Se il sale diventa... stolto
A cura di don Paolo Giannoni (Eremo di S. Andrea a Mosciano), riflessione già
pubblicata nel giornale parrocchiale Castello 7 del 3 settembre 2001.
Giocando al piccolo psicanalista mi diverto (un po' di masochismo
l'abbiamo tutti) nel domandarmi perché la versione liturgica contiene delle traduzioni
inutilmente sbagliate della Scrittura.
Due esempi nelle recenti domeniche: "... e non arricchisce davanti a Dio";
il testo originale scrive "eìs theòn", cioè "verso Dio".
Sta' a vedere!, dirà qualcuno. No, perché viene fuori l'animo di una chiesa ferma,
mentre il vangelo la vuole in movimento, perché Gesù libera la vita: non la chiude -
come facciamo per comodo e per volontà di potere - dentro il confinamento in una norma,
ma la apre nella sua verità: rivela cioè che è un cammino verso l'infinito di Dio.
E' simile la chiesa italiana a un industriale che volle produrre albicocche senza il
pericolo che marcissero. Prese le albicocche, le liofilizzò, riducendole in polvere.
Questa non marcisce, ma non possiede più quello che è presente anche nell'albicoccaccia
più fradicia: la vita. Chi ha orecchi, intenda. (Entrato in casa i discepoli gli chiesero
che parabola fosse questa. E Gesù disse: con la bella trovata della liofilizzazione hanno
tentato di eliminare il rischio del rnarciume, ma hanno sterilizzato la vita).
Una massa di ragionieri ha sostituito il dono dei profeti: il sale è diventato stolto
(sì, il testo dice così: "moranthè") e non dà più sapore. |