INSERIAMO UNO
SPACCATO STORICO DI COME POTEVA ESSERE UN DUELLO DELLA SECONDA
META’ DELL’OTTOCENTO (TRATTO DAL CELEBRE ROMANZO
“IL PIACERE” SCRITTO DA GABRIELE
D’ANNUNZIO NEL 1889).
N.B. A
COLORO CHE VOLESSERO INTRAPRENDERE UN TALE CONFRONTO SCHERMISTICO IN
QUEST’EPOCA,
LO SCRIVENTE
M.° SCHOLARE CRISTIAN CORSO
NON
E’ ASSOLUTAMENTE A DISPOSIZIONE, E TANTOMENO I SUOI ALLIEVI,
INDI PERCUI CHI MI HA GIA’ INVITATO
RIPETUTAMENTE ALLE SINGOLAR TENZONI, NON INTEPRETI QUESTA PAGINA COME
UN’INVITO O UNA PROVOCAZIONE, NON HO TEMPO DA PERDERE E NON
NE VOGLIO FAR PERDERE ALLE ALTRUI PERSONE.
CON
L’ELSA SUL CUORE, BUONA LETTURA!
WOR BAS!
-
Pronto ? – Gli chiese Santa Margherita, andandogli incontro.
– Pronto.
- Il terreno scelto era a fianco della
villa, nell’ombra, sparso di fina ghiaia e battuto. Gianneto
Rùtolo stava già all’altra
estremità , con Roberto Casteldieri e con Carlo de
Souza.ciascuno aveva assunto un’aria grave, quasi solenne. I
due avversarii furono posti l’uno di fronte
all’altro; e si guardarono. Il Santa Margherita, che aveva il
comando del combattimento, notò la camicia di Giannetto
Rùtolo fortemente inamidata, troppo salda, con il colletto
troppo alto; fece osservar la cosa al Casteldieri, ch’era il
secondo. Questi parlò al suo primo; e lo Sperelli vide il
nemico accendersi d’improvviso nel volto e con un gesto
risoluto far atto di scamiciarsi. Egli con tranquillità
fredda, seguì l’esempio; si rimboccò i
pantaloni ; prese dalle mani del Santa Margherita il guanto, la stringa
e la spada; si armò con molta cura, e quindi
agitò l’arma per accertarsi di averla bene
impugnata. In quel moto, il bicipite emerse visibilissimo, rivelando il
lungo esercizio del braccio e l’acquisito vigore.
-
Quando i due stesero le spade a prendere misura, quella di Giannetto
Rùtolo oscillava in un pugno convulso. Dopo
l’ammonimento d’uso intorno alla lealtà,
il barone di Santa Margherita comandò con una voce
squillante e virile :
- - Signori in guardia!
- I
due scesero in guardia nel tempo medesimo, il Rùtolo
battendo il piede , lo Sperelli inarcandosi con leggerezza, Il
Rùtolo era di statura mediocre, assai smilzo , tutto nervi,
con una faccia olivastra a cui dava fierezza le punte dè
baffi rilevate e la piccola barba acuta in sul mento, alla maniera di
Carlo I° né ritratti di Van Dyck. Lo Sperelli era
più alta, più slanciato, più composto
bellissimo nell’attitudine, fermo e tranquillo in un
equilibrio di grazia e di forza, con in tutta la persona una
sprezzatura di grande signore. L’uno guardava
l’altro entro gli occhi; e ciascuno provava internamente un
indefinibile brivido alla vista dell’altrui carne nuda contro
cui puntavasi la lama sottile.
- Nel silenzio, udivasi il
mormorio fresco della fontana misto al fruscio del vento su per i rosai
rampicanti ove le innumerevoli rose bianche e gialle tremolavano.
- A loro! - comandò il barone.
- Andrea Sperelli
aspettava dal Rùtolo un comando impetuoso; ma colui non si
mosse. Per un minuto ambedue rimasero a studiarsi, senza avere il
contatto del ferro, quasi immobili. Lo Sperelli, chinandosi ancor
più su garretti,
- In guardia bassa, si scoperse
interamente, col portar la spada molto in terza ; provocò
l’avversario, con l’insolenza degli occhi e col
batter del piede. Il Rùtolo venne innanzi con una finta di
botta dritta, accompagnandola con una voce, alla maniera di certi
spadaccini siciliani; e l’assalto incominciò. Lo
Sperelli non sviluppava alcuna azion decisa, limitandosi quasi sempre
alle parate, costringendo l’avversario a scoprire tutte le
intenzioni , a esaurire tutti i mezzi, a svolgere tutte le
varietà del suo gioco.
- Parava netto e veloce,
senza ceder terreno, con una precision mirabile, come s’ei
fosse su la pedana, in un’accademia di scherma,
d’innanzia un fioretto innocuo; mentre il Rùtolo
attaccava con ardore, accompagnando ogni botta con un grido spento,
simile a quello degli abbattitori d’alberi in esercitar
l’accetta.
