Che cosa fare quando il cuore è così gravemente malato da mettere sicuramente a repentaglio la vita dell'uomo? Trapiantare un altro cuore oppure far ricorso ad un cuore artificiale in attesa di trovare quello di un donatore? E a che punto siamo nella realizzazione di un vero e proprio cuore artificiale?
Il cuore artificiale, inteso come un apparato completamente autonomo da impiantare in un corpo umano, non è ancora praticamente disponibile, anche se in questi ultimi due anni i progressi in tal senso sono stati rilevanti, soprattutto per merito del bioingegnere italiano Roberto Bosio, di recente invitato negli Stati Uniti per mettere a disposizione della avanzatissima tecnologia americana i propri studi e le proprie esperienze.
Nel corso del 1975 Roberto Bosio (che lavora nella clinica di Cardiochirurgia del Kantonospital di Zurigo, diretta dal noto professor Ake Senning) ha presentato il suo ultimo modello di cuore artificiale completo (cioè non riguardante il solo ventricolo sinistro) ed interno, destinato non solo ad essere temporaneamente usato in attesa di trapianto, ma forse (non è fantascienza) utilizzabile in permanenza sull'uomo quando verranno miniaturizzate le fonti di energia necessarie per farlo funzionare.

Questo cuore artificiale (già impiantato in forma totale nel torace di decine e decine di cani) è costituito da una pompa biventricolare, a forma pseudo-ellittica per ogni ventricolo, con membrana di silicone tubolare e valvole artificiali di Bjork-Shiley. La novità assoluta (rispetto ad altri modelli realizzati in precedenza) consiste nel fatto che l'apparecchio possiede un sensore sensibile a controllo elettronico per la posizione precisa della membrana durante il funzionamento.


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