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La giovinezza (1928/1954) La rivoluzione cubana. (1955/1959) Il ministro, l'uomo di Stato. (1960/1964) > I primi incarichi. Il ministro Guevara. L'addio a Cuba. Il ritorno all'azione, la morte. (1965/1967) |
Nel giugno del 1959, a trentun anni, il "Che" lascia L'Avana per ben 87 giorni.
E' la sua prima missione all'estero. Visita dodici paesi: Egitto, India,
Birmania, Thailandia, Malesia, Giappone, Indonesia, Ceylon, Pakistan, Sudan,
Jugoslavia e Marocco. Ne attraversa altri cinque: Hong Kong, Singapore, Italia,
Grecia e Spagna. Incontra, tra gli altri capi di Stato, Nasser in Egitto,
Sukarno in Indonesia, Tito in Jugoslavia. Spiega ai suoi interlocutori le
finalità della rivoluzione cubana e allaccia soprattutto relazioni economiche.
Nelle settimane precedenti, il confronto politico a L'Avana è diventato
incandescente. Il Movimento 26 luglio radicalizza le sue scelte e Fidel Castro
si scontra con le posizioni moderate di gruppi e partiti che lo avevano
appoggiato, ma che ora cercano di mettere le briglie a una rivoluzione che non
si vuole fermare. In quel momento la presenza di Guevara nella capitale è
scomoda. Su di lui piovono le accuse di "comunismo". Non piacciono a tutti i
suoi primi discorsi in cui auspica che il movimento guerrigliero si trasformi in
"esercito popolare", in modo da presidiare una "democrazia armata". Non
piacciono a tutti i metodi sbrigativi con cui lui e Raul Castro dirigono i
processi e le fucilazioni di molti sbirri dell'antico regime.
Il "Che" appare in quei primi giorni del 1959 spietato e determinato nel suo
ruolo di comandante della fortezza militare della Cabaña che orienta e decide i
verdetti dei processi e molte condanne a morte. Meglio allontanarlo dalla
capitale per un lungo periodo, pensa Fidel Castro. Quando vi fa ritorno, gli
equilibri politici dell'isola sono tutti spostati a favore di Castro e del
Movimento 26 luglio, anche se la dichiarazione sulla "natura socialista" della
rivoluzione viene esplicitata solo il 16 aprile 1961, alla vigilia della tentata
invasione mercenaria a Playa Girón. Lui, intanto, ha provveduto a far conoscere
nel mondo il perché della rivoluzione cubana e ha siglato i primi rapporti
economici.
Il 7 ottobre del 1959 per Guevara arriva il primo incarico di governo: viene
nominato responsabile del dipartimento per l'industrializzazione dell'Istituto
nazionale per la riforma agraria (Inra). Il 26 novembre gli giunge dal Consiglio
dei ministri la nomina a presidente del Banco nacional de Cuba (secondo alcune
ricostruzioni, Castro avrebbe chiesto in una riunione ristretta "Vi è un
economista tra voi?" e il "Che" avrebbe alzato la mano convinto che la domanda
fosse "Vi è un comunista tra voi?"). Lo stesso giorno la rivista delle forze
armate "Verde Olivo" pubblica un suo articolo dal titolo "Jugoslavia, un popolo
che lotta per i suoi ideali".
Nel 1960 Guevara visita ufficialmente Unione Sovietica, Cecoslovacchia, Cina e
Corea del Nord. E' del 1960 anche la famosissima foto di Alberto Korda che
ritrae quel viso irato che ha fatto il giro del mondo: il 4 marzo, a causa di un
sabotaggio controrivoluzionario, esplode nel porto dell'Avana la nave di carico
francese La Coubre, oltre cento le vittime; il fotogramma ritrae il "Che" il
giorno seguente, mentre partecipa ai funerali delle vittime. A colpire
l'obiettivo di Korda è lo sguardo sdegnato di quel rivoluzionario, mentre le
autorità cubane accusano quelle statunitensi di aver collaborato all'attentato.
