Lettera di un cronista dalla campagna toscana

Dio che noia quei giornali tutti uguali!



14 Giugno 2000

La Toscana e i quotidiani: o della decadenza. E’ una delle poche regioni dove le sinergie la fanno da padrone. In altre parole, la parte nazionale è confezionata altrove.

Vediamo il dettaglio. "La Nazione", quotidiano di Firenze, adopera lo stesso materiale, e le stesse pagine, del "Giorno" e del "Resto del Carlino", che appartengono a un unico editore, Riffeser- Monti. La sinergia ha come motore "QN, quotidiano nazionale", direttore esecutivo Italo Cucci, dopo che - nel giro di poco tempo – è stato detronizzato Vittorio Feltri, ora impegnato nell’avventura di "Libero".

Il Tirreno si serve di diverse pagine concordate, giorno per giorno, con gli altri giornali del gruppo (circa 15), capofila l’Agenzia giornali locali (Agl), editore Finegil, gruppo Repubblica-Espresso.

Il "Giornale della Regione", non è altro che una costola del "Giornale" di Milano, direttore Mario Cervi. L’ultimo arrivato, "Il Corriere di Firenze", direttore Pierluigi Meucci, confeziona solo le pagine dedicate alle province di Firenze e di Prato, il resto arriva dalla casa madre, che è a Perugia e ha altri due figli: "Il Corriere di Arezzo" e "Il Corriere di Siena". "Il Corriere di Firenze" appartiene all’Editoriale 2000 srl, che è del gruppo Donati.

E’ il risultato dell’operazione che ha reso possibile il ricollocamento dei giornalisti toscani dell’"Unità", dopo l’esperimento disastroso dell’inserto regionale "Mattina". "La Repubblica" si limita ad avere una cronaca toscana (in media 14 pagine, in gran parte occupate dalla pubblicità), che poi è prevalentemente, fiorentina.

Lo stesso discorso vale per "Il Manifesto", il quale non va oltre la paginetta. Il risultato di queste operazioni, vantaggiose sul piano dei costi, non è esaltante: la qualità tende al basso, per sprofondare, in alcuni giorni, nel grigiore. Al punto che non sembra pagare più neanche quella che dalla fine degli anni Settanta alla metà degli anni Novanta era stata la scelta vincente: la cronaca locale, trattata con la stessa professionalità degli avvenimenti nazionali e internazionali.

Registra un calo di vendite, sia pure lieve, "Il Tirreno", soprattutto nella piazza forte di Livorno, dove ha la redazione centrale, e a Prato, la seconda città – per numero di abitanti - della Toscana, dove la concorrenza ora si è fatta agguerrita. Comunque, "Il Tirreno" sembra risentire della partenza di Claudio Giua, andato a Roma, per immergersi nella esperienza di Kataweb.

La direzione della sola Sandra Bonsanti non appare in grado di dare grinta al quotidiano della Costa. Non decolla "Il Corriere di Firenze". Vende un po’ a Firenze e ha risultati disastrosi a Empoli, dove ha aperto anche un redazione nella centrale via del Giglio, e nei dintorni deve vedersela con i consolidati "Tirreno" e "Nazione". Vivacchia "Il Giornale della Regione", e l’andamento non felice ha visto rotolare la testa di Riccardo Berti, già direttore del "Piccolo di Trieste" e della "Nazione", pratese di nascita, fiorentino di adozione. Vivacchia anche "Il manifesto".

Comunque il nuovo formato, con la grafica pulita, è stato notato dal popolo di sinistra e sembra che qualche copia in più venga venduta. "La Repubblica" non fa sfracelli. Anzi, a dire il vero la cronca toscana, o meglio fiorentina, non ha nulla a che vedere con il resto. Appare proprio "ina".  "La Nazione", con l’uscita di Feltri, ha assunto toni diversi, adatti a una regione di sinistra, e sembra che la scelta stia pagando in numero di copie: se non altro ha bloccato la frana che sembrava, fino a qualche mese fa, inarrestabile.

Il cronista di campagna



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