Dai nostri inviati - Settembre 2000

Voci, rumori, "boatos". E qualche onesto, innocente e gustoso pettegolezzo sul mondo dei giornali. Intendiamoci subito: i malintenzionati che vogliono offrire al Barbiere non saporite notizie, ma perfide insinuazioni, saranno fermamente respinti. Chi ha qualcosa di interessante da raccontare e' invece il benvenuto. Manda dunque le tue notizie al 
Barbiere della Sera

28 Settembre 2000 - Messaggero: Graldi si da' una regolinata
Sara' Stefano Regolini il nuovo capo redattore centrale del Messaggero. Regolini ha lavorato alla Notte, al Giornale, e alla Gazzetta di Parma. Poi e' sembrato che volesse ritirarsi dal giornalismo per dedicarsi al mestiere del libraio. Quarantenne, bella presenza, appassionato di navigazione a vela, Stefano Regolini prendera' servizio il primo di ottobre. Al Messaggero, naturalmente gli spiritosi hanno gia' lanciato qualche battuta. Paolo Graldi ha deciso di darsi una regolinata. Al nuovo redattore capo del Messaggero gli auguri di buon lavoro del Barbiere della Sera.
Bds
27 Settembre 2000 - E Biscom: aspetta e spera...
 I giornalisti assunti dalla internet company di Scaglia e Micheli e impegnati nella realizzazione dei notiziari sono un po' nervosi. Nei corridoi del palazzo di via Caracciolo, periferia Nord di Milano, si discute sempre più animatamente del contratto di lavoro.
Infatti, ad esclusione dei capiservizio (Luca Ferraiuolo, Antonio Scuderi e altri) -che hanno firmato un contratto di consulenza - e dei vertici giornalistici di "eBiscom", tutti gli altri colleghi che vi lavorano, una trentina, sono inquadrati con il contratto metalmeccanici. Contratto che dovrebbe essere sostituito con quello giornalistico "non appena - è il leit motiv aziendale - arriva dal tribunale l'omologa per la registrazione della testata 'Il Nuovo'". 

Si', ma quanto ci vuole per registrare una testata in tribunale? In genere non piu' di una ventina di giorni, e di tempo ne e' passato ormai parecchio. Tra i trenta colleghi serpeggia però un dubbio: "Vuoi vedere che Scaglia e Micheli stanno prendendo tempo per applicare il nuovo contratto giornalistico che prevedera' meno soldi per i neo assunti?". 

Intanto, a "eBiscom" si lavora come dannati per mettere insieme i "contenuti": la parola d'ordine è "originalità" e molta cronaca. 
Shampoo


27 Settembre 2000 - L'Idrolitina non va piu' in E'Tv
Si susseguono le giornate di sciopero, a E' Tv, l'emittente bolognese di proprietà del presidente del Bologna, Giuseppe Gazzoni Frascara. Tutto è iniziato una settimana fa, quando il signor Idrolitina disse: "Meglio investire i soldi nel Bologna". In una singolare edizione di Sport today, il rotocalco sportivo quotidiano, la conduttrice Sabrina Orlandi dapprima mandò in ondale parole di Gazzoni sul Bologna e poi un altro pezzo con le rivelazioni sul futuro della tv. Il piano prevede la vendita di Antenna1, l'emittente modenese di E' Tv e il licenziamento, in tutto, di una trentina di dipendenti, fra giornalisti e tecnici. 
Le dichiarazioni di Gazzoni sono state chiosate da un comunicato della redazione e pure dell'assostampa regionale. Sono seguite tre giornate di sciopero, la scorsa settimana, e neanche ieri sono andati in onda notiziari. I collaboratori fissi sono già stati licenziati. Dice Gazzoni, "il mercato pubblicitario non ha risposto secondo le attese e dunque si ridimensiona". 
Emilia - Romagna.

27 Settembre 2000 - Olimpiadi: "Tu che scrivi per domani?"
Protesta dei giornalisti contro il Coni. Accade a Sydney, dove i colleghi che seguono le Olimpiadi non dispongono di una rassegna stampa. "Navighiamo al buio", "Non sappiamo quello che scrivono gli altri" sono i leit motiv che circolano al center press media. E sotto accusa è il Coni che in passato, per ben sei Olimpiadi, aveva fornito copione rassegne stampa ai giornalisti accreditati. Quest'anno però la scelta del massimo ente sportivo tricolore è stata quella di affidare i ritagli stampa al sito internet. Ma  il sito del Coni è difficilmente "raggiungibile".
Shampoo
27 Settembre 2000 - Che Tempi per il Giornale...
Vittorio Feltri aveva tentato di inserire "Tempi" dentro "il Borghese". Operazione non riuscita per questioni di denari. Adesso, però l'operazione di inserire "Tempi" - periodico assai vicino all'area di Comunione e Liberazione - nel "Giornale" va in porto. Infatti, il settimanale diretto dal Luigi Amicone e diffuso solo nelle edicole milanesi si trasforma in un newsmagazine del quotidiano di Paolo Berlusconi. "Tempi" che vanta un parco firme assai gradite ai lettori del quotidiano diretto da Maurizio Belpietro (da Gianni Baget Bozzo a Pietrangelo Buttafuoco, da Aldo Brandirali a Filippo Facci, da Mattia Feltri a Stefano Zurlo) dovrebbe andare in edicola con il quotidiano ogni giovedì. E nella redazione del settimanale, in via Canova, arrivano nuovi redattori per affrontare in forze questa nuova avventura editoriale. 
Shampoo
27 Settembre 2000 - Giri di Valzer
Gente che va, gente che viene. Aldo Varano (ex "Unità") è stato chiamato a dirigere la neo-redazione "Corsera" di Bari. Arnaldo Agostini (ex "Paese Sera") sostituisce Piero Piccioli alla guida dell'agenzia stampa "Agrquotidiana" (gruppo Donati). Per Piccioli è pronta la direzione del nuovo quotidiano che il vicepresidente Fieg, Alberto Donati, sta tentando di avviare a Cremona. 
Silvio Magnozzi
26 Settembre 2000 - Usigrai - Giordano, incontri ravvicinati
La scena e' questa: corridoio della Rai di Milano, terzo piano; Roberto Natale, segretario Usigrai e' in visita alla redazione della Tgr per un'assemblea di redazione. Natale chiacchiera amabilmente prima della riunione e in corridoio incrocia Gad Lerner. Natale s'inchina (ma e' un suo gesto familiare) e saluta: "Direttore!". Poi, dietro il direttore segue il neo assunto Mario Giordano (che ha la qualifica di inviato speciale distaccato a Milano, cosa che ha creato non pochi imbarazzi). Natale si presenta e dice: "Roberto Natale piacere, Usigrai" e sottolinea U-S-I-G-R-A-I, come a dire "hai presente? quelli un po' incazzati perche' la Rai assume chi gli pare e i precari ancora li' per anni a fare da cuscino". Mario Giordano si tiene imbarazzato la mano di Natale fra le sue e poi la leva e dice, "be' adesso basta", e se ne va. 
Observer
26 Settembre 2000 - Boatos: De Feo al Messaggero?
A Gianluca De Feo, redattore capo del Corriere della Sera sarebbe stato offerto il posto di redattore capo centrale al Messaggero, in sostituzione di Giuseppe Di Piazza, passato alla Rcs. Paolo Graldi, direttore del Messaggero, punterebbe su De Feo anche per restituire al Corriere gli "schiaffi" di Barigelli (da aprile capo dello sport a Milano) e Di Piazza . Ma il giornalista del Corriere ha fatto sapere che se il clima interno al Messaggero resta quello che è, non se la sente di assumere l'incarico. Prima preferisce vedere se i rapporti tra redazione -direttore- editore torneranno sereni.
Bds
26 Settembre 2000 - Quel tappo di Juri Chechi
Lunedì 17,30, diretta da Sydney. In studio fra gli altri oltre al conduttore Marco Mazzocchi anche Jury Chechi. Quel che segue è testuale. Mazzocchi: "Una e-mail con una domanda che giro a Jury. Uno spettatore ci chiede come mai tutti i ginnasti sono molto bassi. Lo chiedo a Jury non perché sia molto basso ma perché è un ginnasta". "Ah, grazie". risponde gelido l'educatissimo Chechi. Brrr.... 
Mata Hari
26 Settembre 2000 - E per favore, datemi del lei
Una delle prerogative del nostro mestiere è quella, in redazione, di darsi del tu a prescindere da gradi, galloni e coccarde. Ma questa norma non scritta non è valida a La Sicilia di Catania. Il direttore Mario Ciancio (che del giornale è direttore, editore, padre e padrone) dà rigorosamente del lei (e altrettanto pretende da tutti i colelghi).  Ciancieggiano (nel senso del le)i anche i redattori capo ai quali è rigorosamente vietato dare del tu. Ma non è finita qui; anche il Ciancino, al secolo Domenico Ciancio, figlio di Mario, ancora praticante in attesa di diventare vice direttore vicario una volta superato l'esame di professionista, segue le orme di famiglia: lì dentro è il "Dottor Ciancio". Unica curiosità: come faranno a distiguerlo dal padre?
Observer
26 Settembre 2000 - Al debutto "il Giornale dell'Umbria"
L'editoria in Umbria si sta risvegliando e non è più solo 'cosa' di Alberto Donati. Nasce "il Giornale dell'Umbria" in edicola dal 1° ottobre. A dirigere la nuova testata - sorta sulle ceneri dell'omonimo settimanale - è Sergio Benincasa, ex direttore del "Corriere dell'Umbria" quando l'editore era Longarini. Nella squadra di Benincasa è certa la presenza di Paolo Brunoni (ex "La Nazione) e di Gaetano Messina (ex "Corriere dell'Umbria"). Ma Benincasa sta pescando anche nel "Corriere dell'Umbria" (diretto da Fioravanti e edito da Donati in partnership con "la Stampa"), dove il malumore nei confronti dell'editore comincia a crescere. E il vicepresidente della Fieg risponde, secondo indiscrezioni, con un reystaling del "Corriere dell'Umbria" e con nuovi inserti. Dopo "Lavorare in Umbria" - realizzato dal service Editaliana di Roma - e "NetTv" - prodotto da Edm e venduto in allegato a "La Stampa" - è, infatti, in arrivo "TuttoSalute", settimanale dedicato al benessere psicofisico. La realizzazione di questo nuovo inserto è curata dal gruppo Ariete di Milano, lo stesso che edita il "Corriere Medico". 
Shampoo
25 Settembre 2000 - Com'e' verde la mia penna
Penne verdi a Bruxelles. Dal primo ottobre, il collega Lorenzo Consoli sarà il portavoce europeo di Greenpeace, la nota associazione di pirati ecologisti. Consoli, che lavora (o meglio lavorava) per l'agenzia Dire, il settimanale il Mondo e più recentemente per il Manifesto, è un giovane veterano, a Bruxelles da parecchi anni, e conosce bene i suoi polli (cioè i giornalisti). 
Puntiglioso all'estremo, esperto in particolari di questioni alimentari - tra le "passioni" principali quella per gli Ogm, organismi geneticamente modificati - è temuto e rispettato dai portavoce della Commissione europea, con cui ha avuto ripetuti scontri (anche in senso letterale: come quando fu spintonato da un innervosito Jean-Christophe Filori, un gigante con la faccia da guardia del corpo, portavoce del Commissario all'allargamento della Ue). In bocca al lupo per il nuovo incarico, Lorenzo. E per favore, non ci rifilare solo brochures sulla nuova linea di frigoriferi ecologici prodotto da Greenpeace. 
Danny Getchell
25 Settembre 2000 - Andrea Monti on line
"Meglio gli editori americani che quelli italiani". Parola di Andrea Monti, ex direttore di "Panorama", che, tra amici e colleghi, in occasione della presentazione di "GQ.com" - il sito del mensile che Monti dirige - si è lasciato andare a giudizi e previsioni. "Speriamo che internet dilaghi così la stampa risparmierà tanta carta" ha detto Monti . Guai però a fargli notare come anche "GQ" possa essere considerato uno spreco di bobine di carta. Monti ha poi annunciato la sua nuova avventura editoriale: "Sto lavorando all'edizione mondiale di 'Wired'" ha ripetuto più volte.
Shampoo
25 Settembre 2000 - Tana Libero tutti
Tra trenta giorni il tribunale di Salerno si pronuncerà sulla "titolarità della testata 'Libero'" e per Vittorio Feltri potrebbe essere un duro colpo. L'ex direttore del "Giornale" potrebbe essere costretto dalla giustizia a cambiare marchio. Tutta colpa di Gigi Casciello, direttore di "Libero" e già numero uno del "Nuovo Mezzogiorno". Infatti, a Napoli e in Campania chiedere "Libero" ad un edicolante vuol dire vedersi offrire non il quotidiano diretto da Feltri ma un giornale diretto da Casciello. "Libero quotidiano indipendente" è la testata che Casciello dirige da qualche anno e che, proprio nei giorni scorsi, ha cambiato grafica e aumentato la foliazione. 
Dell'esistenza del giornale omonimo Feltri lo sapeva già da tempo: lo dimostra il fatto che per utilizzare la testata "Libero" sia dovuto ricorrere all'aiuto del Movimento monarchico italiano che gli ha offerto la testata che, dal 1964, è organo interno del movimento: "Opinione nuove - Libero", diretto dal torinese Franco Garnero. Decisione presa (a malincuore, dicono i ben informati) da Feltri dopo non aver raggiunto alcun accordo con la proprietà del "Libero" partenopeo. Adesso, sul direttore-editore bergamasco pende la spada di Damocle della sentenza del tribunale di Salerno dove Casciello ha inoltrato ricorso ex articolo 700 a tutela dell'utilizzo della testata. 
Shampoo
 22 Settembre 2000 - Meno male, Bossi ha cambiato idea
Da qualche giorno sugli schermi di "TelePadania", l'emittente tv della Lega, appare una ragazza di colore. Si tratta di Monica Rizzi, venticinque anni, viene dal Congo e parla quattro lingue. E' la figlia di Cesare Rizzi, colonnello del Senatur in terra lombarda. Rizzi l'adottò diciotto anni fa. Adesso, mentre infuria la polemica bossiana contro le "famiglie innaturali" e la campagna per le "adozioni solo padane", Monica viene scaraventata nella tv di Umberto Bossi, dove, il Direttore Max Parisi (ex "Rete4" e ufficio stampa Lega) sta dedicando ore e ore di trasmissione contro quel sindaco di Roma che si è portato a casa un figlio straniero accanto a quello naturale. Auguri. 
Shampoo
25 Settembre 2000 - Un Soldini per Barbara
Cambio della guardia all'ufficio stampa della delegazione dei Democratici di Sinistra al Parlamento europeo. Arriva, probabilmente dalla prossima settimana, Paolo Soldini, ottimo collega e storico corrispondente de l'Unità da Berlino (e prima e dopo da Bruxelles), parte Barbara Roffi, stimata portavoce degli Euro-Ds da sei anni. Più che partire di sua sponte, però, la Roffi è stata gentilmente invitata a lasciare il posto (per usare un eufemismo) dalla capo-delegazione Pasqualina Napoletano, energica esponente della sinistra diessina. L'accusa: non essere "sufficientemente organica" ai Ds (la Roffi in passato aveva lavorato col gruppo verde), e, in subordine, non aver dato sufficiente visibilità sulla stampa alla sua "capa". 
Danny Getchell
22 Settembre 2000 - Quando Lambertow perde le staffe
Finalmente un giornalista che è riuscito a far perdere le staffe - e anche la sua notoria compostezza British - al ministro degli EsteriLamberto Dini. Si tratta di Franco Papitto, corrispondente de "La Repubblica" da Bruxelles che lunedì pomeriggio, durante l'abituale incontro-stampa col ministro che accompagna la riunione del Consiglio Affari Generali della Ue, è stato maltrattato pubblicamente da un Dini furente. La colpa del collega? Aver firmato un articolo, domenica 17 settembre, in cui si raccontavano i retroscena della doppia candidatura italiana per l'ambita poltrona di Alto commissario delle Nazioni unite per i rifugiati, con lo stesso Dini impegnatissimo a sostenere le ragioni del presidente della Commissione Affari Esteri del Senato, il diessino Gian Giacomo Migone, e al tempo stesso deciso a sbarrare la strada alla boniniana (o pannelliana?) Emma Bonino, peraltro appoggiata dal premier Giuliano Amato.

