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E` NOTTE,

 FUGA DAL DOLORE IN RICORDO DI G.

 

Vedo affogare le stelle nel buio

e in me svanire i ricordi lontani,

solo te dolce ricordo, freddo, lontano,

come il fuoco ora riscaldi,

come fumo tra la nebbia ora scompari.

I viali morti ora piu` bui,

paese vuoto il mio

e nel cuore la nostalgia stringe

mentre l’impavido guerriero verde,

il salice piange.

C’era la luce fra i silenzi specchiati,

i riflessi sui volti

che a parere stanco celavano chissa` quali dolori,

a volerli lontani il tempo,  il figlio piu` avaro del fato

che ha giocato qui i suoi giorni,

a volerli lontano lungi miracoli aspettano

nelle soglie dei mattini.

Ma a nulla e` servito, a nulla,  a nulla e` valso,

solo il susseguirsi dei giorni tristi;

e ora a dimenticare accennano anche le ire,

che a quel dio fuggono,

 come spuma nel mare in burrasca,

come polvere nel deserto,

come il buio nella notte,

come la mia, la tua crudele sorte.

 

 

NOI FIGLI DELLA GUERRA

 

Schiavi del potere i figli della guerra,

ora insanguinati, morti,

li a marcire per terra.

 

Sono morti

i figli del grande affanno,

sono morti

i figli dell’ inganno.

 

A volermine io non posso

figlio adulto,

degno d’ un rospo,

figlio loquace,

 triste, impervio,

 non capace alla guerra

che voi volete,

figlio stanco del 2000,

figlio morto come gli altri in fila.

 

 

QUALE NUME, IN RICORDO DI G.

 

Non fu caso

coglierti lungo la sorgente della mia vita

e fondere il mio spirito al tuo.

Non fu caso

affogare nella tua anima

e sciogliere le piu` profonde inibizioni

nel baratro degli amori.

 

Ora mi chiedo

quale nume in questo tempo

volle ivi il fato,

se a volerti solo il mio cuore lontano da te,

ora osa,

volle forse perche`,

si fatto solo, solo per me il tuo cuore,

ma gia` sai

 e per altrui legami svincolanti ora osi,

ma gia` sai,

mentre giorno dopo giorno

cade l’ora del tempo,

che reo colpisce,

invecchia e uccide,

ogni ricordo,

ogni amore,

ogni dolore,

ogni vita.

 

 

LUCE DI STELLE PER A.

 

Luce di stelle

gli occhi rapiti,

caduti dal cielo in una notte d’agosto.

Nude le spalle,

d’un mare ignoto

sono le sponde,

dove i capelli sono sparsi come le onde

e come spuma le parole fuggite,

schiarite, scomparse nel nulla,

nel cuore a colpire.

Lontano l’istinto a volere l’affanno,

mentre pudico, ribelle

ascolta allibito il piacere.

Vola nel cielo l’angelo cortese,

colpisce l’anima l’angelo gentile.

 

 

ADDIO

 

Lontana ogni mia speranza,

solo il ricordo,

 nebbiosa turbolenza,

giova al mio nuovo giorno.

 

Sentiero buio il mio,

terra gia`battuta,

alberi di cruda frutta nel mio bosco,

e non so se mai matureranno.

 

Fu il gelido vento,

che mi porto l’ inverno nero,

mentre era estate.

 

La vita rideva nel mio bosco,

che era giardino.

Ora solo silenzio.

 

 

VANITÀ

 

Vanità,

figlia nera che uccide la luce,

tu che soffochi l'umiltà in chi ti conosce,

gioisci del male che ti alimenta,

gioisci.

Tanto un giorno le luci dei soli,

che bruciano nell'alto dei cieli neri,

cadranno,

e ti distruggeranno con la calda luce del fuoco,

purificando ogni tua radice,

bruciando anche la polvere dell' uomo che con te visse,

che con te morì,

nei tormenti dell'essere.

 

SUPERFLUO NOME

 

Sui nobili alti crini

dei miei pensieri,

sulla sterpaglia

dei miei ricordi rimasti,

la tua immagine,

come un grido echeggia.

 

Cuore che non tace il mio,

parole che non oso.

 

Volto senza nome il tuo.

 

Ma l’umilta` si riconosce,

la bellezza rincarnata si manifesta,

un fascino religioso e`specchio d’un`anima.

 

Il tuo volto ha un essenza,

ha già un  nome.

 

 

SIMBIOSI, MIEI RICORDI

 

Ora,

odo la tua silente voce

vagare nei miei pensieri,

ad ogni suo svanire,

invoco il grido d’un tuo ritorno.

 

Quale silenzio più zitto,

se non avessi la tua voce

nel mio pensiero,

se non avessi un lume di ricordo

a darmi la tua voce,

a darti in me vita.

 

IL VECCHIO

 

Vidi il vecchio seduto sulla soglia,

guardo` la natura, la città`, il borgo.

 

Alzo gli occhi al cielo,

vide tre passeri volare.

 

Chino` il capo,

scruto` i suoi pensieri fuggire.

 

Vidi il futuro,

vidi me stesso.

 

Era un vecchio,

era l’uomo,

era il tempo di ogni vita.

 

LA FINE

 

L’umanita` ambiziosa di ogni potere

varcava la soglia del sapere.

 

L’uomo fini il suo cercare

e nel suo godere,

 varco` i confini delle ere.

 

Ma cadde colpito dai cataclismi

delle sue terre.

 

Rimase la sua storia

ma nessuno la lesse.

 

 

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