giulio Anselmi che indicava gli orari per partecipare ai corsi di aggiornamento all’uso del sistema, che sarebbe partito a giorni.
Dilemma: partecipare o disobbedire? E poi: i capiservizio disobbedienti avrebbero o no dovuto dimettersi dal proprio incarico per il venir meno del rapporto fiduciario con il direttore? E questo non avrebbe spostato il mirino dalla proprietà sul direttore, che finora ha voluto vestire i panni del mediatore? E infine: si possono lasciare tredici persone sole a beccarsi i fulmini?
La risposta è stata: scioperare tutti. Ma è certo che la partita non finirà qui. Si tratterà di vedere se un nuovo ordine di servizio dello stesso tenore sarà recapitato la prossima settimana, o se Anselmi riuscirà a sostenere le richieste della redazione presso la proprietà.
L’amministratore delegato Marco Benedetto non ha gradito
lo sciopero, che cade nel pieno di una campagna promozionale che va a gonfie
vele. E continua a minacciare di chiudere il settimanale di via Po,
reo di insubordinazione. In realtà non accetta che una piccola redazione
di un prodotto maturo come appunto è il settimanale, attraverso
una stupida trattativa sindacale possa intralciare il cammino delle nuove
tecnologie che trasformano il lavoro del
giornalista in quello di un metalmeccanico della carta stampata. E
che lui ha intenzione di applicare pian piano in tutto il gruppo.
Bds
23 Giugno 2000 - Due giorni
di sciopero al Corriere della Sera
La redazione del Corriere della Sera ha deciso questa sera
due giorni di sciopero per protestare contro il licenziamento, deciso dall’azienda,
di Paolo Calcagno, in forza al servizio spettacoli. A Calcagno,
l’editore ha contestato la partecipazione a un programma di Rai International
e quindi la violazione del patto di esclusiva.
Al Comitato di redazione che questa mattina aveva incontrato il
direttore del giornale Ferruccio de Bortoli, de Bortoli stesso aveva
smentito di aver firmato la lettera di licenziamento. Nel pomeriggio e’
stata convocata un’assemblea per discutere il da farsi, alla quale ha fatto
una fugace apparizione anche il direttore. De Bortoli ha detto, in buona
sostanza, che il licenziamento di Calcagno era da considerarsi una
decisione aziendale e non del direttore. I giornalisti hanno considerato
questa affermazione ancora piu’ preoccupante. Se non ci tutela il direttore,
allora chi deve farlo?, si e’ chiesto piu d’ uno in assemblea. Alla fine
e’ passata la proposta dello sciopero, con la convocazione di una nuova
assemblea che avra’ luogo nel pomeriggio di domani, 23 giugno.
Bds
22 Giugno 2000 - Sciopero
al Messaggero contro Caltagirone
Il Messaggero e' in sciopero e non sara' in edicola venerdi'.
E' il primo sciopero dei giornalisti del piu' importante quotidiano romano
contro l'editore Francesco Gaetano Caltagirone, da quando, nel giugno
'96, Caltagirone ha acquistato la testata. La protesta arriva proprio nel
momento in cui il costruttore romano sta avviando le procedure per la quotazione
in Borsa delle sue aziende editoriali, nella misura di circa il 30 per
cento del capitale: il Messaggero stesso, Il Mattino di Napoli,
il portale Caltanet e la concessionaria di pubblicita'
Piemme.
Alle origini della protesta c'e' una vertenza che si trascina dal
maggio scorso, da quando cioe'il portale Caltanet, ha inghiottito i siti
Internet del Messaggero e del Mattino. Solo cliccando su Caltanet, infatti,
e' possibile accedere successivamente ai siti dei due quotidiani. Un "esproprio"
che i redattori del Messaggero non hanno mandato giu'.
Da settimane la proprieta' va dicendo che il problema sarebbe stato
risolto, ma finora nulla e' cambiato. E cosi' ieri, durante un'assemblea,
il comitato di redazione ha proposto uno sciopero delle firme per le giornate
di sabato, domenica e lunedi'. Il cdr ha preparato un documento da pubblicare
sul giornale di oggi, ma Caltagirone si e' rifiutato di farlo mettere in
pagina. Dopo una breve riunione del cdr con i delegati di servizio si e'
deciso di scioperare oggi per impedire l'uscita del gornale di venerdi'.
Il documento del Comitato di redazione e' stato approvato quasi all'unanimita'.
La reazione dei giornalisti del Messaggero non e' una buona notizia
per il direttore Paolo Graldi. Tra Graldi e Caltagirone l'atmosfera
si e' rapidamente raffreddata nelle ultime settimane, tanto che cominciano
gia' a circolare i nomi dei possibili successori. Pierluigi
Magnaschi, attuale direttore dell'Ansa, Paolo Ruffini, direttore
di Radio Rai e ex notista politico del Messaggero, e Paolo Gambescia,
attualmente al governo del Mattino di Napoli.
Bds
22 Giugno 2000 - Lei e' un
precario? E allora niente premio
I giornalisti precari di tutte le testate Rai hanno appreso
con soddisfazione che "anche per il 1999 - come si legge in un comunicato
Usigrai
- i risultati alla base del premio di produzione contrattato nell'ultimo
integrativo" hanno permesso di corrispondere nelle buste paga di maggio
"il premio di produzione" a partire da tre milioni di lire per il redattore
ordinario. Risultato che, come afferma la stessa Usigrai, rappresenta "un
giusto riconoscimento per la professionalita' delle redazioni", un "meccanismo
limpido e leale" e il conseguimento degli "obiettivi di rilancio, di quantita',
di produzione realizzata dai giornalisti e di ascolti".
Sarebbe meglio, pero', evidenziare che questo "premio di risultato" non e' corrisposto a tutti i giornalisti Rai.
I giornalisti professionisti che lavorano con contratto a tempo determinato sono, infatti, anche quest'anno esclusi dalla corresponsione del premio, nonostante abbiano contribuito e contribuiscano in modo determinante (e a volte totale) alla realizzazione di intere produzioni delle testate giornalistiche Rai.
Quanto al conseguimento degli obiettivi di rilancio, poi, i giornalisti
precari vi contribuiscono in modo sostanzioso, visti i loro stipendi decurtati
in virtu' di accordi aziendali differenziati.
Ma, si sa, signori si nasce....
B. F.
Già, ma quando il segretario della Federazione della stampa dichiara, nella serata di ieri, la sua "fiducia nella fase che si sta aprendo" e addirittura "la speranza che si creino entro luglio le condizioni per un contratto serio e innovativo", uno è autorizzato a pensare e a dire: "è fatta".
