:: Archivio delle
iniziative
NESSUN DORMA
Se vuoi ascoltare tutti gli interventi dell'incontro dei
girotondi a Castel S. Pietro è sufficiente collegarsi
al sito www.radioradicale.it
e fare una ricerca per parola chiave (es: "nessun
dorma") ed aspettare l'esito della ricerca.
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le conclusioni di Nanni Moretti al "Nessun dorma" |
Riflessioni a margine
di Vincenzo Zacchiroli
Dopo Castel San Pietro alcune domande
1. Ma davvero qualcuno è venuto a Castel San Pietro
il 26 e 27 ottobre convinto di fare dei movimenti un partito?
2. Davvero qualcuno è venuto a Castel San Pietro convinto
di guadagnarsi una sorta di collateralismo dei movimenti a
favore di qualche partito? O dell'Ulivo complessivamente?
E di volere che ciò potesse essere dichiarato?
3. Davvero qualcuno pensa di fare dei movimenti un
soggetto politico monolitico?
4. E allora che cosa si è visto? Come ne viene fuori
il movimento? Che movimento viene fuori? Che cosa farà il
movimento nel breve periodo? E nel lungo?
Alcuni tentativi di risposta
1. Può darsi che qualcuno avesse digerito male per
poter immaginare una cosa simile. Eppure alcuni hanno sentito
fortissima questa tentazione. Ma gli elementi quali erano?
Il Palavobis poteva aver fatto pensare ad una cosa del genere,
ma tra tutta quella gente che era a Milano, sensibile ad alcuni
temi soltanto, magari non iscritta ad un partito, alcuni,
non pochi, erano certamente organici ai partiti o almeno di
area. Già da allora era illusorio pensare ad una cosa simile
ma da domenica 27 sera, comunque s'è avuta la certezza. Chi
ha parlato - e hanno parlato in settanta-ottanta - esprimeva
il suo pensiero avendo alle spalle un gruppo, un'associazione,
un'esperienza condotta per la difesa di interessi precisi.
A Castel San Pietro, quella sera lì, si è visto il campionario
di Piazza San Giovanni dove c'erano pochi solisti e pochissimi
erano pure a Castel San Pietro. Forse uno o due. Ognuno aveva
da raccontare iniziative piccole o grandi. E allora, come
potrebbero essere riconducibili ad un partito persone e gruppi
così variegati? Ciascuno dei quali suona uno "spartito" diverso?
In realtà un motivo unificante c'è ed è l'antiberlusconismo
che traduce e personifica prima di tutto l'antisfascismo del
diritto e dei diritti. La diffidenza mostrata di fronte a
proposte che ricalcavano anche soltanto i grandi principi
costituzionali è la prova che l'obiettivo di fare del movimento
un partito, se mai c'è stato, era ed è un obiettivo sbagliato.
La sfiducia nei partiti, non ne fa nascere un altro e la critica
al proprio o ai propri, nemmeno.
2. Sulla tentazione "collateralista" vale un ragionamento
un po' diverso. Tutti i gruppi, quasi tutti, hanno espresso
una loro volontà di collocazione nell'area del centrosinistra.
Ci sono i "Prodiani di ferro", gli "Ulivisti" i "Neoulivisti"
quelli che "Bisogna dargli un altro nome", ma il problema
affascina per dieci minuti e non occupa molto spazio nei discorsi
dei girotondisti. Corre anche voce che in alcune situazioni,
laddove era prevalente la componente legalitaria, come al
Palavobis o in certi Girotondi o in Piazza San Giovanni, fossero
presenti anche dei delusi del Polo. Questo fa dire ad alcuni
rappresentanti della prima ora che non si debbono fare chiare
scelte di campo. Il movimento esprimerebbe l'opposizione a
questo governo di destra, ma ciò non toglie che un domani
possa rivoltarsi contro un governo di centro sinistra. Ora
che la sveglia è suonata… chi s'addormenta più? A dire il
vero uno dei cromosomi più evidenti è il contrasto/pungolo
verso un centrosinistra accusato di opposizione debole.
3. Quanto all'ipotesi di un movimento ingessato dentro
ad una struttura organizzativa rigida, è follia il solo pensarlo.
