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LAVORO

Un esercito di poveri popola le città USA. Lavoratori allo sbaraglio. Un viaggio nel selvaggio Texas.

DISOCCUPATI

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Venerdì sono usciti i dati sul lavoro. La notizia è stata riportata con grande enfasi dalle agenzie stampa e a valanga da tutti i siti di informazione finanziaria: il tasso di disoccupazione negli USA è sceso a gennaio dal 5,8% al 5,6%!
Ecco due estratti esemplari, rispettivamente di Yahoo Finance e di una delle tante analisi fondamentali del nostrano mondo virtual finanziario:


"Nonfarm payrolls came in a bit weaker than expected, falling 89K versus the consensus expectation for a 50K decline. Yet the big surprise in this report was the drop in the unemployment rate to 5.6% from 5.8% -- the consensus expectation was for a reading of 5.9%".

"Scende a sorpresa il tasso dei disoccupati a gennaio che si e' attestato al 5,6% e al di sotto delle previsioni degli economisti che stimavano un 5,9%; lo ha comunicato il dipartimento del Lavoro USA precisando che il tasso è per la prima volta in calo da maggio 2001"


Chiunque all'uscita dei dati sarà rimasto sorpreso. Onestamente anche noi siamo rimasti un po' perplessi. Tuttavia il dettaglio dei dati ha reso noto l'inghippo:

Variazione Totale forza lavoro -924.000
Di cui:
occupati -587.000
disoccupati -337.000

Variazione forza non lavorativa +1.086.000


Il sito del sole 24 ore per quanto molto scettico commenta più ragionevolmente:
"La ragione principale dietro il declino sembra essere il fatto che la forza lavoro considerata attiva è calata in termini assoluti di circa un milione di persone. Il Dipartimento del Lavoro ha spiegato che il calo dello 0,2% è avvenuto non perché l'occupazione sia salita, ma perché 924mila persone in cerca di lavoro hanno smesso di cercarlo e si sono chiamate fuori dal mercato. Le persone attivamente in cerca di lavoro sono quindi scese a 7,9 milioni.

Un dubbio, manifestato attraverso quel sembra, del tutto fuori luogo data la matematica certezza (fino a eventuale revisione) delle tabelle riportate dal Bureau of Labor Statistics

http://stats.bls.gov/news.release/empsit.nr0.htm

mirror: http://spazioinwind.libero.it/

usacrimes

http://usacrimes.cjb.net/

 


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Disoccupati senza più sussidio (29/12/2002)
Castalda Musacchio

L'economia americana? E' sull'orlo di una crisi senza precedenti. Declina lentamente e sembra ormai non arrestarsi, come l'andamento della curva del Nasdaq che sembra riprodurre con precisione allarmante quello che si verificò dopo il crack del '29. Lo dicono gli esperti, lo confermano i consumi. Neppure Santa Claus è riuscito a risollevare le sorti degli States. Persino Wal Mart, la più grande catena commerciale al dettaglio al mondo, ha dovuto rivedere al ribasso le previsioni di vendite per questo "Christmas time". Il calo registrato in questo periodo di strenne si attesta intorno al 2% rispetto allo scorso dicembre, già duramente colpito dalla tragedia delle "twins". Ogni americano, avrebbe speso non più di 750 dollari durante le "holiday seasons" contro i mille del 1999. «Una tragedia», dicono senza troppi giri di parole gli economisti della Ubs Warburg. E' "austerity".

I primi riflessi della recessione americana colpiscono naturalmente i più deboli. Oggi circa 780mila lavoratori americani che avevano usufruito degli "extended benefits", una specie di proroga del sussidio di disoccupazione, si ritroveranno senza più neppure quel misero assegno mensile che consentiva loro di "sopravvivere". Se ne discuterà al prossimo congresso convocato da Bush ai primi di gennaio. Per il momento tutto è in stallo. E l'ombra dello spettro della recessione si allunga. Ha percorso con velocità sorprendente l'oceano e attanaglia l'Europa e, naturalmente, l'Italia. Lo shopping natalizio anche da noi non è stato brillante, anzi piuttosto mesto. Secondo il Codacons un flop. Si stima che gli acquisti siano stati addirittura inferiori del 20% rispetto allo scorso anno. Si sono mangiati pochissimi panettoni, pandori e torroni, senza parlare del caviale, salmone e "champagne" a cui è stato preferito il più umile moscato. Anche l'ultima stima della Confesercenti conferma la povertà di questo natale. Gli italiani avrebbero speso 4,1 miliardi di euro, pari a circa il 3,5% in meno rispetto al 2001. Mentre per il cibo avrebbero sborsato invece il 5% in più, per un totale di 2,9 miliardi di euro. La situazione non è migliore nel resto d'Europa. In Francia, il calo di novembre è stato dell'1,7%. In controtendenza sembra essere solo la Gran Bretagna che avrebbe visto crescere la spesa media dei suoi cittadini: 860 sterline (circa 1. 376 euro) , 36 sterline in più rispetto al 2001.