Anche se poi Paolo Serventi Longhi si affretta a ricordare che "speranza non vuol dire certezza". Vorrà dire che è bastato uno schiocco di dita di Cesare Salvi, ministro del Lavoro, per rimettere le cose a posto. E che il sottosegretario incaricato dal ministro per riaprire il negoziato, Ornella Piloni (un nome, un programma) si sta muovendo bene. Martedì 20 ha incontrato separatamente le parti, che ha riconvocato per il 28 del mese. Ancora separatamente, è opinione comune, ma non si esclude che quello sarà il primo incontro bilaterale della nuova fase.
Stupore: su freelance e lavoro "on line", il cuore della trattativa,
le parti erano assai distanti. E della vile pecunia, che come sappiamo
olet, non si era (non si è) ancora iniziato a parlare. Domanda di
rito: chi sta cedendo, chi ha già calato le braghe: noi o loro?
Bds
22 Giugno 2000 - Doppia gaffe
Come riportato dall’Unita’ del 21 giugno, monsignor Antonio
Livi, partecipando a un convegno di Alleanza Nazionale, ha cosi’
corretto Publio Fiori che aveva storpiato il suo cognome in suo
cognome in "Levi": "Se appartenessi a quella stirpe sarei direttore
del tg1". Poi il monsignore si e’ scusato della sua battuta vagamente antisemita.
Cio’ che monsignor Livi ha dimenticato, tuttavia, e’ che per ben 17 anni
l’"Osservatore Romano" e’ stato diretto da un sacerdote, oggi monsignore
anche lui, che si chiama Virgilio Levi, e non e’ ovviamente ebreo.
Bds
22 Giugno 2000 - Col Barbiere,
i computer del Tg1 vanno in tilt
Sara’ il primo effetto dello sbarco al Tg1 di Gad Lerner,
ma da qualche giorno, non appena i redattori del Tg1 si collegano con il
sito del Barbiere della Sera, sul monitor appare una pagina bluastra
con delle scritte in negativo, poi il computer accusa qualche difficolta’
e alla fine si e’ costretti a riavviare il sistema.
Molto, ma molto strano. Il Barbiere della Sera viene ricevuto
e letto normalmente in molti altri uffici e redazioni della Rai, nonche’
in tutte le redazioni d’Italia. Come mai proprio al Tg1 ci sono questi
problemi? Per puro scrupolo abbiamo eseguito un controllo e da noi e’ tutto
a posto. Suggeriamo quindi ai colleghi del Tg1 di aggiornare i loro browser.
Preferibilmente, usate Microsoft Explorer o una versione
recente di Netscape.
Bds
22 Giugno 2000 - Tg1, con Gad l'alieno, trema il servizio
politico
Arriva l'alieno, l'esterno Rai, il decisionista. La redazione del
Tg1 attende con un po' di preoccupazione l'insediamento del nuovo direttore
Gad
Lerner e intanto si passano al microscopio le sue dichiarazioni. L'unica
notizia certa e' l'arrivo da Milano di Roberto Fontolan ma Lerner
ha detto, per esempio, di "voler riformare il linguaggio dell'informazione
politica (oltre che religiosa). Che vuol dire? si chiedono i redattori
del politico? Vuol dire semplicemente che il pastone col bilancino, un
tanto a te, un tanto a me, al Tg1 non andra' piu' di moda. E poiche' esistono
in redazione degli autentici specialisti di questo linguaggio, sono proprio
loro a nutrire le preoccupazioni maggiori. Francesco Pionati, giusto
per fare un esempio.
Bds
22 Giugno 2000 - 22 Giugno
2000 - Se un giorno d'estate, un editore...
Se una qualsiasi delle circa ottanta fra le aziende editoriali,
che sono in arretrato con i versamenti contributivi all'Inpgi, decidesse
di regolarizzare la posizione, cosa dovrebbe fare?
Il rappresentante autorizzato va all'Inpgi e incontra l'ufficio legale. La prima richiesta che fa l'avvocato dell'Istituto riguarda le spese legali. Che vanno pagate subito e cash. La somma può essere di venti, trenta o ...anta milioni. La cifra è stabilita in base a parametri previsti da leggi e regolamenti vigenti. Leggi e regolamenti che prevedono anche un'altra cosuccia: il 30 per cento della somma sborsata dall'azienda è ripartito fra gli avvocati impiegati nell'ufficio legale.
Attualmente all'Inpgi operano cinque avvocati (tre donne e due uomini. Le buste paga sono integrate dalle quote parti di quei 30 per cento meritati durante l'anno. C¹è anche da dire che la carriera è aperta. Uno dei capi dell'ufficio legale di qualche anno fa, per esempio, oggi è direttore generale all'Istituto.
Un giovane avvocato può sperare in una lunga e brillante
vita professionale. Lo dimostra il fatto che i magnifici cinque legali
attuali hanno un'eta media sui 30/35 anni (il capo, Elisabetta Angelini,
supera di poco la trentina). Questo consola qualsiasi editore. Non si trova
più dinanzi a vecchi avvocati, dalle lunghe esperienze, addestrati
da mille incontri con editori d'ogni tipo e coriacei come testuggini centenarie.
Oggi tratta con giovani e simpatiche legali che hanno tanta voglia di fare
bella figura ed alimentare quel tranquillo 30 per cento. Se anche commettessero
un errore, chi se la sentirebbe di puntar loro un dito contro? Non so se
l'organico previsto dall'Inpgi per l'ufficio legale sia al completo e neppure
conosco la prassi da seguire per essere assunti. Non so nemmeno chi materialmente
esamina qualifiche professionali, titoli e quant'altro. Probabilmente si
fa un concorso. A chi fosse interessato, consiglio di telefonare all'Inpgi.
Vanno comunque elogiati presidente e CdA per avere avuto il coraggio di
fare largo ai giovani.
Uno che ci ha provato
21 Giugno 2000 - Gad Lerner
e le sue mezze verita’
E così, la scorsa settimana, quando il consiglio di amministrazione
Rai se ne sta andando a decidere sulle nuove nomine, e soprattutto quella
di Gad Lerner al TG1, chi t'incontrano Roberto Zaccaria, Vittorio
Emiliani e Pierluigi Celli nel corridoio del piano nobile di viale
Mazzini?
Ma Pietro Calabrese, naturalmente, passato di lì a salutare un amico. Una coincidenza, e’ ovvio. Saluti, abbracci (con Emiliani), poi Celli prende sottobraccio Calabrese e gli sussurra: "Ah, se avessi avuto pazienza...adesso saresti tu al Tg1". Perfido Celli: Calabrese sa benissimo che non e’ affatto vero, che lui al Tg1 non sarebbe mai arrivato. Proprio per il "niet" di Celli.