Cogliendo l'occasione fornitagli dalla domanda di un giornalista dell'Ansa sulla possibilità di giungere a una candidatura unica europea per la carica Onu, Dini si è prodotto in uno show sulla "disinformazione della stampa italiana di Bruxelles", ha accusato i giornalisti di aver "montato un caso con spirito partigiano che non fa onore ai giornalisti italiani", di aver scritto "un sacco di falsità" e di aver fatto "parrocchialismo di bassa lega" ("parrocchialismo" che consisterebbe nel sostenere la mediatica Bonino contro  Migone, soprattutto in vista delle prossime elezioni, ndr). Poi, per essere più esplicito, ha chiamato in causa l'articolo di Papitto, e ha concluso la reprimenda sbattendo le mani, non i pugni, sul tavolo: "Il discorso sulla candidatura europea è chiusa". 

Era talmente arrabbiato, Lambertow, che non ha usato praticamente neanche un termine in inglese, come invece fa di solito e in abbondanza. "Non l'ho mai così incavolato", commentava ridendo una collega del Sole 24 Ore. E Papitto? Incurante degli sbuffi di fumo che spuntavano dalle narici del ministro, il corrispondente ha chiesto chiarimenti su una frase attribuita ad Amato dal quotidiano La Stampa ("Ho perfino dovuto bacchettare il ministro Dini"): "Se non era per la questione della Bonino, per quale altro motivo Amato ha dovuto bacchettarla, signor ministro?". Dall'attacco del ministro è uscito invece quasi indenne Maurizio Molinari, della Stampa, che ha scritto più o meno le stesse cose riportate da Papitto, ma 24 ore più tardi e con più tatto.
Ma cosa ha convinto Dini che l'uscita di "Repubblica" celasse un attacco orchestrato pro-boniniano? Forse l'amicizia tra lo stesso Papitto e Pietro Petrucci, portavoce dell'esponente radicale durante la sua permanenza a Bruxelles come Commissaria europea responsabile della difesa dei consumatori e degli aiuti umanitari, e ora collaboratore de "l'Espresso" dalla capitale belga.
Danny Getchell


22 Settembre 2000 - Sempre diffidenti questi "Autorevoli Rai"
Avranno davvero fatto l’amore i due forzati del Grande Fratello, Pietro e Cristina? E se si’, sara’ stato per audience o per sentimento? Angosciosa nella sua inutilita’, la domanda che da due giorni attraversa l’Italia dalle Alpi alle Madonie, e’ aleggiata come leggera brezza anche al settimo piano di Viale Mazzini. Proprio in quel momento del quale abbiamo gia’ parlato, quello in cui alcuni Autorevoli si riuniscono per chiudere la giornata in letizia e buoni sentimenti.
Assistere all’incontro di due giovani creature con un sano apparato muscolare ed ormonale e’ cosa che riempie i cuori di speranza sul futuro dell’uomo e fa volare il pensiero all’amore, alla natura, alla giovinezza. Seppure Pietro e Cristina si erano nascosti dietro un divano e sotto le tende, il loro slancio di vita sembrava talmente spontaneo da far vibrare d’emozione qualsiasi telecomando.
Ma un Autorevole, forse piu’ Scrooge che Copperfield, nota: "Mi chiedo come mai la telecamera che li ha ripresi fosse cosi’ bassa. Bizzarro. Non ricordo di aver visto altre riprese da quell'angolatura. Chissa' quando, e soprattutto perche', il Grande Fratello ha pensato che potesse servire una visuale proprio li', dietro ad un divano, ad altezza can bassotto..."
"Gia’, interviene un altro Autorevole, ma qui bisogna mettersi d’accordo: che tipo di bassotto? Pelo corto, lungo, ruvido?" 
Topo Gigio

20 Settembre 2000 - Si e' dimesso Roberto Beccantini
Il capo del servizio sportivo della Stampa, Roberto Beccantini ha rassegnato ieri sera le sue dimissioni dopo che il direttore Marcello Sorgi e il vice direttore Gianni Riotta avevano criticato la sua impostazione dei servizi di cronaca dalle Olimpiadi di Sydney. Beccantini si e' dimesso al termine di un'accesa discussione avvenuta in tipografia proprio nell'imminenza della chiusura delle pagine sulle Olimpiadi. Interpellato dal Barbiere della Sera, Beccantini non ha voluto commentare in alcun modo l'accaduto.
Bds
20 Settembre 2000 - Doppio dorso e triplo mazzo
 Il progetto era complicato, ma affascinante. E forse persino obbligato: visto che il "Corriere della Sera" sprizza pubblicità da tutti i pori, e che questa non riesce a trovare posto nella quotidiana foliazione del giornale (nei giorni scorsi, per esempio, più di 30 inserzionisti risultavano in lista d'attesa per una pagina a colori) creiamo allora un dorso. Un supplemento stampato a parte, in altri stabilimenti. 
Ferruccio De Bortoli aveva suggerito, all'inizio del 1999, un dorso nazionale per l'economia, tanto per sperimentare questa nuova formula, che in Italia finora non ha avuto grande fortuna. Ma la sua idea è stata bocciata dall'editore, che di dorsi ne ha previsti addiritura due: uno lombardo-milanese, mettendo insieme tutte le notizie, dalla cronaca allo spettacolo, che interessano il capoluogo lombardo e la sua regione, con partenza prevista per il 4 ottobre 2000, e uno romano-laziale, con colpo di pistola per il prossimo 15 novembre

Fino a prima dell'estate il giornale sembrava del tutto impreparato ad avviare questa nuova iniziativa, che doveva complessivamente coinvolgere 75 redattori articoli uno e una ventina di contratti a termine. Perciò si era parlato di un rinvio, se non addirittura di un accantonamento del progetto. A due settimane dal 4 ottobre, il giornale resta impreparato, ma l'azienda conferma le due date di partenza. Con un'intenzione sempre meno mascherata: realizzare il "doppio dorso" a costo zero, senza nuove assunzioni, o con interventi minimi. 

Il doppio dorso, quindi, comporterebbe per la redazione un "triplo mazzo". Del tutto ingiustificato perché, in una recente indagine sulla produttività, di fonte extra-sindacale, i giornalisti del Corriere figurano già ai primi posti nel rapporto rispetto al numero di pagine fatte ogni giorno. Così, i redattori del Corriere di Roma, si sono riuniti ieri l'altro in assemblea per ottenere garanzie entro la fine del mese su organico, mansioni e area di distribuzione del dorso capitolino, mentre il Cdr parla, in un suo documento, di occasione perduta e di iniziativa a rischio. 

Vediamo qualche numero. Lombardia: in un accordo fra direzione e comitato di redazione era stato contemplato l'aumento d'organico della cronaca di Milano da 20 articoli uno e 1 contratto a termine, a 31 redattori e 5-6 contratti a termine. La Metropoli sarebbe restata con 6 articoli uno, ma elevando da 1 a 3 i contratti a termine, la redazione Lombardia avrebbe fatto un'assunzione a tempo indeterminato (passando da 5 articoli 1 a 6) e una a tempo determinato (da 2 a 3). In totale, quindi, 11 assunzioni solo di articoli 1. Fino ad oggi ne sarebbero state fatte soltanto 3, ottenute oltretutto mandando anticipatamente in pensione altrettanti colleghi anziani. 

Per Roma è buio ancora più fitto. Secondo gli accordi fra cdr e De Bortoli, l'organico della Cronaca sarebbe dovuto crescere da 28 a 34 articoli uno, più 6 contratti a termine. Ma delle assunzioni, fino ad oggi, non c'è ancora la minima traccia. Ecco perché, nei giorni scorsi, si è tenuta quell'assemblea alquanto preoccupata, se non addirittura infuocata, conclusa con un documento di rivendicazioni fondato su tre punti: primo, dateci le sei assunzioni promesse, più sei contratti a tempo determinato. Secondo, chiariteci le mansioni, perché è tutto un caos: c'è gente che, con il nuovo assetto, rischia addirittura di retrocedere. Terzo, fate una distribuzione degna di questo nome, altrimenti ogni sforzo redazionale e pubblicitario rischia di essere vanificato, visto che molto spesso il Corriere romano non riesce a raggiungere tutto il Lazio. Il documento esige una risposta entro la fine di settembre, ma non appoggia la richiesta con alcuna minaccia di agitazione sindacale. Che trionfi il buon senso, sperano insomma i colleghi romani.
Don Basilio 


20 Settembre 2000 - Maschio e' meglio
Giornalisti cercasi ma... maschi. Accade al "Giornale". Il Direttore Maurizio Belpietro che si vede, infatti, assottigliare la redazione per 'maternità' è corso ai ripari. Durante le riunioni di redazione  ha rilevato che per le future assunzioni sarebbe meglio scegliere uomini. Quello di 
'Belpi' non è certo un ordine di servizio, ma solo un consiglio ai suoi capiredattori: rivolto soprattutto a Sergio Rotondo, capo della cronaca milanese, che, in pochi mesi, ha 'perso' ben quattro redattrici.
Shampoo
20 Settembre 2000 - Scrivanie libere a Milano
C'è movimento a Milano. La nascita di "Metro" - il quotidiano che in autunno sarà distribuito gratuitamente nel metrò milanese - sta muovendo molti colleghi disoccupati/inoccupati a bussare alle porte delle  case editrici (Metro international, gruppo Donati, Rcs, il Giornale, Edimagazine e eDay di Arturo Motti) che hanno presentato altrettanti progetti all'Atm. C'è anche "eBiscom" che, nella sede di via Caracciolo, ha ancora qualche scrivania libera. Ma, sorpresa, per chi è in cerca di lavoro, spunta anche "Netsystem.com" (concorrente del gruppo Scaglia-Micheli), dove Enzo Argante
(ex direttore di "TeleUnica Lombardia") sta mettendo in piedi la redazione che curerà le fasce informative.
Shampoo

20 Settembre 2000 - La Stampa stampa Ultime notizie
"Bandiera bianconera la trionferà" Tanta attesa - e tanti pettegolezzi - per l'annunciato "panino" tra la Stampa di Torino e Ultime notizie a Modena. L'iniziativa dovrebbe partire il 23 ottobre (24 pagine tabloid + il quotidiano di Sorgi, il tutto a 1700 lire). Direttore Nico Caponnetto( ex Unità, ex Ultime notizie che a Modena è rimasto aperto 16 mesi fino ad agosto di quest'anno, veleggiando intorno alle mille copie). Vice direttore Fulvio Orlando (ex Unità-Mattina e attuale addetto stampa della Federazione Ds di Modena). Si chiacchiera molto su questa singolare 'unione tra "proletariato e industriale", tra Marx e Del Piero. Luca di Montezemolo consigliere di amministrazione della Stampa è anche presidente dell'Unione industriali di Modena e non ha mai avuto molto feeling con Ultime notizie. Sta di fatto che il Presidente della Ferrari, della Fiera di Bologna, assai ascoltato in Confindustria non si sarebbe opposto a questa svolta giornalistica. Nell'operazione oltre alla Stampa , sarebbero coinvolti economicamente i Ds di Modena (assai critici sull'operazione gli ex giornalisti di Mattina-Unità), la locale Cna e il Corriere della Romagna. L'informazione di sinistra che a Modena non ha mai avuto molte fortune (chiusura delle Mattine, chiusura dell'Unità , chiusura di Ultime notizie) ci riprova alleandosi con il capitale che conta. 
Pokèmon
 Settembre 2000 - Jack contro GQ
Nasce "Jack". Il 29 settembre la Gruner und Jahr manda in edicola il 'maschile' che, nelle intenzioni della casa editrice di Vera", dovrebbe fare concorrenza a "GQ". Direttore del mensile è Jacopo Loredan (ex vicedirettore "Focus", sempre edito dal gruppo di corso Monforte). A Luigi Casillo (ex "Donna moderna") è affidata la macchina della redazione, composta da sei giornalisti. "Jack" sarà un mensile di servizio con taglio "tecnologico". 
Shampoo
19 Settembre 2000 - Basta leggere il Barbiere della Sera...
Sono riprese le lezioni all'Ifg di Milano. Mentre il direttore Gigi Speroni stava spiegando le novità di quest'anno scolastico è entrato in aula Franco Abruzzo, il presidente dell'Odg lombardo. A tutti gli alunni è venuto spontaneo un applauso di saluto. Speroni ha commentato sorridendo: "Chissà come interpretare questo applauso". Abruzzo ha risposto pronto: "Basterà leggere domani il Barbiere della Sera". Holden Caulfield.
Il Barbiere lo interpreta come un applauso di simpatia.

