|
Clifden
è una piccola città che certamente nemmeno la proverbiale memoria del
Terribile saprebbe mettere a fuoco, ma niente paura perché molte volte
piccoli particolari ci aiutano a riaprire grandi finestre del nostro
passato. Ed il particolare in questione è un sorriso, più volte scambiato
fra l’equipaggio e la compagna di un centauro dall’aria feroce, proprio per
questo il loro rapporto non andò oltre quel sorriso, e le conseguenze furono
subito evidenti a tutti e tre; alle cinque del pomeriggio avvertirono una
strana fame a cui dovevano assolutamente porre rimedio, e quale modo
migliore se non quello di pagare per soddisfare i loro bisogni. Decisero di
entrare nel pòb più vicino per trovare quello che cercavano, e lì ordinarono
uno dei piatti tipici: spiedini di carne con fette d’ananas e varie salse
per condimento, una delizia per tutti. Il giorno seguente è ormai ricordato
come uno dei più memorabili, il giorno del vero padano. Si decise che in
quella data qualsiasi tipo di prova o di sfida avrebbe appurato la purezza
di ogni guerriero, ma nessuno sapeva ancora quello che li avrebbe attesi.
Giunsero ai piedi della cima più alta dell’isola e si convinsero a scalarla
per riuscire ad ammirare da quell’altezza lo stupendo panorama che li
circondava; c’erano molte vie che portavano alla vetta, alcune semplici,
altre un po’ più impegnative, loro presero la via diretta sconsigliata dalle
guide alpine e vietata da numerosi cartelli. Come se non bastasse alla
fatica del percorso si aggiunsero le pessime condizioni del terreno, un
acquitrino che molte volte diventava addirittura
palude.Dopo
soli quaranta minuti giunsero in cima e realizzarono che quella fatica aveva
valso loro uno spettacolo visivo incredibile: l’abbazia di Kilmore, teatro
di una delle più antiche leggende d’Irlanda, sbucava dalla fitta foresta
circostante specchiandosi nel piccolo lago difronte. In quello stato di
contemplazione consumarono il loro solito pasto, birra e salmone, ma
all’improvviso la voce di un uomo alle loro spalle dissolse quel momento
magico; si trattava di uno scalatore tedesco che, non si sa per quale
motivo, iniziò a parlare con se stesso ad alta voce, in inglese, dicendo più
o meno così: “Ah, io conquistato vetta in cinquanta minuti, magnifico,
veramente fantastico paesaggio… salve, di dove siete? Padani, capisco,
Nord-Italia, bellissime montagne laggiù” e si mise a fare una breve lezione
di chimica delle rocce, convincendoli in questo modo a riprendere la via del
ritorno. Via che fu ancora più faticosa e pericolosa di quella dell’andata,
e
fu allora che il capitano de La Vega sferrò un attacco frontale: “Chi arriva
ultimo non è un vero padano” . La corsa che ne seguì fu una serie di cadute,
storte e soprattutto grida di vero guerriero brianzolo, ma nessuno seppe mai
chi uscì sconfitto da quella gara; l’unico ricordo ancora vivo nella loro
memoria sono i formaggini che diventarono le scarpe del Lady-killer in
seguito alla loro permanenza nel terreno paludoso. Ma quello era un evento
speciale, e la gloria di un solo giorno poteva benissimo cancellare l’odore
dei succesivi dodici da passare ancora insieme. |