Sorso può vantare di aver dato i natali a un narratore che spesso è stato affiancato a importanti nomi della letteratura nazionale e anche europea (è stato definito il "Dickens italiano"). Nato a Sorso il 10 Gennaio 1846, scrisse soprattutto romanzi (Amore ha cento occhi, Per la vita e per la morte, Capelli biondi, ma sono solo alcuni dei titoli) e racconti, ma si dedicò anche alla saggistica. Alcune sue opere ebbero successo anche al di fuori dell'Italia, specialmente in Germania, ma furono tradotte anche, oltre che in tedesco, in spagnolo, in francese e in danese.
Nell'opera di Farina trova espressione il mondo interiore dello scrittore e il complesso di ricordi (talvolta dolorosi), impressioni, suggestioni legato ai suoi primi anni di vita in paese. Al tempo stesso la memoria individuale diventa il filtro attraverso il quale viene offerta al lettore una rappresentazione precisa e appassionata del mondo sardo (per questo motivo Farina è stato affiancato a personaggi quali Grazia Deledda e Giuseppe Dessì). La nostalgia, dunque, ma anche l'inquietudine e una certa vena polemica caratterizzano i suoi scritti.
Fu anche tra i promotori della fondazione del Corriere della Sera, nel periodo in cui si stabilì a Milano dopo gli studi a Pavia (alla Facoltà di Legge). Stimato critico letterario, collaborò a riviste quali La Nuova Antologia e contrasse amicizie con personaggi del calibro di Giuseppe Giacosa e Edmondo de Amicis.
Morì, sempre a Milano, nel 1918.
A Salvatore Farina Sorso ha dedicato una via, in cui si trova la casa natale dello scrittore, l'asilo e la biblioteca comunale.
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