Bds
19 Settembre 2000 - Il Tg1 nel pallone
L'ha mandata a quel paese. Con quella faccia da canaglia e quel sogghigno ironico, che aveva esibito poco prima contro gli avversari francesi e contro il giudice arbitro dell'incontro, Paolo Milanoli, neocampione olimpico di spada a squadre, ha mandato a quel paese - metaforicamente,
s'intende - una giornalista della Rai di cui non faremo il nome. E, purtroppo per la collega, aveva ragione lo spadista.
Gli ha chiesto lei, nell'intervista mandata in onda ieri sera dal Tg1 delle 20: "Ma quando eravate sul 38 pari, non ha pensato alla finale degli Europei di calcio contro la Francia, e a come poi è finita?". Gli ha risposto Milanoli (senza
nemmeno dire una parolaccia) che a lui del calcio non importa proprio niente, che ieri era il giorno della scherma, che per questo si era allenato per quattro anni, e che sognava un altro giorno: quello in cui una partita di Coppa Uefa sarebbe stata interrotta per trasmettere un incontro di scherma. 

Colpita e affondata. Passa un minuto ed ecco il servizio sulla medaglia d'oro di judo, il napoletano Giuseppe Maddaloni, che piange senza freni ascoltando all'inno nazionale. Il collega incaricato del servizio se ne compiace (e, per la verità, anche il conte d'Almaviva) e rimane invece deluso quando, a precisa domanda, il campione olimpico risponde: "Dedico la vittoria a mia madre".

Risposta scontata, commenta il collega, che la Rai ha spedito in Australia a spese nostre. Ma la domanda, era da premio Pulitzer? Cosa doveva rispondere, il povero Maddaloni: la dedico a Berlusconi la vittoria, anzi no, a Ciampi, a Bassolino, o a Cicciobello Rutelli, o a Gioacchino Rossini
nume protettore della nostra bottega, o a Walter von der Vogelweide, poeta tirolese? La risposta, per giunta, non era poi nemmeno così banale, cadendo ieri il venticinquesimo anniversario delle nozze della mamma di Maddaloni.

Il calcio è davvero l'unica, desolata Weltanschaung, dei giornalisti italiani in questo scorcio di millennio. Il tempo di vedere Lilli Gruber (anche lei a Sidney) cavarsela molto meglio nell'intervista con il nuotatore Massimiliano Rosolino, e il Tg1 volta pagina. Si parla di economia, adesso: di Mediobanca e della lotta per la successione a Cuccia.

Fuoricampo la voce di Mario Giordano, neoacquisto di Lerner.
Nell'inquadratura proposta ai telespettatori, invece, il disegno di un campo di calcio, in cui si scontrano le figurine-Panini dei continuatori di Cuccia (otto o nove) e la squadra dei Cesari (Romiti e Geronzi). Confronto, quello proposto dal Grillo Parlante, anche calcisticamente forzato, visto che da una parte giocavano solo in due. E pensare che la serie A non è ancora cominciata. Che fine faremo, fra una decina di giorni?
 Bds


19 Settembre 2000 - Il portavoce dei gemellini di Milano
I gemellini che, in queste ore, tengono banco sulla prima pagina dei quotidiani, hanno un portavoce. I genitori hanno, infatti, incaricato un loro amico, Maurizio Bizzicari di "Ti scrivo", di gestire i rapporti con la stampa. Risultato. "Oggi" si è accaparato a suon di milioni foto e interviste 'in esclusiva'. Gli altri giornalisti tutti in coda - e fuori dall'ospedale Niguarda di Milano - per ottenere 'briciole' con cui riempire le cronache del super-parto. E in coda ci sono anche i giornalisti dei Tg Rai che, nei giorni scorsi, avevano protestato con la direzione sanitaria per il trattamento riservato. 
Shampoo

19 Settembre 2000 - L'autunno caldo di Clemente Mimun
Definire caldo l’autunno che aspetta il buon Clemente Mimun sarebbe eufemistico: sarà incandescente. La sua capacità nello schivare i coltelli sempre in agguato nei corridoi di Saxa Rubra (e quelli ben più affilati che circolano a viale Mazzini) gli hanno consentito di fregiarsi della coccarda di direttore di Tg Rai con maggiore anzianità di servizio. Passano i consigli d’amministrazione, cambiano i governi, ma baffo Clemente è sempre lì, inamovibile. Ma a turbare il suo sonno è in agguato una grana di dimensioni colossali: la conduzione dei Tg.
Conduttori e conduttrici, in netto esubero rispetto alle edizioni previste dal palinsesto, sono: Carlo Picone, Attilio Romita, Maurizio Barendson, Marcello Masi, Maria Grazia Capulli, Maria Concetta Mattei, Adele Ammendola, Daniela Vergara e Silvia Vaccarezza. 

Tutto filava liscio ma due eventi hanno scatenato un autentico terremoto. La soppressione delle edizioni flash pomeridiane ha privato del loro tg Patrizia Albi Marini, Francesca Nocerino e Giovanna Cipriani, e l’arrivo in redazione di due autentici pezzi da novanta: Paola Ferrari in De Benedetti e, di rientro da New York, Mariolina Sattanino.
La prima, ha lasciato la Domenica Sportiva ottenendo una conduzione importante che le verrà data non appena scadrà il suo periodo di maternità; la seconda, punterebbe a riprendersi la conduzione del Tg delle 20 e 30 ceduta, temporaneamente, per volare oltre Atlantico. E visto il suo caratterino... 
Ma in ballo ci sono anche le ragazze del pomeriggio: Albi Marini, forte dell’anzianità di servizio, Francesca Nocerino e Giovanna Cipriani.

Ma torniamo ai conduttori importanti: Masi e la Vaccarezza hanno la loro nicchia della notte e hanno incassato soddisfatte le loro promozioni, a vice redattore capo il primo (già effettiva) e a capo servizio (prossima) alla seconda. Resteranno dove sono.
Così come resterà dov’è Carlo Picone: la conduzione delle undici del mattino non e’ particolarmente ambita da nessuno.
Barendson e Romita sono fortissimi: il primo e’ un caro amico di Mimun da molto tempo, il secondo gode dell’appoggio dell’area politicamente moderata del Tg.
Restano in ballottaggio Capulli, Mattei, Ammendola e Vergara, due delle quali, probabilmente, dovranno cedere la loro conduzione a Ferrari e Sattanino. Non sarà un compito facile per Clemente mettere tutti d’accordo. Scalzare Capulli e Mattei? Come reagirebbe l’Italia privata dei boccoloni biondi della prima e del conturbante sguardo pervinca della seconda? Rimandare in redazione cronaca la Ammendola? Pensionare la Vergara? A Clemente la decisione. Auguri direttore, ne hai proprio bisogno.
Mata Hari


18 Settembre 2000 - Danilo, facci sognare
Sempre alta la tensione al Messaggero. Dopo la riuscita manifestazione di venerdi' scorso (il pullman pieno di giornalisti che ha accompagnato a Macerata e Pescara Umberto la Rocca e Fabio Morabito, trasferiti d'imperio dal direttore Paolo Graldi) comincia ora un'altra settimana che si annuncia bollente. Vedremo cosa accadra'. Per il momento, ai colleghi del Messaggero che hanno partecipato alla protesta sono dispiaciute soprattutto due cose. Non tutti i giornali hanno raccontato la storia della vertenza in corso al Messaggero, e spicca tra gli altri il silenzio di Repubblica, mentre invece il Corriere della Sera ha dedicato alla vicenda un pezzo in cronaca. E poi e' dispiaciuta l'assenza alla manifestazione di Elisabetta Cantone, delegata sindacale. La Cantone, come si ricordera', aveva ricevuto la prima lettera di trasferimento. Poi, quando la proprieta' si e' ricordata che la Cantone e' delegata sindacale, la tegola si e' trasferita sulla testa di Morabito

Ma molti giornalisti del Messaggero ricorderanno l'assemblea che ha preceduto lo sciopero contro la proprieta' di Francesco Gaetano Caltagirone. E ricorderanno l'appassionato intervento di un collega generalmente cortese e mite e anche un po' contorto nei suoi ragionamenti: Danilo Maestosi. Fatto sta che Maestosi, in un discorso dritto come un fuso, dalla logica stringente, in un crescendo di attenzione dell'intero corpo redazionale ha attaccato duramente la direzione di Paolo Graldi, accusandola di assenza nella difesa dei diritti dei giornalisti, nella difesa dei posti di lavoro, nella difesa del giornale stesso, della sua credibilita' e della dignita' di chi ci lavora. Poi Danilo si e' incazzato duro e lanciando in alto i suoi decibel si e' chiesto fragorosamente: "Graldi, ma che uomo sei?". Alla parola "uomo", e' venuto giu' il palazzo dagli applausi. Il Barbiere ha ricevuto numerosi messaggi che ci chiedono di trasmettere pubblicamente a Danilo Maestosi la gratitudine di molti suoi colleghi per questo suo discorso liberatorio, cosa che facciamo senz'altro.

Aggiungiamo per dovere di cronaca che non tutta l'assemblea del Messaggero si e' trovata d'accordo sulla linea dello sciopero in difesa dei due colleghi trasferiti. Due o tre persone erano contro e non tutti, il giorno successivo, hanno scioperato.
Bds

Una breve nota. Il Barbiere della Sera in questi giorni e' sommerso dai messaggi che riguardano la situazione interna del Messaggero. Abbiate pazienza se non tutti vengono pubblicati, ma, come comprenderete, esistono anche altre realta' di cui il Barbiere si deve occupare.
 

Preghiamo inoltre gli amici che ci scrivono di evitare, nelle loro mail, apprezzamenti personali nei confronti di altri colleghi. Possiamo capire che gli animi siano esacerbati, ma anche i toni piu' accesi della discussione non giustificano il disprezzo per le posizioni e le opinioni di chi la pensa diversamente. Quanto ai colleghi che ci chiedono di essere al loro fianco, sappiano che il Barbiere della Sera e' sempre qui a disposizione. Grazie della vostra attenzione.
Bds


