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Il Santuario
di S. Antonio Abate

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Ricordando padre Faustino Giaquinto nel secondo anniversario del suo ritorno nella casa del Padre

Ricordo Funebre pronunciato da Giuseppe Daraio durante la santa Messa in suffragio di P. Faustino celebrata nella Parrocchia della Madonna del Carmine di Grassano

 

Caro Padre Faustino,
chi di noi può dimenticare tutta la strada che insieme abbiamo percorso, fianco a fianco! Ogniqualvolta entravamo in convento il tuo sorriso era la prima cosa che incontravamo, quel sorriso che hai conservato intatto anche dopo la morte e che da solo era capace di abbracciare tutti noi. Bastava niente per farti sorridere e tu non perdevi occasione per farci sorridere. Era il segno visibile dell’amore che portavi a ciascuno di noi, vero, autentico, sincero, non un amore di cartapesta come spesso è stato il nostro. Il tuo entusiasmo di comunicare te stesso quale eri, nella gioia e nella sofferenza, ed il desiderio, sempre discreto, che noi comunicassimo noi stessi per costruire quello che era l’ideale vero della tua vita, la fraternità, hanno sempre prevalso in te.

Ricordo come con quello stesso sorriso facevi festa se qualcuno di noi si fermava a condividere con te la cena, la gioia della tavola! Ed intorno a quella tavola, con semplicità, tu comunicavi il tuo essere uomo, frate e sacerdote. Sarebbe un’impresa ricordare la tua ricca umanità, il tuo essere uomo fino in fondo e come non si può essere cristiani senza essere veramente uomini. E questo te l’aveva insegnato san Francesco: ricordo, infatti, quante volte ci hai parlato del presepe di Greccio, della venerazione profonda che il Serafico Padre aveva per il Natale; volevi comunicarci la gioia del Dio, “unico al mondo”, che si fa uomo, vero uomo. Adesso comprendiamo che non era casuale che il presepe fosse la tua passione! Del tuo essere frate ho già detto: l’instancabile ideale della fraternità. Voglio, però, ricordare anche la luce particolare dei tuoi occhi ogniqualvolta ci parlavi di san Francesco, magari per ripeterci per la milionesima volta, come se fosse la prima, ancora nello stupore, lo stesso episodio della vita del santo.

La tua umanità e il tuo essere religioso portavano, infine, il sigillo indelebile e caratterizzante del Sacerdozio. Sapevi di offrire, giorno per giorno, sulla Mensa del Sacrificio, con Cristo, le sofferenze e le gioie di tutti noi, quelle che la sera prima avevamo condiviso, magari cenando, e quelle che erano rimaste nel segreto del nostro cuore a causa della nostra debolezza, quelle intime sofferenze che tu spesso intuivi e che rispettavi profondamente. Vi erano anche le tue sofferenze e le tue gioie, anche i dispiaceri che noi stessi ti abbiamo spesso procurato. Erano, però, sempre le ultime cose; il primo pensiero era rivolto a tutti noi!

Scusami padre Faust; per parlare di te ho dovuto esprimere con le parole, che sono sempre limitate, quello che tu eri con naturalezza e che, forse, tu stesso non sapevi di essere. E tu lo eri così spontaneamente che per noi era più facile, e di questo perdonaci, giudicarti piuttosto che comprenderti.

Arrivederci in Dio, Faustino, o, come tu dicevi, ciao ciao!

 

 

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La spiritualità di San Francesco in rapporto all’insegnamento di San Paolo di P. Faustino Giaquinto

 

 

 

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