Perché l'operazione Lerner/Tg1 era già decisa da tempo (e non solo da Celli).Infatti il bravo Gad, quando gli hanno chiesto qualcosa della sua nomina, ha detto solo una mezza verità: "mi hanno telefonato stamattina".
Verissimo: Gad non sapeva il quando, ma sapeva che sarebbe avvenuto.
Non a caso e’ già pronto il nuovo organigramma, con un nuovo vicedirettore
di area cattolica. Gad, si sa, e’ rapidissimo nelle decisioni. Ma tanta
celerità nel curare gli equilibri odora di equilibri politici. In
perfetto stile Rai. Però Lerner é sincero quando dice (come
al Cdr) che ha chiesto alla classe politica di fare un passo indietro.
Perché oggi Lerner ha un'occasione formidabile: dirigere il Tg1
senza sponsor politici e soprattutto senza partiti e leader ingombranti.
Già, chi ha più potere oggi: Lerner o Castagnetti,
Lerner o Veltroni? E il bravo Gad potrà fare di testa sua,
guardando con distacco i leader del centrosinistra che si accapigliano,
nella migliore interpretazione del morettiano "dai, facciamoci del male".
Bds
Ci siamo proposti di iniziare una lista di personaggi che dovranno
essere cortesemente invitati a togliere il disturbo, a cominciare proprio
dai giornalisti, il cui numero è difficile conoscere con esattezza
ma sicuramente è superiore ad ogni immaginazione. Tanto che ci rivolgiamo
ai lettori perché ci aiutino nel colmare le nostre lacune.
Abbiamo cercato invano su Internet nei vari siti RAI informazioni
sul numero o sui nomi dei giornalisti in pianta stabile sulle varie reti,
e non abbiamo nemmeno provato a chiedere direttamente alla società,
certi che sarebbe immediatamente calato il muro del silenzio. Confidiamo
tuttavia nelle conoscenze dirette di quanti in RAI hanno dovuto subire
gli scavalcamenti e le irresistibili ascese degli unti del Signore pregandoli
di segnalarci quanto a loro conoscenza, e stessa preghiera rivolgiamo ai
nostri lettori, chiarendo che in ogni caso prima di sbattere mostri in
prima pagina sarà nostra cura effettuare le necessarie verifiche.
Un criterio ci piacerebbe fosse applicabile: chi è entrato senza regolare concorso fuori! Ma temiamo che si rischierebbe di vuotare del tutto l’azienda! Comunque ci proveremo. Cominciando dunque dalle ultime infornate, secondo quanto appreso dalla stampa, sono da accompagnare cortesemente alla porta:
Mario Meloni
Giovanna Milella
Romano Cannas
Roberto Reale
Raffaele Genah
Andrea Giubilo
Ovviamente il Consiglio di Amministrazione sarà tutto da rifare in attesa dei veri azionisti privati, liberando l’azienda dai vari Zaccaria e Celli...
Bds
Ecco dunque di primo le FARFALLE ALLA CORSARA. Farfalle sono farfalle, come il nuovo logo Rai, ma che c'e' nel sugo da dar loro questo avventuroso nome? La signorina della mensa mi guarda come se riconoscesse in me una che non sa vivere...:"Sugo e pesce". Gia', e' venerdi'...
Se non volessi pesce? C'e' LA GRANDE INSALATA. Ma cosa la fa "grande"? Forse il rispetto che si dedica ai trapassati. Le insalate delle mense sono per loro natura mosce e spesso abitate, ma basta non mettere gli occhialini...Solo che questa ha delle striscioline medusoidi all'interno, che le vedo anch'io.
"E' pesce!" esulta un'altra signorina di la' dal bancone. Lascio giu' con un sorriso falso la "grande insalata" e mi avvio alle verdure. Oddio, verdure...Dipende da come le si guarda. Le ZUCCHINE che dovrebbero essere sostenute sono invece svenute nella teglia; i POMODORI, che dovrebbero deliziare il palato con dolcezza, rivelano una natura ostile ed acerba; le PATATE odorano di pesce da lontano, cotte di straforo nella stessa acqua...
Miraggio: una MOZZARELLA AI FERRI! Ma ad uno sguardo piu' attento quella leccornia appare ben ancorata al piatto. Troppo ancorata al piatto, diciamolo. Che sia il piatto stesso? I cuochi oggi, in questo giorno di nomi sussurrati, si devono fare pazze risate dando manate ai fornelli, facendoli volare, gridando "Yuhuuu!"
Eccomi infatti in pieno Far West: FAGIOLI. Una padellata di fagioli. Fagioli da soli? Macche'. C'e' del tonno con loro, avvinghiato come un amante non piu' desiderato. Comprendo il loro imbarazzo, che li ha anche fatti impallidire. Cercano di sgusciar fuori dalla loro pellicina, ma poco piu' in la' trovano dei fratelli meno fortunati impelagati in un discorso d'addio con un merluzzo.
Mi litigo con altri tre mensoidi l'ultimo formaggio CAPRINO, rigido e impettito come un vecchio militare, e con il bottino vado a cercare un posto dove divorarlo in pace...Accanto a me c'e' un novizio caduto nel trappolone del POLLO RIESUMATO. Sul bancone l'aspetto e' invitante, anche perche' il piatto e' stato malevolmente acconciato con ciuffi di insalata, limone e verdurine. Su tutto e' stata passata una mano di coppale.
Ma appena seduti al tavolo comincia la decomposizione. Lo riconosco
quel pollo, l'ho gia' lasciato giu' un paio di volte questa settimana,
ma il novizio non lo sa. Guarda il piatto con diffidenza , e fa bene. Non
so se avvertirlo di non prendere le crocchette di pesce, lunedi'. Be',
la vita e' dura qui: che si arrangi. Selezione naturale.
Una mensoide irriducibile
15 Giugno 2000 - Clemente Mastella
pigliatutto
Erano ancora freschi di stampa i giornali che parlavano delle buone
intenzioni manifestate dai massimi vertici della Rai ("piu' qualita', piu'
creativita'", hanno promesso il direttore generale Pierluigi Celli
e il presidente Roberto Zaccaria) che subito la Rai ha dato prova,
se non altro di scarsa creativita'.
L'altro ieri sera e' stato rinnovato il collegio sindacale della
Rai, composto di tre revisori. Due di essi, Bruno De Leo e Marcello
Bigi, sono stati confermati. Al posto del terzo, Salvatore Catalano,
area PPI, e' entrato nel collegio sindacale il dottore commercialista Roberto
Chionne.