18 Settembre 2000 - Dipende tutto dagli Avvenimenti
Il settimanale Avvenimenti si batte contro la chiusura. Dall’agosto scorso, la testata ha sospeso le pubblicazioni, ma i giornalisti non si arrendono e hanno dato vita ad una versione online (www.avvenimentisos.it). Il 21 settembre, inoltre, uscira’ in edicola il secondo numero speciale, interamente finanziato dai contributi dei lettori e realizzato da un gruppo di volontari. Saranno distribuite 40 mila copie per ricordare che il giornale vuole vivere ancora.
Al momento, sono due le ipotesi possibili per superare la crisi ed evitare che Avvenimenti scompaia definitivamente: la prima e` che qualcuno rilevi il giornale, l’introito della vendita venga utilizzato per pagare i debiti accumulati e il settimanale torni a nuova vita. In questo modo una parte dei dipendenti potrebbe anche essere riassorbita. Una soluzione, pero’, che non convince tutti: per Michele Gambino, coinvolto nel progetto di rinascita, e’ probabile al 40-50%.
L’altra ipotesi, quella forse piu’ realistica, e’ la costituzione di una cooperativa di giornalisti che acquisisca la testata. Sarebbe, pero’, possibile solo nel caso in cui, al termine della messa in liquidazione della societa’, non ci siano altre offerte. In questo caso l’operazione avrebbe costo zero e, come assicura il gruppetto di giornalisti e poligrafici pronti a rischiare l’avventura, il margine per farlo ci sarebbe. 
Il 21 settembre sara’ un giorno particolare: oltre all’uscita del numero speciale, si riunira’ l’assemblea dei soci e verranno decise le sorti del giornale. Per salvare il giornale servono almeno 4-5 miliardi. "Il nostro obiettivo e’ quello di continuare a farlo vivere, speriamo di riuscirci anche perche’ non vogliamo che si spenga una delle poche voci davvero libere di questo paese", dicono dalla sede della redazione di Avvenimenti. Un "in bocca al lupo" dalla redazione del Barbiere della Sera.
La Lametta
18 Settembre 2000 - Al Tempo si lavora come Negri
Da Domenico Bonifaci a Paolo Berlusconi. Da Giuseppe Sanzotta a Paolo Guzzanti. Stiamo parlando de "il Tempo". Il quotidiano romano che il costruttore Bonifaci acquistò da Francesco Caltagirone potrebbe, infatti, diventare il giornale-panino de "il Giornale", come ha gia' segnalato l'ottimo Dagospia (www.dagospia.com). 
Sessantamila copie, una redazione pronta a tutto (e che tutto ha già visto e dato) e un editore, fratello del Presidente di Forza Italia, che ha come   scopo quello di far scomparire il giornale fondato da Angelillo per portare ancora copie al suo "il Giornale", in debito di ossigeno sulla piazza romana. L'operazione "Tempo-Giornale" sarebbe orchestrata da Maurizio Belpietro, attuale direttore del foglio berlusconiano ed ex numero uno del quotidiano romano. Belpietro che diresse "il Tempo" e che fu cacciato da Bonifaci non è però particolarmente gradito in piazza Colonna, dove i redattori (i superstiti alle purghe belpietriste) sarebbero già pronti a (ri)scendere in piazza. Meglio dunque pensare ad un Direttore romano: Paolo Guzzanti già in assetto da guerra per affrontare ogni assalto. E per Sanzotta - che da redattore politico balzò sulla poltrona di caporedattore centrale e quindi su quella di Direttore) sarebbe pronto un bel piattino: Giovanni Negri - da Sanzotta parcheggiato - diventerebbe il vice di Guzzanti. Un vice disposto a giocare ogni carta anti-rutelliana.
Shampoo
15 Settembre 2000 - Canale 5 vede Terra!
Sarà la sfida di "Canale 5" a Tg2-Dossier. Un magazine assai raffinato, destinato a un target molto alto. Non è un semplice appunto nel libro dei sogni di Mediaset, un'idea che deve essere ancora precisata e approfondita. E' un progetto, al contrario, in una fase avanzatissima, di cui nulla sino ad oggi era trapelato. A partire da sabato 7 ottobre, in seconda serata, su "Canale 5", andrà in onda "Terra!": sì, proprio così, con il punto esclamativo dietro, come a riproporre l'urlo dei marinai di Cristoforo Colombo, che -come tutti sappiamo- proprio nel mese di ottobre scoprì il Nuovo Mondo. 

Che si riesca ad essere pronti proprio per il 7, è l'unico punto ancora da chiarire della nuova trasmissione. Non è escluso un piccolo rinvio, di un sabato o due. Tutto il resto è certo: e cioè che a curare la trasmissione, da Milano, sarà Carlo Rossella sotto la supervisione di Enrico Mentana, secondo la stessa formula già passata per "Verissimo", il "quotidiano" di Mediaset.

Ma il vero "operativo", l'uomo che di sabato in sabato farà avvistare la terra, sarà Sandro Provvisionato, formalmente "vice" di Rossella in questo programma. Provvisionato non soltanto impaginerà il magazine, ma lo animerà anche con servizi da inviato speciale. "Terra!" durerà un'ora, e conterrà ogni volta tre reportage da 17 minuti l'uno, più due stacchi pubblicitari. L'ultimo servizio sarà quasi sempre un'intervista-racconto. Per capire quanto raffinato sia il prodotto con cui Mediaset vuole conquistare la fascia alta del pubblico, basti dire che ogni reportage avrà la sua troupe e un suo regista. 

Raffinata la grafica, raffinati gli effetti speciali, originale la scelta dei temi, monografici, sganciati dalla stretta attualità: un sabato "Terra!" si potrebbe occupare della paura, un altro della rabbia, un terzo della gioia. Un'altra particolarità: Provvisionato a parte, i titolari dei vari reportage di terra non saranno giornalisti televisivi, ma della carta stampata. E questo non "per scelta ideologica", ma per semplice necessità. La caravella del TG 5 lotta infatti contro l'agguerrita flotta dei Tg Rai, con un organico di appena 63 redattori, fra i quali gli inviati sono praticamente inesistenti. Non essendoci forze da dirottare sul magazine, si è pensato perciò di attingere al ricco serbatoio dei quotidiani e dei settimanali: la lista dei colleghi contattati è però, almeno fino ad oggi, rigorosamente top-secret. 

E' possibile che pero' anche qualcuno della rete berlusconiana venga impiegato. Voci senza conferma parlano di Pietro Suber, Marcello Villari, Benedetta Corbi e Toni Capuozzo.
Bds


15 Settembre 2000 - Quant'e' buona la mafia
Una domanda per tutti i giornalisti: vi siete accorti anche voi che Palermo è diventata una delle città più sicure d'Europa? L'anno Duemila ha fatto toccare il record assoluto di "non omicidi". La città sembra tornata quella di un tempo, cioè "felicissima". E tutti siamo contenti perchè non si spara più. Nel 1999 i morti ammazzati sono stati 14 ma gli episodi "cruenti" solo 12 (in qualche occasione si è trattato di duplice omicidio), l'anno precedente ancora meno, cioè una dozzina. 

Di fronte a tanta grazia passa inosservata, o quasi, la trentennale latitanza del solito Bernardo Provenzano che, però, non fa tanta paura perchè ormai è stato inserito nella speciale classifica della cosiddetta "mafia moderata". E, dunque, evviva. Anche con le rapine, i panormiti non stanno messi male. Certo, i minicolpi viaggiano sui grandi numeri: 1947 nel '99, 2151 nel '98, 1283 nei primi sei mesi del portentoso 2000. Ma i colpi da professionisti e quindi la rapine milionarie si contano sulle dita di due mani.
 

Evviva anche in questo caso. Possiamo placare eventuali morsi della coscienza: non si parla più di mafia, perchè non esiste più. E quella che non si può fare a meno di notare l'abbiamo fatta diventare "buona". Già, perchè - cari amici - è in atto una delle più dannose campagne di disinformazione sulla mafia. L'assenza di "rumore" alimenta distrazioni e sottovalutazioni colpose. Si mette in moto una sorta di causa-effetto davvero deleterio, per cui avviene che l'attenzione si polarizza - per esempio - su un tabaccaio ucciso da un proiettile vagante (episodio che giustamente crea allarme ma non può essere indicato come il peggiore dei mali italiani) e passano come acqua fresca dichiarazioni come quella del procuratore Grasso che ammette la funzione calmierante della mafia nell'attività estorsiva. Ciò vuol dire che ha abbassato i prezzi della tassa sulla protezione per allargare la base del fatturato. Ciò vuol dire che quando governo, istituzioni e giornali riemergeranno dal grande sonno si troveranno a dover fronteggiare una Cosa Nostra più ricca e più padrona del territorio. Ma non bisogna disturbare i manovratori: la mafia non c'è più. 
Blasco


15 Settembre 2000 -  Caro Diario, meno male che ci sei tu
Caro Diario, mentre il direttore Emilio Fede si dedica anima e corpo al lancio del suo nuovo libro, "La foglia di fico", nella redazione del TG4 si sta come d'autunno sugli alberi le foglie. Nel senso che chi puo’, e tutti vorrebbero, se ne vola via al primo alito di vento.

Volato via il caporedattore Andrea Cabrini, alla volta del canale economico CFN. Decollato Mauro Buffa, caporedattore cronaca, assunto da eBiscom per la nuova societa’ editoriale multimediale, dove si e’ portato il bravissimo Attilio Bonnici, direttore di produzione TV, e un nutrito gruppo di tecnici e addetti di redazione (da eBiscom arrivano echi di grossi progetti televisivi in preparazione).

Appeso al ramo ancora per poco, mi pare anche il caporedattore centrale Marco Volpati, determinato ad andare in pensione anticipata da gennaio. Decisa a tagliare la corda dal Tg4 anche Maria Bianucci, vicecaporedattore "storico", che va dicendo che cambiera’ mestiere. Vuole dedicarsi a un suo antico progetto: la produzione di vino di qualita’ nelle Langhe. Ottima idea.

Nell'imminenza di volare via anche alcuni redattori, vellicati da proposte varie nei new media.

Insomma, la redazione, caro diario, si svuota e io mi sento sempre piu’ solo; specie la "line", il desk pensante del giornale. I redattori rimasti fanno sempre piu’ gli orari contrattuali, il lavoro per i pochi in turno e’ pesantissimo. E le edizioni del TG4, specie quella delle 13.30 che Fede considera secondaria (probabilmente perche’ non la conduce lui), si riempie di improbabili collegamenti telefonici per consumare tempo e tirare in lungo. Gli ascolti, inutile dire, stagnano pesantemente.

Il fatto e’ che Fede non sembra aver tanta voglia di pensare al Tg4. Fa il tour promozionale del libro, beato tra i lettori, fa comparsate ormai ovunque, beato tra i telespettatori. Anche quelli del Tg4.

I suoi umori ondeggiano. Della giovane e inesperta pin-up Francesca Senette sembra gia’ essersi disamorato, dopo averla inizialmente lanciata con ampia grancassa (incluso un servizio su "Sette"). La ragazza - raccontano i perfidi nei corridoi moquettati di Cologno, ai piani alti- vista ad Antenna 3 Lombardia, e’ piaciuta alla mamma di Berlusconi, che l'ha segnalata al figliolo il quale l'ha segnalata al direttore Fede, il quale l'ha lanciata e gia’ dimenticata. Peccato perche’ e’ brava oltre a essere carina.

Il nuovo vicedirettore del TG4 Enrico Parodi, arrivato a luglio dal "Corriere", sembra abbia gia’ chiesto all'azienda di essere destinato ad altra testata. Gianluca Mazzini, giunto da TMC come vicecaporedattore, e’ stato blindato sulla rassegna stampa per sostituire Buffa e si mangia le unghie per essere fuggito da Cecchi Gori proprio alla vigilia dell'accordo Seat-Tmc.

L'unica novita’ annunciata pare Elena Guarnieri. La Guarnieri, in fuga dalle rovine di Studio Aperto, condurra’ una trasmissioncina dedicata al gossip. La madre-padrona della produzione news Mediaset, Adelina Cavalleri (ex segretaria di Confalonieri), ha destinato all'uopo mezzi da micragna, d'accordo con Fede che lesina redattori allo scopo. Ma la ragazza sembra appagata perche’ andra’ in video. In Mediaset e’ sempre piu’ rimpianto il tempo in cui il "dottore", alias il Cavaliere, si occupava direttamente della TV, che sembrava davvero un'azienda.
Che vuoi, caro Diario, i tempi cambiano e non sempre in meglio. Buonanotte. A domani.
(F.A., Fonte Attendibile)


15 Settembre 2000 -  Buoni propositi in 40 pagine
L'ultima fatica di Franco Abruzzo, presidente dell'OdG della Lombardia, è un malloppo di quaranta pagine che, nei giorni scorsi, è stato arrivato sulle scrivanie dei 'Direttori responsabili, condirettori e vicedirettori, capiredattori e capicronisti' - così recita l'intestazione della lettera d'accompagmento -dei 
a) quotidiani e dei periodici della Lombardia o editi altrove e con cronache dedicate alla Lomabardia; 
b)delle emittenti radiotv e delle agenzie di stampa'. 

Risparmiamo quanti l'hanno ricevuto 'per conoscenza'. Oggetto dell'ultima fatica di Ciccio Abruzzo sono "i doveri del giornalista connessi all'esercizio del diritto di cronaca e di critica'. Quaranta pagine fitte fitte contenenti concetti già predicati indefessamente, che l'infaticabile presidente dell'OdG lombardo ha redatto nel mese di agosto. Proprio quando Vittorio Feltri sulle colonne di "Libero" pubblicava la lista dei pedofili già condannati definitivamente dopo tre gradi di giudizio. Ma se contro Feltri partiva dall'OdG lombardo un provvedimento d'ufficio per inibirgli la professione giornalistica, nessun atto ha invece raggiunto, negli stessi giorni, i Direttori di altre testate- "Corriere della Sera", "Avvenire", "Il Giorno" e "la Repubblica" - che avevano diffuso le generalità di ragazzi che avrebbero partecipato ad un omicidio. Per i Direttori di questi giornali 'via posta prioritaria' una relazione di quaranta pagine quaranta sui 'doveri del giornalista'. 
L'Indiano