E se persino Duisenberg, il numero uno della Bce, ha dovuto ammettere, in un piccolo grande "mea culpa", che il "changeover" ha provocato un impatto non previsto sui prezzi, la situazione per il vecchio continente, è chiaro, è ormai fragilissima.

A pesare sul Natale sono anche, anzi soprattutto, dicono gli economisti, i venti di guerra che si fanno sempre più violenti e vicini. Qualcuno parla ormai di un equilibrio precario che non accenna a stabilizzarsi neppure nel 2003, come auspica Berlusconi. Da più di un anno l'economia americana viaggia come una macchina in panne. L'indice di questa recessione è dato proprio dai consumi. Gli americani sono sollecitati a comprare grazie a un costo del denaro ridotto ai minimi storici. Ma, nonostante le ultime decisioni della Federal Reserve, la tendenza delle famiglie negli States è a non comprare. «Se scoppia la bolla speculativa dei prezzi immobiliari - è il commento di Federico Rampini su "Repubblica" - può succedere il peggio».

In questo scenario l'Europa ha margini di manovra sempre più limitati. Le cause sono numerose: attribuibili a deficit pubblici sempre più alti, a una politica dogmatica sul patto di stabilità, a rinvii continui sul pareggio di bilancio. Senza considerare i debiti pubblici che, come quello italiano, hanno ripreso a salire vertiginosamente. In questo contesto, se gli americani continueranno con protervia nella loro decisione di sferrare un attacco all'Iraq, la situazione potrebbe precipitare e a soffrirne di più non saranno gli americani ma proprio l'Europa.

Ieri la chiusura in ribasso per le principali borse europee che si sono lasciate trascinare dalle perdite di Wall Street, sono state sensibili come non mai alla situazione geopolitica e al prezzo del greggio in continuo rialzo. Sull'Europa l'ultimo colpo di mannaia è dato dai tassi d'inflazione drammatici che hanno ridotto di più della metà il potere d'acquisto della moneta. E sul fronte italiano continuano a far solo sorridere le battute dei ministri nostrani. L'ultima è quella di Tremonti: «Per combattere la crescita dell'inflazione - dice il ministro dell'economia - facciamo l'euro di carta. Pensiamo che sia una piccola cosa utile per dare ai cittadini il senso del valore del denaro». Ma basterà a risollevare le sorti dell'economia?http://www.liberazione.it/giornale/021228/archdef.asp 

Numeri

In effetti il tasso di disoccupazione è diminuito perché 924 mila persone hanno smesso di cercare lavoro e non vengono più comprese dalle statistiche nella voce forza lavoro. Non crediamo ci sia molto da esultare per questa fantastica notizia! Tutt'altro.

Come i comunicati stampa dei report societari tendono a confondere le idee degli investitori con delle headlines del tutto fuorvianti (del tipo "la società XYZ batte le stime" laddove poi andando oltre possiamo leggere che in realtà la società XYZ da trimestre a trimestre ha perso 60 milioni a fronte di profitti per 40) così anche quelli del governo usano oramai le stesse tattiche al fine di sostenere artificialmente il clima di fiducia e l'ottimismo.

La verità però viene sempre alla luce e in questo caso è saltata fuori velocemente: i mercati dopo l'iniziale euforia indotta in maniera ingannevole hanno stornato chiudendo la giornata in rosso.

Tuttavia nella testa della gente rimarrà quella inesistente diminuzione del tasso di disoccupazione che, come al solito rischia di alimentare le solite illusioni. Magari qualcuno stimolato dalla ventata di ottimismo portata dai dati andrà presto in banca a rifinanziare il mutuo sulla casa, più sicuramente tanti altri continueranno a comprare le solite bubble stocks del più grande casinò del mondo. Rischiando di aggravare una situazione finanziaria personale già instabile.

In realtà i dati di venerdì ci hanno detto che l'emorragia disoccupazione si fa sempre più preoccupante e che la percentuale di persone con un impiego sul totale della popolazione continua a scendere: -0,4% a gennaio per una percentuale corrente del 62,6%.
Dati che a livello di sistema si traducono in un reddito inferiore percepito dalla totalità delle famiglie: meno soldi con cui poter ripagare i debiti che stanno insanamente accumulando grazie alla sollecitazione dello stimolo monetario.

http://www.usemlab.com/html/commenti/archivio_commenti/macroeconomia/MA_02_02_04.htm

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