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Il pubblico, il controllo e la censura
Dispensa: Il pubblico, il controllo e la censura
Il
pubblico di Shakespeare si recava a teatro attraversando London Bridge oppure
tramite le barche che facevano la spola tra le rive del Tamigi. Gli spettacoli
iniziavano verso le due del pomeriggio e comprendevano musiche, danze (jigs)
ed esibizioni di giocolieri oltre alle rappresentazione drammatiche. Il
vantaggio economico di avere un pubblico di circa tremila persone in uno spazio
chiuso era la garanzia che tutti pagassero per l’ingresso. Gli accessi erano
stretti e controllati da persone incaricate di raccogliere il denaro (gatherers);
i prezzi erano di un penny per i posti in piedi davanti al palcoscenico, due
pence per i posti a sedere in galleria, tre pence per un avere un cuscino e
sedersi nelle lords rooms ed essere in un punto bene in vista. Una delle
caratteristiche del pubblico più abbiente delle public playhouses era
proprio il piacere di guardare e di essere guardati durante lo spettacolo.
Inoltre l’atmosfera festiva era completata da venditori di cibo e bevande
(mele, nocciole, birre in bottiglia, acqua etc.)
Non si può dare per scontato il comportamento degli spettatori nelle public playhouses in base ai pregiudizi sull’origine popolare di alcuni di essi. Certamente in questi teatri c’era un’atmosfera di festa ma questo non vuol dire che durante la rappresentazione mancassero il silenzio e l’attenzione.
Nel 1617 il diplomatico veneziano OrazioBusino scrisse: "Per distrarmi mi condussero ad uno dei numerosi teatri di Londra dove si rappresentano drammi, e ivi vedemmo recitare una tragedia, che mi interessò poco, principalmente perché non capisco una sola parola di inglese – anche se si può ricavare un po’ di divertimento guardando i vestiti sontuosi degli attori e osservando i loro gesti e i vari intermezzi di musica strumentale, danza, canto e simili. Il piacere più grande era di vedere e osservare tanta nobiltà in abbigliamento così eccellente da sembrare tanti principi, che ascoltavano il più silenziosamente e compostamente possibile." (in Nicoll, 1966: 113).
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