Non si tratterebbe più di un movimento. Il movimento si riunirà
quando ne sentirà l'esigenza. Ci andrà chi vuole e l'affluenza
sarà direttamente proporzionale alla portata e all'urgenza
del problema, alla sensibilità che il problema è in grado
di suscitare, alla credibilità di chi propone l'iniziativa
e all'attendibilità reattiva dell'iniziativa stessa. In più,
questi girotondisti sembrano proprio non avere, per ora, timore
di muoversi, ma che, nello stesso tempo, sappiano usare -
tranne Moretti - molto bene mail, chat, forum, ecc. ecc. E
infatti, andrà così anche con i siti internet e con le caselle
di posta elettronica a cui fare riferimento. Alla fine la
rete esalta le sue potenzialità "democratiche", almeno a vantaggio
di chi conosce e pratica i rudimenti della navigazione. Poi
è vero che anche qui contano molto i mezzi economici. Qualcuno
pensa di no? Contano, contano.
4. Questa è più difficile risposta, poiché molti aspetti
della questione non dipendono dal movimento. Anche questo
movimento andrà insieme al mondo, senza seguire il mondo.
Se non fosse perché il paragone può sembrare irriverente -
e non vuole esserlo - al movimento si attagliano le parole
del Vangelo "essere nel mondo senza essere del mondo", "essere
nella politica senza essere della politica". In che senso?
Mi spiego. O, almeno, ci provo.
Qualche argomentazione
E' difficile non condividere che l'avere l'Italia un governo
autoritario abbia favorito il sorgere anticipato di un movimento
come quello di cui ci sentiamo parte. Il moto è stato spontaneo
e immediato, quasi naturale.
Un moto che avendo verificato il comportamento così sfacciatamente
illegalista, oltrechè di impostazione ideologicamente e brutalmente
neoliberista del governo, si è fatto vivo dovunque esisteva
una minima possibilità di confrontarsi per chiedersi anche
solo con un gruppo di amici, nell'associazione di cui si faceva
già parte, in famiglia o - visto che c'è - in rete, "Che sta
succedendo? Che cosa si può fare? C'è qualcosa di doveroso
anche per un cittadino qualsiasi, in questo che pare essere
un frangente straordinario?".
Ci sono connessioni naturali, quasi obbligate, analogie così
spinte fra movimenti "civil" e movimenti "social" che mi verrebbe
spontaneo di chiamare "civil forum" il complesso dei movimenti
attivi e collegati a partire dal Palavobis. Forse qui l'Italia
è davvero all'avanguardia. Non saprei dove trovare un caso
simile sul pianeta, ma potrebbero apparirne. Le avvisaglie
non mancano. Quando in un paese, come è successo in Italia,
vince non tanto il centrodestra, ma una coalizione nata per
fare l'interesse di un cittadino e dei suoi amici, la bilancia
finisce per pendere smisuratamente dalla parte di un governo
espressivo del cosiddetto "pensiero unico" .
In Italia lo squilibrio è diventato visibile in forme macroscopiche
attraverso l'alleanza pre e post elettorale fra Casa delle
Libertà e Confindustria e Casa delle Libertà e Banche, con
l'azzeramento di tutti i possibili contrappesi già al livello
dei poteri istituzionali, dal momento che il Potere Legislativo
è totalmente acquisito e indecentemente acritico, il Potere
Esecutivo in pugno al capo del governo, il Potere Giudiziario
costantemente attaccato, delegittimato e in via di distruzione,
mentre la comunicazione e l'informazione sono state a poco
a poco fatte proprie, i sindacati spaccati e le realtà sovranazionali
rispettate a parole e inascoltate e dileggiate nei fatti.
In questa situazione e con i pochi strumenti rimasti i partiti
dell'opposizione non possono andare molto lontano:
- Non hanno la possibilità di ottenere alcunchè in Parlamento
se non ricorrendo a modalità da desperados fondate più sugli
aspetti procedurali che su quelli di contenuto.
- Non hanno la possibilità di agire attaverso i media. Li
hanno prima sviliti e poi venduti all'avversario. Ora tutti
piangono, ma in realtà non si sono ancora ben resi conto di
quanto sia necessario il possesso e l'uso intelligente dei
mezzi di comunicazione.
