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LA FORMAZIONE DEL PERSONALE |
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L'impatto delle tecnologie dell'informazione sulle biblioteche è molteplice. Di
fronte all'aumento della quantità e della varietà di informazioni elettroniche
disponibili risulta essere sempre più necessaria la professionalità e lo sforzo
intellettuale dei bibliotecari e degli specialisti per soddisfare i bisogni
informativi della gente. Per sviluppare un progetto di digital library, si rivela indispensabile una capacità di valutazione dei costi e degli investimenti per la digitalizzazione del materiale cartaceo.
Tuttavia, la forza della biblioteca digitale non risiede soltanto nel livello tecnologico adottato, ma, soprattutto, nell'aggiornamento continuo delle risorse umane. Alla luce di ciò, si evidenzia come il ruolo del bibliotecario cambi radicalmente perché vengono richieste nuove competenze come una conoscenza complessa del sistema globale della comunicazione, la capacità di utilizzare le tecnologie informatiche e la capacità di trasformare i bisogni di informazione dell'utente in criteri di ricerca. Questo particolare profilo che si richiede al bibliotecario deriva anche dal fatto che egli è in grado di associare queste nuove competenze alle conoscenze di base tradizionali, quali l'identificazione, il riordino, la classificazione sistematica e indicizzazione e la ricerca e reperimento delle informazioni e delle relative fonti delle informazioni. Per attuare tutto ciò, la formazione non può essere relegata a un fenomeno episodico, ma deve diventare una costante culturale che, oltretutto, avrà ricadute sul piano economico e gestionale. Il timore della scomparsa del bibliotecario risulta, quindi, ingiustificato: ciò che invece sta accadendo in questi anni è l'affermarsi di figure di professionisti capaci di coniugare le funzioni classiche della biblioteconomia con le nuove prospettive offerte dalle tecnologie digitali in modo tale orientare l'utente fra la molteplicità delle fonti disponibili.
I manuali americani, concordi su quanto appena affermato, sostengono che il compito dei bibliotecari debba essere quello di fornire una consulenza nella fase di scelta dei materiali da digitalizzare, di seguire il procedimento tecnico per salvaguardare i documenti da un'eventuale manipolazione impropria e, infine, di acquisire una certa competenza con l'utilizzo dei software messi a punti dalle ditte specializzate in modo tale da far fronte alle richieste degli utenti ancora inesperti. La Bibliotheque Nationale de France, ad esempio, ha istituito corsi di aggiornamento, in occasione dell'apertura di Gallica 2000, per gli impiegati della biblioteca e l'assunzione di personale specializzato sia in ambito tecnico che biblioteconomico.
Lo scenario italiano non è dei più ottimisti. Nella maggior parte delle biblioteche, soprattutto quelle afferenti allo Stato, sembra prevalere il self - made - man: il primo approccio viene condotto consultando la manualistica americana in modo tale da avere un minimo di conoscenza della terminologia base nel momento in cui verrà data in appalto ad una ditta la scansione dei materiali. La responsabilità grava quindi tutta sulle spalle del bibliotecario il quale a volte può trovarsi spaesato quando entra a diretto contatto con l'attrezzatura hardware e software e quando deve valutare se la risoluzione a 300 dpi è soddisfacente o deve decidere se è meglio utilizzare uno scanner piatto più ampio o una macchina fotografica digitale per memorizzare carte di dimensioni maggiore ad un A3. In questa situazione non può che crearsi, quindi, una sorta di "analfabetismo", un divario tra chi ha conoscenze sulle nuove tecnologie e chi non ne ha, con l'aggravante che la scarsa consapevolezza degli orizzonti dei nuovi scenari porta a uno scetticismo e a un'intransigenza ingiustificati, causati solo dall'ignoranza o dalla paura.
Lo Studio di fattibilità per la realizzazione della Biblioteca digitale che ci informa che, per la formazione di personale specializzato, la Presidenza dei Ministri ha stanziato 275 miliardi di lire. La conversione su supporto digitale, fino ad oggi è stata spesso appaltata ad aziende esterne che, in assenza di una serie di linee guida, hanno operato secondo principi contingenti e dipendenti dalla tecnologia hardware e software disponibile; di contro, il personale delle biblioteche, tranne rare eccezioni, ha ricevuto passivamente quanto realizzato da terze parti. A questo fenomeno, al quale si è posto rimedio in alcune grandi biblioteche europee, come, per esempio, la Bibliothèque Nationale de France, che ha costituito al proprio interno dei corsi di formazione di nuove figure professionali e ha costituito dei veri e propri laboratori di digitalizzazione, si cercherà una soluzione anche in Italia.
L'obiettivo, infatti, è quello di creare delle figure professionali in grado di gestire le informazioni e la fruizione delle informazioni da parte di un pubblico che si serve dei moderni sistemi di rete; si tratta di un processo che non sarà immediato, ma che passerà inevitabilmente attraverso una formazione fornita presso alcuni corsi universitari (Scienze della Comunicazione, Conservazione dei Beni Culturali) o post - universitari (Corsi di perfezionamento in Beni Librari da parte di Facoltà di Lettere). In questo modo, le biblioteche verranno dotate di operatori con precise competenze come la conoscenza dei moderni sistemi di descrizione tramite metadati, delle metodologie di scansione digitale, della gestione di un server, delle norme di legge che riguardano il copyright.
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