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Nelle Bucoliche aveva dichiarato di non voler cantare reges et proelium; nelle Georgiche aveva annunciato un poema celebrativo delle gesta di Ottaviano, ma Virgilio resta un poeta neoterico, quindi contrario all’epos celebrativo e orientato alla brevitas.
Ciò nonostante Virgilio vive nell’ambiente augusteo e così ripensa il genere epico per costruire una summa dei valori vecchi e nuovi dell’Urbs.
Rapporto con Omero: analogie e differenze
mentre i primi 6 libri richiamano l’Odissea, invece gli ultimi 6 libri richiamano l’Iliade: il rovesciamento operato da Virgilio indica il chiaro intento non più di contaminare Omero, ma di competere con le sue opere, capisaldi della letteratura greca
il viaggio per Ulisse è un ritorno (nòstos), mentre per Enea è una nuova avventura per rifondare Ilion bruciata, per creare qualcosa di nuovo. Infatti Enea, apparentemente profugus senza più patria, non ha altra guida che un oscuro oracolo proferito da Apollo a Delo:
"Dardanidae duri, quae vos a stirpe parentum
prima tulit tellus, eadem vos ubere laeto
accipiet reduces. Antiquam exquirite matrem.
Hic domus Aeneae cunctis dominabitur oris
et nati natorum et qui nascentur ab illis".
'"Forti Troiani, la terra da cui traete origine,
prima culla dei patri, vi vedrà ritornare
nel suo seno materno, reduci. Su, cercate
l'antica madre! Dove la casata di Enea,
i figli dei suoi figli e i più tardi nipoti,
domineranno uno spazio immenso di terra e di mare".Ma non è casuale la scelta dell'epiteto Dardanides: l'Eneide si appropria di una tradizione che collocava in Italia, in particolare in Etruria, la terra natale di Dàrdano, anticamente, era partito verso Oriente. Anche quello di Enea è, quindi, un nòstos, un ritorno, come quello di Ulisse.
la guerra nell’Iliade è solo strumento di morte e di distruzione, mentre nell’Eneide è anche strumento di costruzione, grazie al quale l’eroe può fondare Roma
la conclusione dell’Iliade è una disfatta, una sconfitta (anche se nominalmente vincono i Greci) per entrambe le fazioni, mentre nell’Eneide il racconto si conclude con un trionfo non solo dell’eroe, ma soprattutto dei valori che lui veicola.
Il 'nuovo' eroe
Le differenze maggiori le ritroviamo proprio in relazione al personaggio Enea, che viene caratterizzato in maniera ben diversa rispetto agli eroi omerici, assumendo in non pochi casi delle connotazioni spiccatamente 'novecentesche', molto vicino alla nostra sensibilità.
il tòpos della "catàbasi", ossia della discesa agli Inferi dell'eroe, è presente sia nel XI libro dell'Odissea, che nel VI libro dell'Eneide, ma l'impostazione narrativa è molto differente: Ulisse non entra nel regno dei morti, ma rimane sulla soglia e lì gli appaiono le anime dei defunti; Enea compie un vero e proprio viaggio nell'oltretomba (del tutto simile a quello che compirà Dante) e gli Inferi hanno una loro topografia e un loro paesaggio
mentre gli eroi omerici, incarnando una passione, un vizio, una virtù, ... sono sempre uguali a loro stessi, al contrario Enea è un eroe epico sui generis, dal momento che è pieno di titubanze, di tormenti interiori. Un esempio evidente è quando deve lasciare Didone (Eneide, IV, 296-392)
è uomo del fato, costretto a rinunciare ad affetti e desideri (Eneide IV, 331-332: Diceva così. Ma lui per gli ammonimenti di Giove teneva immobili gli occhi e con sforzo premeva dentro al cuore l'affanno e 360-1: Dunque cessa di infuocare me e te con questi lamenti, io non vado in Italia di mia volontà), tanto che perde tutti attorno a sé. È quindi ben diverso da Achille e Odisseo che soffrono, ma per sé stessi
la storia d'amore con Didone (libro IV) è ben diversa dalle storie d'amore presenti nell'Odissea fra Ulisse e Calipso, Circe, Nausicaa, ... e nel testo virgiliano si intravede l'influenza di Apollonio Rodio (IV-III secolo a. C.) con lo scavo psicologico della passione amorosa fra Medea e Giasone
eroe della pietas (intesa come devozione verso gli dei, la famiglia e la patria - approfondimento), della fides (parola data incancellabile) e della humanitas (misericordia davanti ai vinti)
come l’Iliade, anche l’Eneide si conclude con il duello fra i campioni dei due opposti schieramenti. Ma neppure nell’infuriare della battaglia viene meno la pietas dolente del poeta: il suo eroe, diversamente dall’Achille omerico, non ama uccidere, e l’uccisione finale dell’avversario è presentata come un atto forzato che non procura gioia né piacere (Eneide XII, 919-952)
L’intera vicenda è ambientata in un remoto passato e invece il presente, che, almeno nelle promesse, era ciò che si doveva celebrare, è invece relegato in excursus profetici già presenti in Omero (Eneide VI, vv. 752-807). L’ambientazione mitica è dovuta in buona parte al desiderio di far assumere alla materia trattata una profondità sacrale. Diventa il grande poema nazionale romano, perché Virgilio ha raccolto e selezionato tutto il materiale delle leggende preistoriche.
Aspetti "filosofici"
gli dei sono antropomorfi, sovrastati dal Fato che è la mens stoica che governa provvidenzialmente il mondo, assicurandone il kosmòs, l’ordine;
orfismo e pitagorismo sono presenti nelle credenze legate all’immortalità dell’anima e alla metempsicosi
centrale è il problema del male, che deriva dall’esperienza storica: Enea è un esule costretto ad errare e a soffrire, sacrificato ad un destino superiore