Ernesto Guevara

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 La giovinezza (1928/1954)  >  La famiglia ed i primi anni.
                                                  L'impegno politico della famiglia e gli anni del liceo.
                                                  I viaggi.
                                                  Il Che in Guatemala.
                                                  L'incontro con Fidel.
 La rivoluzione cubana. (1955/1959)
 Il ministro, l'uomo di Stato. (1960/1964)
 Il ritorno all'azione, la morte. (1965/1967)
A Città del Messico, dove giunge il 21 settembre, avviene il reincontro con Nico Lopez, uno dei suoi amici cubani. Questi gli parla dell'imminente arrivo di Fidel Castro, di Raul Castro e di altri militanti del Movimento 26 luglio che hanno dato l'assalto al quartier militare del Moncada a Santiago di Cuba con l'obiettivo di avviare una rivoluzione. Un'amnistia potrebbe liberarli da un momento all'altro. L'intenzione di quel gruppo è di fare proprio del Messico il luogo d'appoggio per riorganizzare la lotta contro il governo del militare Fulgencio Batista. A coordinare le attività dei cubani in Messico ci pensa Maria Antonia González. E' in questo periodo che probabilmente avviene la scelta politica definitiva di Guevara, che già in Guatemala aveva iniziato a simpatizzare per le posizioni della sinistra. In alcune lettere indirizzate alla madre rivela le sue convinzioni: ormai può dirsi comunista. Il 27 maggio, in una di quelle missive, sostiene che qualcosa potrebbe attirarlo verso L'Avana e le sorti di quella rivoluzione. Il primo incontro tra Fidel Castro e il "Che" avviene alla fine di giugno 1955, nella casa di Maria Antonia González. Hilda, nelle sue memorie, sostiene che i due si vedevano quasi ogni giorno e che fraternizzarono immediatamente. Del resto, Guevara scrive nei suoi diari: "E' stato un evento politico incontrare Fidel Castro, il rivoluzionario cubano: un ragazzo intelligente, molto sicuro di sé e di straordinario coraggio: penso che tra noi ci sia una simpatia reciproca". Nella stessa estate decide di sposarsi con Hilda, che nel frattempo è rimasta incinta. Il matrimonio avviene il 18 agosto 1955 a Tepotzotlan, una località alle porte della capitale. I testimoni sono Lucila Velasquez, Jesus Montané Oropesa, uno dei segretari di Castro, e due colleghi di Ernesto dell'ospedale dove presta il suo lavoro volontario di medico. Alla cerimonia è presente anche Raul Castro, ma non Fidel, pedinato dalla polizia americana e dalle spie del regime di Batista. Guevara comunica il matrimonio ai genitori a cose fatte: "Mi immagino la sorpresa che sarà stata per voi ricevere questa bomba così esplosiva e comprendo la quantità di interrogativi che vi avrà provocato. Avete ragione nel lamentarvi del fatto che non via abbiamo avvertito nel momento in cui celebravamo il nostro matrimonio. Ci è parso più prudente fare così, data la quantità di difficoltà in cui ci troviamo". Hilda partorisce il 15 febbraio 1956. Dà alla luce una bambina: Hilda Beatriz (è morta a L'Avana nel 1995). Il padre ironizza sui suoi tratti somatici che assomigliano a quelli della madre: "La mia anima comunista si espande: è venuta fuori uguale a Mao Tse Tung". Intanto fervono i preparativi per un ritorno a Cuba del manipolo di militanti del Movimento 26 luglio. Il gruppo prepara la sua strategia e si addestra militarmente. Il 6 luglio, in una lettera, Guevara annuncia ai genitori che il suo destino è legato a quello della rivoluzione cubana: "Un po' di tempo fa, un giovane leader cubano mi ha invitato a entrare nel suo movimento, un movimento armato che vuole liberare la sua terra, e io ho accettato". Il "Che" è ormai un uomo politicamente