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LAVORO

Un esercito di poveri popola le città USA. Lavoratori allo sbaraglio. Un viaggio nel selvaggio Texas.

CONTENUTI

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Homeless in cravatta: i nuovi poveri in Usa

Sindacati vietati nella basi USA in Italia.

Venticinque anni di guerra contro...lo Stato Sociale.

Sfruttamento del lavoro minorile, Nike e situazione in Texas, lo Stato vetrina di Bush. 

Il presidente della Enron Kenneth Lay era un ufficiale del Pentagono durante la guerra del Vietnam.  La relazione simbiotica tra la Enron e CIA/Pentagono/oligarchia Bush/Cheney è ben documentata.

La strategia economica di Bush è destinata ad aumentare ancora questo deficit che potrebbe arrivare a risucchiare fino al 9% del prodotto interno lordo mondiale entro un decennio.

 

 

Disoccupati

La società statunitense è diventata nell'ultimo quarto di secolo la società più diseguale tra quelle occidentali avanzate. E le sue classi dominanti, mentre producevano la "terzomondizzazione" del loro stesso paese, sono state anche la principale forza propulsiva di un'inversione storica di tendenza a livello mondiale che ha impoverito i paesi in via di sviluppo.

mirror:  http://spazioinwind.libero.it/

usacrimes

http://usacrimes.cjb.net/ 

 


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Sindacati. Dove?

Le restrizioni legislative e le pratiche antisindacali rappresentano un buon esempio delle tante contraddizioni che attraversano ancora gli Stati uniti d’America. Secondo il rapporto annuale sulle violazioni dei diritti sindacali redatto dalla Cisl internazionale, almeno uno su dieci attivisti viene licenziato illegalmente ogni anno.

http://www.rassegna.it/2002/sindacati/articoli/labor-day

(01/03).Occupazione in calo, disoccupazione in aumento. Stando alle rilevazioni dell'Ocse e, per quanto riguarda casa nostra, dell'Istat, nell'Occidente industrializzato gli ultimi mesi del 2002 sono stati un tracollo.

Negli Stati Uniti il tasso di disoccupazione, invariato al 6% in dicembre, ha evidenziato però un calo di posti di lavoro di 101.000 unità che segue la flessione di 80.000 occupati già verificata in novembre. E' il maggior calo occupazionale dal febbraio scorso, che porta così a una perdita netta di 181.000 impieghi su base annua.

Il dato è un colpo mortale ai falsi ottimismi dell'amministrazione americana: peggiore delle stime. Il "consensus" degli analisti alle promesse di Bush, in tema di politiche del lavoro, aveva infatti previsto un aumento di posti di 13.000 unità: poche, ma pur sempre in crescita. L'ulteriore taglio, invece, con 104.000 posizioni lavorative in meno nel solo comparto delle vendite al dettaglio, oltre a "gelare" le illusioni di una ripresa centrata sui consumi interni (che per crescere hanno bisogno di redditi da spendere e quindi di posti di lavoro in grado di generarli), riflette la strategia delle aziende a stelle e strisce, impegnate a ridurre i costi in sostanza tagliando le teste.

Gli effetti della recessione si fanno sentire sulle famiglie, sugli anziani e sui bambini. I bisognosi negli Usa sono aumentati del 20%. Quasi 12 milioni di bambini non hanno risorse sufficienti a sfamarsi e sono costretti a ricorrere alle mense dei poveri e alla distribuzione di aiuti alimentari.

Stando ai dati diffusi dalla Cbs, ripresi da uno studio commissionato dalla Conferenza dei sindaci americani, nella rilevazione condotta in 25 grandi città l'emergenza cibo è cresciuta del 19% nel 2002 e assieme all'emergenza casa sarà un dato che continuerà a crescere anche nel 2003. «L'alto costo degli alloggi - dice la ricerca - e la diffusione di lavori malpagati, oltre alla recessione economica, sono le ragioni più rilevanti di questo incremento dei bisogni».La Conferenza dei sindaci ha fatto appello a provvedimenti federali, chiedendo che vengano stanziati i fondi per affrontare un vero e proprio "programma anti-fame". «Il governo federale "deve" farsi carico di stanziare maggiori risorse per la casa - dicono i sindaci - e per l'avviamento al lavoro».Gemma Contin

http://www.liberazione.it/giornale/030111/default.asp 

L'AMERICA si riscopre più povera. I dati del rapporto 2001 su redditi e povertà pubblicato ieri dal Census Bureau sono chiari: negli Stati Uniti i poveri sono 32,9 milioni, 1,3 milioni in più rispetto all'anno precedente. E per la prima volta in otto anni il numero degli americani che vivono al di sotto della soglia di povertà torna a crescere in modo preoccupante. Il tasso di povertà è infatti aumentato dopo quattro anni di significativa diminuzione, ed è passato dall'11,3 per cento del 2000 all'11,7 per cento dell'anno scorso. Non solo: il rischio sfiora anche le famiglie appartenenti al ceto medio, il cui reddito medio annuo è diminuito, passando a 42.228 (circa 42.000 euro) dollari nel 2001, 934 dollari in meno (il 2,2 per cento) rispetto all'anno precedente. Secondo l'analisi dell'istituto di ricerca americano e del suo presidente Daniel Weinberg, all'origine di questa situazione c'è la recessione iniziata nel marzo del 2001.
La crisi ha ridotto i guadagni di milioni di americani, e il divario tra ricchi e poveri continua ad aumentare. Una famiglia di quattro persone è classificata "povera" se la somma di denaro a disposizione in un anno non supera 18.104 dollari. Più in dettaglio, ecco quanto "vale" la povertà delle famiglie secondo le statistiche ufficiali. Le stime, aggiornate ogni anno per essere adeguate all'indice dei prezzi al consumo, sono di 14.128 per un nucleo di tre persone, 11.569 per una coppia sposata e poco più di 9.000 dollari per un individuo solo. La crisi, del resto, ha condizionato ampie fasce della popolazione, e le differenze di razza, provenienza geografica, classe sociale stavolta non contano, o almeno non secondo gli schemi tradizionali: stranamente, ha commentato Weinberg, l'ultima recessione ha colpito più i bianchi che altri gruppi sociali.
Gli estensori del rapporto hanno lavorato per mesi sulle cifre provenienti dai cinquanta stati dell'Unione, e alla fine le statistiche del rapporto presentano una fotografia del paese per certi versi inedita: i poveri-tipo appartengono a una famiglia che vive nei quartieri periferici delle grandi metropoli degli stati del sud, bianca e di origine non ispanica.
La Casa Bianca ha commentato che i risultati scoraggianti sono, in parte, il risultato di un rallentamento dell'economia iniziato durante la presidenza di Bill Clinton. Per il leader dei democratici al Congresso Richard Gephardt, invece, questi dati sono il risultato lampante del fallimento della gestione dell'economia da parte di George W. Bush, accusato di essere più incline a lamentarsi della gestione del suo predecessore che di preoccuparsi della situazione attuale. I democratici insistono perché il Congresso aumenti la spesa sociale, un'esigenza ritenuta non pressante dai repubblicani.
Il rapporto fornirà abbondante materiale di scontro tra democratici e repubblicani, in vista della campagna elettorale per il rinnovo del Congresso, a novembre. Intanto, in attesa dello scontro elettorale, per quasi 33 milioni di americani vale l'amaro risultato evidenziato da Weinberg: "Il declino è diffuso ovunque".

http://www.repubblica.it/online/esteri/povertausa/povertausa/povertausa.html

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