15 Settembre 2000 - Anche Alberto Donati in corsa per Metro
Anche Alberto Donati corre per il "Metro" milanese. Il vicepresidente della Fieg ha presentato, infatti, un progetto per il quotidiano gratuito da distribuire nelle stazioni della metropolitana milanese. A curare l'iniziativa è stato Piero Piccioli, direttore uscente di Agrquotidiana, l'agenzia del gruppo Donati. 
Trentadue pagine, formato tabloid su cinque colonni e grandi foto a colori: gli articoli sono quelli di Agrquotidiana. Ma a presentare un progetto è stata anche 'la Stampa' che mira a sbarcare in forza sul mercato milanese: un numero di prova graficamente soddisfacente rispetto a quello presentato da Donati. Scelta che avrebbe questa spiegazione: il gruppo torinese recentemente entrato con 40 miliardi nel "Corriere dell'Umbria" e altre iniziative editoriali firmate da Donati, secondo malelingue, concorrerebbe solo per far numero ai danni degli altri concorrenti. D'altronde la posta in gioco è alta: ambienti vicini all'Atm stimano (prudenzialmente) in 50 miliardi la quota pubblicitaria che tolte le spese (stampa, stipendi redattori e Atm) porterebbe almeno 20-25 miliardi nelle casse del vincitore. Ma che i rapporti Donati-La Stampa siano più che ottimi lo dimostra anche quanto accade a Piacenza: il vicepresidente della Fieg sta, infatti, sbarcando nel capoluogo emiliano con un nuovo quotidiano. La nuova testata, che vede la partecipazione degli eredi Prati (ex "Libertà") da tempo in trattative con "La Stampa", sarebbe in edicola dal prossimo mese di novembre. 
Bds
15 Settembre 2000 - Nasce Zurban ,settimanale di Milano
 Si chiama Zurban ed è il nome provvisorio del progetto di un settimanale sulla città di Milano. L'operazione è di un neo editore francese che dispone dei robusti finanziamenti di messieur Arnaud (Louis Vuitton etc.). A Parigi dove Zurban è già uscito da qualche mese i risultati, soprattutto pubblicitari, sono molto interessanti. Al punto di aver spinto il suo editore a estendere la sua formula ad altre metropoli chiave europee. Del progetto, per il quale è prevista (udite udite) la nascita di una piccola agguerrita redazione, pare che si occupi, al momento, l'Editing di Andrea Franchini
Gambadilegno
13 Settembre 2000 - Caltasu'Caltagiu'il palazzo non c'e' piu'
I giornalisti del "Messaggero" hanno trascorso la notte con l'incubo di una deportazione in massa in via di Torre Spaccata, alla periferia Sud di Roma, vicino all'autostrada per Napoli. Hanno scoperto, infatti, che il loro editore ha venduto lo storico palazzo di via del Tritone, sede del giornale dall'anno della fondazione, il 1878. E poiché in via di Torre Spaccata è sistemato già il portale di gruppo, Caltanet, in un complesso costruito da Caltagirone, si aspettano il peggio in un futuro nemmeno tanto remoto, e oggi hanno convocato un'assemblea per decidere il da farsi.
Il Messaggero ha venduto il palazzo per 41 miliardi a una società appartenente allo stesso Gruppo Caltagirone, la Compact Puglia s.r.l.. La cessione è avvenuta nel corso del 2000, ma la redazione se n'è accorta solo ora, spulciando il prospetto informativo con cui la Caltagirone editore si è presentata a luglio agli azionisti per la quotazione in Borsa.
Vi si precisa che, sino al 2003, il Messaggero non pagherà nulla, ma successivamente dovrà corrispondere un affitto pari ai valori di mercato. Resta da vedere se l'operazione ha un significato puramente contabile, o se l'ingegner Franco Caltagirone voglia compattare tutte le attività del
gruppo editoriale in periferia, per un più remunerativo impiego del prezioso palazzo. Un fatto è certo: il giornale perde così un altro pezzo della sua forza e della sua storia.
Don Basilio
13 Settembre 2000 - Milano: tutti pazzi per Metro
Grandi manovre sulla piazza di Milano per la conquista del diritto di pubblicare in citta' Metro, il quotidiano gratuito, distribuito nelle stazioni della metropolitana, sull'esempio del giornale gia' realizzato a Roma. Tra pochi giorni si conoscera' il nome della gara indetta dall'Atm, l'azienda tramviaria milanese, a cui hanno partecipato numerosi editori. Rcs, con un progetto firmato da Lanfranco Vaccari e dal grafico Giovanni Sammarco, il gruppo Class, il Giornale di Cervi, la Repubblica e i norvegesi di Twenty Minutes, nonche' l'editore del Monello e naturalmente il gruppo svedese che pubblica il Metro romano, diretto da Fabrizio Paladini.
Proprio il successo di Roma (che e' arrivato a distribuire 200 mila copie) ha scatenato gli appetiti degli editori che hanno improvvisamente scoperto una nuova nicchia di mercato.

Se a Milano la gara e' ancora incerta, a Roma alcune grandi case editrici hanno presentato ricorsi contro la decisione dell'Acotral di assegnare il business agli svedesi, senza nemmeno una gara d'appalto. L'Acotral si difende con semplicita', spiegando che nessuno, tranne appunto gli svedesi, aveva mai chiesto di pubblicare e distribuire un giornale gratis nelle stazioni della metropolitana.
A Milano si vocifera di trattative sottobanco. Rcs, fermamente determinata a non lasciarsi sfuggire l'affare, sarebbe impegnata ora in una trattativa con gli svedesi per realizzare una joint venture. Gli svedesi pero' sono ossi duri e sembrano intenzionati a procedere da soli come bulldozer. E fanno sapere che, quand'anche dovessero perdere la gara indetta dall'Atm per la diffusione di Metro all'interno delle stazioni della metropolitana milanese, lancerebbero un'offensiva con un giornale diffuso, sempre gratuitamente, all'ingresso delle stazioni, dove nessuno lo puo' vietare.
Bds


13 Settembre 2000 - Di Piazza ha bisogno di Tempo
Ma insomma, cosa e' andato a fare l'ex caporedattore del Messaggero Giuseppe di Piazza alla Rcs? Ufficialmente assunto come vice di Pietro Calabrese, che si occupa dei progetti Internet di Rcs, in realta' Di Piazza sarebbe destinato a far parte di un'operazione piu' complessa che riguarda l'acquisto del quotidiano romano Il Tempo.
Si tratta solo di rumors, ma rumors verosimili, che non da oggi circolano negli ambienti editorial- finanziari. L'operazione, dunque, condotta da una cordata di industriali con la benedizione di Cesare Romiti, prevederebbe l'acquisto del Tempo dal costruttore Domenico Bonifaci, lo sbarco a Roma di Pietro Calabrese come direttore e di Di Piazza come vice direttore. Per la felicita' dell'editore del MessaggeroFrancesco Gaetano Caltagirone che vedrebbe probabilmente risorgere lo storico concorrente del quotidiano di via del Tritone. Lo schema sembra avere un senso anche dal punto di vista degli equilibri politici nella stampa della capitale. Ormai il Messaggero e' sempre piu' attento alle ragioni di polo. Pietro Calabrese e' invece un vecchio amico del possibile candidato premier del centro sinistra Francesco Rutelli. 
Bds
12 Settembre 2000 - Don Giussani, chi lo capisce e' bravo
Questa storia dell'acquisto di Tmc da parte di Telecom Seat continua a creare fibrillazioni a destra e a manca. Nei giorni scorsi si e' diffusa a Panorama la voce di imminenti dimissioni del direttore Roberto Briglia che, appunto, viene indicato come uno dei papabili alla direzione della futura Tmc. La voce, irrobustita da una certa incompatibilita' di carattere tra Briglia e Ernesto Mauri (direttore dei periodici Mondadori), ha seminato non poca inquietudine all'interno del settimanale di Segrate che, al di la' di un'apparenza di giornale solido e compatto, e' in realta' percorso da rumors a piu' non posso.

Tra i piu' nervosi c'e' Alessandro Sallusti, da poco arrivato alla vice direzione di Panorama, con il quale agli altri componenti dell'ufficio centrale (Laura Gnocchi, Umberto Brindani eccetera) riesce talvolta difficile collaborare. Succedono cosette antipatiche. Sallusti chiede una cosa e poi in corso d'opera questa cosa, chissa' perche', si smonta. Sallusti convoca una riunione, e i presenti sono pochini. Non e' piaciuta poi, nei giorni della Giornata Mondiale della Gioventu', un'intervista che Sallusti ha scodellato bell'e pronta all'ideologo di Comunione e Liberazione, don  Giussani. Per scrupolo, benche' l'avesse gia' letta, il Barbiere e' andato a riprendersi il colloquio con don Giussani pubblicato su Panorama. Effettivamente non ci si capisce niente. Eppure, ai piani alti della Mondadori, il pezzo e' stato considerato denso di alti contenuti. Ma la redazione si e' affannata a costruirci intorno un servizio fotografico per cercare di "tirarla su".

Se Briglia decidesse di tagliare la corda (e' in gran buoni rapporti con il capoccione di Seat, Pelliccioli) chi prenderebbe il suo posto?. I soliti rumors, ma niente di certo, sostengono che Sallusti sarebbe il candidato di Leonardo Mondadori, ma Berlusconi pensa sempre piu' spesso a Carlo Rossella.
Bds


12 Settembre 2000 - Espresso o solo posta prioritaria?
Un cavallo di razza attaccato a un carretto scalcinato. E’ così che mostra di sentirsi il direttore dell’Espresso Giulio Anselmi. Lo ha detto a chiare lettere nella riunione della ripresa dopo le vacanze. Piu’ esplicito di cosi’ il messaggio non poteva essere: questa è una redazione che non porta notizie, questo è un giornale inutile, e forse sarebbe il caso, per molti, di imboccare la strada delle testate locali del gruppo. 

Uno sfogo per spronare la redazione? Certo la sfuriata è nello stile per cui Anselmi è diventato famoso, a cui si aggiunge la sua scarsissima considerazione per gli inviati (che se non portano notizie è meglio se ne stiano in redazione a impaginare). 

E il giornale è davvero un po’ fiacco da quando ha compiuto la trasformazione definitiva da settimanale di politica, economia e cultura in giornale che punta molto su gossip e società. A ciò si aggiunge una redazione ridotta nel numero (tra uscite volontarie, pensionamenti e vecchia guardia in disarmo), senza nuova linfa se non in una sarabanda di collaboratori di cui spesso non si conosce neanche la faccia. 

Però lo sfogo è sembrato piuttosto strano visto che lo stesso Anselmi vanta di una crescita delle copie vendute di 50 mila unità. Tutto il merito va dunque alla promozione, che ha in effetti affiancato senza soste l’attuale direzione? Cifre ufficiali sulle vendite non ce ne sono, ma quelle pubblicate dal Mondo nell’ultimo numero danno il giornale sotto di un 10 per cento rispetto a giugno dell’anno precedente. Cioè prima che Anselmi prendesse le redini (in luglio). 

Dopo l’uscita di Bruno Manfellotto, la direzione è ormai tutta nuova di zecca. A parte Antonio Padellaro, sopravvissuto ma dato ormai in uscita verso l'Unita', e che comunque ha trovato un modus vivendi con Anselmi che gli ha rifilato la responsabilità sugli articoli di politica, ormai sempre più rari, cioè di fatto su se stesso. 

Oggi l’assetto è il seguente: vice direttore Antonio Ramenghi (da Milano), su cui è stata scaricata la macchina, supportato da Sandro De Feo; Antonio Carlucci è tornato da New York allo scadere del contratto (sarebbe dovuto restare fino a fine anno per seguire da vicino le elezioni presidenziali, poi il direttore ci ha ripensato) e si occupa nell’ufficio centrale della sezione "Primo piano"; Enrico Pedemonte, che aveva ricevuto da Anselmi l’incarico di  occuparsi degli interni quando ancora c’era Manfellotto, adesso torna a seguire lo sviluppo dei progetti Internet. Ma il consigliere più ascoltato del direttore è Edmondo Berselli, che spazia dalla cultura (con articoli sulla musica leggera, da Max Gazzé ai tormentoni dell’estate come il cantante Carotone) alla politica (suo l’articolo su Rutelli sull’ultimo numero in edicola). Senza tralasciare la pungente satira sociale con i minipezzi firmati Eddy Bi nella rubrica di società. Insomma, Berselli for president

L’altro emergente è il capo della sezione società, Riccardo Bocca, trasferitosi a Roma da Milano insieme con la moglie (passata al Venerdi’ di Repubblica). Bocca è un lavoratore, un piacione, e soprattutto guida con pugno di ferro le sue pagine, che diventano sempre più importanti e forse potranno espandersi ulteriormente, magari assorbendo altre sezioni del giornale.
Bds


12 Settembre 2000 -  Se Antonella va con Francesco
A Reggio Emilia i giornalisti non devono difendersi solo da politici attenti e desiderosi di un'informazione a senso unico, ma anche da colleghi giornalisti evidentemente impegnati in politica. Succede che il dualismo Rutelli - Amato faccia parlare un po' tutti ed anche dalla provincia si 
analizzano i riflessi che la vittoria dell'uno sull'altro potrebbero avere in ambito locale. Tra le analisi e le possibilità anche quella che l'attuale sindaco Antonella Spaggiari (veltroniana fino in fondo, incoronata sindaco 
più amato d'Italia lo scorso anno) segua Rutelli nell'avventura di governo. 

Ne danno notizia e commentano la possibilità Teletricolore (televisione reggiana) ed il Resto del Carlino. Il sindaco si arrabbia e cosa fa ? Invece di replicare ufficialmente affida la smentita ad una televisione amica - TELEREGGIO - che non solo si affretta a dire che non è vero ma attacca i colleghi accusandoli di superficialità. Non certo una dimostrazione di simpatia per due professionisti, Andrea Bonini (pronto ad approdare a Mediaset alla corte di Chicco Mentana) volto noto della Tv reggiana e Corrado Guerra penna storica del Resto del Carlino che hanno solo rilanciato un'informazione (ventilata anche dal Corriere della Sera) che a Reggio Emilia è di pubblico dominio.
J.J.


