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I monumenti
Situata di fronte al Duomo è una delle più belle fontane cinquecentesche esistenti al mondo. Superba opera del Montorsoli, discepolo di Michelangelo, fu voluta dal Senato messinese nwl 1547 per celebrare la costruzione dell'acquedotto sul torrente Camaro che avrebbe risolto il problema idrico della città. Armoniosa, pittoresca, elegante in tutte le sue parti, è ricca di originali e raffinati intagli. Rappresenta il trionfo di Orione, mitico fondatore della città. Sull'orlo della vasca principale le statue dei fiumi Nilo, Ebo, Tevere e Camaro. Sulla balaustra sono raffigurate significative scene mitologiche. Realizzata nel 1557 dal Montorsoli, celebre scultore rinascimentale, la fontana del Nettuno rievoca i miti dello Stretto. L'interesse artistico ruota intorno alla statua del Dio del mare e alle figure di Scilla e Cariddi. Il gruppo statuario si eleva dal centro di una vasca ottagonale impreziosita da raffinate decorazioni con motivi marini, mentre ai lati si apprezzano delle vasche ovali in cui versano acqua delle maschere zoomorfe. Costruita nel 1200 sulle rovine di un tempio pagano, la chiesa dei Catalani è uno dei rari monumenti della città scampati al terremoto. La chiesa, di tipo basilicale, presenta tre navate chiuse da cupola. Il rigore volumetrico esterno è alleggerito da due ordini di colonne con capitelli ed archi policromi, mentre all'interno sono individuabili elementi di stile arabo-bizantino. Il Museo Regionale di Messina, ubicato in un'antica filanda, custodisce importanti importanti raccolte pittoriche con opere di Antonello da Messina, Polidoro da Caravaggio, Girolamo Alibrandi e Michelangelo Merisi. Completano l'esposizione museale una grandissima quantità di reperti provenienti dagli edifici sacri e religiosi pre-terremoto, pregevoli statue marmoree del Bonanno e del Laurana e preziosi manufatti di epoca bizantina e normanna. Il palazzo del Monte di Pietà (1616) fu eretto da Natale Masuccio, sull'antico sito ove si trovava prima l'antica San Basilio, per conto della confraternita religiosa degli "Azzurri" per contrastare l'usura. Si trova sulla via XXIV Maggio (detta anche "dei Monasteri") che ricalca Via del Dromo di Messina antica e comprende il Monte di Pietà, di cui manca il piano nobile e l'attiguo campanile, i resti della Chiesa della Pietà, la scenografica scalinata di P. Campolo e A. Basile con al centro la fontana dell'abbondanza disegnata da Ignazio Buceti nel 1741. E' la prima chiesa eretta dai Padri Francescani in Sicilia. La prima pietra per la costruzione della chiesa, un progetto interamente finanziato dai nobili messinesi del Terz'Ordine, fu portata da Napoli, inviata da Papa Alessandro IV nel 1255, durante il regno degli Angioini. La sua forma slanciata riecheggia architetture nordiche. originariamente aveva un convento e sorgeva fuori della cinta muraria. Le possenti absidi, riedificate dopo il terremoto del 1908, sono state immortalate in un dipinto del sommo Antonello. Pazientemente ricostruite anche il portale di facciata, il rosone, il portale laterale e parte del pavimento a intarsi di pietra. Sono purtroppo andati perduti alcuni grandi dipinti del XVI e del XVII secolo nonché i più importanti monumenti sepolcrali. Costruita da maestranze tedesche, è il più puro esempio di arte gotica in Sicilia e ricorda l'epoca delle crociate. Fu edificata nel XII secolo dall'Ordine dei Cavalieri Teutonici (Alemanni) che qui posero il loro priorato, insieme ad un ospedale, di cui restano poche tracce attigue alle absidi, per accogliere e curare i reduci della Terra Santa. Abbandonata dai Cavalieri alla fine del XIV sec., passò alla confraternita dei Rossi. Nel 1571, dopo la battaglia di Lepanto, vi trovò ricovero il grande Miguel Saavedra Cervantes. Nel '600 fu colpita da un fulmine e nel '700 danneggiata dal terremoto. Un accuratissimo restauro l'ha restituita al primitivo splendore. Sorge tra la via Garibaldi ed il corso Cavour, fu progettato dall'architetto Pietro Valente e voluto da Ferdinando II di Borbone. La realizzazione è costata 10 anni di intenso lavoro tra il 1842 ed il 1852. Il nome originario era "Teatro S. Elisabetta", ma dopo l'impresa di Garibaldi in Sicilia fu ribattezzato in onore al primo re d'Italia. Subì gravi danni in seguito al terremoto del 1908, per questo rimase chiuso per diversi anni in balia di saccheggiatori e vandali, nonché al passare del tempo. Solo in tempi recenti è stato profondamente ristrutturato con una particolare attenzione agli interni riprogettati secondo le moderne concezioni dell'acustica. Gli amanti della pittura potranno apprezzare il meraviglioso affresco di Guttuso, presente sul soffitto e rappresentante Colapesce che secondo la leggenda sorregge uno dei tre pilastri sui quali poggia la Sicilia.
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