La candidatura di Roberto Chionne e' stata segnalata dal ministro delle Poste e Telecomunicazioni Salvatore Cardinale, dell'Udeur, il partito di Clemente Mastella. Commercialista e professore associato di economia e gestione delle imprese industriali all'Universita' di Perugia, Chionne possiede certamente i requisiti professionali per ricoprire l'incarico. Ma cio' non toglie che la sua nomina sia un gesto di pessimo gusto.
Chionne infatti, e' stato candidato dell'Udeur in Umbria alle scorse elezioni regionali, come si puo' verificare passeggiando per il sito dell'Udeur (www.udeur.org). Ed e' stato bellamente trombato, incassando appena 537 voti. Cosi' abbiamo un ministro delle Poste del'Udeur che segnala la candidatura di un commercialista dell'Udeur, che si e' candidato nell'Udeur e risulta far parte della direzione nazionale dell'Udeur, nonche' segretario regionale umbro dell'Udeur. Carino no?
Se a cio' si aggiunge che Enzo Carra, ex giornalista del
Tempo e ex braccio destro di Arnaldo Forlani ai bei tempi, capo
della segreteria politica dell'Udeur e' stato nominato notista politico
di
Isoradio (si' proprio la radio che si ascolta sull'autostrada)
siamo fritti. Possibile mai che il capo della segreteria politica di un
partito, per di piu' semiclandestino, possa commentare la politica nazionale
nelle autoradio di tutto il Paese? Che almeno gli automobilisti sappiano
qual e' la voce che parla loro di politica dai microfoni di Isoradio. Cosi',
chi vuole, potra' spegnere la radio al momento giusto.
Bds
15 Giugno 2000 - Mieli a E Biscom?
I rumors si intensificano
Come gia' anticipato dal Barbiere della
Sera, il direttore editoriale della Rcs Paolo Mieli sarebbe
in serrate trattative con la E Biscom di Silvio Scaglia e Roberto
Micheli. Nelle ultime ore, i rumors che danno la trattativa in dirittura
d'arrivo si sono intensificati. Pare che a Mieli sia stato chiesto di decidere
sul suo futuro professionale entro le prossime settimane.
Bds
14 Giugno 2000 - Forza Giorgio,
dacci dentro!!!
Chi e’ Giorgio? Dalle 14 di oggi, tutte le redazioni d’Italia si
sono interrogate sull’identita’ di un misterioso Giorgio, probabilmente
un redattore dell’agenzia economica Radiocor. Alle 14 infatti, la
seriosa agenzia di stampa ha lanciato in rete il seguente dispaccio.
Ti diro' di Giorgio. Quello che so, quello che mi vuole dire.
Ti diro' di lui, ma non parlarne tanto in giro.
Conosco guerriere in grado di riprendersi l'elmo e di partire
:))
Dunque, per far parlare Giorgio, fallo stare comodo.
Portalo in un'ambiente che sia suo. Anzi, vuoi un consiglio?
Portalo a cena. Non importa che sia ristorante famoso o fumosa
osteria,
non importa si tratti di trattoria o si lochi in una
locanda. Importa che ci sia silenzio. Che i tavoli siano distanti.
Che l'atmosfera sia calda. Vuoi parlargli? Vuoi sapere qualcosa
di lui? E allora
prima versagli il vino, che scorrera' generoso. Meglio se rosso,
ma se bianco
che sia un bianco forte, micidiale. Un bianco aromatico e pugnace.
Un bianco
da battaglia dalla botte alla bottiglia.
Non sedurlo. Non ce n'e' bisogno. Se seduzione c'e' verra' da
sola. Se spessore c'e' emergera'. Non serve cercarlo, perche' affiorera'
come panna sul latte, come gnocco nell'acqua calda, come rana in uno stagno.
E saranno le vostre parole, le vostre idee a condurre la danza,
perche' fin dove saprai parlare lui ti sapra' ascoltare. E fin dove vorrai
ascoltare lui potra' parlare. Ma stai attenta! Si fermera'.
Si fermera' spesso. Convinto che in fondo a nessuno possa davvero
interessare ascoltare vecchie storie, idee, fantasie. Oh toccagli pure
la mano se vuoi, fagli piedino sotto il tavolo e slaccia anche il secondo
bottone della tua maglia, camicia,
maglione. Fagli occhieggiare il seno, come luna che sorge e
poi scompare.
Non si perdera' li', ma ne raccogliera' piacere e nuove parole
e nuovo calore e nuovi colori
e nuove canzoni. Si', a Giorgio la musica piace proprio tanto.
Ma tutta la
musica Soprattutto quella delle parole. se il vostro discorso
si fara' melodia, se
i vostri ritmi si faranno canzoni, se il vostro parlare frizzera'
come
bollicine di champagne in gola o sparera' saette dritte in mezzo
alla fronte come un
Armagnac a lungo invecchiato e a lungo annusato, allora lui
cantera' con te
e per te. Se tu saprai cantar per lui. E dopo? Cosa accadra'
dopo? A me lo
chiedi? A me povero capitano di mare? Che ne posso sapere io
di cosa accadra' dopo
tra voi? Spero ....
Giorgio
Incuranti delle analisi finanziarie diffuse dall’agenzia Radiocor, i redattori dei quotidiani si sono lanciati alla caccia di Giorgio, soprattutto per sapere com’e’ andata a finire, se quei due ci sono andati davvero a cena fuori e poi che e’ successo? E lei, glie l'avra' fatto piedino sotto al tavolo? A Radiocor, travolti dall’imbarazzo, invece di riderci sopra, non hanno trovato di meglio che diffondere un successivo take: eccolo:
(ALR) NOTA AGLI ABBONATI - ANNULLAMENTO MESSAGGIO .
SI PREGA DI NON TENERE IN CONSIDERAZIONE IL MESSAGGIO N.
402 ("TI DIRO'...") ANDATO IN RETE ALLE 14,04 PER UN
MALFUNZIONAMENTO DEL SISTEMA. .
IL SOLE 24ORE RADIOCOR
(RADIOCOR) 14-06-00 14:27:10 (416) NNNN
Le risate. Ma quale malfunzionamento del sistema! Finalmente ha
funzionato bene, altroche’! Forza Giorgio, sei tutti noi!.
Bds
14 Giugno 2000 - Lucia Annunziata
passa a E Biscom
L’ex direttora del Tg3 e inviata del Corriere della Sera Lucia
Annunziata passa a E Biscom. A E Biscom e’ in corso una campagna
acquisti che punta, come gia’ anticipato dal Barbiere della Sera, a strappare
anche Paolo Mieli alla Rcs. Per E Biscom ha
firmato gia’’ da qualche settimana anche Pierluigi Vercesi,
ex vicedirettore dello Specchio della Stampa.
