Home | Documenti | Software & mp3 | La mia terra | Link |
La giovinezza (1928/1954) La rivoluzione cubana. (1955/1959) > La spedizione verso Cuba. La Rivoluzione. Le prime opere del Che. Il ministro, l'uomo di Stato. (1960/1964) Il ritorno all'azione, la morte. (1965/1967) |
Ernesto viene nominato "comandante del fronte occidentale" il 12 luglio 1957.
Fino a quel momento si è distinto per le sue doti militari e organizzative,
svolgendo contemporaneamente il ruolo di medico della spedizione. Un mese dopo
l'esercito cerca di stroncare la riorganizzazione dei guerriglieri nella Sierra
Maestra: l'offensiva viene respinta e i militari da quel momento in poi si
limitano a circoscrivere l'attività degli uomini di Castro in una sorta di
cerchio dal quale non possono uscire. Ma il Movimento 26 luglio riesce a
ottenere l'adesione dei contadini, mentre le sue cellule clandestine si
organizzano in tutte le città cubane. Il 9 aprile 1958 viene proclamato uno
sciopero per sostenere i guerriglieri. L'iniziativa fallisce per le
incomprensioni con il Partito socialista popolare, che resta contrario all'uso
della guerriglia come metodo di lotta, e per la nascita di due tendenze
all'interno del movimento rivoluzionario: la "sierra" e il "llano", che
privilegiano rispettivamente l'azione sulle montagne e quella nelle città.
Tutto il 1958 è un susseguirsi di successi per il Movimento 26 luglio che
invertono la tendenza dell'anno precedente. La rivolta contro il governo di
Batista acquista via via sempre maggiore consenso. Anche gli Stati Uniti
iniziano a convincersi che forse è meglio non opporsi al cambio della guardia a
L'Avana: meglio puntare a un successivo condizionamento di Castro che sostenere
un regime ormai indifendibile. E' lo stesso giudizio che induce il Partito
socialista popolare a cambiare atteggiamento e a sostenere con più convinzione
le azioni del Movimento 26 luglio. Alcuni dei suoi dirigenti vanno sulla Sierra
Maestra per siglare un patto di collaborazione con Castro. La storia di quei
mesi è una miscela di sapienza politica da parte di Castro e di fortunate
vicissitudini sul piano militare. Questi fattori non avrebbero comunque
significato molto se alla base di tutto non ci fosse stata la crisi
irreversibile del regime di Batista.
Nella primavera del 1958 Guevara concede un'intervista a un giovane giornalista
argentino, Jorge Ricardo Masetti. Quest'ultimo ha per lui una lettera di
presentazione firmata da Ricardo Rojo, vecchia conoscenza del "Che". Masetti
torna in Argentina con un nastro registrato in cui il comandante rivoluzionario
saluta la sua famiglia e con un'intervista nella quale Guevara sostiene che "dal
punto di vista politico, Fidel e il suo movimento potrebbero essere definiti dei
rivoluzionari nazionalisti". Poi aggiunge: "Siamo contro gli Stati Uniti perché
gli Stati Uniti sono contro i nostri popoli. La persona che più tiene
all'etichetta di comunista sono io".
E' nella guerriglia che cresce l'amicizia e la stima tra Guevara e Camilo
Cienfuegos. Sono loro che negli ultimi giorni di dicembre 1958 dirigono
l'offensiva decisiva verso la regione di Las Villas, che ha la propria capitale
a Santa Clara, nel centro dell'isola. Un mese prima c'era stato l'incontro tra
il "Che" e Aleida March, ventiquattro anni, dirigente del Movimento 26 luglio
nella cittadina di Santa Clara. Tra i due nasce ben presto un flirt destinato a
durare. Dopo la conquista di quella località, iniziata il 29 dicembre
(l'esercito di Batista si arrende dopo i primi scontri), Guevara e Cienfuegos
ricevono da Fidel l'ordine di marciare verso
L'Avana. La notte di Capodanno
Batista comunica ai suoi collaboratori la decisione di lasciare l'isola: lo fa
alle tre del mattino del primo gennaio. Il giorno dopo il "Che" si dirige verso
la capitale cubana insieme a Cienfuegos. Il primo è rude e scostante, il secondo
usa il tipico umore cubano per ironizzare sulla vita di guerrigliero. I due
diversi caratteri si saldano in un rapporto profondo.
