Le interviste del Barbiere. Il presidente Fieg
Mario Ciancio Sanfilippo

"Il contratto? E’ molto, molto lontano”



28 MAGGIO 2000 -
Il regno di Mario Ciancio Sanfilippo viene annunciato da un poderoso pezzo orchestrale con i fiati, gli ottoni e tutto il resto, che poi sfuma nel messaggio telefonico di benvenuto: “Qui è La Sicilia, TeleEtna e Antenna Sicilia...”, e prima ancora che l’elenco finisca, il Barbiere della Sera entra in contatto con lui, il padre padrone del quotidiano catanese (direttore responsabile e proprietario) nonche’ il presidente della Fieg, la federazione nazionale degli editori italiani. Il nemico, insomma.

Presidente, non la imbarazza il fatto che Alberto Donati, capo della delegazione Fieg che conduce le trattative per il contratto abbia problemi giudiziari e la finanza in ufficio?
“Niente affatto”

Era corsa voce che lei lo volesse sostituire
“Nemmeno per sogno!. E’ bravissimo. Il migliore di noi in quella funzione”.

Ce lo date o no questo contratto?
“Lo vedo ancora lontano, molto lontano. E ho l’impressione che se la Federazione della Stampa continuera’ a usare le corna e a caricare a testa bassa, per riprendere l’immagine di Paolo Srventi Longhi nella sua intervista al Barbiere, si scornera’”.

La Fnsi chiede che l’informazione su Internet venga affidata a giornalisti con il loro contratto. Non le sembra giusto? Non e’ questa una garanzia anche per chi riceve le notizie?
“Il mondo cambia, non si puo’ fare finta di essere rimasti a vent’anni fa. Quello che andava bene allora non puo’ piu’ funzionare oggi. Gli editori agiscono ormai in una realta’ multimediale, profondamente influenzata dalla rivoluzione delle nuove tecnologie. E’ naturale pretendere una magggiore liberta’ aziendale”.

Ma fate i duri proprio adesso che il settore scoppia di salute? Volete stravincere, allora.
“Piano, piano, non esageriamo con questo stato di salute. Si’, certo, la pubblicita’ sembra crescere al ritmo del 15 per cento all’anno, piu’ del tasso di inflazione. Ma l’evento puo’ essere straordinario. Non c’e’ da farci troppo affidamento. La “new economy” ci consiglia di esser cauti. Potremmo accorgerci di vivere in una bolla pronta a esplodere da un momento all’altro.

Che si fa di questi contratti online?
“Ricordo, tanti anni fa, che il sindacato dei giornalisti voleva estendere il suo contratto a tutte le televisioni private. Come fini’? Con la stipula, invece, di un contratto diverso tipo, quello “Frt”. In molti ani ne ho visti tanti di scioperi come quello di sabato. E quanta gente che era partita avanti...”

I giornalisti autonomi, i “free lance”, sono spesso pagati con grave ritardo.
“Quando sento parlare di gente non retribuita dopo sei mesi o piu’, io dico che mi sembra incredibile. Qualsiasi editore serio deve pagare entro tre mesi al massimo. Quegli altri, se ci sono, non mi sento di rappresentarli”.

E questa idea dei redattori capo a tempo determinato non le sembra pericolosa?
“Assolutamente no. Quelli bravi non hanno nulla da temere. Verranno confermati. Quanto agli altri, che c’e’ di male ad ammettere che aveva sbagliato lavoro e a tornare redattori?”.

Ma così faranno carriera solo gli yes-men. Gia’ oggi, nelle redazioni, la circolazione delle idee e delle opinioni e’ bloccata. Il risultato e’ l’appiattimento, che e’ sotto gli occhi di tutti.
“I giornali italiani non sono appiattiti, altrimenti i lettori non li seguirebbero. Guardiamo per esempio come sta andando bene un quotidiano come “Il Giornale” di Paolo Berlusconi. E’ il direttore il personaggio chiave per fare un buon prodotto. E’ lui che ha in mano il potere”.

Ma il direttore e’ sempre piu’ ostaggio di interessi politici e economici.
“Non sono d’accordo e comunque non lo dica a me. Io sono un direttore e difendo la categoria”.

Insomma, presidente, questo contratto non arrivera’ mai?
“Ma no... un punto di accordo prima o poi lo troveremo di certo”.

Il Conte d’Almaviva
 



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