Storia di un pugno di colleghi coraggiosi e sfortunati

A caval Donati sarebbe meglio guardare in bocca


5 Luglio 2000

Caro Figaro,
questa è la storia di un gruppo di giornalisti disoccupati che fondano una cooperativa. E che ben presto - scontrandosi con la burocrazia dell'Inpgi e la latitanza della Fnsi - finiscono per trovare "asilo" in casa di Alberto Donati (vicepresidente Fieg).

Ma la loro storia non ha un lieto fine e, speriamo, possa essere d'aiuto a tanti colleghi che si trovano ad un bivio.

Anno 1996. Un gruppo di colleghi disoccupati (ex "Informazione" e "Indipendente") decide di mettersi insieme. Nasce la cooperativa Agiesse che edita il notiziario "Agrquotidiana". Sono tempi difficili per l'editoria e per i soci di Agiesse sono contrassegnati da fidejussioni bancarie, da bot dati in garanzia e da tanto sangue e sudore per realizzare il notiziario (sette giorni su sette, dai 30 ai 50 articoli con servizi di approfondimento e inchieste) e tentare di darsi un futuro.

E quel gruppo di colleghi - allora sotto la guida di Alberto Borrelli (oggi corrispondente "Asca" da Napoli) - riesce a sfondare: dodici mesi dopo la nascita di Agiesse sono una dozzina i quotidiani abbonati al notiziario (tra gli altri, "il Tempo", "il Gazzettino", "l'Eco di Bergamo", "il Giornale di Brescia", "La Libertà" di Piacenza, "la Sicilia" e "il Giornale di Sicilia") e Agr realizza anche un notiziario radiofonico per la Regione Lombardia che viene inviato ad una cinquantina di emittenti.

E' forse l'ora di dismettere i panni stretti dei disoccupati e, magari, di darsi anche un contratto di lavoro. Fieg e Fnsi hanno siglato il patto per il contratto di reintegro e per tutti i giornalisti di Agiesse scatta l'adesione: tutti assunti con contratto di reintegro.

Ma l'Inpgi - sei mesi dopo - dice che non si può: "Voi - è la tesi dell'Istituto di via Nizza - siete dipendenti di voi stessi. Quel contratto non fa per voi. I vostri contributi nelle nostre casse devono essere 'pieni' e non 'scontati'".

Inutile la battaglia legale. Inutile cercare aiuto dal sindacato (illuminante è, a tal proposito, la lettera aperta che Borrelli pubblica sul "Giornale" denunciando con nomi e cognomi quanti nel sindacato si dichiaravano disponibili ad appoggiare Agiesse se però i soci si fossero schierati al loro fianco in altre vicende).

Inutile bussare ovunque. Inutile anche spiegare che gli stipendi dei giornalisti di Agiesse sono davvero ai minimi sindacali e, come previsto dal regolamento della cooperativa, anche senza l'indennità di contingenza, redazionale e straordinari. Così, Agiesse (nel frattempo sono entrati come soci sovventori Massimo Donelli "Panorama" e l'ex direttore Rai Gianni Locatelli) segna una battuta d'arresto. Si cerca la soluzione fuori dalla cooperativa. Dopo una trattativa infruttuosa con Giorgio Dell'Arti ("Vespina"), spunta Alberto Donati, vicepresidente della Fieg.

Donati è interessato al notiziario: acquista con pochi milioni la testata ("Agrquotidiana"), abbona a prezzi non di mercato le sue testate ("Corriere dell'Umbria" e sette edizioni collegate; "Corriere di Firenze", "Corriere di Romagna", "Voce di Mantova" ecc.) e inserisce il suo braccio destro, Giorgio Orsi, e il figlio, Massimiliano, nel cda di Agiesse.

Anche il presidente della cooperativa cambia: Borrelli lascia il posto a Federico Tagliaferri (ex "MondoMissione"). Tre colleghi (Piero Piccioli- direttore, Gianandrea Zagato - caposervizio, e Adolfo Valente, vicecaposervizio) restano assunti (art.1), tutti gli altri si licenziano e ottengono in cambio un contrattino di collaborazione. Agiesse va avanti.