12 Settembre 2000 - Scoperto il modo di ammazzare l'Aids
Venerdi' 8 settembre. Lancio Ansa delle 15,53 e 15 e 54. Titolo: "Cassazione: cercare di CONTAGIARE L'AIDS è tentato omicidio".
Era ora che qualcuno dicesse la verita'.
11 Settembre 2000 - Orco Boia, quanto prende Di Piazza?
C'era da aspettarselo. Sabato scorso, nella redazione del Corriere della Sera, non si e' parlato d'altro. Quanto guadagnera' il nuovo assunto da Pietro Calabrese Giuseppe di Piazza? Nel palazzone di via Solferino, si e' notata per tutto il giorno un'insolita folla riunita intorno alle macchinette del caffe'. Sono girate le cifre piu' stravaganti, che il Barbiere non riporta non avendo dati certi. Ma di sicuro c'e' che lo stipendio dell'ex capo redattore del Messaggero e' stato al centro delle malinconiche conversazioni dell'intero giornale.
Bds
11 Settembre 2000 - Gli inquilini dell'Unita'
Andra' probabilmente a finire cosi': i Ds affitteranno la testata dell'Unita' alla cordata di imprenditori riunita attorno all'editore della Baldini e Castoldi, Alessandro Dalai. Nel frattempo, sempre i Ds cercheranno di trovare i 54 miliardi che servono per ripianare i debiti del giornale. Quando e se la situazione finanziaria sara' stata risanata, allora Dalai e Co. perfezioneranno l'acquisto del giornale.

La soluzione "leasing" permetterebbe ai nuovi aspiranti editori del giornale di evitare ulteriori lungaggini nella trattativa con il liquidatore Victor Uckmar e il sindacato dei giornalisti da una parte, e Dalai dall'altra. Ogni giorno che passa infatti allontana sempre di piu' la prospettiva di catturare almeno lo zoccolo duro dei lettori della vecchia Unita'.

La discussione sembra  un po' bloccata sul problema delle assunzioni. Pe quanto riguarda i poligrafici, si e' arrivati a un accordo: saranno 35. Ma per i giornalisti il problema e' piu' spinoso. Dalai non vuole andare oltre le 40 - 45 assunzioni, la Federazione della Stampane chiede 50. Ma le vere difficolta' stanno negli stipendi. Dalai e soci non vogliono confermare lo status quo, dicono che molti stipendi sono fuori mercato e spingono per un bel taglio, di almeno il 30 per cento, per chi verra' riassunto dalla nuova proprieta'. La situazione salariale e' piuttosto ingarbugliata e prima di concludere l'affare Dalai vuole chiarire gli aspetti piu' complessi delle retribuzioni dei giornalisti.
Insomma, e' la posizione di Dalai, o si parte con i conti ridotti all'osso o non si parte proprio. 
L'aspetto piu' curioso di tutta la vicenda e' pero' che il nuovo ticket di direzione designato (Furio Colombo e Antonio Padellaro) sembra non dover (voler?) metter becco nella politica delle assunzioni. Colombo sembra aver sciolto la sua riserva, ma Padellaro no. Tutto e' lasciato, almeno apparentemente, a Dalai. Il quale prevede per la nuova Unita'(che, si spera, tornera' in edicola in ottobre) un break even a 45 mila copie.
Bds


11 Settembre 2000 - Un pozzo di petrolio e trenta cammelli
Accade a Salsomaggiore alla selezione delle Miss Italia. Protagonisti Euro Grilli del "Corriere di Firenze" e FrancescaBarzini del T3. Grilli e un amico romano decidono di dare mordente ad una manifestazione un po' blasè. L'amico si traveste da sceicco, affitta una Rolls Royce e con sbarca al Gran Hotel con il suo harem. Grilli che notoriamente è allergico alle lingue straniere lo intervista in arabo. E la notizia è creata: uno sceicco arabo cerca una nuova moglie tra le finaliste di Miss Italia offrendo in cambio "quaranta miliardi di dollari, un pozzo petrolifero e trenta cammelli". Dello scherzo si accorge Fabrizio Frizzi e anche qualche ristoratore cittadino oltre alle concorrenti. L'unica a non sapere bene (o a far finta di non sapere) se si tratta di una burla sembra essere la Barzini che ci imbastisce su un garbato e ironico servizio trasmesso al T3 (ore 19) di sabato 9 settembre e richiamato anche nei titoli. Chissa' se il T3 avrebbe davvero trasmesso il servizio se i suoi  redattori avessero prima visionato il filmato di TeleSalsoMaggiore, dove lo sceicco intervistato dal cronista, più che in arabo declinava parole e verbi in trasteverino.
Shampoo
11 Settembre 2000 - La Padania sbarca a Manhattan
La "Padania" sbarca a New York. Tra qualche settimana sarà possibile trovare il quotidiano bossiano a Manhattan. L'editore ringrazia un leghista d'Oltreoceano che si è impegnato a stampare e diffondere - a sue spese - il giornale. Per qualche tempo però i newyorkesi dovranno accontentarsi di conoscere il Bossi-pensiero solo una volta alla settimana: il giornale distribuito a Manhattan è, infatti, un'edizione speciale ovvero la crema degli articoli pubblicati sulla "Padania" nei sette giorni precedenti. La redazione già impegnata a scegliere e impaginare il meglio del meglio ironizza: "Ma non è così che si fa la concorrenza al Corsera". Giuseppe Baiocchi, il Direttore, (ex Corsera), evita ogni commento. 
Shampoo
9 Settembre 2000 -Giuseppe Di Piazza passa a Rcs
Il capo redattore centrale del Messaggero Peppino Di Piazza ha mollato il quotidiano di Via del Tritone per trasferirsi a Milano, dove la Rcs sta mettendo su un centro  di coordinamento delle iniziative editoriali su Internet. Di Piazza ha accolto l'offerta dell'ex direttore del Messaggero Pietro Calabrese anch'egli in Rcs, a fargli da vice. In via del Tritone l'abbandono di Di Piazza viene intepretato un po' come l'inizio di un piccolo esodo di giornalisti che non gradiscono piu' la gestione Caltagirone - Graldi. Si sussurra infatti che un altro drappello di redattori abbia avviato trattative per tagliare la corda entro la fine dell'anno.
Sullo sfondo della "crisi ambientale" che vive il Messaggero c'e' la vicenda del Tempo, assestato intorno alle 30 mila copie. Da molti mesi si chiacchiera infatti di cordate pronte a rilevare il Tempo dal costruttore romano Bonifaci. Sempre le chiacchiere indicano Cesare Romiti come possibile regista dell'operazione. Romiti infatti sarebbe interessato a trovare uno sbocco editoriale su Roma. Il timore del gruppo dirigente del Messaggero e' che una nuova proprieta' del Tempo, correrebbe a assumere redattori del Messaggero per indebolirne ulteriormente la struttura. 
Bds
9 Settembre 2000 - E d'un tratto, siamo tutti calabresiani
Caro Barbiere, ieri pomeriggio al Messaggero, mentre stavamo per iniziare la riunione delle sette per la prima pagina, si è presentato Giuseppe Di Piazza, il redattore capo centrale, e ci ha comunicato che si era appena dimesso dal giornale per andare a fare il vicedirettore di Pietro Calabrese alla Rcs a Milano. Emilio La Guardia, il capo dei grafici, si è alzato e lo ha abbracciato con le lacrime agli occhi (non in senso figurato ma davvero), gli altri erano tutti commossi e io stesso ho trattenuto a stento le lacrime (nonostante sia un duro della madonna e nei giornali ne ho viste ormai tante e tante che la metà basterebbero). Perfino Claudio Rizza era emozionato.
Poi, nell'ordine, sono successe alcune cose interessanti.

1) Il nostro direttore ha detto che Di Piazza aveva fatto bene a cogliere l'occasione di entrare in un grande gruppo dove avrebe potuto mettere a frutto assai bene le sue qualità; subito dopo questo imbarazzante (per lui e per il suo editore) discorsetto deve essersi ricordato che era ancora il direttore del giornale di Caltagirone e ha aggiunto che anche nel nostro gruppo si poteva fare carriera e che presto ci sarebbero state novità e nuove acquisizioni (forse un giornale nelle Filippine dopo il giallo estivo del povero Leo Begasson?).
 Noi siamo rimasti un po' basiti e nessuno ha saputo cosa dire, nemmeno Mario Aiello. Siamo rimasti in silenzio fino a quando Graldi ha detto: 'La vita continua, facciamo questa
prima pagina'. Poi si è alzato ed è sceso come al solito al primo piano, dove c'era la dolce Azzurra Caltagirone, a cercare di chiarirsi le idee. E come al solito noi abbiamo fatto la prima pagina con la nostra amata Rita Pinci.

2) Una quarantina di colleghi, calabresiani e non, hanno iniziato a telefonare a Calabrese per congratularsi con lui per il colpaccio e per ingraziarselo nella speranza che la prossima volta tocchi a uno di loro. Personalmente, girando tra le stanze del giornale, ne ho beccati tre, nello spazio di dieci minuti, che stavano chiaccherando con Pietro. Uno di loro apparteneva a quella ventina di irriducibili anti calabresiani che gli hanno rotto i coglioni durante i tre anni e passa della sua direzione: e invece se ne stava lì, con una vocina chioccia chioccia a dirgli quanto era stato bravo a compiere silenziosamente e prodigiosamente quell'operazione chirurgica (così l'ha definita davanti al sottoscritto) che metteva Graldi con il culo per terra.

3) Sono cominciate le scommesse per sapere a chi tra Graldi, Majore e Azzurra sarebbe toccato in sorte la sventura di comunicare la notizia a Francesco Gaetano Caltagirone, detto familiarmente Franco. E soprattutto cosa si sarebbe inventato questa volta Fantaghirò (così chiamiamo tra noi il direttore che ci è toccato in sorte) per giustificarsi agli occhi del padrone.

Infatti caro Figaro, il nostro ex Giuseppe Di Piazza
(quanto ci mancherà!) era l'unico della vecchia squadra a non essere stato fatto fuori dal Graldone; anzi, il direttore lo aveva scelto tra tutti per promuoverlo redattore capo centrale e mandarlo in mezzo al campo a dirigere la "sua" nuova squadra. E invece, gli urlerà addosso il padrone, proprio Di Piazza, da lui scelto e promosso, ha tradito ed è andato dall'odiatissimo Calabrese che Dio lo strafulmini. Un week-end da paura per Graldi, già in affanno per la situazione vendite del giornale (ma di questo, se ti interessa, parlermo un'altra volta, cifre alla mano).

4) Sono iniziate subito le autocandidature per il posto lasciato libero da Di Piazza, e la fila dei postulanti si allungherà di certo nei prossimi giorni. Il più perfidamente sublime è stato lo stesso Di Piazza che, salutando Graldi per sempre, gli ha suggerito: "Caro direttore, non avrai difficoltà a sostituirmi.... c'è chi può sostituirmi benissimo....", e se n'è andato sorridendo da buon figlio di puttana palermitano qual è.

Qualcuno sostiene che Di Piazza si riferisse alla buona Lucia Pozzi. Lucia Pozzi, adorato Barbiere e consolazione di noi poveri peones, è stata assunta dal direttore e messa dall'oggi al domani a fare la vice di Di Piazza: nella sua stessa stanza, tavolo contro tavolo. Lo stesso Peppino di Piazza l'aveva soprannominata scherzosamente, e strepitosamente, la "la vice nel paese delle meraviglie". Sara' lei a prendere il posto di Peppino? Caro Barbiere, a presto. Un saluto e un inchino rispettoso dal tuo
Ulisse


9 Settembre 2000 - Caso Mentana. Guarda come latito...
Latita. Non c'e'. Arriva tardi. Lascia tutto nelle mani del vice direttore Lamberto Sposini. Al ritorno dalle vacanze, i giornalisti del Tg5 hanno avuto la conferma che Enrico Mentana ha deciso di distaccarsi sempre di piu' dalla gestione del Tg5. Come i lettori del Barbiere ricorderanno, nel giugno scorso Mentana aveva spiegato alla redazione, in una assemblea, che il giornale avrebbe dovuto pian piano imparare a fare a meno di lui. 
Per nove anni i giornalisti si erano abituati a vederlo sempre in redazione, a occuparsi dei particolari piu' insignificanti della confezione del tg5. "Io non capisco quelli che vanno in vacanza. Non si annoiano?", era solito ripetere Mentana. Il tg5 e' stato a lungo la sua casa e la sua famiglia.

Ora davvero la musica e' cambiata. Passano giorni senza che si veda in giro. Quest'anno, in agosto, ha fatto belle vacanze in Irlanda e a Cortina. La sera si fa vedere, giusto per condurre il Tg e poi se la squaglia. Ora tutto e' passato nelle mani di Lamberto Sposini e soprattutto del vice direttore di macchina Massimo Corcione, il vero culo di pietra che manda avanti la baracca. Molte ma vaghe sono le interpretazioni che la redazione da' del nuovo corso mentaniano. O Mentana ha scoperto che la vita non e' fatta solo di lavoro, il che sarebbe davvero una bella cosa, o sta semplicemente aspettando il prossimo treno. 

Che forse, come molti sostengono, ma senza prove, sara' Telemontecarlo, se e quando la Telecom - Seat riuscira' a perfezionare l'acquisto dell'emittente di Cecchi Gori, risolvendo i problemi legislativi legati all'operazione. Intanto, i redattori del tg5, vivacchiano un po' smarriti in attesa di sapere cosa succedera' in autunno. Con l'avvicinarsi della campagna elettorale puo' permettersi Silvio Berlusconi di avere sul ponte della sua corazzata un comandante che sembra avere la testa da un'altra parte? I rapporti tra i due sono sempre stati, come si suol dire, "dialettici". Spesso Berlusconi si e' sfogato con i suoi uomini criticando Mentana che pero' viene difeso, pare, da Marina Berlusconi. E' un fatto che Mentana e' bravo e che la pubblicita' gradisce la sua direzione. Con gli spot in onda durante il Tg5 della sera, Mediaset ha a lungo coperto i costi tutti gli altri programmi di informazione.
Bds


9 Settembre 2000 - Un Grillo parlante per Gad la Fatina
E’ fatta. Mario Giordano lascia "il Giornale" e sbarca al Tg Uno. L'addio di Giordano si è consumato in poche ore. Al terzo piano di via Negri, dove si trova l'amministrazione del quotidiano diretto da Maurizio Belpietro, a Giordano hanno offerto soldi, benefit e apparizioni tv. Tutto rifiutato per correre verso una nuova avventura con Gad Lerner che l'ha accolto a braccia aperte. Dopo "Pinocchio", dove Giordano era il 'Grillo parlante', Lerner aveva tentato di chiamarlo alla "Stampa" ma non c'era riuscito: la proprietà che non gradiva quel 'grillo'. Ma a Giordano - che al "Giornale" fu assunto da Vittorio Feltri - non fu un peso restare in via Negri: la sua fedeltà fu ricompensata adeguatamente e, soprattutto, nei suoi confronti caddero i pregiudizi di Belpietro che lo riteneva troppo legato all’ex direttore.

