PROGETTO
MURO...
Domenica
18 Novembre, nella bellissima cornice del Palazzo del Principe, si
è svolto un convegno, che aveva come oggetto la valorizzazione e la
tutela del patrimonio culturale pubblico e miglioramento dell’offerta
e della qualità dei servizi, misura contenuta nei progetti “P.O.R.-
Puglia 2000-2006”. Certamente un’iniziativa apprezzabile, se non
altro perché ha dato occasione a tutta la cittadinanza di Muro non
solo di poter vedere con occhi propri lo stato dei beni artistici
del nostro paese, ma anche di venire a conoscenza e di valutare la
gestione e i progetti futuri dell’amministrazione comunale, per
quanto concerne il sopraccitato patrimonio culturale.
Il
primo intervento è stato naturalmente quello del Sindaco
Arch. Salvatore
Negro che ha introdotto il proprio discorso vedendo nel “Progetto
Muro” una sorta di missione divisa in due tappe fondamentali: la
prima di scoperta e di recupero, la seconda di valorizzazione e di
fruizione dei beni artistici.
Per
quanto concerne la fase iniziale, si è illustrato per grandi linee
il lavoro svolto in questi ultimi anni, facendo notare che Muro, tra
opere di restauro e rinvenimenti archeologici, è stato perennemente
un grande cantiere.
In
merito, credo che bisogna oggettivamente ammettere che, con tutti i
limiti e i noti errori commessi, questa amministrazione, in
confronto alle precedenti più impegnate nella realizzazione di
necessarie strutture urbane, ha dimostrato sicuramente una maggiore
sensibilità artistica.
Inoltre
sono stati resi noti i finanziamenti regionali stanziati per opere
di recupero: 1 miliardo e 50 milioni per il completamento e l’arredo
tecnologico del Palazzo del Principe, 815 milioni per la conclusione
del Convento dei Domenicani, circa 2 miliardi destinati al Parco
Archeologico, 2 miliardi e 250 milioni per il recupero del Borgo
Terra, 530 milioni per la chiesa di S. Maria di Miggiano e infine
250 milioni per il Convento dei Francescani sul parco del SS.
Crocefisso. In questo modo, l’architetto ha così delineato la
conclusione della prima tappa del Progetto Muro, anche se, a mio
giudizio, per i cittadini di Muro, proprio in virtù della
collocazione geografica del sito urbano, questa fase non avrà mai
fine, in quanto, come ben tutti sanno, basta scavare dietro il
giardino di casa per correre “il rischio” di trovare un
inestimabile reperto archeologico.
Per
quanto concerne la valorizzazione e la fruizione dei beni
recuperati, a parte il ben noto utilizzo del Palazzo del Principe,
il Sindaco, nell’occasione, si è purtroppo limitato solo ad
auspicare l’intervento dei privati, visto che
la gestione di queste strutture sarebbe economicamente troppo
onerosa per il Comune.
Ritornando
sulla questione dei finanziamenti, vorrei far notare che, intendendo
la politica come qualcosa al servizio del cittadino, la salvaguardia
del patrimonio culturale è sicuramente un atto dovuto. Di
conseguenza, credo, che in un tale contesto, alla presenza di
autorità istituzionali quali l’Università di Lecce, la
Soprintendenza, esponenti sia della Regione sia del Parlamento e
Forze dell’Ordine, ci siano stati atteggiamenti di eccessiva
riverenza nei confronti della Giunta Regionale, se non altro anche perché, in merito, è stato più che
sufficiente l’intervento dell’assessore Palese, il tutto con il
rischio di sminuire l’importanza dell’occasione che si
presentava all’intera comunità di Muro Leccese.
Per
quanto concerne i successivi interventi,
posso dire che la professoressa Liliana Giardino ha illustrato gli
studi effettuati sui siti messapici presenti nel nostro territorio,
evidenziandone non solo la ricchezza, ma mettendo in risalto anche l’estensione
dell’antico centro andato in parte perduto in seguito all’urbanizzazione
avvenuta nel corso del secolo scorso.