- Non hanno la possibilità di agire attraverso le strutture
di partito ancora esistenti, ormai indebolite, mentre stentano
a costituirsi quelle delle formazioni politiche nuove.
Il nuovo nemico, il nemico inatteso, di questo governo sono
invece proprio i movimenti che, così, vengono demonizzati
quando usano l'unico mezzo rimasto, la parola in piazza.
Dove non si può impedire di vedere e dove diventa molto difficile
contrastare. Bisogna anche capire - e questo non è sempre
presente all'interno dei movimenti che ho chiamato civili
- che l'attacco alle istituzioni per impadronirsene o per
distruggerle mosso dalla Casa delle libertà e dal Governo
di centrodestra non è per niente frutto di un uso caricaturale
dello spoils system o solo motivato dai problemi giudiziari
del Cavaliere.
E' proprio funzionale ad avere mano libera nel paese, per
poter distruggere il sistema di sicurezza sociale (Welfare)
unico strumento utile ad assicurare quel minimo di diritti
che rende le persone uguali fra loro indipendentemente dalla
robustezza del portafogli. Strumento che viene invece vissuto
dal mondo della finanza come ostacolo allo sviluppo e insopportabile
peso a fronte ai problemi posti dalla crescita economica e
dalla competizione internazionale.
Ergo: le battaglie per la legalità sono preliminari alle battaglie
per i diritti. In questo sta l'analogia, ma ancor più, il
legame tra movimento "social" e movimento "civil".
A ben guardare, la sovrapposizione è immediata, se si accetta
- e come non farlo? - che il destino di ogni nazione, di ogni
regione, di ogni territorio è strettamente connesso con i
destini dell'umanità. Vi sono sul Pianeta diritti umani da
diffondere, generalizzare e consolidare. Siamo giunti a stendere
principi e carte e a condividerne la sostanza in mezzo a molte
contraddizioni e molti compromessi. Occorre intervenire laddove
questi principi sono disattesi e negati nei fatti La situazione
del nostro Paese, neanche lontanamente paragonabile a quella
dei paesi del terzo e quarto mondo, sembra avviata a subire
uno strano esperimento, quello di ridurre il campo dei diritti
dei lavoratori per equipararli sempre più a quelli inesistenti
dei paesi del terzo mondo, quello di sottoporre l'amministrazione
della giustizia alle voglie del potente di turno come dove
comandano i vari Bokassa, quello di rinunciare gradualmente
alle grandi conquiste di civiltà in nome di una pretestuosa
reciprocità.
E se qualcuno avese dei dubbi potrebbe documentarsi sulla
legge Bossi-Fini. Vi sono sul Pianeta ancora molti paesi nei
quali la democrazia non alligna o di democrazia vivacchiano
buffi simulacri. In questo nostro paese in questo ultimo anno
abbiamo visto calpestare le regole anche in Parlamento. Se
questo non basta… Non so immaginare con chiarezza che cosa
faranno i movimenti nel breve e nel medio periodo, ma c'è
un'alleanza triangolare Cittadini, Partiti, Istituzioni imprescindibile
se si vuole contrastare con qualche possibilità di successo
in Italia, in Europa e nel Mondo lo strapotere della finanza
e della sola applicazione delle regole dell'economia, cioè
di non regole, lasciando che il mondo vada dove capita, dove
l'alta finanza lo porta.
E' di fronte a tutti, in questo momento poi più che in qualsiasi
altro, lo strapotere degli organismi bellici ed economico-finanziari.
Il processo di Globalizzazione ha prodotto e intensificato
a livello mondiale l'affermarsi di soggetti che per ragioni
diverse e in forza delle esigenze dell'economia tengono sotto
scacco qualsiasi soggetto tenti di far fare un passo in avanti
verso un governo democratico del mondo.
Si impone da parte delle istituzioni della Polis a tutti i
livelli la riassunzione della responsabilità per riequilibrare
gli interessi dei grandi gruppi dell'economia e della finanza
con le esigenze dei cittadini, meglio ancora delle persone
di ogni parte del mondo, anzi per mettere i primi al servizio
delle seconde. Forse a Castel San Pietro si è capito anche
questo.
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