- Alt! - Comandò il Santa
Margherita, à cui vigili occhi non isfuggiva nessun moto
delle lame.
- E si accostò al Rùtolo,
dicendo: - Ella è toccato se non erro.
- Infatti,
colui aveva una scalfittura su l’antibraccio ma
così lieve che non ci fu nemmen bisogno del
taffetà.
- Alenava però; e la sua
estrema pallidezza, cupa come un lividore, era una segno
dell’ira contenuta. Lo Sperelli,
- sorridendo,
disse a bassa voce Barbarisi : - conosco ora il mio uomo. Gli
metterò un garofano sotto la mammella destra. Sta attento al
secondo assalto.
- Poiché, senza badarci, egli
posò a terra la punta della spada, il Dottor calvo, quel
della gran mandibola, venne a lui
- con la spugna imbevuta
d’acqua feneticata e disinfettò di nuovo la spada.
- _ Per iddio ! - Mormorò Andrea al Barbarisi.
– M’ha l’aria d’un iettatore.
Questa lama si rompe.
- Un merlo si mise a fischiare tra
gli alberi. Né rosai qualche rosa sfolgiavasi e disperdevasi
al vento. Alcune nuvole a mezz’aria salivano incontro al
sole, rade, simili a velli di pecore; e si disfacevano in bioccoli; e a
mano a mano si dileguavano. – In guardia!
-
Giannetto Rùtolo, conscio della sua inferiorità
al paragone del nemico, risolse di lavorar sotto misura, alla
disperata, e di rompere così ogni azion seguita
dell’altro. Egli aveva da ciò la bassa statura e
il corpo agile,esile, flessibile, che offriva assai poco bersaglio ai
colpi.
- - A loro!
- Andrea Sperelli sapeva che
il Rùtolo sarebbesi avanzato in quel modo, con le solite
finte. Egli stava in guardia inarcato come una balestra pronta a
scoccare, intento per scegliere il tempo.
- - Alt! -
gridò il Santa Margherita,
- Il petto del
Rùtolo faceva un po’ di sangue. La spada
dell’avversario eragli penetrata sotto la mammella destra,
ledendo i tessuti fin quasi alla costola. I medici accorsero. Ma il
ferito disse subito al Casteldieri, con voce rude,
- in cui
sentivasi un tremito di collera: - non è nulla voglio
seguitare.
- Egli si rifiutò di rientrar nella
villa per la medicatura.
- Il dottor calvo, dopo aver
spremuto il piccolo foro appena sanguinante e dopo avergli fatto una
lavanda antisettica, applicò un semplice pezzo di drappo;
disse:
- - Può seguitare.
- Il barone
per invito del Casteldieri, senza indugio comandò il terzo
assalto. In guardia!
- Andrea Sperelli s’avvide del
pericolo. Di fronte a lui il nemico, tutto raccolto su i garretti,
quasi direi nascosto dietro la punta della sua lama, appariva risoluto
a un supremo sforzo. Gli occhi gli brillavano singolarmente e la coscia
sinistra, per l’eccesiva tension de’muscoli, gli
tremava forte. Andrea questa volta, contro l’impeto, si
preparava a gittarsi di banda per ripetere il colpo decisivo del
Cassinbile, e il disco bianco del drappo sul petto ostile servivagli di
bersaglio. Egli ambiva rimettere ivi la stoccata ma trovar lo spazio
intercostale, non la costa.
- D’intorno il silenzio
pareva più profondo; tutti gli astanti avevano conoscenza
della volontà micidiale che animava què due
uomini; e l’ansietà li teneva, e li stringeva il
pensiero di dover forse ricondurre a casa un morto o un morente. Il
sole, velato dalle pecorelle, spandeva una luce quasi lattea; le
piante, or sì or no, stormivano; il merlo fischiava ancora,
invisibile.
- - A loro!
- Il Rùtolo si
precipitò sotto misura, con due giri di spada e con una
botta in seconda. Lo Sperelli parò e rispose, facendo un
passo indietro. Il Rùtolo incalzava, furioso, con stoccate
velocissime, quasi tutte basse, non accompagnandole più con
i gridi. Lo Sperelli, senza sconcentrarsi a quella furia, volendo
evitare un incontro, parava forte e rispondeva con una tale acredine
che ogni sua botta avrebbe potuto passar fuor fuora il nemico.
- La coscia del Rùtolo, presso l’inguine,
sanguinava.
- - Alt! - Tuonò il Santa Margherita
quando se n’accorse.
- Ma in quell’attimo
lo Sperelli facendo una parata di quarta bassa e non avendo il ferro
avversario, ricevè in pieno torace un colpo; e cadde
tramortito su le braccia del Barbadisi.
- Ferita toracica, al
quarto spazio intercostale destro, penetrante in cavità, con
lesione superficiale del polmone - annunziò nella stanza,
quand’ebbe osservato il chirurgo taurino.