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In Basilicata la religione è stata sempre circondata da una complessa religiosità popolare che si esprimeva e si esprime tuttora in riti, usanze e preghiere che poco o nulla hanno a che fare con l'insegnamento della chiesa e la liturgia cristiana. Riti che spesso traggono la loro origine delle antiche usanze pagane. Nella complessa religiosità delle genti lucane un posto d'onore avevano e hanno i santi che, essendo figure assai vicine all'immaginario popolare, diventavano spesso i destinatari di questi antichi rituali paganeggianti. Nel passato sopratutto le processioni
erano l'occasione in cui si esprimeva una fede popolare assai colorita, ma sincera. Queste
si snodavano per le strette strade dei paesi tra due ali di folla, gli uomini portavano a
spalla la statua del Santo
mentre le donne sostenevano il baldacchino e cantavano in coro. Mentre la statua del Santo carica di ori e di monete cartacee veniva toccata e baciata dai fedeli al suo passaggio, in segno di rispetto ma anche per chiederne l'agognata protezione. Era quella una religiosità chiassosa e sincera che si esprimeva in mille riti e segni di devozione ed anche in numerosi pellegrinaggi annuali che venivano fatti a dorso di mulo o a piedi alla Madonna di Fonti di Tricarico e ai Santuari di S. Antonio Abate di Grottole e di S. Rocco a Tolve. Di questi riti, di questa antica spiritualità, oggi non rimane molto se non uno sbiadito ricordo. In questa sezione cercheremo di rievocare sul filo della memoria, mese dopo mese, quei riti lontani che ancora, in piccola parte, sopravvivono nelle piccole comunità lucane ed anche presso il Santuario di S. Antonio abate di Grottole. |
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