Storia: Babilonia

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Babilonia

  

LA GIUSTIZIA

Nel corso di un giudizio, i giudici erano investiti di seria responsabilità ed erano severamente puniti nel caso che non agissero secondo la legge.

Nel corso di un giudizio, ciascuna delle parti in conflitto sosteneva direttamente le proprie ragioni. L’onere di produrre documenti, prove e testimoni ricadeva sugli interessati.  Il processo si apriva con un giuramento in nome degli dei. Primo a prendere la parola era l’accusatore, poi toccava all’accusato discolparsi. Dopo aver ascoltato le parti i giudici pronunciavano la sentenza che veniva trascritta e sigillata per garantirne l’autenticità. Nel caso in cui una delle parti non accettava la decisione esisteva la possibilità di appellarsi a una corte di grado superiore. Infine si poteva arrivare al re stesso in qualità di giudice supremo e rappresentante terreno degli dei.

 Il codice di Hammurabi è composto da 282 norme che regolavano ogni attività umana.  Una caratteristica di questo codice è la legge del taglione (occhio per occhio dente per dente).

Questa legge teneva conto delle classi sociali che erano implicate. Ad esempio se un libero  rompeva un osso ad un altro libero,  allora questi veniva punito con un danno identico; se un libero rompeva un osso ad uno schiavo, doveva pagare solo una multa.

 

In breve
In tribunale non vi erano avvocati ed ognuna delle parti si difendeva da sola
Causa preceduta da giuramento e si ascoltavano le parti. Dopo la sentenza. Vi era possibilità di appello. Codice di Hammurabi con 282 leggi tra cui legge del Taglione che teneva conto delle classi sociali.
 

RELIGIONE

La religione babilonese era una religione naturale, nel senso che divinizzava le forze e le leggi della natura, la terra, il sole, il mare ed i pianeti oltre ad un elevato numero di forze occulte (demoni)..

Il culto del sole e dei pianeti indussero i babilonesi allo studio dell’astronomia.

I babilonesi diedero ai pianeti allora conosciuti il nome dei loro cinque principali dèi e dee. Un’opera storica moderna spiega: “Noi chiamiamo questi pianeti con i loro nomi romani, ma i romani avevano adottato i termini babilonesi limitandosi a tradurli con l’equivalente usato a Roma. Così il pianeta di Ishtar, la dea dell’amore, diventò Venere, e quello del dio Marduk si trasformò in Giove”. Il nome “caldeo”, usato dai babilonesi, finì per essere quasi sinonimo di “astrologo”.

Si parla di un pantheon affollatissimo di divinità in Babilonia: 65.000 dei.

Tra le divinità si distinsero per importanza delle triadi di carattere cosmico: Anu, il firmamento celeste, Bel, la terra ed Ea signore delle acque. Spiccavano altre triadi di divinità: una di queste era composta di due dèi e una dea, cioè Sin (il dio-luna), Shamash (il dio-sole) e Ishtar (il pianeta venere, dea della guerra e dell’amore), considerati i sovrani dello zodiaco. Un’altra triade era composta dei demoni Labartu, Labasu e Akhkhazu.

Babilonia era davvero “un paese d’immagini scolpite”, di sordidi “idoli di letame”. I babilonesi credevano nell’immortalità dell’anima umana. — M. Jastrow jr., The Religion of Babylonia and Assyria, 1898, p. 556.

Reperti archeologici e antichi testi rivelano l’esistenza di oltre 50 templi. Il principale dio della città imperiale era comunque Marduk, chiamato anche Merodac in altri testi storici. È stata avanzata l’ipotesi che Nimrod fosse stato deificato come Marduk, ma le opinioni degli studiosi circa l’identificazione degli dèi con particolari esseri umani sono discordi.

 A Marduk  furono attribuite le prerogative di divinità più antiche, e si pensa che i sacerdoti babilonesi abbiano alterato i racconti mitologici per attribuirgli l’uccisione di Tiamat e la creazione del mondo e dell’uomo. Testi babilonesi identificano Marduk (Merodac) con il figlio di Ea (dio delle acque), consorte di Sarpanitu e padre di Nebo.

Il diritto di regnare su Babilonia era strettamente legato all’immagine di Marduk che si trovava nel tempio a lui dedicato, l’Esagila; infatti i sovrani di Babilonia non venivano incoronati ma diventavano re “prendendo la mano” di Marduk. La cerimonia si ripeteva ogni anno durante la celebrazione del capodanno. Anche durante la dominazione dell’Assiria sulla Babilonia, i re assiri dovevano recarsi ogni anno nella città di Babilonia per la celebrazione del capodanno e per sancire il loro diritto al trono “prendendo la mano” di Marduk.

Quando Hammurabi fece di Babilonia la capitale della regione omonima, l’importanza di Marduk, il dio preferito della città, crebbe enormemente. Infine gli vennero attribuite prerogative di dèi precedenti e prese il loro posto nei miti babilonesi. Successivamente il nome “Marduk” venne sostituito dal titolo “Belu” (“proprietario”), così che alla fine veniva chiamato semplicemente Bel. Sua moglie veniva chiamata Belit (“signora” per antonomasia).