maturo che segue con trepidazione le vicende argentine. Nel settembre 1955 Perón viene deposto in Argentina e costretto all'esilio. Il 24 settembre Guevara, in una lettera alla madre, si esprime su quegli avvenimenti svelando la sua posizione nei confronti del controverso "peronismo": "Ti confesso con tutta sincerità che la caduta di Perón mi ha profondamente amareggiato; non per lui, ma per quello che significa per tutta l'America Latina, perché suo malgrado e nonostante il forzoso tentennamento degli ultimi tempi, l'Argentina era il paladino di tutti noi che pensavamo che il nemico stesse al nord. Per me, che ho vissuto le amare ore del Guatemala, si è trattato di un calco a distanza". A novembre, in una lettera alla sua amica Tita Infante, Guevara scrive che sta leggendo assiduamente le opere di Marx e Engels. Poi rivela che forse la sua vita matrimoniale si può rompere definitivamente: "Mia moglie sta per partire per il Perù, dove visiterà la sua famiglia che non vede da otto anni. C'è certamente dell'amarezza in questa rottura, dal momento che lei è una compagna leale e la sua condotta rivoluzionaria è stata irreprensibile. Ma le nostre divergenze spirituali sono molto forti e io vivo con questo spirito anarchico che mi fa sognare orizzonti dal momento che ho 'la croce delle tue braccia e la terra della tua anima', come diceva Pablito" (il riferimento è a una poesia di Pablo Neruda). I preparativi per trasferirsi a Cuba sono ormai nella fase finale. Gli anni Cinquanta e Sessanta imprimono radicali novità sulla scena internazionale. Il centro del mondo, per la prima volta, sembra spostarsi a sud. In Europa e in Occidente continua a soffiare il vento dell'ottimismo post-Seconda guerra mondiale: "ricostruzione", "boom economico", rinnovamento degli stili di vita, pace ritrovata nonostante la "guerra fredda" tra Stati Uniti e Unione Sovietica. John Fitzgerald Kennedy, Nikita Krusciov, Willy Brandt, Giovanni XXIII, Brigitte Bardot e Beatles sono nomi che contraddistinguono un'epoca e indicano la voglia di cambiare politica, religione, costume, musica. Ma a Sud, per la prima volta, crescono le ansie di indipendenza e autonomia: movimenti nazionalisti e di liberazione chiedono la fine del colonialismo, del predominio di un paese sull'altro e delle politiche economiche dipendenti. Dopo la rivoluzione cinese del 1949 guidata da Mao Tse Tung e la Guerra di Corea che durerà dal 1950 al 1953, tocca a Cuba, Algeria, Vietnam infiammare le speranze di riscatto. In Africa, Asia e America Latina cresce la febbre dell'indipendenza. Tre interi continenti sono in subbuglio, se non addirittura in rivolta. I primi giorni del 1959 le notizie che giungono da L'Avana non turbano le Cancellerie di Washington e Mosca. In quel piccolo paese prevale una rivoluzione in sintonia con la stragrande maggioranza dei cubani che mal sopportavano la dittatura di Fulgencio Batista, il sergente salito al potere nel 1952 con un colpo di Stato e rimasto in sella grazie alla compiacenza degli Stati Uniti. La Casa Bianca, spinta dagli eventi, ritiene inevitabile la fine dei vecchi equilibri di governo dell'isola e segue via via con distacco quanto avviene a Cuba nel triennio 1956-1959. Il Cremlino - almeno in apparenza - non si occupa delle vicende di una rivoluzione dal sapore nazionalista, per giunta collocata a pochissimi chilometri dalla Florida. Il mondo è rigidamente diviso in due: da una parte ci sono i paesi che orbitano nella sfera degli Stati Uniti, dall'altra ci sono quelli che sono legati all'Unione Sovietica. L'America Latina è tradizionalmente il "cortile di casa" di Washington. Rompere quella suddivisione è un'eccezione, non la regola.
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