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Il Santuario
di S. Antonio Abate

 

Archivi della memoria

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In genere, quando si parla di storia di un Comune o di un paese, si tende a recuperare i documenti e le testimonianze dei tempi più lontani, felicitandosi se appaiono importanti e ricordano episodi gloriosi, inseriti nelle vicende di una regione o di un più vasto territorio.

I tempi più recenti vengono quasi sempre trascurati perché sono affidati alla memoria degli abitanti ancora vivi, ma la memoria è una testimonianza labile, frammentaria e soggettiva, tanto più che la parola stessa è giudicata insicura, "verba volant".

Invece possiamo servirci di un formidabile mezzo la fotografia, che in passato non esisteva,  che ci offre un quadro mirabile, significativo e impeccabile di una realtà ancora vicina a noi, ma spesso trascurata.

Così abbiamo iniziato un'attenta ricerca dei tanti documenti visivi, dispersi nelle famiglie, negli archivi dei fotografi di professione, negli album di qualche dilettante.
La riproduzione della realtà che ci offrono è per gli occhi dell’osservatore anziano un vero e proprio richiamo di sensazioni e risveglia nel pensiero dei giovani la curiosità di penetrare in un mondo che non hanno conosciuto.

Raccontare la storia attraverso le immagini è sempre un’operazione complessa, sia per la difficoltà nel reperire fotografie significative, sia per la scarsità di fotografie tali da raffigurare tutti gli aspetti della vita culturale, sociale e religiosa della nostra terra.

Infatti l’apparecchio fotografico, tra la fine dell’ 800 ed i primi del ‘900, è esclusivamente utilizzato dalle classi più facoltose, che attraverso questo strumento celebrano i propri riti. Da qui la quantità di immagini di persone e situazioni di questi ceti e, al contrario, la scarsità di quelle appartenenti al più numeroso mondo dei meno abbienti. Raramente un fotografo, se non spinto da curiosità o serio intento, prestava attenzione a tali soggetti, con qualche eccezione in occasione di feste religiose o manifestazioni varie.

Eppure è tanto più facile ricostruire il passato attraverso le immagini che ci raccontano: le strutture degli edifici e dei manufatti pubblici, delle case e del loro interno, l’aspetto delle famiglie, delle scolaresche, i costumi e il vestiario degli abitanti, le loro festività, nelle processioni e nei riti religiosi e patriottici, nelle prime attività sportive, e ancora la coltivazione dei campi, l’allevamento del bestiame, la festa del raccolto, gli strumenti di lavoro usati, di una ingegnosità e utilità straordinarie, i cui reperti oggi raccolti con amore nei musei della civiltà contadina suscitano tanto interesse fra i giovani, abituati a tutt’altra produzione industriale.

Questi e tanti altri, insieme agli aspetti sociali, che si evincono dalle illustrazioni presentate, costituiscono il valore vero e proprio di questa ricerca storica particolare che speriamo sarà vista con la gioia di un’esperienza irripetibile e diventerà ancor più viva in futuro, man mano che altri vorrannno affidare le proprie foto e i propri ricordi a queste pagine.

 

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La Basilicata vista da Carlo Levi
(1960)

 

Il matrimonio a Grottole
nelle foto d'epoca
(1932-1970)

 

 

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