Il ritratto degli dèi e delle dee che si desume dagli antichi testi babilonesi non è che un riflesso dell’uomo mortale peccatore. Viene detto che le divinità nascevano, amavano, avevano una famiglia, combattevano e addirittura morivano, come Tammuz.

Le divinità erano ritratte come esseri avidi, che spesso mangiavano e bevevano fino all’eccesso. Avevano pessimo carattere, erano vendicative e sospettose. Fra loro esistevano odi violenti. Per esempio: Tiamat, intenta a distruggere gli altri dèi, fu sopraffatta da Marduk, che ne divise a metà il corpo, usandone una parte per formare il cielo e l’altra per fondare la terra. Eresh-Kigal, dea dell’oltretomba e sorella di Ishtar, ordinò a Namtaru, dio della pestilenza, di imprigionare sua sorella e infliggerle 60 supplizi.

Importante è anche la  figura della dea  Ishtar, la quale corrispondeva esattamente alla dea sumera della fertilità Inanna. Paradossalmente, Ishtar era sia la dea della guerra che la dea dell’amore e della sensualità. In un libro sulle religioni babilonese e assira, lo studioso francese Édouard Dhorme ha detto di Ishtar: “Essa era la dea, la signora, la madre misericordiosa che ascolta le preghiere e intercede presso gli dèi adirati e li placa. . . . Essa fu esaltata sopra tutti, divenne la dea delle dee, la regina di tutti gli dèi, la sovrana degli dèi del cielo e della terra”. — Les Religions de Babylonie et d’Assyrie.

Ishtar era chiamata dai suoi adoratori “la Vergine”, “la Santa Vergine” e “la Vergine Madre”. L’antica “Supplica a Ishtar” sumero-accadica dice: “‘Io ti supplico, signora delle signore, dea delle dee!’ Ishtar, regina di tutte le abitazioni, rettrice degli uomini, . . . Tu reggi tutti i decreti, tu sei adorna del diadema sovrano. . . . Cappelle e santuari, piedestalli e troni s’interessano a te. . . . Dove non si tracciano le tue sembianze? . . . Guardami, signora, accogli la mia preghiera”.

 

In breve
I babilonesi divinizzavano le forze della natura come la terra, il sole, il mare, i pianeti e ciò indusse allo studio dell’astronomia.
Vi erano oltre 65 divinità ed oltre 50 templi
Tral e divinità più importanti la triade: Sin (dio luna), shamash (dio sole) ed Ishtar (venere) 
Anu (dio del firmamento celeste); Bel (terra), Ea (acque)
Il dio più importante era Marduk (Nimrod deificato)?
Le divinità erano vendicative, avide, mangiavano, bevevano fino all’eccesso.
Ishtar, venere, dio della fertilità, intercede nelle preghiere a favore dei richiedenti verso le altre divinità

 

SCIENZA, MAGIA E MATEMATICA

I Babilonesi divisero l’anno in 12 mesi lunari, di cui 6 mesi di 30 giorni e 6 mesi di 29 giorni ottenendo un anno di 354 giorni. Ogni tanto aggiungevano 1 mese (così si aveva un anno di 13 mesi). Il mese venne diviso in 4 settimane ed il giorno in 12 ore ciascuna di 30 minuti. Per questo 1 minuto babilonese era il quadruplo del nostro.  Fecero calcoli per misurare le distanze fra la terra ed i pianeti ad alcuni dei quali consacrarono i giorni della settimana.

Si noti a tal proposito che il pianeta Giove fu identificato col principale dio di Babilonia, Marduk; il pianeta Venere con Ishtar, dea dell’amore e della fertilità; Saturno con Ninurta, dio della guerra e della caccia e patrono dell’agricoltura; Mercurio con Nebo, dio della sapienza e dell’agricoltura; Marte con Nergal, dio della guerra e della pestilenza e signore dell’oltretomba.

In seguito associarono a questi studi l’arte di indovinare il futuro e formulare pronostici mediante maghi, convinti che le stelle influissero sull’agire umano e che sul cielo fosse scritto a chiare note ciò che sarebbe accaduto sulla terra. Da qui l’intima connessione fra astronomia ed astrologia.

Secondo la scienza dell’astrologia si credeva che un dio diverso controllasse ciascuna sezione dei cieli. Ogni movimento e fenomeno celeste, come il sorgere e il calare del sole, gli equinozi e i solstizi, le fasi lunari, le eclissi e le meteore, era attribuito a questi dèi. Perciò si osservavano i movimenti cosmici, si tracciavano elaborati grafici e si compilavano tabelle della loro ricorrenza, e su questa base venivano predetti avvenimenti terrestri e casi umani. Ogni cosa, pubblica e privata, si credeva fosse determinata da queste divinità astrali. Di conseguenza non si prendevano decisioni politiche o militari senza invitare gli astrologi a leggere e interpretare i presagi ed esprimere un parere. In tal modo questa classe sacerdotale acquistò grande potere e influenza nella vita della gente. I sacerdoti vantavano grande sapienza, percezioni e poteri soprannaturali. Nessun grande tempio costruito dai babilonesi mancava del suo osservatorio astronomico.

