Gemellaggi

La Nostra Associazione è Gemellata dal 2004 con L'Associazione "I Barcar ad Puatel" voga tradizionale (in piedi) su imbarcazioni padane vallive e fluviali, dell'alto adriatico con e senza vela.

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Dott. Antonio Antonioni
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INSERIAMO UNO SPACCATO STORICO DI COME POTEVA ESSERE UN DUELLO DELLA SECONDA META’ DELL’OTTOCENTO (TRATTO DAL CELEBRE ROMANZO “IL PIACERE” SCRITTO DA GABRIELE D’ANNUNZIO NEL 1889).

N.B. A COLORO CHE VOLESSERO INTRAPRENDERE UN TALE CONFRONTO SCHERMISTICO IN QUEST’EPOCA,

LO SCRIVENTE M.° SCHOLARE CRISTIAN CORSO

NON E’ ASSOLUTAMENTE A DISPOSIZIONE, E TANTOMENO I SUOI ALLIEVI,

INDI PERCUI CHI MI HA GIA’ INVITATO RIPETUTAMENTE ALLE SINGOLAR TENZONI, NON INTEPRETI QUESTA PAGINA COME UN’INVITO O UNA PROVOCAZIONE, NON HO TEMPO DA PERDERE E NON NE VOGLIO FAR PERDERE ALLE ALTRUI PERSONE.

CON L’ELSA SUL CUORE, BUONA LETTURA!

WOR BAS!