E quando Feltri lo chiamò a sé per l'avventura del "Giorno-Resto-Nazione", Giordano rispose con un secco "No, grazie". Risultato: rapporti ghiacciati tra Giordano e Feltri e caldissimi tra Giordano e Belpietro. Adesso, Giordano lascia. Agli amici torinesi (è giornalisticamente nato al settimanale della Curia di Torino, poi praticante all'"Informazione" -redazione milanese - e addetto stampa Cdu alla Regione Lombardia) Giordano confessa che "è contento". Ma sono contenti, dicono le malelingue, anche i colleghi del "Giornale" che lo vedevano più spesso in tv a recitare il ruolo del 'Grillo' che in redazione a impaginare, titolare e... beccarsi i cazziatoni del direttore.
Shampoo


8 Settembre 2000 - Massimo Riva e gli Autorevoli della Rai 
C’e’ un’ora della sera al settimo piano di Viale Mazzini nella quale i telefoni smettono di squillare e le segretarie salutano di fretta. E’ l’ora per gli Autorevoli e le loro solite Comparse di riunirsi nella stanza di quello o di quell’altro.  Qualcosa di informale, un saluto, un commento, una battuta. Non c’e’ niente da decidere, quindi si puo’ decidere tutto. 

L’altra sera un Autorevole ha preso in mano la Repubblica e ha dato uno sguardo all’articolo di Massimo Riva dal titolo La Rai, Confalonieri e il capitalismo da pirati. Il collega si chiedeva come mai per Confalonieri (e Berlusconi) l’ipotesi di privatizzazione di alcune delle reti Rai fosse diventata"roba da capitalismo indonesiano" e "come mai a Confalonieri non va bene oggi quello che gli andava benissimo fino a ieri?". 
E poi scriveva Riva:"E del tutto evidente che due canali televisivi come Raiuno e Raidue, liberati dalla manomorta della politica e passati a mani private, diventerebbero competitori assai piu’ temibili per le reti berlusconiane. 
Un simile cambiamento strutturale del mercato televisivo rimetterebbe in discussione tutti gli equilibri attuali…. farebbe saltare quell’orribile compromesso politico - affaristico che ai tempi del Caf …legge Mammi’….spartizione dell’etere…duopolio….". L’Autorevole ha allora poggiato il giornale e ha fatto il riassunto dell’articolo, commentando: "Scrive sotto dettatura e tutti sanno chi e’ a dettare".
Topo Gigio


7 Settembre 2000 - La Padania: come l'e' dura a Lampedusa
Aria tesa alla "Padania", dove le vendite sono scese sotto quota diecimila.  Il Direttore, Giuseppe Baiocchi, sfiduciato dalla redazione è sempre in  ferie. Le sue nomine (capiservizio,capiredattori e un inviato), firmate ai primi di luglio sono ancora ferme sulla scrivania dell'amministratore  delegato. E la redazione minaccia di squagliarsi. 
Infatti, tra luglio ed agosto, sono ben cinque i giornalisti che hanno abbandonato il quotidiano della Lega Nord per altri lidi. E le defezioni, secondo indiscrezioni, non sarebbero  ancora finite anche se l'Editore avrebbe (il condizionale in casa bossiana è  d'obbligo) assicurato che, nel giro di qualche mese, l'affaire Baiocchi sarebbe risolto. 

Per l'ex inviato del "Corriere della Sera" sarebbe pronto un seggio al Parlamento. Un posto da deputato per evitare, alle magre casse del  quotidiano di via Bellerio, di tirar fuori centinaia di milioni per la  buonuscita del Direttore. Il quale non piace più a Bossi che gli rimproverebbe anche la vicenda Lampedusa: per tutto il mese di agosto, il  quotidiano lumbard è stato diffuso in cento copie - o poco più - nell'isola  siciliana. 

Purtroppo per il 'Direttur', l'AirSicilia, la compagnia aerea che  doveva trasportare il prezioso gazzettino padano, per una decina di volte (ufficialmente, per mancanza di spazio nella sua carlinga) ha preferito  consegnare altri quotidiani piuttosto che quello leghista. E ogni consegna  mancata ha gettato nello sconforto la redazione che, ogni giorno, sotto  organico per ferie e defezioni, ha dovuto arrabbattarsi per mettere insieme  una pagina dedicata a Lampedusa senza avere inviati sul posto (tranne utilizzare occasionalmente un collaboratore, Carlo Passera, lì in vacanza). 
Shampoo


6 Settembre 2000 - Giuseppe De Filippi torna al Tg5
Giuseppe De Filippi lascia il gruppo Class e ritorna al Tg5. Per l'ex  caposervizio del tg diretto da Enrico Mentana è, infatti, pronta la nomina a  caporedattore economia. De Filippi da un anno firmava Class Financial  Network, il canale tv digitale dedicato dal gruppo di Panerai al mondo della  finanza. Per la sua sotituzione si fanno i nomi di Nicola Porro (ex Foglio) e Antonio  Cabrini (ex Tg4).
Shampoo
6 Settembre 2000 - Al Monza Calcio non piace Bonati
Aria di fronda contro il Calcio Monza da parte dei cronisti sportivi brianzoli, dopo il rifiuto della società di accreditare per le partite casalinghe allo stadio Brianteo un collega. Mario Bonati, professionista del settimanale il Cittadino, storicamente "cane sciolto" e voce "contro" della stampa sportiva monzese, particolarmente critico verso la società biancorossa, non ha infatti potuto accedere alla tribuna stampa e alla sala stampa in occasione della prima di campionato Monza-Venezia (2-3) giocata domenica. 

La mancata concessione dell'accredito è stato il leitmotiv che ha caratterizzato lo scambio di opinioni dei colleghi, ancora indecisi se rinunciare a presenziare alle partite interne del Monza fino a quando non verrà concesso l'ingresso a Bonati, o protestare ma proseguire a lavorare allo stadio Brianteo. L'occasione di diffusione di questa notizia ci spinge a chiedere un parere al Barbiere della Sera e a tutti i colleghi che visitano questo sito, mentre esprimiamo massima solidarietà a Bonati ed invitiamo la Società Calcio Monza ad un atteggiamento più rispettoso nei confronti della stampa "non allineata" e libera da condizionamenti, aspettandoci una pronta e decisa reazione da parte della testata per la quale Bonati lavora,dell'Ordine e della Ussi.
Un gruppo di cronisti sportivi brianzoli

Il parere del Barbiere e' presto detto. Fate bene a protestare
Bds
6 Settembre 2000 - Ds: qualche giornalino e' meglio di niente
Strano partito, i Ds. Alla festa dell'Unità senza l'Unità hanno cancellato ogni riferimento al giornale fondato da Antonio Gramsci,"espunto dal dibattito", come si sarebbe detto una volta, nonostante la repentina chiusura agostana e i mal di pancia settembrini che stanno trascinando i nuovi acquirenti (Dalai&co) e i vecchi proprietari (i Ds, appunto) in una serie estenuante di trattative, a tutt'oggi ancora fumose. 

Mentre a Roma (sotto l'ala protettiva del ministro del Lavoro Cesare Salvi e della Fnsi) si discute, nelle province si muore. E così, alla festa nazionale dell'Unità di Bologna, bisognerà aspettare il 9 settembre per sentir nominare l¹Unità. Da chi? Per cominciare, da Alberto Leiss e Letizia Paolozzi, autori di un libro sulla storia del quotidiano. Il duetto diventerà un mesto coro, con gli interventi delle "firme" nell'orbita della sinistra diessina, che il 9 Settembre presenteranno l'associazione "Viva l'Unità".

Ma l¹appuntamento sarà l'incontro pubblico che la Federazione milanese ha organizzato con lo stesso Dalai, nell'ambito della Festa, la sera del 9 Settembre. Sarà l'occasione giusta per capire le intenzioni del proprietario della Baldini&Castoldi e dei suoi soci. Nel frattempo i Diesse milanesi, stanno dando vita a una specie di "sindication" tra i principali mensili di zona della città e della provincia (tra i più noti, il Centro di Milano, Orizzonte 17, la Cerchia, Martesana sud, Milano 19, Milano quattro e altri ancora), con l'obiettivo di organizzare una comune e migliore raccolta pubblicitaria, distribuzione e diffusione, oltre che una migliore gestione dei costi di impaginazione e di stampa. 

Oggi, a Milano, escono e si rafforzano le pagine locali di molti, grandi e agguerriti quotidiani: Corriere della Sera, che raddoppierà con i dorsi di Milano metropoli, il Giorno, il Giornale, Libero e la Repubblica: il centrosinistra può contare però solo sul quotidiano diretto da Ezio Mauro, specialmente in vista della doppia campagna elettorale (politica nazionale e per la carica di sindaco della città) del 2001.

Chiuse o scomparse per autoconsunzione, nel corso degli anni, le pagine locali di Unità, Manifesto e Liberazione, esaurita la storia del mensile di battaglia "Società civile", l'Ulivo e la sinistra locale sono ormai senza voce. E sul fronte televisivo? Sul Tg3 soffiano i venti di restaurazione del Polo. Telelombardia è passata in mano a un asse Lega-Forza Italia. Sei Milano boccheggia e Telenova è il piccolo regno della Curia milanese. Sul piano radiofonico, infine, resta la sola Radio Popolare, ormai orientata però su posizioni antidiessine e filo rifondarole, e comunque intaccata - in termini di ascolti - dalla forte concorrenza della nuova Radio 24. Infine, e soprattutto in vista della prossima uscita nelle edicole milanesi di "Metro", il quotidiano diffuso gratuitamente nella metropolitana di Roma, i Diesse temono che quest'ultima operazione segni il colpo di grazia e rischi di soffocare l'unico mercato editoriale che ancora in parte controllano: quello della "free press". 

L'idea di mettere insieme le forze è venuta ai vertici diessini - molti dei quali lavorano anche in prima persona in questi cosidetti "giornalini" - il network dovrebbe costituirlo la Cgil e in particolare la Camera del lavoro milanese, dotata di forti professionalità nel settore, ma non mancheranno le sinergie con il sito Internet che i Ds stanno approntando proprio in questi giorni. Nasce con lo scopo di dare visibilità alla Federazione e ai gruppi consiliari presenti in Regione, Provincia e Comune, ma ha anche l'ambizione di fornire notizie e molti link utili.

Insomma, la strategia diessina sembra chiara: se non possiamo vincere - a Milano come altrove - e non possiamo farci sentire - sui grandi giornali come in tv -almeno difendiamo il piccolo patrimonio che ancora abbiamo, quello della piccola stampa e dell'editoria minore. Non sarà un granché, come mercato, ma i giornalisti lavorano quasi gratis, i debiti sono irrisori e la fedeltà politica - non ideologica - è garantita. Di questi tempi, è già qualcosa. 
Giovanni Dalle Bande Nere


5 Settembre 2000 - Feltri licenzia cinque giornalisti
A "Libero" cinque giornalisti (due professionisti e tre praticanti) sono stati licenziati: quattro nella redazione di Milano e uno in quella di Roma. E' accaduto venerdì 1 settembre. L'amministratore del quotidiano diretto da 
Vittorio Feltri li ha convocati nel suo studio. Parole di circostanza per dire che non avevano "superato il periodo di prova". Panico in redazione dove, secondo indiscrezioni, sarebbero già pronti altri licenziamenti. 

E il Cdr che fa? A "Libero" non esiste! A Feltri si sa che quelli del cdr non piacciono e così nessun giornalista si muove a chiedere l'elezione del comitato di redazione, salvo poi - nei corridoi del giornale - interrogarsi su come difendersi dal Direttore-padrone.

Ma i giornalisti di "Libero" sono anche alle prese con un altro problemino: la cooperativa 'Serm - servizi editoriali Roma Milano' - (con sede legale a Ponte San Pietro in via Garibaldi 46a e tre sedi operative a Torino, Milano e Roma). A "Libero" i giornalisti sono, infatti, 'soci lavoratori' della 
Serm che, tradotto in soldoni, significa niente redazionale, 
festivi-straordinari-notturni non pagati e un regolamento (che nessun giornalista ha mai consultato) da rispettare. Una situazione che mette in difficoltà soprattutto i redattori (una decina) del settimanale "Libero" (nato sulle ceneri del "Borghese") che si dividono tra le redazioni di Roma e di Milano. 

La pattuglia di giornalisti che confeziona il periodico è, 
infatti, assunta a Milano da 'Quarto potere srl' e a Roma da 'Edibeta - service di Quarto Potere srl': a tutti loro è già stato comunicato il passaggio alla cooperativa 'Serm' ovvero licenziamento dalle rispettive società e riassunzione dalla coop presieduta da Gianluca Santinuoli.