Epatoscopia e astrologia. L’epatoscopia, o esame divinatorio del fegato, sembra fosse un aspetto speciale dell’astrologia. Un modello in creta di un fegato è stato scoperto nella scuola di un tempio di Babilonia che risale al tempo di Hammurabi. Un lato era diviso in zone che rappresentavano il “giorno” e la “notte”. Il margine era diviso in 16 parti, e a ciascuna corrispondeva il nome di una divinità astrale. Infatti in questo tipo di divinazione si divideva il fegato delle vittime immolate come si suddivideva il cielo, in modo puramente immaginario. Quando offrivano sacrifici osservavano il fegato, considerandolo un riflesso in miniatura dei cieli, per capire i presagi che gli dèi rivelavano loro.

La divinazione ebbe origine in Babilonia.

Coloro che praticano la divinazione credono che forze sovrumane rivelino il futuro a quelli capaci di leggere e interpretare certi segni e presagi che, dicono, sono trasmessi in vari modi: mediante fenomeni celesti (la posizione e il movimento di stelle e pianeti, eclissi, meteore), mediante forze della natura (vento, perturbazioni atmosferiche, fuoco), mediante il comportamento di animali (l’ululato di cani, il volo di uccelli, il movimento di serpenti), mediante la disposizione delle foglie di tè nella tazza, le configurazioni dell’olio sull’acqua, la direzione in cui cadono le frecce, l’aspetto di parti del corpo di animali sacrificati (fegato, polmoni, interiora), mediante le linee del palmo della mano, tirando a sorte e mediante gli “spiriti” dei morti.

Si dice che della parte della biblioteca di Assurbanipal (un re assiro)  finora scoperta, un quarto sia costituito da tavolette contenenti presagi che pretendevano di interpretare tutti i fenomeni osservati nei cieli e sulla terra, e anche tutti gli avvenimenti prevedibili e imprevedibili della vita di ogni giorno. Il re Nabucodonosor prese la decisione di attaccare Gerusalemme dopo essere ricorso alla divinazione. Infatti è scritto: “Egli ha scosso le frecce. Ha interrogato per mezzo dei terafim; ha guardato nel fegato. Nella sua destra la divinazione fu per Gerusalemme”. .

L’esame del fegato per trarne presagi si basava sulla credenza che vitalità, sentimenti e affetti fossero concentrati nel fegato, dove si trova un sesto del sangue umano. Le variazioni presenti nei suoi lobi, condotti, legamenti, vene, solchi e segni particolari erano interpretate come auspici o presagi provenienti dagli dèi. Fra i numerosissimi modellini d’argilla di fegati che sono stati scoperti, i più antichi sono quelli babilonesi, contenenti presagi e formule in cuneiforme usati dagli indovini. Gli antichi sacerdoti assiri erano chiamati baru, che significa “colui che legge” o “colui che vede”, per l’importanza data all’epatoscopia nella loro religione imperniata sulla divinazione.

Molec e l’astrologia  Ci sono prove che l’astrologia era strettamente legata al culto di Molec, dio a volte raffigurato con testa di toro. Il toro era adorato da babilonesi, cananei, egiziani e altri come simbolo dei loro dèi: Marduc, Molec, Baal, ecc. Il Toro era uno dei più importanti segni dello zodiaco. Il dio-sole era spesso rappresentato da tori, le cui corna rappresentavano i raggi, mentre il grande potere riproduttivo del toro rappresentava il potere del sole “datore di vita”. Alla femmina, la vacca, era tributato pari onore quale simbolo di Ishtar o Astarte, come veniva chiamata.

I Babilonesi conobbero la misurazione degli angoli e la divisione del cerchio in 360 gradi, inventarono la radice quadrata, la radice cubica e l’uso delle tavole per il calcolo delle moltiplicazioni.

 

In breve
I babilonesi divisero l’anno in 12 mesi lunari => 6 mesi di 30 giorni e 6 mesi di 29 giorni.Ogni tanto si aggiungeva 1 mese.
Giorno: 12 ore => 1 ora => 30 minuti => 1 minuto = 240 secondi
Associarono l’astronomia alla religione così:
Giove: Marduk
Venere: Ishtar
Saturno: Ninurta
Mercurio: Nebo
Marte: Nergal
Erano convinti che le stelle influivano sull’agire umano per cui ogni fenomeno celeste veniva studiato perché influiva sull’uomo. Anche le decisioni militari venivano prese in base a studi astrologici.
Praticavano l’epatoscopia: studio del fegato (credevano che vitalità, sentimenti e affetti fossero concentrati nel fegato, dove si trova un sesto del sangue umano. Le variazioni presenti nei suoi lobi, condotti, legamenti, vene, solchi e segni particolari erano interpretate come auspici o presagi provenienti dagli dèi).  

 

 
 
 
 
 
 

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