- Pronto ? – Gli chiese Santa Margherita, andandogli incontro. – Pronto.
- Il terreno scelto era a fianco della villa, nell’ombra, sparso di fina ghiaia e battuto. Gianneto Rùtolo stava già all’altra estremità , con Roberto Casteldieri e con Carlo de Souza.ciascuno aveva assunto un’aria grave, quasi solenne. I due avversarii furono posti l’uno di fronte all’altro; e si guardarono. Il Santa Margherita, che aveva il comando del combattimento, notò la camicia di Giannetto Rùtolo fortemente inamidata, troppo salda, con il colletto troppo alto; fece osservar la cosa al Casteldieri, ch’era il secondo. Questi parlò al suo primo; e lo Sperelli vide il nemico accendersi d’improvviso nel volto e con un gesto risoluto far atto di scamiciarsi. Egli con tranquillità fredda, seguì l’esempio; si rimboccò i pantaloni ; prese dalle mani del Santa Margherita il guanto, la stringa e la spada; si armò con molta cura, e quindi agitò l’arma per accertarsi di averla bene impugnata. In quel moto, il bicipite emerse visibilissimo, rivelando il lungo esercizio del braccio e l’acquisito vigore.
- Quando i due stesero le spade a prendere misura, quella di Giannetto Rùtolo oscillava in un pugno convulso. Dopo l’ammonimento d’uso intorno alla lealtà, il barone di Santa Margherita comandò con una voce squillante e virile :
- - Signori in guardia!
- I due scesero in guardia nel tempo medesimo, il Rùtolo battendo il piede , lo Sperelli inarcandosi con leggerezza, Il Rùtolo era di statura mediocre, assai smilzo , tutto nervi, con una faccia olivastra a cui dava fierezza le punte dè baffi rilevate e la piccola barba acuta in sul mento, alla maniera di Carlo I° né ritratti di Van Dyck. Lo Sperelli era più alta, più slanciato, più composto bellissimo nell’attitudine, fermo e tranquillo in un equilibrio di grazia e di forza, con in tutta la persona una sprezzatura di grande signore. L’uno guardava l’altro entro gli occhi; e ciascuno provava internamente un indefinibile brivido alla vista dell’altrui carne nuda contro cui puntavasi la lama sottile.
- Nel silenzio, udivasi il mormorio fresco della fontana misto al fruscio del vento su per i rosai rampicanti ove le innumerevoli rose bianche e gialle tremolavano.
- A loro! - comandò il barone.
- Andrea Sperelli aspettava dal Rùtolo un comando impetuoso; ma colui non si mosse. Per un minuto ambedue rimasero a studiarsi, senza avere il contatto del ferro, quasi immobili. Lo Sperelli, chinandosi ancor più su garretti,
- In guardia bassa, si scoperse interamente, col portar la spada molto in terza ; provocò l’avversario, con l’insolenza degli occhi e col batter del piede. Il Rùtolo venne innanzi con una finta di botta dritta, accompagnandola con una voce, alla maniera di certi spadaccini siciliani; e l’assalto incominciò. Lo Sperelli non sviluppava alcuna azion decisa, limitandosi quasi sempre alle parate, costringendo l’avversario a scoprire tutte le intenzioni , a esaurire tutti i mezzi, a svolgere tutte le varietà del suo gioco.
- Parava netto e veloce, senza ceder terreno, con una precision mirabile, come s’ei fosse su la pedana, in un’accademia di scherma, d’innanzia un fioretto innocuo; mentre il Rùtolo attaccava con ardore, accompagnando ogni botta con un grido spento, simile a quello degli abbattitori d’alberi in esercitar l’accetta.
- Alt! - Comandò il Santa Margherita, à cui vigili occhi non isfuggiva nessun moto delle lame.
- E si accostò al Rùtolo, dicendo: - Ella è toccato se non erro.
- Infatti, colui aveva una scalfittura su l’antibraccio ma così lieve che non ci fu nemmen bisogno del taffetà.
- Alenava però; e la sua estrema pallidezza, cupa come un lividore, era una segno dell’ira contenuta. Lo Sperelli,
- sorridendo, disse a bassa voce Barbarisi : - conosco ora il mio uomo. Gli metterò un garofano sotto la mammella destra. Sta attento al secondo assalto.
- Poiché, senza badarci, egli posò a terra la punta della spada, il Dottor calvo, quel della gran mandibola, venne a lui
- con la spugna imbevuta d’acqua feneticata e disinfettò di nuovo la spada.
- _ Per iddio ! - Mormorò Andrea al Barbarisi. – M’ha l’aria d’un iettatore. Questa lama si rompe.
- Un merlo si mise a fischiare tra gli alberi. Né rosai qualche rosa sfolgiavasi e disperdevasi al vento. Alcune nuvole a mezz’aria salivano incontro al sole, rade, simili a velli di pecore; e si disfacevano in bioccoli; e a mano a mano si dileguavano. – In guardia!
- Giannetto Rùtolo, conscio della sua inferiorità al paragone del nemico, risolse di lavorar sotto misura, alla disperata, e di rompere così ogni azion seguita dell’altro. Egli aveva da ciò la bassa statura e il corpo agile,esile, flessibile, che offriva assai poco bersaglio ai colpi.
- - A loro!
- Andrea Sperelli sapeva che il Rùtolo sarebbesi avanzato in quel modo, con le solite finte. Egli stava in guardia inarcato come una balestra pronta a scoccare, intento per scegliere il tempo.
- - Alt! - gridò il Santa Margherita,
- Il petto del Rùtolo faceva un po’ di sangue. La spada dell’avversario eragli penetrata sotto la mammella destra, ledendo i tessuti fin quasi alla costola. I medici accorsero. Ma il ferito disse subito al Casteldieri, con voce rude,
- in cui sentivasi un tremito di collera: - non è nulla voglio seguitare.
- Egli si rifiutò di rientrar nella villa per la medicatura.
- Il dottor calvo, dopo aver spremuto il piccolo foro appena sanguinante e dopo avergli fatto una lavanda antisettica, applicò un semplice pezzo di drappo; disse:
- - Può seguitare.
- Il barone per invito del Casteldieri, senza indugio comandò il terzo assalto. In guardia!
- Andrea Sperelli s’avvide del pericolo. Di fronte a lui il nemico, tutto raccolto su i garretti, quasi direi nascosto dietro la punta della sua lama, appariva risoluto a un supremo sforzo. Gli occhi gli brillavano singolarmente e la coscia sinistra, per l’eccesiva tension de’muscoli, gli tremava forte. Andrea questa volta, contro l’impeto, si preparava a gittarsi di banda per ripetere il colpo decisivo del Cassinbile, e il disco bianco del drappo sul petto ostile servivagli di bersaglio. Egli ambiva rimettere ivi la stoccata ma trovar lo spazio intercostale, non la costa.
- D’intorno il silenzio pareva più profondo; tutti gli astanti avevano conoscenza della volontà micidiale che animava què due uomini; e l’ansietà li teneva, e li stringeva il pensiero di dover forse ricondurre a casa un morto o un morente. Il sole, velato dalle pecorelle, spandeva una luce quasi lattea; le piante, or sì or no, stormivano; il merlo fischiava ancora, invisibile.
- - A loro!
- Il Rùtolo si precipitò sotto misura, con due giri di spada e con una botta in seconda. Lo Sperelli parò e rispose, facendo un passo indietro. Il Rùtolo incalzava, furioso, con stoccate velocissime, quasi tutte basse, non accompagnandole più con i gridi. Lo Sperelli, senza sconcentrarsi a quella furia, volendo evitare un incontro, parava forte e rispondeva con una tale acredine che ogni sua botta avrebbe potuto passar fuor fuora il nemico.
- La coscia del Rùtolo, presso l’inguine, sanguinava.
- - Alt! - Tuonò il Santa Margherita quando se n’accorse.
- Ma in quell’attimo lo Sperelli facendo una parata di quarta bassa e non avendo il ferro avversario, ricevè in pieno torace un colpo; e cadde tramortito su le braccia del Barbadisi.
- Ferita toracica, al quarto spazio intercostale destro, penetrante in cavità, con lesione superficiale del polmone - annunziò nella stanza, quand’ebbe osservato il chirurgo taurino.



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