Quando Castro arriva a L'Avana l'8 gennaio del 1959 - dopo aver attraversato
tutta l'isola, partendo da Santiago di Cuba - è solo il "comandante in capo"
dell'Esercito ribelle, ma il suo nome è diventato popolarissimo in ogni angolo
di Cuba. Intorno a Castro e al suo movimento si sono coalizzati il Partito
socialista popolare (Psp) d'orientamento comunista e il Directorio, il gruppo
formato prevalentemente da studenti e intellettuali che nel marzo 1957 aveva
tentato l'assalto al palazzo presidenziale di Batista a L'Avana.
Castro, in interviste e dichiarazioni dalla Sierra Maestra, si era limitato a
parlare di libertà e giustizia sociale. Più volte aveva rifiutato l'etichetta di
"comunista", delimitando i rapporti con il Psp all'unità raggiunta nella fase
finale della guerriglia, dopo non pochi dissensi sui metodi di lotta per
spodestare la tirannia di Batista. La rivoluzione del Movimento 26 luglio, nel
momento della vittoria, chiede la fine di ogni interferenza nella vita politica
dell'isola. Solo in seguito diventerà in modo convinto anti-Stati Uniti,
individuando in quel paese chi vuole perpetuare il neocolonialismo economico e
politico su America Latina e Terzo Mondo.
Ernesto Guevara e Camilo Cienfuegos sono i primi comandanti della rivoluzione a
entrare a L'Avana nel Capodanno del 1959. Il secondo è un cubano di umili
origini, che era dovuto emigrare negli Stati Uniti, dove aveva fatto il
cameriere per tirare a campare: in combattimento si è guadagnato gloria e
popolarità. Ma a incuriosire e affascinare è soprattutto il primo. Guevara è
argentino, non ha mai messo piede a Cuba prima della spedizione del Granma. E'
il più politicizzato di tutti e l'unico ad aver letto alcuni classici del
marxismo. Solo Raul Castro, fratello minore di Fidel, "comandante del fronte
orientale" della rivoluzione, nutre simpatie dello stesso tipo per la precedente
adesione alla gioventù comunista e un viaggio nei paesi dell'Est. Castro senior
appare un politico pragmatico, non ideologico, frutto dei movimenti nazionalisti
cubani: è stato leader delle lotte studentesche a L'Avana, avvocato brillante e
militante del Partito ortodoxo, ma è indefinibile dal punto di vista della sua
visione politica. L'arrivo a L'Avana di Guevara non fa che consacrare il suo
ruolo di leader del Movimento 26 luglio, anche se il "líder maximo" resta
Castro. Al "Che" spetta il compito di prendere in consegna la città. Lo fa
insediando il suo quartier generale a La Cabaña, l'antico fortino sul mare
collocato all'entrata della baia della capitale che ha ospitato spagnoli,
inglesi e chiunque abbia controllato l'accesso via mare alla capitale.
Il 9 gennaio giungono a L'Avana - insieme a molti profughi cubani - anche i
genitori di Guevara con Celia e Juan Martín, i fratelli più piccoli del "Che"
(Roberto e Ana Maria, gli altri due, rimangono a Buenos Aires): ad attenderli
all'aeroporto José Martí c'è proprio il comandante del fronte occidentale che
non vedevano da sei anni. Ha la divisa da militare e un mitra sulla spalla.
Vengono ospitati all'Hotel Hilton, il grande albergo dove abita anche Castro.