Bds
13 Giugno 2000 - Ansa e Metro:
scappa la notizia
Nuovi guai per Metro, il nuovo quotidiano romano diretto
da Fabrizio Paladini (ex capo della cronaca del Messaggero) che
verra’ distribuito gratuitamente in 40 stazioni della metropolitana
capitolina all’inizio dell’autunno prossimo.
Questa volta, a mettere i bastoni fra le ruote di Paladini e’ l’Ansa,
alla quale Metro si e’ rivolto per sottoscrivere un abbonamento al notiziario
dell’agenzia.
Per trasmettere l’intero notiziario al nuovo giornale, l’Ansa ha
chiesto un canone di circa 85 milioni al mese, pari a circa un miliardo
l’anno. Steffan Samuelson, il project manager del gruppo svedese
che pubblichera’ Metro, non ha avuto nemmeno bisogno di fare due conti:
"Signori, il prezzo non e’ giusto", ha risposto all’ufficio commerciale
dell’agenzia, rappresentato da Alessandro Pica.
Le trattative pero’ non si sono interrotte e dopo faticosi colloqui, l’Ansa sembrava aver capito che un giornale che nasce non puo’ certo oberarsi immediatamente di spese cosi’ ingenti per avere un collegamento con l’agenzia.
Cosi’ si e’ arrivati a una nuova proposta, piu’ ragionevole. Metro avrebbe dovuto sborsare 500 milioni per il primo anno, 700 nel secondo, fino ad arrivare a regime nel terzo anno di esercizio, pagando il regolare abbonamento di un miliardo. Affare fatto, hanno risposto a Metro, fissando con Pica un appuntamento per la firma dell’accordo.
Ma all’appuntamento, l’Ansa ha dato buca, senza nemmeno una telefonata. Silenzio. Solo dopo molte insistenze e imbarazzate risposte di Pica si e’ riuscito a capire cosa e’ successo. Il comitato esecutivo dell’Ansa, composto dai rappresentanti dei piu’ importanti gruppi editoriali (tra cui naturalmente anche quelli del Messaggero di Francesco Gaetano Caltagirone, il giornale che piu’ di ogni altro teme l’assalto di Metro) ha bocciato la proposta formulata dall’ ufficio commerciale, con un verdetto implacabile e senza apppello: se Metro non paga il prezzo di listino tutto intero, un miliardo e duecento milioni l’anno, l’Ansa non gli fara’ nemmeno sentire il profumo dei suoi lanci. Niente sconti alla concorrenza.
L’Ansa si e’ comportata un po’ come la splendida Allumeuse. Prima
le promesse e le lusinghe, poi la brutale richiesta di tutti i soldi sul
comodino e infine il rifiuto di fornire le splendide prestazioni promesse.
Rosina
13 Giugno 2000 - Fiori d’arancio
Dopo tante baggianate, finalmente una vera notizia. Daniele
Protti, inviato della Rcs e Raffaella Prandi (Gambero Rosso),
convolano a giuste nozze (anzi, giustissime, dopo 18 anni di convivenza
e un figlio, Tommaso, che oggi ha 14 anni). La cerimonia avra’ luogo
il 24 giugno nel municipio di Mantova. Seguira’,a luglio, una cena per
gli amici piu’stretti, in un ristorante maremmano. A Raffaella e Daniele
gli auguri di ogni felicita’ da parte del Barbiere della Sera.
Bds
12 Giugno 2000 - Piero Badaloni
e' il candidato della Rai per la sostituzione di Frajese
Nel pomeriggio di oggi si e' rapidamente diffusa la notizia secondo
cui sara' l'ex presidente della Regione lazio, Piero Badaloni, ex
anchorman del Tg1, a sostituire a Parigi lo scomparso Paolo Frajese.
A spiattellare in giro la notizia dei contatti tra la direzione generale
della Rai e Badaloni e' stato il coordinatore del gruppo regionale di Alleanza
Nazionale Fabio Rampelli. Badaloni, appena tornato dai funerali
di Frajese, celebrati a Saxa Rubra ha confermato l'esistenza di un "pour
parler", negando tuttavia che la cosa sia ormai bell' e decisa. Rampelli
ha avuto buon gioco nel denunciare la mancanza di stile della Rai che,
a esequie di Frajese ancora in corso, si e' precipitata a candidare Badaloni
alla sua successione. Effettivamente il direttore generale Pierluigi Celli
avrebbe potuto prendersela un po' piu' calma.
E Sonia ? Sonia dov’e’? Bah, sara’ piu’ avanti nel testo. Ora il vecchio Alain si fara’ raccontare tutta la verita’ sull’assunzione a TeleMontecarlo di Sonia Raule, fidanzata di Tato’, e la storia dei colloqui d’affari tra Tmc e la compagnia telefonica Wind controllata dall’Enel.
Prima colonna, niente. Seconda, niente. Ma ora arrivera’ la stoccata dell’implacabile Elkann. Magari soft, una domanda congegnata cosi’. "Scusi Maesta’, perfide malelingue hanno insinuato che la sua fidanzata e’ stata assunta da TeleMontecarlo non esattamente per preclari meriti professionali. Vogliamo fare piazza pulita di queste maldicenze?". Ecco, una cosa cosi’, senza particolari cattiverie.
E invece niente. Il buon Elkann, in 31 domande rivolte a Franco Tato’ e’ riuscito a non chiedergli la cosa piu’ interessante di tutte. Cosi’ sappiamo che a Tato’ piace leggere (Domanda: "Lei e’ un uomo molto moderno, ci sono tre schermi sulla sua scrivania eppure fuma il toscano, scrive le lettere a penna e le piace leggere"), che Tato’ si e’ scoperto uomo del Sud (Domanda da kappao': "Lei da Nord e’ venuto verso Sud, come vive questo passaggio?") ma su Sonia Raule e il suo sbarco a Telemontecarlo, nemmeno una parola.
Il Barbiere sta seriamente pensando di lanciare il premio internazionale
"Senza vergogna". Ci piacerebbe sapere cosa ne pensano i nostri
lettori. Ma rimane un’altra domanda. Chi ha passato questo pezzo alla Stampa?
Possibile che fior di professionisti come il direttore Marcello Sorgio
il condirettore Gianni Riotta, i vicedirettori Vittorio Sabadin
e Carlo Bastasin e giu’ a scendere non abbiano sentito un brivido di
imbarazzo mentre le rotative cominciavano a girare?
Bds
La Rete ha infatti progressivamente costruito un dominio schiacciante nei confronti del Tg, è una specie di Golia contro Davide, e non lo favorisce nel cosiddetto "traino". Fatalmente, però, queste considerazioni, condivise un po' da tutti, hanno fornito un appoggio al direttore del Tg1 Giulio Borrelli, la cui gestione pare non riscuotere affatto l'apprezzamento generale della redazione.
