Scritta nel 1945, la commedia fu messa in scena il 7 gennaio 1946, al Teatro
Eliseo di Roma, dalla Compagnia «Il Teatro di Eduardo con Titina De Filippo».
La commedia rappresenta la storia di Pasquale Lojacono, uomo semplice,
squattrinato e innamorato di Maria, la consorte molto più giovane di lui. Egli è
convinto di dover ravvivare, con il benessere e la spensieratezza, la vita di
sua moglie, per ritrovare la tenerezza e l'entusiasmo che avevano animato il
primo periodo del loro matrimonio. Spinto da queste intenzioni, e ignaro che
Maria lo tradisce con Alberto (un uomo sposato, giovane e danaroso, padre di due
figli), un giorno accetta di andare ad abitare una casa di diciotto stanze e una
sessantina di balconi in cui si dice che si aggirino i fantasmi.
Il suo progetto è quello di sfruttare l'occasione che gli è stata offerta di
utilizzare gratis e per cinque anni l'enorme appartamento, con la clausola di
affacciarsi ogni giorno al balcone per dimostrare a tutto il rione che in quella
casa i fantasmi non esistono. Lentamente, però, suggestionato dalle insinuanti
parole del portiere (che approfitta della diceria per rubare in casa) e dai
ragionamenti del professor Sant'Anna (un furbo e malizioso dirimpettaio con cui
Pasquale è solito scambìare due chiacchiere affacciato al balcone), egli si
convince a poco a poco che i fantasmi esistono davvero. Il professor Sant'Anna,
che - pur non comparendo mai sulla scena, acquista "presenza" e identità
attraverso le parole e gli ammiccamenti del protagonista - risulta una delle
figure più originali della commedia. É celebre la descrizione del rito del
caffè, che Pasquale fa rivolgendosi al professore: «A noialtri napoletani,
toglieteci questo poco di sfogo fuori al balcone... Io, per esempio, a tutto
rinuncerei, tranne a questa tazzina di caffè, presa tranquillamente qua, fuori
al balcone, dopo quell'oretta dì sonno che uno si è fatta dopo mangiato. E me la
devo fare io stesso, con le mie mani. Questa è una macchinetta per quattro
tazze, ma se ne possono ricavare pure sei, e se le tazze sono piccole pure
otto... per gli amici... il caffè costa così caro ... (Ascolta, poi) Mia moglie
non mi onora... Queste cose non le capisce». Nel frattempo Maria continua a
incontrare in casa Alfredo, e in una di queste circostanze Pasquale, vedendolo
uscire da un armadio con i fiori per Maria in mano, lo scambia per un fantasma.
Di fronte a questa prova lampante, Pasquale si convince che i fantasmi esistano,
ma come esseri benefici intenzionati ad aiutarlo.
Nel secondo atto le buone azioni del presunto fantasma Alfredo sono
inconfutabili: la casa è stata tutta rimessa a nuovo e ammobiliata, ci sono un
grammofono con i dischi, una libreria e diverse altre suppellettili che rendono
lussuoso l'ambiente. Ma il vero e proprio cambiamento è quello di Pasquale, il
quale adesso vuole che si sappia e si creda in giro che egli non è una persona
qualunque; al contrario, egli è un uomo fortunato proprio perché è il protetto
di un fantasma benefico. A conferma di ciò, lascia sempre appesa nell' ingresso
di casa la giacca del pigiama e la sera, prima di andare a letto, controlla
nelle tasche per vedere se lo spirito vi abbia messo ancora una volta biglietti
da cento o da mille lire. Il denaro, in realtà, è il frutto dell'adulterio della
moglie, ma per Pasquale e per chi parla con lui diventa il segno inequivocabile
della benevolenza dei fantasmi nei confronti dei coniugi Lojacono. La moglie,
esasperata dalla situazione che si è venuta a creare, è sul punto di affrontare
il marito: poiché crede che Pasquale sia complice e sfruttatore dell'adulterio,
è decisa a farlo confessare, ottenendo quindi la separazione. Ma, ovviamente,
Pasquale non può confessare niente al di fuori della propria teoria sul fantasma
benevolo. A risolvere questo intreccio di incomprensioni reciproche interviene
Armida, la moglie di Alfredo, la quale si presenta in casa Lojacono con i suoi
due figli. La donna è decisa a tutto pur di riavere il marito, ma Pasquale vede
in lei e nei bambini solo le apparizioni di anime dannate. È questo il punto più
comico e drammatico della vicenda.
Siamo ormai al terzo atto e, dopo l'intervento di Armida e lo spontaneo aiuto
offertole dalla stessa Maria, la situazione in casa Lojacono è tornata quella di
una volta: le difficoltà economiche minacciano di nuovo Pasquale e il suo
progetto. L'uomo si decide allora a parlare con il fantasma Alfredo, il quale è
tornato per debolezza a rivedere Maria, e gli confessa senza timore il proprio
amore per la moglie. Il "fantasma" a questo punto - resosi alfine conto della
buona fede di Pasquale - se ne va per sempre e lascia sul tavolo un pacco di
biglietti da mille. La commedia si chiude con un ennesimo dialogo al balcone tra
il professor Sant'Anna e Pasquale; il professore avverte il pover'uomo che
probabilmente avrà visite di altri fantasmi, forse con diverse sembianze.
Questi fantasmi! fu la prima commedia di Eduardo rappresentata all'estero: il 7
giugno 1955 a Parigi, al Teatro Sarah Bernhardt, in occasione del Festival
internazionale d'arte drammatica. Successivamente l'opera andò in scena anche
nei paesi dell'Est, tra cui Polonia, Ungheria e Urss. Nel 1954 Eduardo diresse
un film omonimo, con sceneggiatura di Mario Soldati e Giuseppe Marotta, oltre
che dello stesso autore; interpreti Renato Rascel, Franca Valeri, Maria Frau,
Erno Crisa e Ugo D'Alessio. Nel 1968 ci fu un altro adattamento cinematografico,
con la regia di Renato Castellani e la sceneggiatura di Adriano Baracco, Renato
Castellani, Piero De Bernardi e Leo Benvenuti; protagonisti Sophia Loren e
Vittorio Gassman. Importante fu anche la riduzione televisiva trasmessa dalla
Rai il 29 gennaio 1962, con la regia di Eduardo e di Stefano De Stefani,
sceneggiatura di Eduardo e di Aldo Nicolaj; interpreti Eduardo, Elena Tilena,
Pietro Carloni e Regina Bianchi.
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