Papà Guevara annota nel suo diario: "Era difficile per me riconoscere l'Ernesto
di casa, l'Ernesto normale. Un'enorme responsabilità sembrava pesare sul suo
futuro. Era cosciente della sua personalità e si stava trasformando in un uomo
la cui fede nel trionfo dei propri ideali raggiungeva proporzioni mistiche".
A fine gennaio giunge a Cuba anche Hilda Gadea con la figlioletta di tre anni,
Hildita. La prima moglie di Guevara scrive nelle sue memorie: "Col solito
candore che lo caratterizzava, Ernesto mi disse subito che aveva un'altra donna,
conosciuta durante la campagna di Santa Clara. Per me fu un grande dolore, ma
seguendo le nostre convinzioni, entrambi ci accordammo per il divorzio".
Dopo il divorzio, il "Che" sposa Aleida March che gli fa da segretaria
mentre Hilda Gadea decide di restare a Cuba. La
cronologia delle settimane che seguono quei primi giorni del 1959 è frenetica.
Scricchiolano immediatamente la presidenza della Repubblica di Manuel Urrutia,
giurista dalle idee liberali rientrato a L'Avana dall'esilio il 5 gennaio, e la
nomina a primo ministro di José Miro Cardona, presidente dell'Ordine degli
avvocati dell'Avana e uno degli uomini politici più filoamericani
dell'opposizione a Batista. Nel primo governo post-Batista i guerriglieri del
Movimento 26 luglio possono contare solo su una manciata di ministri (Faustino
Perez, Augusto Martínez Sánchez, Humberto Sori-Marín, Armando Hart). Castro
accetta quella soluzione, perché non vuole accentuare subito l'ostilità di
Washington nei confronti della rivoluzione. Ma presidenza della Repubblica e
governo sono travolti dagli eventi e da chi chiede alla rivoluzione di non
fermarsi. Oltre due anni di lotta sulla Sierra Maestra non possono consegnare
l'isola alla borghesia illuminata. Il
16 febbraio Castro accetta l'incarico di primo ministro e dichiara che "la
rivoluzione continua". Prepara la riforma agraria (il primo provvedimento
del suo governo) e rinvia le libere elezioni che aveva annunciato si sarebbero
svolte nella Cuba liberata dalla dittatura. I guerriglieri che hanno combattuto
sulla Sierra e chi li ha appoggiati nelle città fanno i conti con le difficoltà
del governare: nazionalismo e vaghe aspirazioni di riforma sociale devono
concretizzarsi in programmi, scelte, alleanze. Il loro "comandante en jefe"
chiede "poteri sufficientemente ampi" da permettergli di agire con
efficacia. Mese dopo mese si avvia la radicalizzazione della rivoluzione che
porta alle prime nazionalizzazioni e poi a cozzare con le ripicche che vengono
dalle imprese degli Stati Uniti e dalla Casa Bianca, entrambi colpiti al cuore
negli interessi economici e politici. Washington passa in poco tempo dalla
neutralità alla preoccupazione all'ostilità. In quel momento Guevara ricopre
solo l'incarico di comandante della Cabaña, il fortino dove aveva alloggiato i
suoi uomini nel momento dell'arrivo a L'Avana, ma si distingue per gli espliciti
discorsi politici che chiedono l'organizzazione stabile della rivoluzione e per
la sua instancabile attività. Il
18 luglio 1959 il Consiglio dei ministri designa Osvaldo Dorticos Torrado
presidente della Repubblica. Una settimana dopo - in occasione di una
manifestazione per l'anniversario dell'assalto alla caserma Moncada di Santiago
di Cuba - Castro annuncia che riprenderà il suo incarico di primo ministro per
proseguire ulteriormente la rivoluzione (si era dimesso, con abile mossa tattica
per chiedere ulteriori poteri, il 17 luglio). L'investitura, a mo' di
plebiscito, avviene di fronte a una folla osannante che ascolta le sue parole di
fronte all'ex palazzo presidenziale nella vecchia Avana.
|
|