Nel territorio
di Sorso esistono moltissime testimonianze di tipo archeologico e monumentale.
Il periodo preistorico è documentato da diverse domus de janas
(in località l'Abbiu, Petraia e S.Andrea), quello nuragico da numerosi
nuraghi (circa una decina, di cui tre ora quasi distrutti) e anche da alcuni
complessi nuragici, situati uno sul monte Cau e l'altro in località Serra
Niedda.
Come gran parte della Sardegna, Sorso ha avuto contatti con popolazioni del
Mediterraneo come i Cartaginesi e, soprattutto, i Romani. Volete sapere
una curiosità? La Romangia (nome con cui con cui si identifica
il territorio in cui si trovano anche Sorso e Sennori), trae l'origine del suo
nome proprio dai Romani. Significa dunque "terra romanizzata, abitata dai
Romani", per distinguerla dalla "Barbaria" o "Barbagia",
abitata dai Sardi non romanizzati.
Del resto era impossibile che non si entrasse nell'orbita di influenza dei Romani,
vista la vicinanza con la colonia romana Turris Lybissonis (l'odierna
Porto Torres). Nel territorio sono stati trovati i resti di una villa romana
e anche di diversi relitti, come quello di una nave da trasporto rinvenuto nelle
acque di Marita (molti reperti sono conservati nel Museo Sanna di Sassari).
Bene ma la cittadina di Sorso come la conosciamo noi quando e come è nata? Secondo una nota leggenda sarebbe stata fondata nel V Secolo e il suo capostipite sarebbe un certo Gelidon (o Gelithon), a cui sarebbe da attribuire anche l'indole ribelle e "folle" dei Sussinchi, nonché la rivalità con Sassari.
Al periodo bizantino (VI-IX secolo) appartiene il complesso di Santa Filitica.
Le notizie sui secoli successivi sono più scarse. Intorno al 1000 Sorso
entrò comunque a far parte del Giudicato di Torres. Nei primi decenni
del XV Secolo gli Aragonesi, già signori della contrada di Romagna, cedettero
la concessione feudale alla famiglia di Gonario Gambella. E fu qui che, in seguito
all'estensione del diritto ereditario alle donne della famiglia, Rosa Gambella
(nota anche come "la prima donna di Sennori") assunse il potere sulla
città (siamo nel '400). Il viceré del Regno di Sardegna, Ximen
Perez, la chiese e ottenne in moglie
ma c'era sotto l'inganno! Rosa e
suo figlio furono assassinati poco tempo dopo e Perez divenne padrone incontrastato
su Sorso.
Nei secoli successivi la storia di Sorso ricalcò quella del resto della
Sardegna, dominata ora dai Francesi ora dagli Spagnoli, per un breve periodo
dagli Austriaci e infine, a partire dai primi decenni del Settecento, dai Piemontesi.
È questo il periodo in cui i rapporti tra i grandi feudatari e la popolazione,
affamata dal regime feudale, si fanno sempre più tesi (il barone di Sorso
si oppose anche alla riapertura dell'Università di Sassari decisa da
Carlo Emanuele III temendo che potesse diventare un covo di rivoluzionari!).
Nel 1795 fu incendiato dalla popolazione esasperata il Palazzo Baronale e saccheggiato
il magazzino di derrate. La rivolta, che si iscrive nel più ampio movimento
antifeudale, capeggiato da G. M. Angioy, non ebbe successo. I capi furono messi
a morte e alla fine Sorso si arrese.
Il regime feudale terminò in Sardegna nel 1836 e molte proprietà
furono messe all'asta.
Molti problemi però erano rimasti immutati
Della questione sociale
(in periodo ormai unitario) si occupò un sindacalista (di Sennori, ma
sorsese di adozione): Antonio Catta
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