La situazione diventa tesa a Cuba. In poche settimane sessantamila persone - per
lo più impiegati, professionisti, imprenditori - lasciano l'isola. Due mesi dopo
vengono stabilite le relazioni diplomatiche tra L'Avana e Mosca. Il 29 giugno
arrivano a Cuba le prime petroliere sovietiche. Washington reagisce rinunciando
all'acquisto di gran parte dello zucchero di canna cubano. Jean-Paul Sartre, che
assieme a Simone de Beauvoir nel 1960, proprio nei giorni dell'attentato a La
Coubre, incontra a L'Avana il presidente della banca cubana, annota in un suo
articolo al ritorno a Parigi: "La guerra aveva formato quel Guevara e gli aveva
imposto la propria intransigenza; la rivoluzione gli aveva istillato il senso
dell'urgenza, della rapidità... Si credette di individuare, già in seno al
Consiglio dei ministri, una destra, una sinistra e un centro e si considerò
Guevara come qualcosa di temibile, un radicale furibondo. Offrendomi un
eccellente caffè nel suo ufficio mi disse: 'Prima di tutto sono un medico, poi
un soldato e infine, come lei vede, anche un banchiere'".
Quella immagine scritta da Sartre ben descrive il ruolo di primo piano che
l'argentino ha ormai conquistato al vertice della rivoluzione. A riprova che il
"Che" rappresenta la sinistra della rivoluzione, il giorno dopo la sua nomina a
ministro dell'industria - secondo alcune ricostruzioni - subirà un attentato
mentre sta uscendo dalla sua casa nel quartiere di Miramar. Le sue guardie del
corpo danno vita a una strana sparatoria, mentre il neoministro cambia
casualmente il suo tradizionale tragitto con l'autovettura. Un altro attentato
viene sventato nei mesi successivi. Gli innumerevoli nemici ormai lo definiscono
"la pulce rossa nell'orecchio di Fidel". Il filosofo francese ha ragione ad
averlo tratteggiato come la "sinistra" della giovane rivoluzione cubana.
Nel novembre 1960 Guevara parte per visitare alcuni paesi comunisti. Il 7 del
mese è a Mosca, dove partecipa alla commemorazione dell'anniversario della
rivoluzione russa. E' sul palco della Piazza Rossa accanto a Nikita Krusciov.
Poi va a Leningrado, Stalingrado, Praga, Pechino, Shanghai, Pyongyang, Berlino
est. L'obiettivo del viaggio è cercare nuovi partner commerciali per Cuba, dopo
che gli Stati Uniti hanno iniziato ad allentare le relazioni commerciali con
l'isola. Ma per l'esponente del governo cubano quei viaggi costituiscono anche
l'occasione per vedere da vicino la realtà economica e sociale di quei paesi. La
sua adesione al comunismo ha l'opportunità di misurarsi con il "socialismo
reale". Il 23 febbraio 1961 Guevara viene nominato ministro dell'industria (rifiuta
immediatamente lo stipendio di mille dollari per quell'incarico e resta con la
paga di duecentocinquanta dollari per il ruolo di comandante della rivoluzione).
Entrano nel suo staff alcuni consiglieri economici sovietici e cecoslovacchi.
Il "Che" dai suoi nuovi incarichi di uomo di governo avanza subito un'ipotesi:
non si avrà la piena indipendenza politica dell'isola se non raggiungendo anche
quella economica. I dati parlano chiaro: Cuba vive prevalentemente sulla
monocoltura della raccolta e del ciclo della coltivazione dello zucchero. E'
dipendente dall'esterno per materie prime, tecnologie, prodotti di base.
All'interno dell'isola non esiste un'industria di base. Qui, secondo Guevara,
affondano le radici della dipendenza economica e politica dagli Stati Uniti.
Decide così di aggredire il problema. Come presidente del Banco nacional de Cuba
vara un sistema bancario di Stato, unico e centralizzato, che porta via via alla
nazionalizzazione delle banche. Stabilisce un procedimento di finanziamento dei
singoli settori produttivi con budget che devono trovare l'accordo del ministero
delle finanze e di quello dell'economia. Per questo
obiettivo, fin dal giugno
1960 il "Che" presenta un piano di industrializzazione che assume lo stesso
sistema economico di pianificazione già sperimentato in Cecoslovacchia. Nasce di
conseguenza la Giunta centrale di pianificazione che fa capo ai ministeri
economici. Si vara un "piano di sviluppo accelerato" che deve concludersi nel
1964. In questa fase è proprio Guevara a rifarsi ai modelli del "socialismo
reale". Del periodo passato alla guida del Banco nacional restano le banconote
che recano la sua firma con la semplice sigla "Che", un'irriverenza che serve a
non dare molta importanza al denaro. I servizi segreti di Washington
identificano in quell'argentino trapiantato a L'Avana (gli è stata subito
concessa la cittadinanza cubana) il personaggio che sta favorendo la svolta
filosovietica di Cuba.
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