E così, dopo la letterona, nella bacheca della redazione è comparsa una letterina, firmata dal redattore capo al coordinamento Pierluigi Varveci, che suonava grosso modo così: D'accordo, colleghi: ma quando vogliamo parlare di come è fatto il nostro telegiornale?
Ma partiamo dalla lettera che ha come primo firmatario Mollica. Si rivolge "a chi ha ancora a cuore i destini della Rai" e parla di "scompenso clamoroso e ingiusto tra rete e testata". Queste "dovrebbero appartenere allo stesso canale, ma in realtà vivono con scarsa sintonia. La rete richiede infinite attenzioni per i programmi che stanno per andare in onda, ma non ricambia con la stessa energia quando si tratta di tutelare il Tg1 con un programma preserale che possa far fronte allo squilibrio miliardario della concorrenza".
E' il problema del traino. In breve: mentre "Canale 5" fa il pieno di telespettatori con programmi tipo "Chi vuol esser miliardario?" e li induce a fermarsi subito dopo al Tg di Enrico Mentana (che già un paio di volte ha mandato sotto il Tg1), non altrettanto fa "In bocca al lupo" sul primo canale.
Ma i problemi non sono solo questi. "Abbiamo mezzi da Armata Brancaleone, macchinari vecchi di un decennio, assolutamente insufficienti". Ancora: Non ci interessano i giochi politici, abbiamo a cuore solo la qualità del nostro lavoro. Tra i firmatari, oltre a Mollica, Busi e Gruber, Paolo Di Giannantonio, Tiziana Ferrario, David Sassoli. Il bello è che la lettera sembra piaciuta ai piani alti delle rete, che erano proprio il bersaglio dei giornalisti. Se son rose, fioriranno.
Quanto invece alla letterina, anche questa coglie uno stato d'animo
ben radicato nella redazione. Non piace a molti il telegiornale "ultrapopolare"
di Borrelli, vicino ai gusti più facili del pubblico, pronto a tagliare
temi e problemi considerati barbosi, a soffocare servizi come quelli dall'estero.
Nell'edizione delle 20 di ieri, per esempio, sono stati dedicati ben quattro
servizi agli Europei di calcio. "Va bene che l'Italia ha esordito - si
faceva notare nei corridoi del Tg - Ma il nostro è un notiziario
di interesse generale, della durata di appena 30 minuti. Un servizio, magari
anche il primo, bastava e avanzava: non siamo alla Domenica Sportiva".
E la stessa Lilli Gruber protestò a suo tempo, quando non
riuscì a far passare la notizia del Premio Nobel allo scrittore
Guenther
Grass, del quale, secondo la direzione, "non frega niente a nessuno".
Don Basilio
12 Giugno 2000 - Applausi
al Barbiere nella redazione dell’Espresso
Si entra al piano rialzato, proprio all’ingresso della redazione
dell’Espresso dove c’e’ la bacheca, e proprio li’ si puo’ ammirare,
stampato e appeso, l’articolo che il nostro
Don
Basilio ha dedicato la scorsa settimana al settimanale di via Po.
Bene. Vuol dire che le considerazioni del Barbiere della Sera sulla vertenza in corso all’Espresso relativa all’introduzione di un nuovo sistema editoriale, hanno colto nel segno, o comunque hanno toccato qualche nervo sensibile. Ne siamo felici, anche se il confronto tra redazione e proprieta’ non sembra affatto sbloccato. Riassumiamo qui per i nostri clienti la situazione.
Dopo l'ordine del giorno approvato all'unanimità dall'assemblea dei redattori per dare mandato al Cdr di attivare l'art.42 del contratto, il direttore Giulio Anselmi ha tentato una mediazione, preoccupato che potessero saltare alcuni numeri del giornale.
La Federazione della stampa ha immediatamente scritto all'azienda
chiedendo la presentazione ufficiale di un piano editoriale sul quale poi
avviare la trattativa, ma Marco Benedetto, amministratore delegato
del gruppo, da quest'orecchio non ci vuole sentire, sostenendo che non
di un nuovo sistema editoriale si tratta, ma di un'evoluzione di quello
vecchio.
Anselmi ha messo sul piatto la sostituzione di uno dei grafici appena andato in pensione, che la proprietà dichiarava di non voler sostituire; e poi ha offerto, in sostituzione del piano editoriale, di mettere nero su bianco una sorta di ordine di servizio in cui sarebbero stati precisati ruoli a carichi di lavoro con il nuovo sistema.
In questo ordine di servizio avrebbero dovuto essere indicate anche le nuove mansioni di due correttori che dovrebbero assistere il servizio grafico, per esempio nella collocazione dei capolettera all’ interno dei servizi. I correttori infatti non faranno piu’ i correttori di bozze, dato che con il nuovo sistema questa mansione passa ai capiservizio.
Ma la proprietà ha eccepito che non è compito del
direttore indicare mansioni del personale poligrafico e quindi la mediazione
Anselmi è sfumata. L'ultima assemblea, della scorsa settimana, ha
sollecitato il Cdr a cercare ancora un'intesa, ma le posizioni della proprietà
sono di totale chiusura. Né serve che Repubblica abbia già
chiuso la sua vertenza (costata alcuni giorni di sciopero) per trovare
una via d'uscita: con l'Espresso Marco Benedetto non intende
cedere. Si prepara un difficile braccio di ferro.
Bds
12 Giugno 2000 - Rumors al
Tg5- Emilio Carelli direttore di Mediaset on line?
Emilio Carelli,vice direttore del Tg5 (uno dei sette vice
di Enrico Mentana)avrebbe accettato di andarsene a dirigere Mediaset
on line. L'annuncio dovrebbe arrivare tra pochi giorni quando sara’ definito
anche lo stipendio di Carelli che avrebbe chiesto un trattamento da direttore
di testata. L’azienda traccheggia, mentre Mentana sarebbe favorevole. Lo
stesso Mentana tuttavia sarebbe rimasto perplesso davanti alla richiesta
di Carelli di continuare a condurre tg5 delle 13 a settimane alterne con
Cesara
Buonamici. Le ambizioni della Buonamici, peraltro, che forse coltivava
la speranza di passare alla conduzione del Tg5 delle 20, sono state ridimensionate
dal ritorno di Lamberto Sposini.
Bds
10 Giugno 2000 - Chi ha paura
del Sole24 ore in Borsa?
Che fine ha fatto il progetto di quotare in Borsa "Il Sole 24
ore"? Se lo domandano preoccupati i redattori del quotidiano economico
milanese, che si erano subito dichiarati favorevoli a quel progetto quando,
nello scorso mese di marzo, venne annunciato dal vertice della Confindustria,
che è proprietaria di questa autentica gallina dalle uova d'oro.