Nel
concludere il suo intervento, la Giardino ha
riproposto quanto l’architettura messapica abbia contaminato l’edilizia
più recente: tanto per citare un esempio, di fronte alla Villa,
accanto al tabacchino, ci sono due cortili che presentano entrate
affiancate, fatto questo che trova evidenti riscontri nei
ritrovamenti effettuati negli ultimi mesi.
Il
professor Paul Arthur, impegnato negli ultimi tempi nel borgo
medioevale di Muro, ha introdotto la sua illustrazione auspicando la
nascita di consorzi archeologici di tutela. Nella sua dissertazione,
ha poi indicato l’esperienza di collaborazione tra l’Amministrazione
comunale e l’Università di Lecce come un modello da seguire in un
contesto salentino dove spesso le opere pubbliche rappresentano un
pericolo per il patrimonio culturale.
Molto
interessante è stato poi l’intervento del dottor Francesco
Virgilio, che ha incentrato il discorso su un punto fermo della
commissione europea: “il bene culturale deve essere produttivo”.
In merito ha fatto notare che in generale lo sviluppo della nostra
Terra deve passare anche attraverso tutte quelle espressioni
artistiche che ne delineano l’identità, portando come esempio i
Tarantolati. Per la riuscita di un progetto di così ampio respiro
ha chiamato in causa non tanto gli Enti locali, ma la Chiesa e
soprattutto, anche se può sembrare paradossale, ha auspicato l’intervento
dei privati che permetterebbero, secondo lui, di scongiurare le
strumentalizzazioni politiche.
Nella
mattinata si è poi inaugurata una mostra che ha per oggetto
“Una
piazza per Santa Marina”. In questa mostra sono stati esposti i
progetti del concorso nazionale di idee per la riqualificazione
urbana di “Largo Santa Marina”: sono stati premiati al primo
posto ex aequo il progetto del giovanissimo Mauro Mariani da Bologna
e il progetto dello Studio Zanca da Roma; terzo classificato il
lavoro dell’architetto Luigi Vanacore e Francesco Starace dalla
provincia di Napoli.
Si
è intuito che la piazza di Santa Marina sarà ristrutturata sulla
base di un mix di questi progetti, ma penso sia prematuro ipotizzare
quali saranno le soluzioni. Di certo, credo che l’idea dell’ing.
Mariani
di recintare la Chiesa con un muro alto almeno due metri sia
qualcosa a dir poco provocatoria: l’intento del bolognese è di
delimitare la zona per realizzare una specie di santuario. L’idea
può anche esser sembrata giusta alla commissione giudicatrice
(costituita principalmente da professori universitari), ma fra un po’
di tempo, alla comunità murese, non resterebbe che una chiesa con
la facciata visibile solo se guardata mentre si fa la fila alla
cassa del supermercato.
Personalmente, il progetto che mi è
piaciuto è stato quello di Luigi Vanacore, perché l’unico che ha
interpretato il sentimento legato a quel luogo della memoria e del
dialogo: la sua idea è stata quella di evidenziare simbolicamente l’importanza
di Santa Marina quale appendice di raccordo tra l’Oriente e l’Occidente.
Per esempio, attraverso l’asse della fede si lega la Chiesa
Ortodossa di rito greco bizantino alla Chiesa Cattolica occidentale
e sempre con l’apparato simbolico di acqua e pianeti si realizza l’asse
dello spazio e del tempo che si interseca poi con l’asse della
cultura e della città.
Vorrei
infine evidenziare come, in tutti i progetti esposti, ci sia stato
uno sforzo comune per ricontestualizzare una piazza forse un po’
troppo soffocata dalla disposizione degli esercizi commerciali:
questo fatto non fa altro che rimarcare quanto sia diversa la
sensibilità artistica contemporanea rispetto a quella di qualche
decennio fa e deve far riflettere sulle reali esigenze di un mondo
giovanile che è fin troppo stanco di vivere impelagato nelle paludi
di un modo di vedere la cultura come se fosse un optional.
Alessandro
Calò
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