Passaggio su cui però esiste ancora un altro problemino: a Feltri, "Libero settimanale" (attestato sulle 40mila copie) non piace - è da marzo che non lo si vede nella redazione romana di piazza Sant'Andrea della Valle - e sarebbe anche disposto a sopprimerlo se non fosse che Massimo Massano (l'ex 
deputato Msi che finanzia 'Libero') si dichiara decisamente contrario a questa ipotesi. Anzi, Massano qualora Feltri decidesse di chiudere il settimanale, secondo fonti interne, sarebbe disposto a continuare in proprio l'avventura ma riesumando la testata "il Borghese".
Shampoo


 3 Settembre 2000 - Walter Veltroni in cerca di 54 miliardi
Non e' mica facile trovare 54 miliardi o giu' di li'. Eppure questa e' la cifra che il segretario dei Ds Walter Veltroni deve racimolare, e anche in fretta, se davvero vuole risolvere la drammatica crisi dell'Unita'. A 54 miliardi infatti ammontano i crediti maturati dai dipendenti del giornale, tra giornalisti impiegati e poligrafici (stipendi arretrati, liquidazioni, ferie non godute e voci varie). Giustamente, i dipendenti dell'Unita' vogliono i loro quattrini.

Il problema e' che la cordata di imprenditori che vuole rilevare la testata, guidata dall'editore della Baldini e Castoldi Alessandro Dalai, non ha alcuna intenzione di accollarsi i debiti pregressi dell'Unita'. Dalai e' stato chiarissimo: vuole fare un giornale battagliero, della sinistra liberale e soprattutto economicamente sano

I liquidatori (Victor Uckmar) parlano pero' di "cessione di ramo d'azienda" e non di cessione della semplice testata. In italiano, "cessione di ramo d'azienda" vuol dire che chi subentra nella proprieta' deve prendersi proprio tutto, compreso il personale, con i suoi eventuali crediti. E per quanto ci siano, intorno a Dalai, numerosi imprenditori (oltre a quelli noti come Marialina Marcucci e Marco Boglione) con il portafogli gonfio e pronti a entrare in pista, nessuno ha intenzioni di caricarsi sulle spalle i debiti dei Ds.

La cessione del ramo d'azienda comporta naturalmente anche il riconoscimento, agli attuali dipendenti, di anzianita' e qualifiche. Il che complica ulteriormente le cose. All'Unita', nel tempo, per superare via via la politica dei bassi stipendi, direttori e editori hanno utilizzato la leva delle promozioni. Con il risultato che oggi, a fronte di uno sparuto drappello di redattori ordinari, c'e' un po' un esercito di Franceschiello, da vice capo servizio in su.

La posizione dei nuovi possibili editori e' semplice: e' necessaria una netta cesura tra vecchio e nuovo. Ma e' anche vero che per far nascere un nuovo giornale c'e' bisogno di un clima piu' che decente. E' per questo che Dalai e i suoi compagni probabilmente si impegneranno, nelle riassunzioni (sempre ammesso che passi la linea della cessione di testata) a pescare almeno in parte tra gli ex dipendenti.

Se poi davvero Furio Colombo accettera' la direzione e Antonio Padellaro (attuale vice direttore dell'Espresso), la vice direzione, vorranno naturalmente scegliere i collaboratori piu' stretti. Il che garantisce poco l'attuale gruppo dirigente del giornale. All'ultima assemblea di mercoledi' 30 agosto (il direttore Giuseppe Caldarola e il caporedattore Maddalena Tulanti erano a Venezia) e gli altri giornalisti dell'ufficio centrale non hanno fatto commenti sulla proposta Dalai. Colombo e Padellaro, per il momento, pur confermando la loro disponibilita', se ne stanno alla finestra per vedere che succede.

I piu' ottimisti prevedono un ritorno in edicola dell'Unita' per il 20 settembre. Sarebbe bellisimo e anche il Barbiere ne sarebbe davvero felice. L'odissea dei colleghi di via del Tritone e' durata fin troppo. Ma non tutti purtroppo sono cosi' ottimisti. Rimane pur sempre l'ostacolo dei 54 miliardi che Veltroni, parlando con il liquidatore Uckmar, si e' impegnato a trovare.

Una somma simile si puo' trovare solo in banca. Ai Ds non mancano le relazioni con l'universo della finanza e con le banche, ma quale banchiere, con l'aria polista che tira oggi, se la sentirebbe di fare un passo del genere? Speriamo bene. Anche Massimo d'Alema nei giorni scorsi ha ventilato l'ipotesi di entrare nella nuova proprieta' con la sua fondazione Italianieuropei. Il commento di alcuni personaggi della cordata Dalai e' stato asciutto: "Ma allora ricominciamo da capo..."
Bds


3 Settembre 2000 - Viva Erika e abbasso la minigonna
Estate all’insegna di un inaspettato rigurgito integralista a Radio Capital. Nell’emittente del gruppo Espresso, i mesi più caldi dell’anno sono stati segnati da una severa campagna contro i "vestiti succinti" portata  dal vicedirettore Rossana Giorgetti. A farne le spese per primi sono stati i tecnici della radio, solitamente abituati a presentarsi al lavoro in classica tenuta-dj: ovvero maglietta e pantaloncini al ginocchio. Dalla direzione, attraverso la segreteria di redazione, è stato fatto arrivare il messaggio che la divisa troppo sportiva non era gradita.

Subito dopo è toccato ad alcune collaboratrici della Radio, riprese per un abbigliamento poco consono "alla figura della giornalista". Cosa ci fosse di così scandaloso in un vestito corto-estivo, resta un mistero. La stoccata finale è arrivata nel pieno di agosto quando la crociata della Giorgetti ha investito in pieno una redattrice solitamente irreprensibile nel vestiario.

La notizia potrebbe essere archiviata come normale bega redazionale se non  fosse  per un altro fatto curioso: che la crociata anti-minigonne è arrivata nel pieno della campagna di sostegno della Radio ad Erika, la bambina italiana rifugiata nell’ambasciata del Kuwait per sfuggire al padre integralista e violento. Campagna andata a buon fine. Erika è tornata, le minigonne no.
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1 Settembre 2000 - Formigoni e la grande abbuffata
Quaranta giornalisti s'abbuffano al ristorante Piccolo Fumino di Milano. Sono ospiti del presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni. E' la cena di saluto prima della pausa estiva. Ma stavolta c'è un fuori programma. Andrea Radic, portavoce di Formigoni e vice-direttore di "Lombardia Notizie", l'agenzia stampa della Regione, si esibisce come imitatore.
Radic sotto gli occhi divertiti dei giornalisti e del suo Presidente intrattiene i rappresentanti della carta stampata imitando alcuni politici: tra i quali, Ignazio La Russa e Umberto Bossi. Formigoni ride. Il riso diventa però una smorfia quando Radic imita Gabriele Albertini. Infatti, il sindaco di Milano - nella versione Radic - è una macchietta: gesti equivoci e allusioni sessuali non troppo velate. 
Formigoni richiama all'ordine il suo portavoce. Troppo tardi: in un'altra saletta del Piccolo Fumino è ospite un amico del sindaco. Risultato: i rapporti non proprio idilliaci tra Formigoni e Albertini non sono affatto migliorati.
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1 Settembre 2000 - Feltri arruola un comunista doc
Da "Liberazione" a "Libero" attraverso Enrico Deaglio. Accade anche questo. Ettore Colombo, ex Ifg Milano, primo stage al quotidiano del Partito della  Rifondazione comunista, è stato, infatti, arruolato dal quotidiano diretto da Vittorio Feltri. Colombo che non ha mai fatto mistero delle sue idee  comuniste - dirige il mensile "Milano 2001" vicino alla signora Milly  Moratti e alla 'giovane giunta' - collabora con il quotidiano che sbatte in  prima pagina inchieste (sic!) sul terrorismo rosso, fondi dell'ex terrorista dei Nar Francesca Mambro e opinioni forcaiole di Irene Pivetti. All'ex Direttore  dell' "Indipendente" e del "Giornale" Colombo è stato segnalato dal  settimanale "Il Diario" dove, prima di licenziarsi per la breve avventura di  "Og-oggi è un altro giorno", si occupava di servizi sui centri sociali  milanesi e di approfondimenti sull'area politica della sinistra. Temi notoriamente cari a Feltri. Colombo, per cercare di esorcizzare i bruciori del suo stomaco, ironizza con gli amici: "Volevo farmi assumere dall'Unità, ma non ho fatto in tempo..." e si danna l'anima per aver visto sfumare, nel corso dell'anno, tutte le prospettive di lavoro sulle quali aveva investito (dal quotidiano OG, chiuso dopo solo un mese di pubblicazioni, ad altre testate minori, anche on line, in cui aveva sperato di entrare). Pare che Colombo abbia deciso di restare a Libero pro tempore, sia per vedere "se si poteva essere liberi di lavorare, da sinistra, in un giornale destra", sia perché subisce molto il fascino "di un grande giornalista come Vittorio Feltri", sia perché è ancora in fiduciosa attesa che l'imprenditore Massimo Moratti si candidi a sindaco di Milano. In quel caso il giornale locale che ha diretto per sei mesi - Milano 2001 - potrebbe avere nuova linfa.
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1 Settembre 2000 - Ciarrapico chiude Oggi Nuovo Sicilia
Il 15 agosto ha interrotto miseramente le pubblicazioni il quotidiano Oggi Nuovo Sicilia, appartenente al gruppo Ciociaria Oggi, ovvero a Giuseppe Ciarrapico, già boss della Fiuggi, già patron delle cliniche del Lazio, altrimenti detto Il Presidente per i suoi trascorsi al vertice della As Roma nel tempo in cui Andreotti contava ancora. 
A Ferragosto Ciarrapico, in maniera molto sbrigativa, ha chiuso l'edizione siciliana della testata Oggi Nuovo diretta da Antonio Sorbo. Nonostante il lucroso contributo pubblico (secondo Il Giornale, Ciarrapico riceverebbe più di sette miliardi per le tre edizioni delle testate Oggi Nuovo), Ciarrapico ha deciso di fermare le pubblicazioni. 
Dopo la chiusura del quotidiano Ciarrapico che è abituato, secondo Prima Comunicazione, a trattare con i giornalisti con la"pistola sulla scrivania", avrebbe proposto ai giornalisti un "giusto accordo": tutti a casa e voi mi concedete di pagare a rate di otto e dodici mesi il mancato preavviso e il Tfr. Il Presidente, evidentemente, si trova a dover fronteggiare un grande problema di liquidità.
Rossini
1 Settembre 2000 - Campagna acquisti al Giornale di Belpietro
Silvana Giacobini, Michele Alboreto e Alessandro Cecchi Paone. Sono queste le tre nuove firme del "Giornale" diretto da Maurizio Belpietro. Tre firme per tre nuove rubriche: gossip, Formula uno e scienza. Ma nel quotidiano berlusconiano sta per arrivare anche Franco Cangini, editorialista del gruppo Riffeser-Monti. Per Cangini è pronta la poltrona occupata da Paolo Granzotto, attualmente direttore del "Giornale del Piemonte" (l'edizione piemontese del "Giornale"), in rapporti burrascosi con Belpietro. E per Granzotto - che qualche giorno prima di Ferragosto ha avuto un lungo faccia a faccia con Gian Galeazzo Biazzi Vergani presidente della società editrice del quotidiano di via Negri - sarebbe stata concordata un'uscita soft. 
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1 Settembre 2000 - Una libertà Rizzuta
Gaetano Rizzuto dal 1 settembre dirige "la Libertà" di Piacenza. L'ex quotidiano della famiglia Prati che è stato ceduto - per il 35% - al gruppo L'Espresso. Rizzuto che dopo la direzione del "Secolo XIX" era stato incaricato di seguire "Sviluppo Quotidiani", l'agenzia di riferimento per il "Secolo XIX" e altre cinque testate, arriva a Piacenza con la benedizione anche della signora Donatella Ronconi vedova Prati che siede nel nuovo cda del quotidiano emiliano. Gli altri membri sono Luigi Guastamacchia, Alessandro Miglioli, Fabia Tacciaria, Francesco Arcucci e Maurizio De Luca
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30 Agosto 2000 - Libero: cercasi foto editor
 Sbatte due copie di "Libero" sul tavolo e impreca contro tutto e tutti. Sono  i numeri di sabato 13 e domenica 14 agosto. La riunione di redazione si  surriscalda. "Che c... 'ste foto?". Occhi puntati sui giornali. Sabato 13  agosto: servizio sulla rinascita delle Br, titolone a sette colonne con  fotografia di un foglio con tanto di stella a cinque punte e dida che  avverte "è il documento di rivendicazione dell'omicidio D'Antona". Peccato per l’ufficio centrale di Libero che un lettore più attento degli altri abbia avvisato Feltri che  quel foglio riprodotto da "Libero" contiene minacce scritte a mano  all'indirizzo di Emilio Fede. 
Sorpresa! Era uno dei tanti messaggi che, nei mesi passati, un gruppo di giovani milanesi aveva inviato a  giornalisti e politici. 
Ma le sorprese non finiscono qui. Domenica 14  agosto, pagina 5: controinchiesta sul caso Mitrokhin, titolo: "Ma Roma insabbia l'inchiesta sulle spie" con foto su tre colonne di un signore in  giacca e cravatta che, secondo dida, è Wladimir Zagladin. Sbagliato: si tratta proprio di Mitrokhin. Feltri non perdona. I suoi vice e i capiservizio  sono pronti a cospargersi il capo di cenere. Vittorio Feltri stavolta è  davvero "incazzato". Risultato: a "Libero" si cerca un photo editor. 
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