Si tira un respiro di sollievo. Si apre la redazione romana (caporedattore Arnaldo Agostini, ex "Paese Sera"), dove lavorano sei, sette giornalisti senza contratto. Agr ottiene anche un posto fisso nella sala stampa della Camera (dove però il collega Franco Chirico verrà allontanata dopo quasi un anno perché Agiesse non lo contrattualizza come previsto dal regolamento d'accesso dell'Asp). Arrivano nuovi abbonati e dallo Stato (essendo Agr agenzia di stampa nazionale con bilancio certificato e almeno quindici testate abbonate) si garantiscono anche i contrubuti per l'editoria.

Qualche mese però gli stipendi saltano: sempre in prossimità di festività. Guai però tirare in ballo Donati: lui ufficialmente non esiste. C'e' suo figlio, ma anche lui non esiste: anzi, fa sapere che è un socio di Agiesse, che Agiesse è una cooperativa e quindi che deve camminare con le proprie gambe. Peccato però che tutti sanno un'altra storia: Agiesse è cooperativa solo di nome, di fatto la gestione è saldamente nelle mani del Grande Umbro (nom de plume affibiato da "Prima Comunicazione" al signor Alberto Donati).

Tutto bene? Evidentemente no perché Donati pur considerando Agiesse una parte del suo impero gioca al ruolo di padre-padrone. Un esempio? Bilancio in rosso di 150 milioni? Una società vicina a Donati ne mette la metà e "i soci provvedano al resto: altrimenti... Agiesse finisce in tribunale" (estate, 1999).

Così i soci mettono sul tavolo crediti e risparmi e per un milione (1.000.000) c'è il rischio che salti tutto: c'è chi - per timore di perdere il posto di lavoro - arriva quasi a strappare i soldi di tasca ai suoi colleghi che di Donati, Agiesse e certi comportamenti non ne possono più. Ed esempi così se ne possono raccontare a decine ma il sapore è quello amaro dello squallore quotidiano.

E' meglio arrivare il più veloce possibile alla conclusione di questa storia. L'ultima certificazione del bilancio (giugno 2000) mette a nudo un passivo di 67 milioni di lire. E poi è in corso un'ispezione Inpgi che potrebbe dare qualche noia sul ruolo effettivo di collaboratori che lavorano in Agiesse senza contratti Cnlg e, ancora, non dimentichiamolo, papà Donati è sotto inchiesta. giudiziaria.

Il cda di Agiesse (Orsi, Donati junior, Tagliaferri e il Direttore Piccioli) decide quindi che è meglio andare alla liquidazione volontaria cioé non ripianare. Ripetiamolo: Agiesse va in liquidazione per non ripianare 67 milioni a fronte di un bilancio di quasi un miliardo e duecento milioni e un portafoglio clienti che, secondo il Cda, è in forte crescita (ultimi arrivi: "Libero" di Vittorio Feltri" e "Secolo XIX").

I soci - in assemblea in corso Venezia 6 presso la Edm di Alberto Donati e non presso la sede di via Fratelli Fraschini, nella periferia milanese - per evitare di finire in tribunale accettano. Unanimità. Agiesse (leggi ragioner Scarrone, sindaco della cooperativa e uomo di Donati) nomina un liquidatore che darà in affitto un "ramo d'azienda". A chi? Beh, inutile dirlo: a una società del gruppo Donati che garantirà (grazie Grande Umbro!) il posto di lavoro agli assunti (che nel frattempo sono diventati quattro con un art.2 a Barbara Weisz) mentre agli altri colleghi viene assicurato un contratto di collaborazione con versato il 2% all'Inpgi2.

Morale: Alberto Donati è il capo delegazione che per la Fieg svolge le trattative per il rinnovo contrattuale con la Fnsi. Speriamo che gli Editori non siano tutti come lui o se lo sono, almeno, abbiano rispetto per chi lavora. E' chiedere troppo?

Dopobarba, un ex socio-lavoratore di Agr.

P.S.: Scusate per lo pseudo. Ma questa denuncia - documentabile su richiesta - non può che non essere firmata sperando che a chi ancora lavora in Agr venga evitata ogni possibile ritorsione. Dovesse accadere, cari amici del Bds, lo saprete.



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