"L'azionista e la società editrice tacciono - fa sapere in una nota
il comitato di redazione, dopo un'assemblea che si è tenuta nei
giorni scorsi - I giornalisti del "Sole 24 ore" chiedono pertanto un chiarimento
sulle intenzioni dell'uno e dell'altra".
L'arrivo a piazza Affari del quotidiano milanese fa paura a molti. La "corazzata Sole" è in grado di attirare una massa di azionisti in cerca di certezze, e stanchi, ad esempio, delle continue altalene dei titoli della "new economy". A mostrarsi chiaramente perplesso sulla quotazione del "Sole" è stato nei giorni scorsi Fedele Confalonieri, presidente di Mediaset. Ma i redattori chiedono che si vada avanti. "In una fase delicata come l'attuale, con le rapide trasformazioni che subisce il mondo dell'informazione - scrive il cdr - chi si propone, parlandone o tacendo, di rallentare o impedire al "Sole" di affrontare la democrazia del mercato, mostra una contraddittoria voglia di "nuovo", con tanti saluti al mercato e alla concorrenza".
Questa sberla sembra proprio indirizzata al top manager dell'azienda
berlusconiana. E ancora. "Desta qualche preoccupazione il silenzio che
è sceso sull'operazione, interrotto solo da qualche considerazione
critica sull'opportunità di un simile piano". Gran finale: "Ma i
giornalisti del "Sole" si augurano che non si voglia attribuire al loro
giornale e alla loro azienda una sorta di "crescita limitata" e pertanto
ribadiscono il loro incondizionato consenso alla quotazione in Borsa del
gruppo.
Bds
10 Giugno 2000 - La lunga Guerra
d'Indipendente
Tempi lunghi per il ritorno in edicola dell'"Indipendente".
La cordata di imprenditori -milanesi e bresciani - messa assieme
da Ignazio La Russa, colonnello milanese di Gianfranco
Fini, non riesce, infatti, a trovare il Direttore. O meglio,
non quello che vorrebbe La Russa: dopo il "no" incassato da Mario
Giordano (inviato del "Giornale"), La Russa si è beccato un
altro rifiuto da parte di Gigi Moncalvo (ex Mediaset) che, da qualche
anno, si è ritirato a vivere sulle colline di Ovada (vedi
rettifica di Moncalvo), e gli ha detto "no" anche Gustavo 'Radiobelva'
Selva.
La Russa però non demorde e starebbe, secondo indiscrezioni,
tentando di convincere un riottoso Lucio Lami, che si occupa ormai a tempo
pieno della sua passione: cavalli e equitazione. Nei progetti di La Russa
& soci "L'Indipendente" dovrebbe avere due dorsi: uno milanese
di quattro/sei pagine -realizzato nel capoluogo lombardo da una pattuglia
di cronisti - e un dorso nazionale che sarebbe la fotocopia teletrasmessa
del "Roma" di Napoli. I soldi per l'operazione - che vede quindi
anche l'interessamento della vedova di Pinuccio Tatarella e dell'onorevole
Italo
Bocchino, entrambi nel cda del "Roma" - ci sono, manca però
il direttore.
Shampoo
Tutto tranquillo fino a quando un giovane giornalista ha chiesto: "Direttore, visto che parliamo di informazione su Internet, che ne pensa lei del Barbiere della Sera?". Magnaschi ha cambiato colore. Le testimonianze qui divergono: c’e’ chi lo ricorda grigio in volto e chi rosso come un’aragosta. Ma tutti ricordano la sua risposta: "Il Barbiere della Sera e’ un deplorevole esempio di giornalismo, proprio cio’ che non bisognerebbe fare in Internet".
Come mai tanta acrimonia nei confronti del Barbiere? Padronissimo Magnaschi di non apprezzare il nostro lavoro, ci mancherebbe. Ma forse il direttore e’ particolarmente arrabbiato perche’ il Barbiere, pochi giorni fa, ha sottolineato come la sua agenzia, l’Ansa, sia riuscita acrobaticamente a raccontare le disavventure giudiziarie di Donatella Zingone senza mai ricordare che e’ la moglie del ministro degli Esteri Lamberto Dini.
Pazienza. Ma, tornando alla conferenza stampa di ieri, a un certo punto un anziano collega, ex Ansa, ha apostrofato Magnaschi: "Caro direttore ai miei tempi per dare una notizia dovevamo sempre prima consultare la presidenza del consiglio...". Magnaschi lo ha interrotto: "Ai tuoi tempi, non ai miei!!!", ha voluto precisare con foga, chissa’ perche’, Magnaschi.
Ci dispiace che il direttore dell’Ansa sia arrabbiato con il Barbiere.
Ma, a pensarci bene, se il responsabile di una agenzia di stampa cosi’
importante e potente, che influenza con tanta forza le scelte di ogni giornale,
ce l’ha con noi, forse nel Barbiere della Sera qualcosa di buono
c’e’ davvero.
Bds
9 Giugno 2000 - Sveglia Feltri!
Camilleri, quello vero, si chiama Andrea!
Caro BdS, a proposito di Vittorio Feltri e Rino Camilleri,
senti un po' questa. Da poco arrivato in quel di Sesto (la prima redazione
del Borghese, il buon Feltri riceve una telefonata nel suo studio disadorno
(in tutta la redazione ci saranno si e no cinque o sei arredi di mobilio).
Appena posato il ricevitore, l'ex direttore del Giornale esce dalla
sua stanza euforico: "indovinate chi ha chiesto di collaborare al Borghese?"
Tra gli sguardi assonnati della redazione, il Feltri esclamò "Camilleri!
Ospiteremo l'autore più letto del momento".
Al che i redattori si ripresero, e sempre più stupiti cominciarono
a chiedere spiegazioni al loro megadirettore (che da poco aveva detto al
suo condirettore Federico Guiglia, che ogni settimana faceva la
spola tra Roma e Milano che poteva restarsene nel suo appartamento di via
Salaria "tanto qui basto io". "Andrea Camilleri si è offerto di
scrivere per il Borghese?", chiese quello che passava per lo sveglio. "Come
Andrea?
Non si chiama Rino?". Così, forse per non rimangiarsi la
parola, Feltri iniziò ad ospitare lo scrittore cattolico, rimpiangendo
il ladro di merendine.
