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I Costumi lucani |
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Nel passato ogni piccolo e sperduto paese aveva un costume tradizionale, nel quale la comunità si riconosceva e con il quale sanciva le differenze sociali al suo interno. Era attraverso
l'abbigliamento «che il galantuomo
si distingueva dal cafone, non solo; ma era proprio il tipo di
abbigliamento che dava al singolo individuo, cafone o galantuomo che fosse, l'immediata
percezione, a lui come agli altri, di non essere un isolato ma di appartenere a un gruppo
più vasto e ben determinato della scala sociale: l'abbigliamento quindi era un vero e
proprio linguaggio». Cosa che valeva sopratutto per il gli uomini, «viceversa, l'abbigliamento
femminile non s'identificava così direttamente con simboli socio-economici o
politici: ovvia conseguenza, in questo caso, della totale esclusione della donna lucana,
quale che fosse il suo livello sociale, da ogni forma di attività pubblica e. da ogni
tipo d'interesse politico. Non a caso la differenza tra cafone e galantuomo si rifletteva
nel campo muliebre con una distinzione meno drastica tra pacchiana, ossia la donna
appartenente alla media borghesia e al ceto artigianale, e contadina, cioè la donna di
campagna e la bracciante. A questa minore "compromissione" dell'abbigliamento
muliebre con le rigide distinzioni di classe vigenti nella società lucana faceva però
riscontro una estrema varietà del costume, cioè del tipico vestito femminile, diverso da
luogo a luogo e quindi meno riconducibile ad una foggia-tipo. Sicchè il costume, preziosa
testimonianza per l'indagine folclorica in quanto espressione del ricco e articolato
patrimonio demologico della Basilicata, ha minor rilievo per la storia sociale della
regione nel secolo XIX se è vero quanto afferma un osservatore attento come il Riviello
che il costume delle pacchiane e delle contadine era più o meno simile "variando
solo nella finezza e nella qualità della robba, nel gusto di adornarsi meglio, e
nell'incipiente voglia di novità"». A Grassano
le donne del ceto basso, anche nel giorno del loro matrimonio, indossavano il costume
da pacchiana oppure prendevano labito da sposa in prestito
da parenti o amici benestanti. La caratteristica più notevole dellabbigliamento
grassanese tradizionale era la cura prestata nella
lavorazione e nella decorazione dellabito femminile caratterizzato da ampie gonne. In Basilicata, la scomparsa
del costume popolare fu più rapida che altrove, non tanto per i mutamenti di
tipo economico che di certo non coinvolgevano la stragrande parte della popolazione
lucana, quanto piuttosto per l'assenza di una propria storia da imporre che avrebbe di
sicuro favorito l'espressione e la conservazione di tradizioni e consuetudini. [...] La
sorte del costume, fu segnata dal desiderio di novità che avanzava incontrastato tra gli
esponenti del ceto medio, e, poiché, non si rinunciava all'usanza di farsi seppellire con
l'abito delle nozze, le borghesi in questo modo, seppellirono definitivamente il costume
vestendosi secondo i dettami della moda delle capitali . Rimasero solo popolani
e contadini ad indossare gli abiti la cui foggia era rimasta pressoché
invariata per molte generazioni, perché immutate erano le condizioni e le abitudini di
vita della classe operaia. Ben presto quindi, quel che era l'abito di tutti divenne il
vestito dei cafoni oggetto spesso di curiosità e dileggio.
Bibliografia consigliata sugli abiti lucani: - Michele Lacava, Descrizione
delle vedute e degli stemmi con cenni storici delle città e paesi della Basilicata,
Napoli, 1884, pp.15. |
Costumi tradizionali di:
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