Luther Blisset
9 Giugno 2000 - Oggi e’ un altro
brutto giorno
Quattromila copie, forse qualcuna in piu'. Questo sarebbe il venduto
di "Og", il quotidiano diretto da Alfio Russo, a sedici giorni
dall'uscita nelle edicole. Dati che in redazione vengono tenuti top
secret per non suscitare un fuggi-fuggi generale, anche se alcuni
redattori sono già sbarcati a "Libero", il nuovo quotidiano
diretto da Vittorio Feltri. Il futuro di Og e’ appeso a un filo.
La concessionaria di pubblicita'
Publikompass avrebbe già
deciso di stringere i cordoni della borsa, dopo aver verificato l'impatto
del quotidiano sul mercato. Inoltre, c'è anche il problema Mottola.
L'ex direttore de "il Tempo", che di "Og" è il vice-direttore, non
andrebbe tanto d'accordo con Caruso: questione di feeling, sussurrano
in redazione. Sussurri che, in verità, sono state sfuriate
"en plein air" di Caruso contro la gestione della redazione romana da parte
di Mottola.
Shampoo
"Oggi, 20 settembre 1997, a conclusione di un progetto portato
avanti con costante determinazione, viene sancita dal comando del Ros la
soppressione di Crimor, Unita' militare combattente.
L'egemonismo burokratico celebra se stesso e il suo potere di
sovrastruttura fine a se stessa.
E' l'ora di ripiegare soggettivamente su posizioni alternative.
Uscendo dai percorsi di lotta alla criminalita' mafiosa sento
il dovere di ringraziare quegli uomini valorosi con cui ho avuto il privilegio
di vivere combattendo.
Solo a loro va il mio rispetto piu' profondo, solo da loro ho
imparato molto di piu' di quanto abbia potuto insegnare, solo per loro
i sacrifici di una vita hanno avuto un senso.
La nostra presenza costituira' per il futuro un'accusa permanente
verso quella burokrazia egemone che non ha saputo combattere, ma ha saputo
distruggere quelli che combattevano.
Insieme con voi finisce il sogno dei "soldati straccioni".
Era un bel sogno".
Ultimo
(le k al posto delle c sono nel testo originale . Bds)
6 Giugno 2000 -Examinator
2 - La vendetta
La raccomandazione è arrivata verbalmente a tutti e sedici
gli esaminatori dei 330 candidati in corsa in questi giorni a Roma per
il titolo di giornalista professionista. Suonava più o meno così:
"Acqua in bocca, ragazzi. Non apriremo un'inchiesta formale sulla fuga
di notizie, ma fateci il favore di non parlare più con quei birichini
del "Barbiere della Sera"". Già, ma come si fa a tacere davanti
all’ultima "performance" di Bruno Tucci, presidente dell'Ordine
dei giornalisti del Lazio?
Tucci Ha spedito una lettera all'Ordine nazionale, con la richiesta di far ritirare dagli esami di idoneità professionale una redattrice (permetteteci di non farne il nome) di "Verissimo", il programma di "Canale 5" diretto da Carlo Rossella. E perché mai, di grazia? Proprio perché "Verissimo" non sarebbe una trasmissione giornalistica "strictu sensu". Gli astanti si sono guardati in faccia stupiti. Ci risiamo, si sono detti. E hanno ricordato l'analoga tenzone che Bruno condusse per impedire l'esame professionale ai candidati di "Mixer", la trasmissione di Giovanni Minoli. L'Ordine nazionale ha replicato a Bruno con un atteggiamento formalmente pilatesco, ma in realtà diabolico. "Per noi la signora può sostenere l'esame. Decida Tucci se e perché escluderla". E tutti si sono posti questa domanda: perché "Verissimo" dovrebbe essere giornalisticamente da meno di un giornale dei pescatori (vi sono candidati che provengono anche da qui)?
Caro Barbiere, in questo bunker lungo il Tevere che ospita
gli esami, l'aria si fa sempre più pesante. Ma, per fortuna, si
riesce a mettere a segno, ogni tanto, qualche colpo positivo. Ricordatel'assurdo
dei voti a voce alta sullo stesso tema, di modo che se a destra si davano
30 sessantesimi, a sinistra squillava un 54 per alzare la media al candidato?
Bene, adesso si è deciso di dare i voti "a scrutinio segreto". Non
solo sul tema-articolo, ma anche sul questionario e sul riassunto. L'apparenza
è salva.
FIORELLO
6 Giugno 2000 - Un gay pride
tutto Borghese
Vittorio Feltri difende il gay-pride. Lo fa con una articolessa
su "Il Borghese". Una settantina di righe dove, il neo-direttore di "Libero"
(che giovedì 8 sarà presentato ai pubblicitari) si schiera
a favore della manifestazione omosessuale. La foto che accompagna il fondo
del Direttore è emblematica: un manifestante inalbera la scritta
'Dio è lesbica'.
Ma appena sette giorni prima, sullo stesso settimanale, era apparso un articolo dal sapore omofobico. Cinque pagine intrise di veleni, gossip e volgarità sul raduno gay nella 'fedeltà' alla linea editoriale del periodico che come pubblicità alla sua uscita (direttore Daniele Vimercati) mostrò una una foto di omosex mano nella mano con la scritta: "Loro non leggono il Borghese'.
Ma il fondo di Feltri oltre alle reazioni dei lettori più
conservatori starebbe provocando anche qualche problema interno e cioe’i
malumori dell’editorialista Rino Cammilleri, che non nasconde la
sua posizione cattolico-tradizionalista. Il 27 maggio sul periodico "Corrispondenza
Romana" aveva duramente attaccato il gay-pride e la tolleranza pro-gay
della stampa.
Shampoo
Succede pero’ un inghippo. C’e’ qualcosa che non va nei conteggi, nei contributi o Dio sa cosa. Fatto sta che Mencacci comincia a litigare con la sua agenzia di stampa e tutto finisce in mano agli avvocati. I tribunali danno ragione all’ex corrispondente da Madrid e l’Ansa viene condannata a sborsare un risarcimento di un miliardino secco secco: due rate da 500 milioni l’una. Proprio in questi giorni il contenzioso dovrebbe chiudersi. Mencacci avrebbe infatti proposto un compromesso all’agenzia per chiudere la partita. Seicento milioni, benedetti e subito e gli avvocati si ritirerannno nei loro studi.
Per l’Ansa, dal punto di vista delle vertenze giudiziarie, non e’
un bel periodo. Ce ne sono una trentina in ballo. Il corrispondente da
Washington Bruno Marolo ha vinto un altro round della sua battaglia contro
l’agenzia.il 10 maggio un collegio di appello di giudici del lavoro ha
respinto un ricorso dell’Ansa contro la decisione del giudice di primo
grado che aveva bloccato il trasferimento di Marolo da Washington a Roma.
Insomma, un disastro per le casse dell’agenzia che continua a dover sborsare
risarcimenti supermilionari.
Rosina